PONTIFICIO CONSIGLIO PER LA PROMOZIONE DELL'UNITÀ DEI CRISTIANI

Discorso del Card. Walter Kasper
all' Arcivescovo di Atene e di tutta la Grecia, Christodoulos

 14 febbraio 2003



Beatitudine,
Eminenti membri del Santo Sinodo!

Sono particolarmente lieto di questa missione, che svolgo presso la Chiesa ortodossa di Grecia con la benedizione di Papa Giovanni Paolo II, e di restituire, a nome della Santa Sede, la visita compiuta a Roma, lo scorso anno, da una Delegazione inviata da Vostra Beatitudine e dal Santo Sinodo.

Con gioia e gratitudine ricordo la visita di Papa Giovanni Paolo II ad Atene, che mi sembra abbia aperto una nuova pagina delle nostre relazioni e della nostra storia talvolta difficile. Credo, Beatitudine, che la nostra visita di oggi sottolinei e richiami quell'impegno, di fronte all'Europa e al mondo, che Ella ha preso con Papa Giovanni Paolo II, nella forma più solenne, sull’Areopago di Atene, il 4 maggio 2001: ricominciare tra noi avendo a mente le nostre responsabilità per le radici cristiane dell'Europa. Ad essa ha fatto seguito questo scambio di Delegazioni tra la Chiesa ortodossa di Grecia e la Santa Sede, che si succedono a breve scadenza l'una dall'altra. In questo quadro, poi, si ascrivono vari altri eventi che riguardano la Chiesa di Roma e le venerabili Chiese ortodosse, avvenuti in questi ultimi mesi. Vorrei citarne alcuni: il viaggio di Giovanni Paolo II in Bulgaria; la visita a Roma del Patriarca ortodosso di Romania, Sua Beatitudine Teoctist; la visita di una Delegazione del Patriarca della Chiesa ortodossa di Serbia, che si è appena conclusa; la Dichiarazione sulla salvaguardia del creato, firmata da Papa Giovanni Paolo II e dal Patriarca ecumenico, Sua Santità Bartolomeo I, oltre ai contatti già tradizionali e da lungo stabiliti delle visite delle Delegazioni di Roma e di Costantinopoli per le Feste patronali dei Santi Pietro e Paolo e di Sant'Andrea; la riunione, a fine gennaio scorso a Roma, di un comitato preparatorio per l'attivazione di un dialogo a livello di tutte le Antiche Chiese dell'Oriente.

Tutte queste iniziative non possono non suscitare delle speranze. La di prima di queste speranze riguarda l'importanza che un tale scambio può avere lungo la via della nostra riconciliazione. Infatti, accettare di incontrarci - con il bagaglio delle nostre differenze e della nostra storia tormentata - serve a risvegliare le coscienze, a misurare il peso di un passato che ci ha visti indifferenti ed estranei e ad intravedere con maggiore chiarezza quale sia la nostra responsabilità di cristiani: noi ricerchiamo soluzioni per i mali di oggi e dobbiamo, di conseguenza, curare il nostro proprio male, quello della divisione, per poter agire con maggiore incisività e credibilità.

Lo scambio di Delegazioni tra la Chiesa ortodossa di Grecia e la Santa Sede nasce da una duplice preoccupazione: conoscerci meglio e più profondamente, e riflettere sulle necessità dell'annuncio del Vangelo nel nostro Continente, l'Europa. Ciò suscita altre speranze. Ad esempio, la speranza che la chiamata evangelica ed il compito ecclesiale vissuti in modo distinto, ma parallelo, da voi e da noi, trovino (o meglio ritrovino), il contesto adatto a far scaturire dei progetti e una collaborazione comune, che potranno avere un reale influsso sulle necessità dell'Europa di oggi. Anche la Chiesa cattolica in Grecia si inserisce in questo impegno, e sono certo che essa è aperta a contribuirvi, al proprio livello, e secondo i propri mezzi.

Da questi nostri incontri, così felicemente avviati, deriva ancora una ulteriore speranza. Infatti, il constatare l’esistenza di spazi entro i quali è possibile stabilire una collaborazione per riaffermare globalmente le radici cristiane dell’Europa, in ogni ambito - la testimonianza ecclesiale, lo stile di vita, il contesto sociale e politico, l'impegno nelle grandi sfide di oggi - potrà permetterci, con l’aiuto di Dio, di fare progetti concreti e comuni.

Personalmente, Beatitudine, e quale Presidente del Pontificio Consiglio per la Promozione dell’Unità dei Cristiani, non posso non evocare, tra le speranze che suscita questo nostro nuovo incontro, anche quella ricerca paziente, a volte ingrata, ma tanto necessaria, che deve condurre a ripristinare il dialogo teologico. Evitare i problemi spinosi, le difficoltà esistenti tra noi non è una tattica che possa rendere giustizia alla verità. La Commissione Mista Internazionale per il Dialogo teologico tra la Chiesa cattolica e la Chiesa ortodossa nel suo insieme attende un rilancio, un nuovo impulso, e soprattutto attende un confronto sereno. D’altra parte, il mio Dicastero sta mettendo in atto ogni possibile iniziativa per favorire quella ricerca teologica che, se costruttiva, darà al mondo la misura concreta della nostra volontà di agire in quanto cristiani ed in quanto chiamati, dallo stesso Signore, ad edificare, purificare e rinnovare sempre la sua Chiesa sulla terra. Anche la mia iniziativa di convocare, nel prossimo mese di maggio, un simposio, a livello strettamente accademico, esteso alla partecipazione di teologi ortodossi, sull'argomento del primato petrino in alcuni dei suoi aspetti biblici, patristici e storici, è un modo che mi è sembrato adatto a dare un contributo in accordo con le necessità dei tempi. Su un altro registro, e per assecondare il dialogo teologico, considero di primaria importanza, il "Comitato cattolico per la collaborazione culturale" presso il Pontificio Consiglio per la Promozione dell’Unità dei Cristiani. Per quanto riguarda questo organismo, nato quarant'anni fa da una intuizione che resta del tutto valida oggi, intendo orientare la sua azione affinché esso diventi uno strumento sempre più duttile di collegamento con le Facoltà e le Istituzioni ortodosse di formazione.

Ancora una speranza, Beatitudine, vorrei parteciparLe rivolgendomi a Lei. L’atteggiamento della Chiesa cattolica non è certo quello di negare la storia. Anzi, in più di un’occasione, il Vescovo di Roma ha fatto solennemente ammenda di un passato dove non sempre i figli della Chiesa si sono comportati secondo il dettato evangelico. D’altra parte, questo bagaglio, ereditato dal passato, non può essere annullato, esso può essere soltanto purificato dagli atti che, nell’oggi, ci sarà possibile porre. La speranza è che la Chiesa ortodossa di Grecia sia profondamente consapevole del genuino impegno della Chiesa cattolica a favore di una pacifica intesa, di uno scambio che non suppone altre intenzioni se non quella di ristabilire contatti fraterni, che nulla vuole in cambio se non gli stessi sentimenti e lo stesso impegno.

Infine, Beatitudine, evoco una speranza di cui il Papa Giovanni Paolo II ha già parlato in circostanze ufficiali. In questi ultimi quarant'anni abbiamo vissuto, nolenti o volenti, in questa terra che ci è comune, il Continente Europeo, cercando di percorrere, con alterne vicende, un cammino di avvicinamento, un cammino che è stato comunque compiuto. Molto è stato fatto, malgrado gli ostacoli e le lentezze. Occorre ora trovare i modi di dare più pratica attuazione al nostro impegno. Avremmo bisogno di consultarci più spesso, di strutturare meglio la nostra collaborazione. Nella cultura odierna, non si può fare a meno di "comitati", di "gruppi di coordinamento", di "incontri di programmazione", di "boards direttivi", che si riuniscono spesso. In ambito politico e sociale questa prassi è molto comune e all’ordine del giorno. Mi chiedo se non potremmo cercare di organizzare tra noi un tale nucleo operativo e di liaison, che aiuterebbe per la regolarità dei contatti e per la collaborazione, specie per tutte quelle problematiche che dobbiamo affrontare a livello europeo.

Vede bene, Beatitudine, che sono giunto qui ad Atene, tra voi, con molte speranze. Possa il Signore fare sì che lesse siano gradite alla Chiesa ortodossa di Grecia, e che Egli indichi i modi ed i tempi per realizzarle. Il programma che Vostra Beatitudine ha preparato per la Delegazione della Santa Sede ci permetterà di incontrare, tra l’altro, le varie Commissioni sinodali. Mi rallegro di questa opportunità, che potrà migliorare la mia conoscenza della Chiesa ortodossa di Grecia e della sua vita.

Nel trasmetterLe il saluto fraterno ed il fedele ricordo nella preghiera del Papa Giovanni Paolo II, Le rimetto il Messaggio che Egli mi ha consegnato alla sua intenzione.

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