Rafforzare la presenza dei cristiani d'oriente
primo impegno dei melkiti-cattolici

Le conclusioni dell’annuale sinodo invitano i fedeli alla testimonianza personale, ma anche alla partecipazione alla vita pubblica. Il ricordo dell’insegnamento di Giovanni Paolo II nelle parole del patriarca Gregorio III Laham


Rafforzare la presenza dei cristiani in Oriente, sia attraverso la testimonianza personale di fede, sia nell’unità delle Chiese e nella loro maggiore attenzione all’ambiente nel quale vivono, oltre che nell’essere accanto a quanti sono nel bisogno. Queste le conclusioni del sinodo annuale della Chiesa greco-melkita cattolica espresse da Gregorio III Laham, patriarca d'Antiochia, di Gerusalemme, di Alessandria e di tutto l'Oriente.

Nel corso dei lavori del sinodo, che si sono conclusi sabato ad Ain Traz, (sede patriarcale estiva) ed ai quali  hanno preso parte esponenti provenienti, oltre che dai Paesi arabi, dagli Stati Uniti, dal Canada, dall’America latina e dall’Australia, è stata ricordata la figura e l’opera di Giovanni Paolo II per la Chiesa universale ed in particolare per le Chiese orientali. Gregorio III Lahham ha anche presieduto una speciale celebrazione in memoria del defunto Papa alla presenza del nunzio apostolico in Libano, mons Luigi Gatti, ed a rappresentanti delle massime autorità religiose e politiche del Paese, di tutte le confessioni, compresi musulmani e drusi.

Il Patriarca Gregorio III Lahham ha illustrato l'importanza dell'insegnamento dottrinale, morale e spirituale del defunto pontefice, parlando del "messaggio" di Giovanni Paolo II, come messaggio di fratellanza, di amore e di concordia fra tutti i popoli della terra. Il Patriarca ha sottolineato l'importanza dell'esortazione apostolica "Speranza nuova per il Libano", pubblicata nel 1997, durante la visita del Papa in Libano, nel 1997, alla fine dell'assemblea speciale del Sinodo dei vescovi per il Libano ed ha sintetizzato il contenuto di questa esortazione apostolica, “testamento” del Papa ai libanesi.

Dal canto suo, il nunzio, mons. Gatti, ha sottolineato l'importanza riservata dal defunto pontefice a favore delle Chiese orientali cattoliche, ed ha ricordato l’importanza delle visite apostoliche che egli compì nella regione araba: Marocco, Sudan, Tunisia, Giordania, Libano, Siria, Egitto, Territori occupati, ed ha rinnovato l'impegno della Chiesa per mantenere la presenza cristiana viva nella regione.

La presenza cristiana in Medio oriente è stato peraltro uno dei principali temi affrontati negli interventi al sinodo. “Questa presenza – si legge nel comunicato finale dei lavori – è fortemente ancorata nella storia ed è necessario farne crescere l’efficacia, nell’interesse dell’uomo di questa regione”. Nel documento, letto dall’ausiliare patriarcale, mons. Joseph Absi, si sostiene che questa volontà può manifestarsi sul terreno, tramite una fede evidente in ogni circostanza, un rafforzamento dell’unità delle Chiese, il perseguimento di un processo di impegno verso i partner nazionali, l’assistenza ai diseredati della regione, la partecipazione alla vita pubblica, l’attaccamento alla terra degli antenati, così come un atteggiamento di apertura, lontano da ogni complesso di essere minoranza.

Parlando infine dell'elezione del nuovo papa, Benedetto XVI, il patriarca Gregorio ha sottolineato l'insegnamento del papa, custode della fede, esortando tutti ad elevare preghiere di intercessione per il successo del ministero del Sommo Pontefice.

Nel documento finale del sinodo si affronta anche la situazione di alcuni Paesi arabi, a partire dal Libano, col quale ci si felicita per l’elezione del nuovo Parlamento, “nella speranza che sarà all’altezza delle ambizioni nazionali, in particolare di quelle della gioventù indipendentista”. I vescovi greco-melkiti deplorano poi la serie di attentati avvenuti nel Paese, “metodo barbaro di comportarsi nei confronti dell’avversario”. Nella speranza che ciò abbia fine, i vescovi chiedono ai libanesi di “adottare il linguaggio della ragione e del dialogo, di accettare l’altro nelle sue differenze, allo scopo di ottenere i loro diritti e la loro libertà”.

Quanto alla Siria, i vescovi « hanno pregato perché questo Paese conosca sempre di più le libertà, la sicurezza e la prosperità, per contribuire, insieme con i suoi vicini, a costruire un mondo privo di terrorismo e di armi”. Per la Palestina essi hanno espresso la speranza che le parole di Benedetto XVI sull’imminenza della pace tra palestinesi ed israeliani “divenga realtà il più presto possibile”: Il sinodo ha anche deplorato la prosecuzione degli atti di violenza in Iraq, che hanno provocato numerose vittime, ed ha espresso la speranza che il popolo iracheno possa raggiungere “la pace ed una società pluralista e democratica”. Il Sinodo ha infine reso omaggio al movimento democratico che si sta sviluppando in Egitto, esprimendo la speranza che sarà presto coronato dal successo.
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[Fonte: AsiaNews 26 giugno 2005]
 

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