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Incontro di Vienna tra cattolici e ortodossi. Messaggio finale

All’iniziativa hanno partecipato esperti di tutto il Vecchio Continente, laici e religiosi, scelti congiuntamente dai due organismi promotori dell’iniziativa.

Nelle conclusioni dell’incontro, presentate questo venerdì da padre Bernard Ardura, Segretario del Pontifico Consiglio della Cultura, si constata la crisi attraversata dal processo di unificazione europea in seguito al fallimento dell’adozione del Trattato costituzionale dell’UE.

Per i cattolici e gli ortodossi, “la crisi che lacera l’Europa è di ordine culturale: la sua identità cristiana si sta diluendo. La situazione dei popoli europei è caratterizzata da un dubbio profondo dell’uomo relativamente a se stesso: sa cosa può fare, ma non sa chi è”.

Questa crisi, hanno riconosciuto i partecipanti, ha “conseguenze demografiche drammatiche: il rifiuto dei figli, le unioni senza futuro o il matrimonio di prova, le unioni omosessuali, il rifiuto di condividere la vita con una persona nel matrimonio”. “Tutto questo è un autentico suicidio demografico europeo, in nome dell’egoismo e dell’edonismo”, si è detto nelle conclusioni.

Per rispondere a queste sfide, i partecipanti hanno “stabilito di dare un ruolo importante all’entusiasmante missione dell’educazione e della formazione”. “Ogni educazione è la scoperta di un’eredità che suscita l’amore e il riconoscimento. In questo modo, potremo contribuire a riscoprire le radici cristiane”. Cattolici e ortodossi hanno insistito sulla formazione dei cristiani “per presentare i valori cristiani in modo comprensibile: da ciò dipende la pastorale della cultura”.

“Non anteporre nulla all’amore di Cristo” è il motto che è stato proposto per “trovare vie di sinergia, di testimonianza comune della fede per una generosa nuova evangelizzazione dell’Europa, questo gigante economico, nano spirituale”. Secondo i partecipanti, questa “testimonianza comune riguarda specialmente i settori colpiti dalla distruzione della famiglia, la bioetica e i domini della dottrina sociale della Chiesa”.

L’incontro ha avuto luogo grazie al contributo della Fondazione “Pro Oriente”, con sede a Vienna, e alla generosità della Bradley Foundation degli Stati Uniti.


“Oggi come mai prima d’ora i paesi europei hanno bisogno di promuovere la sfera dell’educazione morale, poiché la sua assenza o arretratezza può provocare disastrose conseguenze, come la crescita di ogni tipo di estremismo, il declino delle nascite, l’inquinamento dell’ambiente, la violenza e l’umiliazione della dignità umana”. È uno dei passi centrali del messaggio finale con cui si è concluso, a Vienna, il primo “incontro europeo di cultura cristiana”, promosso dal Pontificio Consiglio della Cultura e dal Dipartimento per i Rapporti Esteri del Patriarcato di Mosca sul tema: “Ridare un’anima all’Europa”. 

Secondo i firmatari del documento, rivolto “ai fedeli della Chiesa cattolica e ortodossa, a tutti i cristiani, alle persone di altre tradizioni religiose” ma anche ai leader “politici e pubblici” europei, “il principio della responsabilità morale, così come il principio di libertà, dovrebbe essere ampiamente abbracciato in tutte le sfere della vita umana: politica, economia, educazione, scienza, cultura e mass media”. Se allo Stato spetta il dovere di “venire incontro alle richieste morali della società e di tradurre le proprie tradizioni morali” in opere politiche e legislative, “le organizzazioni religiose tradizionali hanno il diritto di lavorare con tutti gli uomini di buona volontà nel campo della cultura, della scienza, dell’educazione e dei media”.

"Senza l'ispirazione dei profondi principi morali caratteristici sia delle due tradizioni religiose - si legge nel documento a proposito delle chiese ortodossa e cattolica - sia di mote scuole laiche di pensiero, gli Europei non saranno capaci di affrontare adeguatamente le sfide del mondo moderno". “Solo una solida combinazione dei principi di libertà e responsabilità morale – è la convinzione di fondo dei promotori dell’incontro di Vienna – può aiutare ad assicurare il bene comune presente e futuro dell’Europa”. 

“Siamo aperti ad un’azione comune con coloro che condividono questa convinzione”, assicurano la Santa Sede e la Chiesa ortodossa, che si dichiarano inoltre “pronte al dialogo con tutti coloro che non condividono pienamente queste idee ma sono aperte a discuterle”.

 “Le Chiese cristiane, come le altre grandi tradizioni religiose mondiali – è un’altra delle affermazioni basilari contenute nel messaggio di Vienna – sono sempre state e rimangono una risorsa per educare la gente alla responsabilità morale”, visto che “le norme morali di base sono comuni alla grande maggioranza delle religioni. 

Le religioni mondiali sono diventate oggi una libera scelta di milioni di persone. Poiché le organizzazioni religiose non sono separate dalla società, gli sforzi di parrocchie e comunità monastiche, di scuole cattoliche, università e centri culturali e sociali per formare alla responsabilità morale dovrebbero essere riconosciuti dallo Stato e della Società”.

   
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