A Chianciano l'Ecumenismo con i colori della speranza
Donatella Saroglia, su Avvenire del 25 e 29 luglio 2004  

SUI PASSI DELL'UNITÀ.  Al via ieri in Toscana la 41a Sessione di formazione del S.A.E. (Segretariato Attività Ecumeniche) - Tra le iniziative anche un corso di introduzione all'ortodossia. La settimana di studi prevedi riflessioni di carattere biblico, spirituale, teologico. Presenti, tra gli altri, il vescovo Bregantini, il rabbino Laras, l'ortodosso Valdman.

Da 24 al 30 luglio 2004 a Chianciano Terme (Si), si tiene la 41ª Sessione di formazione ecumenica del Segretariato attività ecumeniche (Sae), associazione interconfessionale di laici per l'ecumenismo e il dialogo. 

Il tema, «La speranza che non delude», sarà trattato da studiosi di diversa provenienza confessionale e geografica: cattolici, protestanti, ortodossi, ebrei e musulmani. «Nel panorama confuso di questi giorni in cui si scoprono tanti "falsi" predicatori - sottolinea Elena Milazzo Covini, presidente uscente del Sae - la situazione internazionale, le tante povertà emergenti, spingono a cercare nella profondità della fede risposte che diano speranza». 

Una sessione di formazione ecumenica del Sae, ancora oggi, dopo quarant'anni di intensa attività, costituisce un'occasione unica e originale nel suo genere: «Non si tratta infatti solo di un convegno di studio - ribadisce la Covini - ma del momento forte della vita di un'associazione che per tutto l'anno, attraverso una rete di gruppi locali, crea occasioni di incontro, preghiera, studio, tra persone di confessioni e di fedi diverse, in un clima di amicizia e di reciproco ascolto». 

Più di 350 quest'anno i corsisti, che invaderanno le strade di Chianciano, con l'entusiasmo di chi incontra amici che non vede da un anno o di chi si trova immerso, per la prima volta, in una realtà tanto singolare. Guidati da esperti, tutti i partecipanti potranno dare il loro contributo personale nei lavori degli undici gruppi di studio, che si alternano alle riunioni assembleari e spaziano da tematiche di carattere biblico, spirituale e teologico ad argomenti sociologici e storici. 

Il primo gruppo, in particolare, quest'anno seguirà un breve Corso di introduzione all'Ortodossia, guidato da padre Traian Valdman, arciprete ortodosso romeno e da don Andrea Pacini, direttore del Centro studi religiosi comparati di Torino. 

Dopo la presentazione della sessione da parte di Elena Covini, il teologo valdese Paolo Ricca introdurrà ai lavori con una relazione su Le ragioni della speranza. Nel pomeriggio, il rabbino Giuseppe Laras e il biblista cattolico Piero Stefani affronteranno il tema Alle radici della speranza. Alla fine della giornata, la Messa cattolica sarà presieduta dal vescovo di Locri-Gerace. Giancarlo Bregantini.

29 luglio

Scorrono veloci i giorni del Sae a Chianciano. La 41ª sessione di formazione ecumenica, dedicata al tema «La speranza che non delude», vede impegnati fino a domani 350 corsisti, provenienti da ogni parte d'Italia e di diversa confessione religiosa. Affrontano un argomento difficile, per un tempo come il nostro in cui spesso si confonde la speranza con le illusioni e ci si abbandona con difficoltà a Dio Padre Onnipotente.

L'introduzione al tema, secondo lo spirito del Sae - un'associazione interconfessionale di laici per l'ecumenismo, a partire dal dialogo ebraico-cristiano - è stata affidata a voci diverse. Il teologo valdese Paolo Ricca ha ricordato il motivo per cui, nonostante tutto, come cristiani siamo tenuti a sperare: «Perché Gesù è risuscitato dai morti. Dove c'era la morte è comparsa la vita». 

Il rabbino Giuseppe Laras, partendo dalle parole del profeta Abacuc, ha invece sottolineato la capacità di "aspettare" e di reagire alla rassegnazione con le opere e la preghiera. Discorso applicabile anche al dialogo tra ebrei, cristiani e musulmani, per poter dare una testimonianza di fede comune. Infine, il biblista cattolico Piero Stefani ha ricordato il passo di San Paolo ai Romani (cap. 5) laddove si parla della tribolazione che produce pazienza: questa genera virtù, da cui nasce la speranza. Accanto ai momenti assembleari, fin dal secondo giorno, hanno preso il via anche i lavori nei gruppi di studio.

Ben undici quest'anno, diversi nella composizione e nei contenuti, ma tutti armoniosamente rivolti a declinare il verbo "sperare", che non possiede passato, ma solo presente e futuro. Un gruppo è tradizionalmente dedicato alla conoscenza di una fede religiosa: quest'anno si è parlato di Ortodossia. Non mancano i gruppi sul dialogo con Ebraismo e Islam: «L'anno prossimo a Gerusalemme» e «Speranza e attesa nelle religioni abramitiche». Come sempre, poi, ci si concentra su tematiche di carattere storico sociologico («Futuro tra realismo e utopia»; «Un futuro rubato?»; «Responsabilità e speranza»), rivolgendo anche uno sguardo attento all'esperienza concreta ravvisabile nelle cosiddette "Pratiche di riconciliazione". 

Non potevano quindi mancare i gruppi d'interesse filosofico-letterario, come «Sperare e/o disperare», «Pensare la speranza» e «Comunicare la speranza». Un gruppo, quasi a coronamento di tutti gli altri, è dedicato infine a «Speranza, spiritualità, preghiera» . Il Sae è una associazione rigorosamente interconfessionale, ad ogni livello. I gruppi di studio della sessione riflettono al massimo questa peculiarità, in quanto ciascuno di essi ha un responsabile, coadiuvato da un team di esperti sempre scelti tra persone di diversa esperienza religiosa o confessionale. Un modo per rendere possibile quell'esercizio del dialogo che, solo nella diversità, consente una vera educazione all'ecumenismo.

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[Fonte: Avvenire del 25-29 luglio 2004]

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