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Paroecia vera communitas: su Roma risplende il sole della tradizione
Fabio Adernò su Petrus 9.6.2008


 
Al Concilio di Trento, forse, non ci avevano pensato, anche perché all’epoca il Rito Romano aveva una sola forma. Ma oggi, che dopo la pubblicazione del Motu Proprio “Summorum Pontificum” del Santo Padre Benedetto XVI il Rito Romano si compone di una forma “ordinaria” (secondo il Messale di Paolo VI) e di una forma “straordinaria” (secondo l’edizione tipica del Messale Romano riformato nel 1962 dal Beatto Giovanni XXIII), l’istituto giuridico della “parrocchia personale” - già previsto dal Codex Iuris Canonici al canone 518 - assume un valore del tutto speciale e, finora, unico. Così, in una Chiesa gremitissima di fedeli (e con grande concorso di clero, diocesano e non), Domenica ha preso inizio l’attività pastorale della Parrocchia personale della Santissima Trinità dei Pellegrini in Roma, eretta con Decreto 23 marzo 2008 (occorrente la solennità della Pasqua di Risurrezione), secondo quanto previsto expresse dall’articolo 10 del sullodato Motu Proprio, che ha riabilitato l’antica Liturgia Latina nei suoi millenari e mai prescritti diritti.

Alla cerimonia - una Santa Messa solenne detta “in terzo” (poiché al Sacerdote celebrante si associano il Diacono e il Suddiacono) - ha presenziato Monsignor Ernesto Mandara, Vescovo Ausiliare dell’Urbe per il Settore Centro, il quale, dopo la lettura del Decreto di erezione della parrocchia personale, ha espresso significative parole di apprezzamento e stima nei confronti del parroco, Monsignor Joseph Kramer, responsabile da tempo immemore della Fraternità Sacerdotale San Pietro in Roma.

È’ infatti a questa Società di Vita Apostolica di Diritto Pontificio che il Cardinale Ruini ha affidato la cura pastorale della nascente “pars Dioecesis”, consapevole dell’impegno profuso dalla Fraternità a favore della conservazione dell’antica Liturgia Latina già da molti anni presso la Rettoria di San Gregorio de’ Muratori, nei pressi di Palazzo Borghese, anche con un crescente interesse da parte non solo di fedeli laici - che si sono avvicinati all’antico Rito - ma di numerosi sacerdoti che, soprattutto dopo la promulgazione del Motu Proprio, hanno chiesto di imparare a celebrare la cosiddetta Messa tridentina.

La nuova parrocchia - ha sottolineato Monsignor Mandara - gode della stima e della fiducia del Vicariato; essa ha gli stessi diritti ed i medesimi doveri di tutte le altre parrocchie dell’Urbe, facendo salve le sue singolari peculiarità. A tal proposito, il concetto di “parrocchia personale” è un concetto giuridico nuovo - quantomeno in tali termini - introdotto a seguito della riforma del Codice di Diritto Canonico nel 1983.

Tenendo sempre come primo “discrimen” la territorialità, la “personalità” di un istituto giuridico come la Parrocchia (e nell’Ordinamento Canonico vigente si parla anche di “Prelature personali”, di “Amministrazioni Apostoliche personali”) assume nel momento storico attuale un grande valore di attenzione sollecita che la Chiesa ha nei confronti di talune realtà specifiche.

Ad una parrocchia personale, ad esempio, non si appartiene per il semplice fatto di avere il domicilio (o il semi-domicilio) in un determinato territorio, bensì perché “personalmente” ci si riconosce nei servizi pastorali che essa rende alla comunità.

Di conseguenza, si tratta di un Istituto giuridico “flessibile”, aperto a chiunque viva nella Diocesi nella quale è eretta. Il Decreto di erezione cita esplicitamente la sollecitudine “a tutti nota” del Sommo Pontefice Benedetto XVI per i fedeli aderenti alla precedente tradizione liturgica, a coloro che “con grande amore” si sentono legati all’antica Liturgica: la costituzione della prima parrocchia personale per la celebrazione del Culto secondo i libri liturgici precedenti la Riforma di Paolo VI è un segno visibile di tale sollecitudine, palesata, peraltro, a guisa di esempio e di guida, proprio nella Diocesi che la Provvidenza ha voluto fosse affidata ai Successori del Beato Pietro.

Roma ha dato dunque l’esempio, di lungimiranza e di civiltà giuridica e pastorale, mentre in molte altre Diocesi - d’Italia e del mondo - spesso si trova osteggiato chiunque, laico o sacerdote, desideri aderire in piena libertà alla Tradizione liturgica antica.

La parrocchia personale della Santissima Trinità dei Pellegrini costituisce, pertanto, un faro nel cammino di crescita della sensibilità pastorale dell’Autorità nei confronti di un fattore che non è più di nicchia, non è più nascosto negli anfratti delle sacrestie fumiganti di vecchi incensi e gravi di vetusti e ricamati parati, ma è fiero di poter uscire allo scoperto, a testa alta, poiché non ha nulla da invidiare a nessuno (anzi!): coloro i quali sono legati alla Tradizione, non possono essere altro che di esempio per una riscoperta delle nostre radici dottrinali e culturali; impossibile sarebbe comprendere anche solo un briciolo del presente della Chiesa “militante” se non la rapportassimo alla Chiesa “trionfante”, che trova la sua più sublime epifania nel Culto che per millenni non fu mai modificato di uno iota.

Eretta in un luogo simbolo del centro dell’Urbe, la Chiesa della Santissima Trinità è densa di storia: l’ospizio annesso fu voluto dal grande San Filippo Neri - uno dei Santi più cari ai Romani, ma fu anche meta di molti altri che si distinsero in santità e virtù. Ed ancora ha sede presso la Chiesa la Venerabile Arciconfraternita della Santissima Trinità dei Pellegrini, erede di quelle tradizioni di accoglienza e assistenza che da sempre la Roma dei Papi offre a coloro i quali si recano a visitare i Sepolcri degli Apostoli e a “videre Petrum” nel Vicario di Cristo.

“Deo - Trino - Uno”, recita l’iscrizione nel catino absidale della Chiesa, sovrastante la maestosa pala d’altare del Guido Reni raffigurante la Trinità, uno dei gioielli artistici più preziosi dell’arte italiana. E nella novella parrocchia personale il Culto alla Trinità Beatissima - così come ieri ha mirabilmente cantato la Liturgia nel Prefazio - sarà senza dubbio assicurato con profondo garbo e decorosa dignità nelle sue forme avite, che tanta santificazione produssero fino agli anni ’70 del secolo scorso.

Oltre che con la celebrazione della Santa Messa quotidiana, anche mediante gli altri Sacramenti, dalla confessione alla prima Comunione e alla Cresima per i ragazzi, il servizio pastorale nella parrocchia fiorirà sicuramente di nuovi germogli: una presenza attiva e significativa nel cuore pulsante della vecchia Roma, dove quanti lo desidereranno potranno trovare - o ritrovare - la loro dimensione spirituale, un più profondo senso del sacro e della mistica, oltre che - auspichiamo - tutte quelle belle tradizioni che, in un ossequio forse troppo servile alla mentalità moderna, sono state abbandonate come relitti nel resto delle parrocchie: le novene alle feste dei Santi, le ottave, le “coroncine”, un rinvigorito culto Eucaristico. In fondo, anche in questa frenetica società, tutti hanno bisogno del Sacro, che è immagine del Bello ed essenza del Vero.

Il Vangelo della IV Domenica dopo Pentecoste era quello della pesca miracolosa (cf. Lc 5,1-11). “Duc in altum”, disse il Signore a Pietro. E le parole di Cristo ad un Pietro a prima vista umanamente sfiduciato sembravano, in modo senz’altro significativo, far eco a quelle del Santo Padre, il quale benignamente ha voluto erigere questa parrocchia personale affinché funga da “rete” per essere centro di una spiritualità peculiare. Il Pescatore di Galilea rispose: “In verbo Tuo, Domine, laxabo rete”.

Con tale fiducia, sicuramente, Monsignor Kramer ed il clero a cui è affidata la nuova parrocchia, si accingeranno a seminare, a diventare “pescatori di uomini”, affinché, come concludeva l’Oremus di Domenica, “mundi cursus pacifici nobis tuo ordine, Domine, dirigamur et Ecclesia tua tranquilla devotione laetetur”. Al parroco e a quanti fruiranno della cura animarum presso la novella parrocchia personale, gli auguri di ogni bene, di copiosi frutti spirituali nell’adesione sempre fedele alla volontà del Papa: ad multos annos ad majorem Dei gloriam!
 

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