Il Dalai Lama inaugura la Campana di Lhasa 
"esempio di dialogo interreligioso"

A Pennabilli il Dalai Lama e il vescovo di S. Marino ricordano il cappuccino Orazio Della Penna, che evangelizzò l'Asia tre secoli fa. Non è famoso come Matteo Ricci ma la sua opera ha contribuito ad avvicinare due culture e due religioni. Da domani nel Montefeltro alcune celebrazioni dedicate alla sua figura.


Un semplice rintocco di campana può avvicinare idealmente due culture, due mondi, due religioni? Quando domani una copia originale della "campana di Lhasa" suonerà il primo rintocco dal "roccione" di Pennabilli, qualcosa può accadere, nello spirito proprio di chi questa "fratellanza" l'ha iniziata, oltre 300 anni fa. 

A rendergli onore, in questo antico borgo, il vescovo di San Marino-Montefeltro e il XIV Dalai Lama (che oggi alle 17,30 terrà un discorso al Parco Marecchia di Rimini e assisterà a un concerto in suo onore), a testimoniare "la scoperta e il rispetto dell'altro" che fu proprio di frate Orazio.

Quella del cappuccino feretrano è stata un'esistenza spesa per annunciare il Vangelo, fino alla morte in Nepal all'età di 65 anni, al termine di una vita, affascinante mix di avventura, spirito missionario e amore per l'uomo immagine di Cristo. La copia originale della campana cristiana, è l'unico reperto della missione di Lhasa dove "lama testa bianca" (come padre Orazio era affettuosamente chiamato per via del colore dei capelli) prestò servizio. Conservata in un magazzino del tempio Jokhang, la campana fu rinvenuta nel '94 da Silvio Aperio, ed il suono registrato. Il calco è stato effettuato tra mille difficoltà nell'estate scorsa.

La storia di padre Orazio della Penna sembra partorita dalla fantasia di un romanziere. Rampollo di nobile casato, a 20 anni Orazio Olivieri decise di abbandonare feste e mondanità per entrare nel monastero dei frati cappuccini di Pietrarubbia, a una ventina di chilometri da casa. Maturò la vocazione, fu tra i primi in "cappuccio e saio" destinati dalla Sacra Congregazione Propaganda Fide nella regione himalayana. Dopo un viaggio durato tre anni, giunse a Lhasa nel 1715, dove si stabilì per nove mesi nel grande monastero-università di Sera. È proprio in questo luogo di fede e cultura che, assieme al padre gesuita Ippolito Desideri, apprese non solo la lingua ma anche mentalità e tradizioni del popolo tibetano. Da qui alla compilazione del dizionario italiano-tibetano il passo è breve. È un'opera monumentale per l'epoca: già nel 1732 il dizionario consisteva di oltre 300 pagine e 32mila vocaboli, scritti di pugno. Il dizionario non è l'unico contributo che il frate pennese ha lasciato per la comprensione della cultura tibetana: all'ingegno di padre Olivieri si deve la traduzione di opere importanti della tradizione buddista, come La vita del Budda, Tson-K'a pa e altre ancora. Una vita sui libri, ma anche un'esistenza spesa per annunciare il Vangelo in quella fetta di terra lontana.

Si conosceva l'esistenza di una campana fusa a Roma e portata a Lhasa da Orazio e conservata nella cattedrale del Iokhang, la stessa che accompagna le giornate e il lavoro dei missionari. La campana fu trovata nel '94 da Silvio Aperio, emissario di Elio Marini (lo scopritore del vocabolario Italiano-Tibetano) a Lhasa, ed il suono registrato.
Ad inaugurare la campana sarà sua santità Tenzing Gyatso, XIV Dalai Lama del Tibet e Premio Nobel per la Pace 1989. Si tratta di uno dei momenti più importanti della sua visita a Rimini e nel Montefeltro prevista tra luglio e agosto, resa possibile proprio dal ricordo di quella straordinaria figura che è stata il "lama testa bianca" e nel solco del suo insegnamento. "Orazio Olivieri della Penna è un vero, nobile esempio di dialogo interreligioso - ammette senza esitazione il vescovo di San Marino-Montefeltro, mons. Luigi Negri - capace di professare la propria fede senza tentennamenti e costruendo proprio per la sua integrità ponti di dialogo nel rispetto dell'altro". Tanto che a spazzare via la missione di Lhasa non è stato il buddismo bensì il comunismo, che ha combattuto entrambe le fedi religiose.

Sulla scorta di quell'esperienza, ancora oggi così vivida, la Diocesi di San Marino-Montefeltro ha organizzato per l'occasione - dopo gli interventi di mons. Pietro Sambi, nunzio apostolico in Terra Santa, e del superiore dei Cappuccini delle Marche -  un incontro di preghiera sulla piazza della cattedrale di Pennabilli; a quella del Dalai Lama farà seguito quella del vescovo Negri e dei fedeli. Una preghiera interreligiosa, insomma, in perfetta sintonia con lo "spirito" di Assisi inaugurato nella città di San Francesco da Giovanni Paolo II.

Il Dalai Lama ritorna nel paese natale di padre Orazio Olivieri a settant'anni, undici stagioni dopo l'ultima visita; allora scopri una lapide dedicata al frate sul muro della casa natale del lama testa bianca. "Quel vostro concittadino, padre Orazio, era veramente una persona fuori dal comune, dotato di un coraggio e una determinazione ammirevoli" fu il ricordo di Tenzin Gyatso per l'amico frate "conosciuto" quasi trecento anni fa.
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[Fonte: Avvenire 29 luglio 2005]

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