Integrazione dei musulmani in Europa o 
islamizzazione dell’Europa?

Se lo chiede “La Civiltà Cattolica. «L'integrazione degli ebrei in Europa dovrebbe servire di esempio»

In Europa i musulmani si sentono incompresi, ma la novità è che gli europei sono molto preoccupati, constata la rivista italiana “La Civiltà Cattolica” nel suo ultimo numero.

Per questo motivo, padre Edmond Farahian S.I., in un articolo da lui scritto, ritiene che sia importante tener conto che “l’islam è ora la seconda religione del continente” ed è dunque necessario “riflettere per creare una situazione in cui europei e immigrati musulmani possano convivere”.

La rivista, le cui bozze sono revisionate dalla Segreteria di Stato prima della pubblicazione, afferma che in Europa, compresa la Russia, i musulmani sono oggi 20 milioni.

“Non è solo un fatto di visibilità crescente: ci sono gli europei convertiti all’islam; ci sono gli immigrati di religione musulmana e c’è l’elevatissima natalità di queste popolazioni rispetto al resto degli europei”, sottolinea l’autore dell’articolo dal titolo “Il dialogo tra Cristiani e Musulmani”.

Di seguito il padre gesuita ricorda che “sino a oggi ogni Stato – in Europa – ha gestito la presenza musulmana secondo le proprie tradizioni e le proprie leggi, con più o meno successo”.

I problemi dell’integrazione sono soprattutto “il caso del velo” e la cosiddetta violenza della militanza musulmana fondamentalista.

L’autore avverte del pericolo rappresentato dai ghetti in cui ci sono musulmani da una parte ed europei dall’altra e ritiene che “la legislazione europea deve evitare che il comunitarismo e il confessionalismo prendano piede, perché questi mali racchiudono in sé il germe di futuri scontri”.

Farahian sostiene che “la mancanza di vera comunicazione e la formazione di piccoli mondi ermetici, con contatti ridotti al minimo, sarebbe molto dannosa”.

L’autore chiede ai musulmani di fare lo sforzo di “non assolutizzare la propria cultura di origine” e di “discernere quanto se ne debbano distaccare per assumere la cultura europea e farla propria”. In questo senso, considera che “l’integrazione degli ebrei in Europa dovrebbe servire d’esempio”.

Farahian chiede quindi “una necessaria migliore conoscenza reciproca” e di “promuovere gli aspetti positivi”. Per questo suggerisce la formazione di personale specializzato, soprattutto mediatori culturali, così come degli imam (guide della preghiera) e degli ulema (saggi, conoscitori della legge di Dio) in Europa.

L’obiettivo di queste pratiche è creare “una nuova identità europea” che non si affermi come superiore rispetto agli altri. “Il dialogo islamico-cristiano situato in questo ambito – ribadisce – potrà contribuire a favorirne la riuscita”.
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[Fonte: Zenit.org 21 giugno 2005]

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