Ankara
          - Il patriarca armeno Mesrob II scrive a Shroeder e Merkel e a tutti i
          parlamentari europei. L’entrata della Turchia è la strada per
          rafforzare il dialogo Oriente – Occidente e per costruire la pace,
          contro il terrorismo.
                
                    
             
          
          
          
          Il
          patriarca armeno Mesrob II, leader spirituale della più numerosa
          comunità non musulmana presente in Turchia, ha scritto
          un’accorata lettera d’aiuto e di intercessione a Gerhard Schroeder
          e ad Angela Merkel, per chiedere loro di affrettare il processo per
          l'entrata della Turchia nell’Unione Europea. La lettera è
          stata indirizzata per conoscenza anche ai 732 parlamentari europei e
          ai ministri delle nazioni europee.
          La lettera del
          patriarca è motivata dal fatto che a 2 giorni dall’inizio dei
          negoziati fra ministri degli esteri dell’Unione Europea e la
          Turchia, non si è ancora arrivati ad un accordo ragionevole. Di
          fronte al consenso unanime dei 24 stati membri, infatti, l'Austria si
          è opposta al via libera alle trattative, ferma da tempo sulla
          richiesta di non andare al di là dell’offerta di partnerariato
          privilegiato alla Turchia.
          Per trovare una
          soluzione alle reticenze di Vienna, è stato convocato domenica sera
          un vertice straordinario dei ministri degli Esteri dei Venticinque a
          Lussemburgo.
          Intanto tutti i
          giornali nazionali turchi parlano di sabotaggio e di alto tradimento.
          “Una spada di Damocle”
          che sembra non finire mai, creando tensioni e avversioni nei confronti
          dell’Europa. Con titoli a caratteri cubitali, molti giornali
          affermano che questo dimostra che non ci si può fidare del “club
          cristiano europeo” che non mantiene le promesse e pugnala alle
          spalle, timorosi che l’Europa faccia marcia indietro.
          I nazionalisti, che
          fino a qualche giorno fa non esitavano a gridare in faccia al primo
          ministro Erdogan, troppo amico degli europei, che sta svendendo la
          Turchia portandola al suicidio, sembrano i soli a gioire di questa
          situazione.
          I cristiani turchi
          temono che un rifiuto ad iniziare il processo d’adesione della
          Turchia in Europa possa avere ripercussioni negative su di loro.
          Ancor prima di venire a
          conoscenza del verdetto dei 25 ambasciatori europei, il patriarca
          armeno Mesrob II, ha scritto la sua lettera resa nota oggi. In essa
          egli dice di parlare a nome degli armeni, ma anche degli ebrei, dei
          siriaci, dei greci, dei caldei e dei protestanti, che desiderano
          fortemente che la Turchia diventi membro europeo, con le seguenti
          motivazioni.
          “In questa importante
          congiuntura della storia umana – scrive il Patriarca - 
          crediamo che questa decisione non sia solo di portata politica
          europea, ma che abbia anche dei risvolti a livello mondiale.
          Quando noi in questi
          giorni sentiamo parlare di scontri tra le civiltà dell’Est e
          dell’Ovest, tra cristiani e musulmani, quando vediamo come il
          terrorismo distrugge la pace tra le civiltà, pensiamo che il più
          basilare obiettivo dell’Unione Europea sia quello di cercare di
          coltivare una “riconciliazione tra le civiltà” e una società
          multi-culturale, così come desiderano appassionatamente soprattutto i
          cristiani d’Oriente.
          Noi cristiani
          d’Oriente, che viviamo da secoli in un mondo musulmano, possiamo
          essere testimoni di questo sforzo e, forti di una lunga esperienza,
          affermiamo che questo evento può essere una significativa ricchezza
          per i cristiani d’occidente  che da poco hanno cominciato a
          vivere con i musulmani e a sperimentare uno stile di vita multietnico.
          La nostra esperienza ci
          dice che l’entrata della Turchia – la cui popolazione è a
          maggioranza musulmana - nell’Unione Europea è un passo vitale verso
          un mondo di pace. L’aspirazione della Turchia ad entrare a far parte
          dell’Europa non è un’opportunità  - solo per i turchi o per
          gli europei ma per la pace nel mondo - che non si deve lasciar certo
          sfuggire.
          Siamo consapevoli che
          la Turchia deve affrontare ancora difficili prove per il processo di
          ingresso, ma sappiamo che essi sono indispensabili e necessari per la
          pace a livello mondiale.
          E lei, come un
          operatore di pace occidentale, deve aiutarci.
          Le pressioni esercitate
          recentemente per post porre il processo dell’ingresso della Turchia
          ci preoccupano e temiamo che coloro che si oppongono e nutrono
          atteggiamenti di sospetto possano far retrocedere questo cammino di
          democratizzazione facendo ripiegare la Turchia su se stessa.
          Noi preghiamo per il
          successo del processo di civilizzazione e di pace dell’Unione
          Europea e perché la Turchia e i cristiani armeni, che costituiscono
          la più grossa comunità non musulmana presente in Turchia, possano
          trovare una loro giusta collocazione dentro di essa”.