"Il Foglio" del 30/03/2011 - Lo storico 
Roberto de Mattei non immaginava che la riflessione da lui fatta dai microfoni 
di Radio Maria una settimana fa, nel corso di una rubrica mensile intitolata 
alle radici cristiane, sarebbe stata usata per chiedere le sue dimissioni dalla 
vicepresidenza del Consiglio nazionale delle ricerche, per incompatibilità tra 
le idee espresse in quella occasione e il ruolo scientifico che la sua carica 
presuppone.
Rilanciate dall’Unione atei e agnostici razionalisti, le parole di De Mattei 
sono diventate, in un titolo della Stampa, l’affermazione che “il terremoto è un 
castigo di Dio”: “Il suo, insomma, è un punto di vista non particolarmente 
basato sulla scienza – ha scritto la 
giornalista Flavia Amabile – ed è abbastanza comprensibile: se si legge il suo 
curriculum si nota che non è uno scienziato ma uno storico con evidenti radici 
cattoliche”.
E’ il professor De Mattei a spiegarci che “i temi da me trattati da un anno 
nella rubrica su Radio Maria, da privato cittadino e ovviamente senza che sia 
mai stato citato il mio ruolo al Cnr, sono di carattere religioso.
Mercoledì scorso ho parlato del mistero del male, accostando due episodi di 
sofferenza: il terremoto giapponese e l’assassinio del ministro pachistano 
cristiano Shahbaz Bhatti, un male indipendente dalla volontà dell’uomo e un male 
originato dalla persecuzione e dall’odio umano. Ho detto testualmente che non 
c’è male morale nel terremoto perché il terremoto viene dalla natura, che è in 
sé buona, è creata da Dio, e se Dio permette i terremoti e altre sciagure, 
esistono ragioni che egli conosce e che noi non conosciamo”. De Mattei ha 
ripreso alcuni passi di quanto monsignor Orazio Mazzella, arcivescovo di Rossano 
Calabro, pubblicava in un libriccino all’indomani del terremoto di Messina, nel 
1908.
“Mazzella, a proposito del male inspiegabile, della catastrofe che colpisce 
indiscriminatamente, faceva una serie di ipotesi. La prima è che attraverso 
queste sciagure Dio ci stacca dai beni della terra e ci fa sollevare gli occhi 
al cielo. Una seconda ipotesi – ipotesi, non sentenza – è quella della 
punizione, una terza è che attraverso la sofferenza e il sacrificio le anime 
hanno la possibilità di unirsi a Dio. Ho aggiunto che l’unica cosa certa, per 
noi credenti, è che una ragione per Dio c’è, anche se non ci è dato 
comprenderla. Tutto ciò che accade ha un senso”.
Si rimprovera a De Mattei il passaggio in cui dice, sempre citando Mazzella, 
che “ci accorgeremo che per molte di quelle vittime, che compiangiamo oggi, il 
terremoto è stato un battesimo di sofferenza che ha purificato la loro anima da 
tutte le macchie, anche le più lievi, e grazie a questa morte tragica la loro 
anima è volata al cielo prima del tempo perché Dio ha voluto risparmiarle un 
triste avvenire”. Le riflessioni di De Mattei – al quale, inoltre, non si 
perdona di aver organizzato tempo fa un convegno di studiosi antidarwinisti – 
sono senza dubbio faticose da sentir pronunciare, ed è comprensibile che per 
molti siano inaccettabili.
Ma che c’entra l’indegnità “scientifica” del vicepresidente del Cnr? De 
Mattei dice che “dovrebbe essere evidente che un credente, come io sono, 
all’interno di una meditazione dettata dalla fede (è una colpa?) abbia il 
diritto di ricordare quello che la dottrina cattolica, il magistero dei padri e 
dei dottori della chiesa, degli stessi Pontefici, ripete da sempre: Dio non ha 
creato il mondo per disinteressarsene”. Il problema, secondo lui, è che “chi 
chiede le mie dimissioni vuol fare passare il principio che un cattolico non 
possa svolgere funzioni pubbliche. Chi crede nel dogma dell’Immacolata 
Concezione non potrà quindi mai più insegnare all’Università? Chi fa la 
comunione, e quindi crede nella transustanziazione, dovrà nascondere la propria 
fede perché ‘antiscientifica’? Gli insegnanti credenti che svolgono un ruolo 
pubblico, non potranno più andare a parlare di ciò in cui credono alla radio, 
cattolica o meno?”.
A De Mattei è arrivata la solidarietà di un ricercatore laico, lo storico del 
Cnr Luca Codignola, che sull’Occidentale ha denunciato la “petizione di 
benpensanti progressisti” che vogliono le sue dimissioni. Einstein diceva che 
Dio non gioca a dadi con l’universo, il grande genetista cristiano Francis 
Collins ha scritto che la scienza è per lui una “opportunità di preghiera”. Da 
declassare anche loro? “E’ evidente – conclude De Mattei – che qualcuno sogna 
una specie di dhimmitudine laicista: sei credente? Bene, purché te ne rimanga in 
chiesa; senza occupare spazi pubblici né pretendere di parlare pubblicamente 
delle tue convinzioni”.