Dialogo interreligioso: 
deve progredire nella vita feriale senza puntare troppo sui vertici


Un dato emerso dal convegno a Camaldoli per i 10 anni della morte di Bede Griffiths

Camaldoli (Italia), 11 giugno 2003 (VID) – È tempo di cambiare l’approccio al dialogo interreligioso, privilegiando l’aspetto “feriale” e il dialogo di base senza aspettarsi risultati dal dialogo “di vertice”. 

Lo ha sottolineato padre Bernardino Cozzarini, vice priore del Monastero di Camaldoli, nel centro Italia, nell’intervento introduttivo al convegno dello scorso fine settimana per ricordare i dieci anni dalla morte di Bede Griffiths. Griffiths, benedettino, poi camaldolese, è stato uno dei fondatori dell’ashram “Saccidananda” nello stato indiano del Tamil Nadu e pioniere del dialogo interreligioso. I dieci anni dalla morte (maggio 1993), sono stati ricordati a Camaldoli con un convegno di studio.

Dopo aver ripercorso le tappe della vita di Bede Griffiths, padre Cozzarini ha sottolineato che l’apertura agli altri e al mondo del monaco, veniva “dalla sua esperienza della compassione di Dio”, ed era basata sul principio dell’ “advaita” cioè “apertura alla diversità come complementarietà e comunione, non dualità, che per il cristiano è la applicazione del passo del Vangelo di Giovanni in cui Gesù dice ‘io e il Padre siamo una cosa sola’ ”.

Venendo alla situazione attuale del dialogo interreligioso, padre Cozzarini ha concluso il suo intervento rilevando che “dal Concilio ad oggi è stato percorso un grande cammino. Oggi c’è il pericolo della stasi, mentre dobbiamo guardare in avanti per trovare nuove energie. 

Il termine stesso di dialogo pone dei problemi specie sul versante cristiano: vuol dire camminare insieme verso una méta e cercare insieme una direzione; la méta è Gesù e in questa direzione il dialogo è difficile. Allora si può dialogare sugli itinerari spirituali delle persone, sul cammino delle varie religioni evidenziando ciò che hanno in comune”. 

Secondo il monaco infatti il dialogo interreligioso è “chiamato a camminare nel feriale dell’esistenza umana e nello spazio del vivere quotidiano delle persone singole. Quello che nasce dalla base deve diventare patrimonio comune, perché se pensiamo che i vertici possano dialogare tra loro, è difficile. Il dialogo interreligioso cammina nella ferialità della vita. È il ponte che dobbiamo attraversare ed è il ponte che ci deve attraversare”. 

Quanto alla situazione odierna dell’ashram del Tamil Nadu, padre Cozzarini ha rilevato che sta vivendo un “periodo di transizione”, perché con la morte dei fondatori ci si interroga “sul futuro”. Un ashram, infatti, si regge perché c’è un guru, un maestro, ed in questo momento, dopo la morte di Griffiths, la comunità vive “un momento di povertà”, presentando se stessa come guru e si trova dunque in un “passaggio non semplice” della sua storia.

Fonte

 

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