Dialogo all'insegna dell'unità
     Lo Spirito Santo e il dialogo interreligioso nell'esperienza del Movimento dei focolari

 


Anni di intensa esperienza convalidano una fra le più significative espressioni del Movimento dei focolari: il suo dialogo coi non cristiani. Andando al di là del mero scambio di idee ed opinioni, esso si presenta come vero e proprio dialogo dell'unità che rende possibile una profonda comunicazione di esperienze di vita e fa sì che, al calore della carità, si sviluppino in una fioritura meravigliosa i semi del Verbo ovunque presenti. Incaricato in seno al Movimento dei focolari, assieme a Natalia Dallapiccola, per il dialogo con le grandi religioni, l'autore evoca la storia, le espressioni, i frutti di un'avventura che sembra avere per principale protagonista nessun altro che lo Spirito Santo. 

Molti  sono  stati fin dagli  inizi  del  Movimento dei focolari i rapporti con fratelli di altre fedi religiose, ma l'esperienza in certo modo fondante del dialogo interreligioso dell'Opera di Maria, e che ne ha fatto scoprire la connaturalità col suo carisma, è stato l'avvenimento del Premio Templeton per il Progresso della Religione, ricevuto da Chiara Lubich nel 1977 a Londra. Nella Guildhall affollata di membri del Movimento erano presenti anche molti rappresentanti qualificati delle grandi religioni mondiali. Nel suo discorso di accettazione del Premio, Chiara fece un esplicito riferimento a queste religioni, parlando dei nostri primi passi nel dialogo e citando con grande stima i loro maestri spirituali. E concludeva:  

I fedeli delle grandi religioni, a contatto col Movimento, avvertono che una nuova corrente d'amore percorre il mondo. 

L'accoglienza di questo discorso da parte specialmente dei non cristiani fu, oltre ogni previsione, calda e spontanea. I primi ad affollarsi intorno a Chiara furono proprio loro: monaci tibetani, sikhs, buddhisti, musulmani, ebrei, per dichiararle quanto approvavano e condividevano lo spirito di cui Chiara aveva dato testimonianza. Questa reazione così positiva e all'unisono col suo messaggio colpì anche Chiara. Lei stessa, rispondendo, poco dopo, ad un intervistatore, precisò le sue sensazioni:  

Avevo l'impressione che tutti noi presenti fossimo una cosa sola anche se eravamo di diverse religioni, quasicché in quella sala si fosse realizzato l'ut unum sint di Gesù. (...) Questo incontro con persone di altre religioni, con le quali mi sono sentita immediatamente come sorella, è stata una circostanza che mi ha spiegato la volontà di Dio sul Movimento, cioè che d'ora in poi noi dovremo non solo cercare di portare questo spirito, il nostro amore, la nostra vita, lasciandoci guidare dallo Spirito Santo, nelle altre chiese o comunità ecclesiali cristiane, ma che decisamente dobbiamo prendere la corsa verso i nostri fratelli delle altre fedi.

Rileggendo quegli avvenimenti di 12 anni fa, alla luce di quanto è accaduto dopo, si può dire che, come in occasione di altre svolte decisive della nostra storia, era in azione, con la sua misteriosa maniera d'operare, lo Spirito Santo. Ci si potrebbe chiedere, infatti, se e come in una riunione di persone così varie nella loro appartenenza religiosa si potesse suscitare una tale atmosfera di genuino consenso e, quasi, di entusiasmo. In realtà, quella forte impressione di Chiara, di un'unità quasi realizzata in Cristo, in quel brano variegato di umanità nella Guildhall di Londra, si potrebbe forse definirla come una insolita e viva esperienza di Chiesa. 

Se è vero che il Regno di Dio prende inizio ovunque ci siano degli uomini che si affidano al suo amore, anche se non parlano espressamente di Dio e di Gesù (Mt 25,35 ss.), è anche vero che Dio si è rivelato e ha costituito il suo popolo, la Chiesa, come una zona illuminata nell'umanità, che raccoglie e offre le preghiere inespresse, le aspirazioni e i dolori di tutti gli uomini, perché niente e nessuno le è estraneo. Dunque, ciò che attirava nel discorso di Chiara i fedeli di altre religioni, era forse il sentirsi a loro agio in quella patria reale, in quella casa comune che è la Chiesa, e cioè colei che, segretamente è anche la loro madre. Dice bene Paul Evdokimov: Noi sappiamo dove è la Chiesa, ma non ci è dato di gudicare e dire dove la Chiesa non è.

Dopo la intuizione iniziale i primi sviluppi 

Dopo la intuizione iniziale si era in attesa di qualche fatto significativo nel quale scorgere la mano di Dio, per iniziare quel dialogo che sentivamo ormai parte integrante degli scopi dell'Opera. 

Questo segno fu l'incontro, due anni dopo, con una personalità buddhista, nota nei circoli interreligiosi mondiali, per aver fondato in Giappone una fiorente associazione laica buddhista, la Rissho Kosei-kai, con 6 milioni di membri, e la Conferenza Mondiale delle Religioni per la Pace (CMRP). Quest'incontro ha segnato l'inizio concreto del dialogo con le altre religioni e in particolare col mondo buddhista. Tutti gli avvenimenti che si sono succeduti dal 1979 in poi sono documentati nel libro Incontri con l'Oriente che riporta i passi fatti da Chiara e dal Movimento nel dialogo col mondo buddhista e la progressiva scoperta dei piani di Dio e dell'azione dello Spirito, nei contatti con migliaia di buddhisti giapponesi.  

Al diario scritto dopo aver parlato della sua esperienza religiosa nella Grande Aula Sacra di Tokyo, il 28 dicembre 1981, Chiara confidava le sue prime impressioni:  

Sono appena tornata, dopo aver parlato a 12.000 persone nel tempio  buddhista  della  Ris-sho Kosei-kai. Un'impressione nuovissima. E' stato come non avessi mai parlato così. Mi sembrava che Dio fosse lì. Il pubblico era come un terreno ben arato, così preparato che il seme andava fino in fondo. E ho annunciato Gesù e la Trinità! E tutto era accolto come da chi non brama che sentire queste cose. (...) E che impressione unica ripetere a quelle persone, che non le conoscono, le parole di Gesù: Anche i capelli del vostro capo sono tutti contati (Mt 10,30), Date e vi sarà dato (Lc 6,38), Chiedete ed otterrete (Cf. Mt 7,7). Non sapevano di essere così amati; ora lo sanno. Qui c'è un avvenire per Gesù, per la Chiesa. 

Così iniziava il proficuo incontro col mondo buddhista che doveva avere sviluppi impensati. Per una valutazione di questo dialogo, che ci viene da una fonte autorevole al di fuori del Movimento, c'è una significativa testimonianza di Hans Urs von Balthasar, nella intervista rilasciata ad un periodico cattolico italiano. Alla domanda su quale dialogo sia possibile con chi oggi si definisce ateo (da tener presente che spesso il buddhismo si autodefinisce tale), von Balthasar rispondeva che tale dialogo è possibile su basi etiche.  

Se ci si interroga su quale è il senso del bene dice il noto teologo si arriva alla definizione dell'amore, che è più che la sola giustizia. (...) Se lei fa il discorso dell'amore, se lo porta alle estreme conseguenze, lei fa il discorso cristiano, perché Dio è amore. Vorrei mostrarle tutto questo con un esempio. E ce n'è uno che merita d'essere conosciuto. Riguarda Chiara Lubich. Essa è andata in Giappone ed ha parlato ai buddhisti, ed essi hanno compreso. La negazione di sé, la negazione dell'egoismo, la rinuncia a sé stessi: questo è il centro del buddhismo. Esso dice: l'io è qualche cosa che è sempre egoistico, bisogna dunque distruggere l'io. Così il saggio arriva ad una negazione di sé che è, se vuole, il vuoto. Ma gliene viene una pace dove non c'è più concupiscenza, e come una specie di benevolenza verso tutto quel che esiste. Ma se a questo saggio voi dite: Sì, bisogna negare sé stessi, e questo è possibile senza che si arrivi alla distruzione dell'io. Sì, devo superare la concupiscenza di essere me stesso, ma senza cadere nel niente, perché sono di un Altro, un altro mi ama. Se voi dite questo egli capirà. Comincerà a vedere che c'è un legame tra buddhismo e cristianesimo. Chiara Lubich ha fatto questo. E credo che possa essere un modello di dialogo. E quello con il buddhismo è forse il dialogo più difficile. 

Se ci si domanda perché il dialogo interreligioso dell'Opera di Maria abbia avuto un'evoluzione tanto rapida e feconda dal 1977 ad oggi, troviamo anzitutto una risposta nelle intuizioni del Vaticano II. Il Decreto Ad Gentes presentando lo Spirito Santo come il protagonista della missione cristiana, spiega che egli chiama tutti gli uomini a Cristo attraverso i semi del Verbo e la predicazione del Vangelo (n.15). E' dunque lo Spirito Santo che si trova all'origine dei Semina Verbi a cui alludeva la Costituzione della Chiesa (n. 17). 

Sono questi i due elementi: semi del Verbo e Parola di Dio vissuta, che per la loro sinergia hanno aperto a tanti non cristiani la porta della Chiesa, attraverso il Movimento. Ma l'elemento decisivo e caratteristico è la centralità dell'amore nella nostra spiritualità, che trova un'eco spontanea e immediata nelle altre religioni e culture perché in tutte è presente la regola d'oro del fare agli altri ciò che vorresti fosse fatto a te. E, per la Costituzione Gaudium et Spes (n. 38) è frutto dello Spirito anche questa via dell'amore aperta a tutti gli uomini.

 La chiave del dialogo

C'è un aspetto della sua spiritualità che è la chiave per comprendere, alla radice, il senso e il frutto del dialogo interreligioso del Movimento: Gesù crocifisso e abbandonato.

Sui fedeli delle Religioni Orientali scrive Chiara quel tipico dolore di Gesù, che l'ha portato all'annientamento totale, suscita un fascino tutto particolare. (...) E quando qualcuno muore a se stesso per farsi uno con loro e lascia con ciò vivere Cristo in sé, o quando vengono a contatto col Risorto in mezzo a cristiani uniti, frutto anch'esso dell'amore alla Croce, sanno distinguere quella luce e quella pace, effetti dello Spirito, che irradiano dal loro volto; ne sono attratti e chiedono spiegazione.

Dunque, non è tanto il parlare della croce, quanto il morire a se stessi, per farsi uno con loro, che dà testimonianza e colpisce.

Scrive ancora Chiara nel suo diario del primo viaggio in Giappone:

L'unico tesoro portato con noi in questo viaggio è stato dunque Gesù abbandonato. E allora nulla mi deve sembrare imprevisto di ciò che succede. Voglio, col suo aiuto, esser pronta ad abbracciarlo.  

Questo partire con Gesù abbandonato, questo portarlo anche in effigie, è stata forse un'ispirazione. Ieri, mi è sembrato di capire quale possa essere la via per portar Gesù ai buddhisti: amare proprio Gesù abbandonato e svelare a loro qualcosa del suo mistero. È con l'amore per Lui che, come per un'alchimia divina, il dolore si tramuta in gioia. E loro hanno appunto le quattro nobili verità per estinguere il dolore.  

Noi dobbiamo farci uno con loro, annientarci, cosicché possano scoprire Dio in noi, e anche parlare perché fides ex auditu (Rm 10,17). 

Del resto, non c'è dialogo senza la parola, ed il dialogo è una forma moderna di evangelizzare.

 Gesù crocifisso e le grandi religioni. È un argomento di grande attualità che sembra aprire un varco profondo ed offrire sviluppi impensati al dialogo interreligioso, perché è strettamente collegato alla traditio spiritus, la consegna dello Spirito a tutti gli uomini, avvenuta sulla croce. Oggi tutte le religioni si trovano, ognuna con la sua storia, davanti alla croce di Cristo. È lui che misteriosamente attrae a sé uomini di ogni credo. 

In questa linea ci pare utile segnalare i colloqui avuti, in occasione di un viaggio in Giappone per approfondire i rapporti con i circoli filosofici buddhisti della Università di Kyoto, da un docente universitario degli USA, Donald W. Mitchell, focolarino sposato, impegnato nel dialogo col buddhismo a livello di esperti. 

Importante è stato soprattutto il colloquio con K. Nishitani, il più quotato filosofo buddhista vivente che conosceva già gli scritti di Chiara Lubich e il Movimento dei Focolari, di cui apprezza e condivide in pieno l'aspirazione all'unità e la via per raggiungerla. Nishitani pone la spogliazione di sé del cristianesimo accanto alla propria idea di kenosi, derivante dal buddhismo Mahayana. Per lui le espressioni della Lettera ai Filippesi (2, 6-8)13 personificano quasi la perfezione della vacuità buddhista, o sunyata, in cui l'annullare qualsiasi attaccamento, significa anche liberazione, anche redenzione. Nishitani sottolineava che bisogna passare attraverso lo svuotamento di sé, da una vita egocentrica ad una vita centrata sull'altro, per trovare l'unità fra noi.

Nishitani ha dato anche una sua definizione originale e profonda dello Spirito Santo, come l'impersonale persona divina, volendo con ciò esprimere, nella sua ottica, che egli non possiede alcuna di quelle caratteristiche dell'idea occidentale di persona che agli asiatici ripugna. Ed è affascinante, affrontando e scavando in questo mondo delle religioni orientali, scoprire sempre nuovi e diversi raggi di verità, come scintille sparse nell'universo dal pneuma-vento divino che soffia dove vuole. I colloqui di Kyoto e tutta la nostra esperienza ci confermano, nell'opinione espressa da un eminente studioso di religioni, che il buddhismo ha bisogno di essere compreso all'interno di una profonda esperienza religiosa, ha bisogno di uno sguardo mistico, perché venga riconosciuta la verità di cui si fa portatore.

In una sua recente conversazione sullo Spirito Santo e il Movimento dei focolari Chiara ha detto che il dolore si trasforma in amore, in gioia e pace quali frutti dello Spirito Santo, per la stretta relazione che esiste fra lui e Gesù crocifisso e abbandonato. Ebbene, c'è una domanda che ricorre spesso da parte dei nostri amici non cristiani e che mostra tutta la loro sorpresa e ammirazione di fronte alla gioia particolare dei membri del focolare: Come fate a sorridere sempre?. È evidente che la curiosità non è suscitata tanto da un atteggiamento esteriore che finirebbe presto per rivelarsi formale e stereotipato, quanto dalla sorgente profonda di uno stato d'animo che si intuisce dietro il sorriso. 

Dice il teologo ortodosso Staniloae:  

lo Spirito Santo è la gioia del Padre per il Figlio e del Figlio per il Padre.  

È la gioia di Dio che si riversa sulla creazione per assicurare (...) il superamento della separazione fra Dio e la creatura.  

La gioia di Dio, concentrata nello Spirito Santo, si riversa grazie a lui nelle nostre anime, in modo che noi siamo introdotti nella gioia stessa della Trinità. 

Dunque ciò che incanta i nostri amici è un riflesso della vita trinitaria. È una testimonianza visibile di quel tesoro nascosto della vita della grazia quando trova i canali per affiorare sul volto dei cristiani, nello spontaneo sorriso che nasce dal cuore, pieno dell'amore di Cristo.

Superamento del dialogo? 

Se, fino ad ora, abbiamo parlato del nostro dialogo e dei primi sviluppi, soprattutto nei rapporti col buddhismo, bisogna dire che, parallelamente, si è giunti a contatto con altre religioni. 

Ci spostiamo quindi ora in un altro campo che appare molto più ostico e duro, ma che, proprio per questo, è una sfida all'azione dello Spirito. Sono i contatti del Movimento con l'Islam, caratterizzati da un intenso scambio di esperienze spirituali in lunghi incontri di convivenza e di dialogo. L'esperienza fatta in quegli incontri a detta dei partecipanti è rimasta scolpita nei loro cuori, per la luce, la fede viva, il rapporto nuovo fra tutti. Ci si muoveva in quello che è stato definito il dialogo dell'esperienza religiosa. Ma c'era qualcosa di nuovo in quegli incontri che proprio un giovane amico musulmano ha individuato e cercato di definire. Egli sottolineava che, certamente, c'è stato scambio di esperienze per conoscerci meglio e superare tutti i pregiudizi. Ma diceva il nostro scopo non è il dialogo cristiano-musulmano... Sì, ci si conosce, ci si comprende meglio, e si partecipa a un dialogo costruttivo, ma lo scopo, il nostro scopo è l'unità: questo ci permette di conoscerci meglio, di comprendere meglio i nostri problemi; e questo non è dialogo. 

In realtà, il dialogo che si è instaurato col mondo islamico (ma la stessa cosa vale anche per le altre religioni e culture) comincia ed è qui la novità già dall'unità, che è, sì, un punto di arrivo, ma anche di partenza. 

È chiaro che non si tratta qui di quella piena unità nella fede e nella carità che è una nota della Chiesa cattolica, ma, poiché Dio raggiunge gli uomini attraverso vie che lui solo conosce (AG 7), e la grazia agisce su di loro per una nascosta presenza di Dio (AG 9), può darsi che il rapporto profondo e cordiale con cristiani animati dallo spirito di carità e di unità abbia fatto leva sui germi di verità nella coscienza dei nostri amici musulmani, aiutandoli a cogliere, in questa unità, una nascosta presenza di Dio. 

Per concludere ci domandiamo: esiste nell'Opera di Maria, come dice il nostro amico musulmano, un superamento del dialogo? Dobbiamo rispondere sì, se per dialogo si intende solamente uno scambio di idee, di opinioni, che rimane su di un piano puramente teorico e astratto. No se è inteso, come nella relazione finale del Sinodo dei vescovi del 1985: 

Il dialogo autentico tende a far sì che la persona umana apra e comunichi la sua interiorità al suo interlocutore, cosicché Dio può servirsi del dialogo (...) come via per comunicare la pienezza della grazia.

È proprio questo, forse, che è stato colto come novità nelle nostre esperienze di comunione cristiano-musulmana. Si potrebbe forse chiamarlo dialogo dell'unità, e cioè quel dialogo che si realizza dove c'è autentica, profonda comunicazione, perché tutto nasce da un amore che è pronto a dar la vita, ad affrontare e superare fallimenti e chiusure, dove si ricerca sinceramente ciò che ci unisce e dove è certamente all'opera lo Spirito Santo il quale solo fa sì che tutti siano uno e che l'unità sia moltitudine. 

È quel dialogo che Giovanni Paolo II ha descritto così bene a Madras, durante il suo viaggio apostolico in India: 

Il frutto del dialogo è l'unione fra gli uomini e l'unione degli uomini con Dio... Attraverso il dialogo facciamo in modo che Dio sia presente in mezzo a noi, perché mentre ci apriamo l'un l'altro nel dialogo, ci apriamo anche a Dio.  

Lo Spirito e la Parola
vissuta da fedeli di altre religioni
 

Dice Congar: Lo Spirito attualizza la Parola a partire dalla lettera. E ancora: Ad ogni generazione, in ogni singolo ambiente culturale e secondo la situazione concreta, egli rende parlante la Parola, assiste cioè la comunità cristiana perché ne afferri il senso. 

Ma la sua azione non si ferma ai confini visibili della comunità ecclesiale.È quanto possiamo affermare sulla base di una esperienza per molti versi originale e sorprendente. Esistono infatti gruppi del Movimento in cui cristiani e non cristiani cercano di vivere la Parola di Dio. Dopo aver ascoltato tante loro esperienze sulla Parola, ci sembra evidente che lo Spirito Santo illumini anche i nostri amici non cristiani, suggerendo anche a loro le applicazioni alle varie situazioni di vita, dando forza e costanza per andare spesso controcorrente, ecc. Non di rado, da qui alla conversione il passo è breve. 

Ma riportiamo alcuni esempi significativi, anche qui alla ricerca di quei raggi della verità che illumina tutti gli uomini (NA 2).

Ne abbiamo scelto una selezione fra i nostri di lingua cinese, anche perché, quando si ascoltano le esperienze fatte vivendo la Parola ci dicono i responsabili del Movimento in quella zona a volte non si riesce a distinguere fra chi è cristiano e chi è taoista e confuciano, perché la convinzione e la gioia sono uguali. Si è notato nei nostri incontri che è soprattutto attraverso le esperienze del Vangelo vissuto che si arriva a scoprire l'amore di Dio.

Ed ecco una tipica esperienza dell'ambiente cinese, raccontataci da una giovane di Hong Kong, non ancora battezzata:

Da quando ho conosciuto il Movimento, il bisogno di Dio si è fatto sempre più forte e soprattutto da quando ho cominciato a vivere le Parole del Vangelo insieme alle gen. Vivendo la Parola mi sono sentita libera e felice, come mai avevo sperimentato, e ho capito che la vera libertà me la poteva dare solo Dio... Non posso ancora ricevere il battesimo, però mi sento libera e felice.

La Parola vissuta porta dunque con sé anche una grande libertà interiore, dalla costrizione e dalla ossessione di una precettistica soffocante che domina tutto il comportamento. I giovani cinesi ci dicono che con questo modo di vivere il Vangelo, scoprono in esso i valori positivi del confucianesimo, ma senza la coercizione dell'ambiente e cioè da liberi figli di Dio.

A Taiwan, uno dei gen più impegnati è un buddhista convinto. Ogni anno va in un monastero buddhista per un ritiro di una settimana. La Parola di vita lo aiuta ad essere coerente con i principi etici della sua religione che sono tanto vicini a quelli cristiani. Non solo, ma vivendo così, è arrivato a conoscere Maria SS. e ad amarla come una madre.

Un'altra giovane di Taipei:  

Ho sempre cercato qualcosa che desse significato pieno alla mia vita, ma ho sempre rifiutato di avere una religione. Però da quando ho visto delle persone vivere il Vangelo è stato come se si accendesse una luce che poteva illuminare anche la mia vita. L'esperienza fatta vivendo anch'io la Parola mi ha fatto scoprire un mondo nuovo che non conoscevo. Dio non lo conosco ancora bene, però le parole del Vangelo stanno cambiando la mia vita. 

Viene in mente, a proposito di queste esperienze una bellissima ed originale definizione dello Spirito Santo che è di von Balthasar: Lo sconosciuto al di là del Verbo, e traduce bene l'unione tra due realtà (la Parola e lo Spirito) e quella certa qual tensione che accompagna questa unione. È una espressione che suggerisce l'aspetto di libertà e di operazione misteriosa che caratterizza lo Spirito Santo. Ma anche che egli agisce in avanti, in uno spazio o un tempo aperti dal Verbo. 

Ascoltando le esperienze di Parola vissuta dai nostri amici non cristiani, ci sembra siano frutto della guida e della istruzione di quel Maestro interiore che insegna la verità e aiuta a viverla. Ma, in questo incontro tra la Parola e le altre religioni, come avviene nel Movimento, ci pare di poter vedere qualcosa di più, quasi una apertura sul futuro, nel segno di uno Spirito che proietta tutti verso un avvenire di cui è caratteristica principale la novità proprio come è nuova, originale, e frutto di fantasia divina, questa evangelizzazione in cui lo Spirito precede, accompagna e proietta nel futuro la vita della Parola, gettando la sua luce sul Cristo che è e rimane la via, la verità e la vita per ogni uomo. Egli resta l'Alfa e l'Omega della più ampia cattolicità che lo Sconosciuto al di là del Verbo fa misteriosamente crescere e maturare.

Il dialogo delle opere  

Molti conoscono la Conferenza Mondiale delle Religioni per la Pace (CMRP), associazione multireligiosa internazionale che riunisce credenti di tutte le fedi religiose con lo scopo di lavorare per la pace e la giustizia fra gli uomini e fra i popoli. Una concomitanza di vari fattori ha portato il Movimento ad impegnarsi validamente in questa istituzione.*

In questi 10 anni di collaborazione, le grandi linee proposte da Chiara nei suoi messaggi ufficiali nelle Assemblee Generali di Nairobi (1984) e Melbourne (1989) e la presenza di Natalia Dallapiccola nel Consiglio Internazionale della Conferenza, hanno influito positivamente nel marcare la dimensione spirituale delle attività per la pace. L'ultimo messaggio di Chiara a Melbourne ha suscitato unanimità di consensi ed ha ispirato la dichiarazione finale. Scrive uno dei partecipanti, il teologo italiano Giovanni Cereti, commentando le conclusioni dell'assemblea, che i grandi problemi dell'umanità si cominciano a risolvere partendo da piccoli gruppi dove credenti di diverse religioni si possano ritrovare a lavorare, a riflettere o a pregare insieme, nella fraternità e nella gioia. In quello spirito di amore, alla cui centralità ci ha richiamato uno dei messaggi più belli ascoltati dall'assemblea, quello di Chiara Lubich.  

La CMRP sembra rivelarsi sempre più come quel forum, quello spazio, in cui si può realizzare il dialogo delle opere al più alto livello, per la convergenza di quelle cose preziose, religiose ed umane (GS 92) che lo Spirito ha deposto in ogni religione e cultura e che trovano nell'atmosfera dell'amore cristiano il terreno adatto per produrre frutti di pace e di unità fra tutti gli uomini.  

 

Il Messia è fra noi  

Un'ultima parola sul popolo eletto, sugli ebrei, i nostri fratelli maggiori ai quali dobbiamo la rivelazione dell'Antico Testamento, e i quali, secondo la Parola di San Paolo, rimangono carissimi a Dio, i cui doni e la cui chiamata sono senza pentimento (Rm 11, 28-29). Non possiamo negare che un affetto particolare ci lega a questi nostri fratelli che tanto hanno sofferto nel corso della loro storia a causa di odi religiosi e pregiudizi antisemiti che purtroppo albergano ancora oggi nelle coscienze cristiane.

Se dobbiamo riconoscere l'opera discreta, silenziosa e potente dello Spirito nei fedeli di altre religioni, che dire di coloro che hanno ricevuto le primizie dello Spirito attraverso i Patriarchi e i Profeti e che hanno mantenuta viva la fede dei loro padri? 

Ci sembra di poter dire, dalla nostra esperienza, che gli amici ebrei hanno accolto il messaggio del Movimento con una immediatezza e sintonia di sentimenti un po' speciali. 

Spesso ci siamo sentiti dire da rabbini (siamo in contatto con circa una quarantina di loro) che riconoscono nella spiritualità del focolare la via maestra, la via dell'amore, e che non  possono non condividere la massima parte di ciò che propone loro il Movimento. 

L'episodio che è stato forse il più significativo nel rapporto con gli ebrei, perché dà testimonianza dello Spirito e riassume il senso non soltanto del dialogo con loro, ma di ogni altro dialogo dell'Opera, è stato l'incontro con un rabbino capo di una grande città del Nord Europa. 

Alla fine di un approfondito scambio di esperienze con il focolare ha esclamato: Voi cristiani credete che il Messia è già venuto nella persona di Gesù Cristo. Noi giudei invece pensiamo che deve ancora venire. Tuttavia oggi, in questo momento nel quale parliamo insieme e ci accettiamo in questo modo, io direi che il Messia è venuto e che è qui fra noi!. Sì, il rabbino aveva colto nel segno. Il segreto del dialogo interreligioso dell'Opera di Maria è tutto qui: nel ricercare quel tipo di rapporto basato sull'amore, che può condurre all'unità, a quell'unità che è generata e garantita dallo spirito di Cristo.  

Essere uniti nel suo nome, pur con persone che non lo conoscono e forse anche non lo accettano, è sempre possibile, se l'amore ci fa scorgere i piccoli germi della sua presenza nelle anime, nelle quali può abitare quella grazia che Dio non nega a nessuno.  

Fra persone in grazia che si accettano e si dispongono ad amarsi reciprocamente senza limiti, chiusure o pregiudizi, si può sperimentare la presenza di Gesù, e l'azione dello Spirito. 

Dalla nostra esperienza ci sembra di poter dire che lo Spirito Santo non dispone soltanto gli animi al rispetto e all'ascolto reciproco, né la sua azione si limita solo a mettere in luce i semi del Verbo. Egli va più in là e cioè, col suo calore, fa germogliare e sviluppare questi semi in una fioritura meravigliosa e inimmaginabile. Egli fa crescere in noi cristiani e non cristiani la realtà del Cristo, dalla conversione alla piena maturità, dalla fede implicita alla fede esplicita nel Figlio di Dio. 

Chiara, nella sua conversazione sullo Spirito Santo, ha citato quella fede adamantina e totale che in innumerevoli occasioni si è espressa nella preghiera al Padre per ottenere lo Spirito Santo e che non è mai rimasta inesaudita.  

È su questa certezza di fede che ci muoviamo anche nel dialogo interreligioso, sicuri che lo Spirito Santo indicherà a chi rimane nell'amore la strada da seguire, aprendo sempre nuovi e affascinanti orizzonti. 

Enzo Maria Fondi

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