Ciò che la Scrittura ci insegna con le parole è presentato in questa
icona, dove ogni particolare non è lasciato alla libera fantasia
dell'artista, ma ha un suo preciso e universale significato teologico.
Il testo biblico di riferimento è Genesi 18, 1-16.
L'artista ha sintetizzato in un'unica immagine il racconto scegliendo il
momento in cui tre misteriosi pellegrini, ospiti di Abramo, sono seduti
a mensa davanti alla tenda del Patriarca, presso il querceto di Mamre.
Questo episodio della Sacra Scrittura è sempre stato interpretato dai
Padre della Chiesa come un preannuncio del Mistero di Dio in tre
persone, poiché nel testo sacro si alterna il singolare, quasi fosse una
sola persona, al plurale.
Accostiamoci all'icona e osserviamola attentamente, tenendo presente
la ricchezza dei simboli usati dal pittore per sottolineare la comune
natura divina dei Tre e la Loro identità. Essi sono raffigurati come
Angeli con le ali, i Loro volti sono uguali e nessuno è più giovane o
anziano dell'altro: in Dio non c'è un prima p un dopo, ma un perenne
oggi. Tutti e tre tengono in mano il bastone del viandante, segno della
stessa autorità; anche le aureole, di giallo luminoso, sono tutte e tre
uguali senza alcun segno di distinzione e ancora l'azzurro, colore
divino, è in tutte e tre le figure che sono sedute su troni uguali,
segno della stessa dignità.
Il monaco Andrej Rubljov sa che Dio
nessuno l'ha mai visto, sa però che Gesù
ci ha manifestato tutto nella vita di
Dio Padre, Figlio, Spirito Santo.
Dopo aver meditato il Vangelo e pregato
a lungo, Andrej cerca di tradurre in
pittura quanto ha udito. Egli vuole
dircelo tramite i colori ed i gesti dei
tre Angeli che hanno visitato Abramo.
Tutti e tre portano il colore azzurro,
segno della Divinità.
L'intero dipinto è intessuto di una luce
intensa che si riverbera su chi lo
guarda.
Le tre figure sono in un atteggiamento
di riposo, sono molto simili e si
differenziano solo per l'atteggiamento
di ciascuno nei confronti degli altri
due: un solo Dio in tre persone che si
completano l'una l'altra in un rapporto
circolare, inesauribile, di comunione
amorosa: l'atteggiamento delle tre
persone divine, disposte a cerchio
aperto verso chi guarda e in
conversazione tra di Loro, esprime
l'Amore trinitario.
Nonostante la Loro somiglianza, gli
angeli hanno però identità diverse
riferite alla loro azione nel mondo.
L'identificazione è suggerita dai colori
degli abiti, dalle posizioni dei corpi,
dai gesti delle mani, dalla testa, dalla
simbologia delle forme geometriche.
È solo con la Trinità di Rubljov che
l'uguaglianza pittorica delle due figure
raggiunge livelli così elevati, e
soprattutto è solo con Rubljov che la
terza figura, lo Spirito Santo,
abbandona il simbolismo della colomba -
tipico delle raffigurazioni trinitarie -
per assumere esplicitamente una
sembianza umana del tutto simile a
quelle delle altre due figure.
Nel Padre (Angelo di sinistra) il color
azzurro è nascosto: Dio Padre nessuno
l'ha mai visto, se non tramite la
bellezza e la sapienza della sua
creazione (manto rosa). È Lui il punto
di partenza dell'immagine. Il mantello
ha i colori regali: oro e rosa con
riflessi verdi, simbolo della vita. Al
centro della mensa luminosa sta un
calice-coppa con dentro l'agnello. Se si
osserva attentamente l'immagine,
l'angelo centrale (Figlio) è contenuto
nella coppa formata dai contorni interni
degli altri due angeli (Padre e
Spirito).
Il Figlio (Angelo di centro) è uomo
(tunica rosso sangue ed è anche il
colore dell'amore che si dona sino al
sacrificio); ha ricevuto ogni potere dal
Padre (stola gialla) e si è manifestato
come Dio attraverso le sue opere. Tutti
abbiamo visto la sua Divinità: "chi vede
me, vede il Padre!". Ha il mantello
azzurro che lascia scoperta una spalla:
è il Figlio, figura centrale della
Redenzione, è ripreso nel momento in cui
ritorna all'interno della Trinità. Due
dita della mano destra appoggiata alla
mensa rivelano la duplice natura: umana
e divina.
Lo Spirito Santo (Angelo di destra) è
Dio e dà la vita (verde, colore delle
cose vive e della speranza). La vita di
amicizia con Dio ci viene da Lui! Sembra
sul punto di mettersi in cammino e
raffigura lo Spirito Santo che sta per
iniziare la Sua missione. Ha un
atteggiamento di assoluta disponibilità
e di consenso alle altre due figure.
Entrambi hanno il viso rivolto verso il
Padre, che li ha mandati.
Dal Padre ha origine ogni cosa
(posizione eretta). Egli chiama il
Figlio indicandogli con mano benedicente
la coppa del centro. Il Figlio comprende
la volontà del Padre -- farsi cibo e
bevanda degli uomini -- e l'accetta
(china il capo e benedice la coppa) --
"mio cibo è compiere la volontà del
Padre" -- chiedendo (col movimento del
braccio destro) l'assistenza dello
Spirito Consolatore. Questi accoglie la
volontà del Padre per il Figlio (mano
posata sul tavolo) e col suo piegarsi
riporta la nostra attenzione al Figlio e
al Padre: vuole metterci obbedienti
davanti a Gesù (nessuno può dire "Gesù è
Signore" se non per opera dello Spirito
Santo) e abbandonati e fiduciosi davanti
al Padre ("lo Spirito grida nei nostri
cuori: Abbà, Padre!).
Unità miracolosa e ineffabile in cui gli
Angeli vivono e a cui invitano l'intera
l'umanità
Particolarmente efficace è l'uso della
prospettiva inversa (evidente
soprattutto nel disegno della mensa e
degli scranni degli Angeli ): infatti il
punto di fuga non è all'interno
dell'icona, ma è il punto di vista di
chi guarda. L'icona si allarga quindi
come una "finestra aperta
sull'infinito", quasi una porta tra
l'umano e il divino. Non si tratta di un
semplice espediente tecnico; ma di una
prospettiva teologica per cui la Verità
non è costituita dal punto di vista
soggettivo dell'individuo, ma dalla
superiore ed eterna realtà di Dio.
C'è posto anche per me in questo circolo
d'amore delle Tre Persone: davanti c'è
spazio perché io possa partecipare al
colloquio intimo e segreto, gioioso e
impegnativo: è lo spazio dei martiri
(finestrella dell'altare), di chi dà la
vita.
Il mio posto ha forma di calice (lo
spazio libero tra i due Angeli di destra
e di sinistra).
Il Padre chiede anche a me se voglio
mangiare e bere alla sua mensa e offrire
la mia vita insieme a Gesù come cibo e
bevanda per gli uomini; e lo Spirito, se
accetto, mi fa entrare nel riposo di chi
è finalmente alla soglia della casa del
Padre!
"La coppa, punto di convergenza dei tre
- spiegò Filarete, metropolita di Mosca,
in un'omelia del 1816 - contiene il
mistero dell'amore del Padre che
crocifigge, l'amore del Figlio
crocifisso, l'amore dello Spirito che
trionfa con la forza della croce".

Gen 18, 1-15
Poi il Signore apparve a lui alle querce
di Mamre, mentre egli sedeva
all'ingresso della tenda nell'ora più
calda del giorno. Egli alzò gli occhi e
vide che tre uomini stavano in piedi
presso di lui. Appena li vide, corse
loro incontro dall'ingresso della tenda
e si prostrò fino a terra, dicendo: "Mio
Signore, se ho trovato grazia ai tuoi
occhi, non passar oltre senza fermarti
dal tuo servo. Si vada a prendere un po'
di acqua, lavatevi i piedi e
accomodatevi sotto l'albero. Permettete
che vada a prendere un boccone di pane e
rinfrancatevi il cuore; dopo potrete
proseguire, perché è ben per questo che
voi siete passati dal vostro servo".
Quelli dissero: "Fa' pure come hai
detto". Allora Abramo andò in fretta
nella tenda, da Sara, e disse: "Presto,
tre staia di fior di farina, impastala e
fanne focacce". All'armento corse lui
stesso, Abramo, prese un vitello tenero
e buono e lo diede al servo, che si
affrettò a prepararlo. Prese latte acido
e latte fresco insieme al vitello, che
aveva preparato, e li porse a loro.
Così, mentr'egli stava in piedi presso
di loro sotto l'albero, quelli
mangiarono. Poi gli dissero: "Dov'è
Sara, tua moglie?" Rispose: "È là nella
tenda". Il Signore riprese: " Tornerò da
te fra un anno a questa data e allora
Sara, tua moglie, avrà un figlio".
Intanto Sara stava ad ascoltare
all'ingresso della tenda ed era dietro
di lui. Abramo e Sara erano vecchi,
avanti negli anni; era cessato a Sara
ciò che viene regolarmente alle donne.
Allora Sara rise dentro di sé e disse:
"Avvizzita come sono dovrei provare il
piacere, mentre il mio signore è
vecchio!" Ma il Signore disse ad Abramo:
"Poiché Sara ha riso dicendo: Potrò
davvero partorire, mentre sono vecchia?
C'è forse qualche cosa impossibile per
il Signore? Al tempo fissato tornerò da
te alla stessa data e Sara avrà un
figlio". Allora Sara negò: "Non ho
riso!", perché aveva paura; ma quegli
disse: Sì, hai proprio riso" (allusione
al nome di Isacco)