La Plenaria del Pontificio Consiglio per l'Unità dei Cristiani
Intervista di Radiovaticana al Card. Walter Kasper


La «plenaria» del Pontificio Consiglio per la promozione dell'unità dei cristiani, che ha avuto luogo dal 5 novembre 2003 a Roma, si riunisce ogni due anni per fare il punto delle iniziative ecumeniche a cui aderisce la Chiesa cattolica. Il tema al centro della riflessione quest'anno è «La spiritualità ecumenica nelle sue diverse implicazioni: teologiche, dottrinali ed esperienziali».

La Chiesa cattolica fa il punto sull’ecumenismo: si apre a Roma con la lettura di un messaggio del Papa l’assemblea plenaria del Pontificio Consiglio dell’Unità dei Cristiani. Il tema principale dei lavori è dedicato alla “spiritualità ecumenica”. Tiene la prolusione il cardinale Walter Kasper, presidente del Dicastero creato nel 1960 da Papa Giovanni XXIII. 

Giovanni Peduto ha intervistato il cardinale Kasper.

R. - L’unità è un dono, un regalo dello Spirito Santo e noi dobbiamo radunarci come Maria e gli apostoli si sono radunati nel Cenacolo ed hanno pregato per la venuta dello Spirito Santo. Anche noi dobbiamo pregare per una nuova autentica “Pentecoste”. Sia il Papa che il Concilio hanno detto che l’ecumenismo spirituale è il cuore, il fulcro, dell’ecumenismo: la preghiera e la conversione. 

D. – Eminenza, durante i lavori si farà il punto sull’ecumenismo. Lei come vede oggi la situazione? 

R. – Abbiamo fatto grandi progressi sin dal Concilio Vaticano II, soprattutto durante questo Pontificato, che è veramente un Pontificato ecumenico. I cristiani separati si sentono oggi come fratelli e sorelle, non più come nemici. È un grande progresso. Ma dall’altra parte dobbiamo affrontare oggi nuovi problemi, perché in tutte queste famiglie confessionali – luterani, anglicani ed anche ortodossi – ci sono frammentazioni interne. Alcuni non vogliono avere niente a che fare con la Chiesa cattolica ed altri invece bussano alla nostra porta. Questa frammentazione interna è un grande problema e noi vogliamo discuterlo. Esiste anche un ecumenismo superficiale, selvaggio, che è controproducente e ha creato delle paure. Noi dobbiamo confermare i fondamenti dell’ecumenismo, la fede in Gesù Cristo e nella Trinità. Senza questa fede l’ecumenismo cade nel vuoto. Per me è importante proprio in questa situazione intermedia creare amicizie, perché ho l’impressione che i cristiani separati non si conoscano abbastanza. Non sono solo dottrine astratte a dividerci, è una maniera di vivere la fede. Dobbiamo conoscerci meglio l’un l’altro.

D. – Lei è già ormai da alcuni anni alla guida del Dicastero per l’unità dei cristiani. I suoi sentimenti nello svolgere questo lavoro, nel portare avanti la causa ecumenica?

R. – Provo non soltanto le difficoltà, provo anche una grande gioia, perché si fa l’esperienza del fatto che lo Spirito Santo opera anche fuori della Chiesa cattolica. Si incontrano molti cristiani seri che pregano, che hanno il desiderio dell’unità, e si vede che sono uomini spirituali. È una grande gioia vedere l’opera dello Spirito Santo fuori, e questo dà speranza.  

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