S.A.E., il dialogo giorno per giorno
Massimo Benicchi, da Chianciano, su "Avvenire del 26 luglio 2005

Al convegno dell'associazione il teologo Luigi Sartori ha indicato la figura di Abramo come modello comune ai tre monoteismi, di fede che si costruisce nel quotidiano Il vescovo Paglia: «Ecumenismo vuol dire rinnovare i cuori»


Si respira un'atmosfera ricca di impegno alla 42esima Sessione di formazione ecumenica del Sae - Segretariato attività ecumeniche - in corso a Chianciano Terme.
Gruppi di lavoro, sessioni plenarie e incontri che si protraggono anche nel dopocena, per una settimana di confronto sulla fede, attraverso la visione delle differenti confessioni cristiane ed anche del mondo ebraico e musulmano , in continuo dialogo tra urgenza profetica e realtà confessionali. 

«Se aveste fede quanto un granello di senape…» è il titolo della sessione guidata dal presidente Sae, Mario Gnocchi. Abramo è il protagonista della prima giornata che ha visto la partecipazione del teologo Luigi Sartori, già presidente della Associazione teologica italiana e storico animatore del Sae. 

Monsignor Sartori ha tenuto una relazione sulla fede del grande patriarca «una fede immersa nella storia che continua». Una fede da sperimentare in continuazione, da esplorare con una dialettica sempre nuova, per scoprire il progetto di Dio, in una continua purificazione, che elimini i ricorrenti pericoli deformanti: la pretesa per sé, uomo, degli attributi di Dio, assoluto. Con una pericolosità esponenziale di generare assolutismo, violenza ed odio. La fede di Abramo, quindi è di per sé ecumenica «non solo perché egli con-crede con gli altri senza tentare di convertirli, ma perché tutta la Bibbia è la patria di tutte le fedi e, quindi, chi non ha un orizzonte di apertura ecumenica non ha la fede biblica». 

E nel Nuovo Testamento è in Maria che Abramo si «rispecchia», Maria che riscopre la fede cui abbandonarsi come definitiva realizzazione delle promesse per fare spazio alla libertà di Dio ed al Suo progetto. «L'ecumenismo pone le Chiese perennemente in movimento - conclude il teologo - le Chiese che credono si pongono sui limiti della storia e nella sequela di Abramo e Maria, non per affermare la propria verità, ma per viverla e confrontarla»

Nel pomeriggio, poi, si è svolta una tavola rotonda sulla fede de i figli di Abramo. L'appuntamento interreligioso era previsto a tre voci , ma il contributo dell'Imam di Centocelle, Samir Khaldi, è mancato in extremis, lasciando ai rappresentanti della comunità ebraica con Luciano Caro, rabbino capo di Ferrara e cristiana con Daniele Garrone, decano della Facoltà Teologica Valdese, la responsabilità dell'incontro. «Nella tradizione ebraica la salvezza non deriva tanto dalla fede - ha dichiarato Luciano Caro - assolutamente legata alle azioni del credente e di Dio, quindi per nulla astratta, ma al timore di Dio e alla consapevolezza del Suo giudizio divino sulle nostre azioni».
Un invito a non fare un uso ingenuo e romantico della paternità di Abramo per le tre religioni monoteiste è stato rivolto da Garrone, che ha sottolineato «il rischio di un suo uso ideologico per screditare gli altri figli di Abramo o, altrimenti, di una sottovalutazione delle differenze che renderebbe comunque più difficile il dialogo».

Il vescovo di Terni - Narni - Amelia, Vincenzo Paglia, presidente della Commissione episcopale per l'ecumenismo e il dialogo della Cei ha ricordato nell'omelia della celebrazione eucaristica serale, come il Sae abbia sorretto lo spirito dell'ecumenismo, fecondandone i contenuti. «La storia del cristianesimo - ha detto monsignor Paglia - urlava questa necessità, raccolta dal Concilio Vaticano II», un'iniezione di spirito evangelico. «Il dialogo ecumenico - ha proseguito il presule - non può basarsi su accorgimenti tattici o nuovi compromessi più avanzati, quanto sul rinnovamento spirituale dei cuori». Come hanno mostrato testimoni quali Giovanni XXIII, Paolo VI e Atenagora I, patriarca ortodosso di Costantinopoli, e i martiri dei totalitarismi del secolo scorso hanno purtroppo confermato.

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Comunione Chiesa Ortodossa rumena e ruolo delle donne

"Sofferenza spirituale per l'impossibilità di condividere la comunione eucaristica" è stata espressa questa mattina da Siluan Span, vescovo vicario della Chiesa ortodossa romena, Egli ha rimarcato che "la pienezza della comunione per tutti i cristiani è una sfida per la presente generazione del movimento ecumenico". Un tema affrontato ieri sera è stato quello del ruolo delle donne nelle confessioni cristiane e nelle religioni. "A partire dal Concilio Vaticano II - aveva osservato la teologa cattolica Serena Noceti - le donne hanno conosciuto una maggiore partecipazione nelle attività pastorali e nei movimenti. Permangono comunque delle difficoltà, in particolare per l'accesso al ministero ordinato" che, ha aggiunto, "è desiderio di servizio alla Chiesa". Per Cristina Arcidiacono, segretaria della Federazione giovanile evangelica (Fgei)"con il ministero femminile, che nelle chiese protestanti italiane è iniziato nel 1963, le donne hanno dimostrato di poter dare un apporto positivo". A sua volta Nibras Breigheche, responsabile della sezione di Trento dei giovani musulmani d'Italia (Gmi), ha sottolineato che all'interno dell'associazione "le donne costituiscono la metà dei componenti del direttivo e oltre la metà dei soci".

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Il programma
Stasera la riflessione di Maria Vingiani sul Vaticano II

La 42ª Settimana di formazione ecumenica del Sae vive oggi la sua terza giornata. Dopo la Divina liturgia ortodossa presieduta da Siluan Span, vescovo vicario della Chiesa ortodossa romena di Gavedo (Ms), seguiranno i lavori di gruppo. I convegnisti si divideranno in 12 piccole riunioni ciascuna delle quali farà riferimento, secondo angolazioni differenti, al tema guida della sessione: «Se aveste fede quanto un granello di senape..». Ciascun gruppo è affidato a un responsabile, coadiuvato da consulenti di diversa confessione. Sempre oggi, nel pomeriggio si parlerà de «La fede della comunità» con gli interventi del teologo cattolico Severino Dianich e della pastora luterana Almut Kramm. La giornata si concluderà con l'intervento di Maria Vingiani, fondatrice e presidente emertito del Segretariato attività ecumeniche che parlerà sul tema : «A quarant'anni dal Concilio: esperienza e testimonianza».
 

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