«Come sono smemorati gli islamici chic»
Angelo Pezzana, su Libero del 30 aprile 2005

La signora Tronchetti Provera e il suo Islam privato. Rriportiamo l'articolo di Angelo Pezzana sulle dichiarazioni di Afef Tronchetti Provera.


Gentile Signora Tronchetti Provera, mi perdoni se non la chiamo anch'io Afef, ma, non conoscendola, mi sembra troppo famigliare. Ho appreso dal Corriere che lei è andata in una sede milanese della Lega ed ha assistito alla proizione del film Submission, quello che nel novembre dello scorso anno è costato la vita al suo regista, l'olandese Theo Van Gogh. 

È andata a vedere un film che il Corriere di ieri definiva " simbolo di pregiudizi e preconcetti.Proiettarlo significa esporsi al rischio di finire nel mirino di fanatici islamici", una definizione corretta nella seconda parte, molto meno nella prima. È andata a vederlo in una sede politica che ha avuto il coraggio di esporsi a rischi, come l'avrebbe definita il giornale di via Solferino. 

Per sua e nostra fortuna non mi risulta le siano pervenute, per i suoi giudizi negativi sul film, minacce di quasiasi genere dai fanatici leghisti che l'hanno ospitata. Lei ha trovato il film "brutto e inutile", perché,ha dichiarato, "può essere usato come una clava contro tutto l'Islam". Peccato che nel dare quel giudizio non abbia toccato l'argomento stesso del film, la condizione della donna nei paesi musulmani, limitandosi a dire che la violenza sulle donne esiste anche a Milano. Affermazione che condividiamo, ma che non oseremmo accostare alla vita che le sue consorelle sono obbligate a vivere nei paesi dove la Shaaria detta le regole. 

Dubitiamo che lei di queste cose ne sappia molto. È figlia di un diplomatico tunisino e, se è nata bene, si è maritata anche meglio. Nei salotti che lei frequenta certi argomenti vengono accuratamente evitati, non sarebbe islam-chic, una nuova categoria della quale lei è sicuramente l'esponente più in vista nel nostro paese. Le saranno anche sfuggiti gli innumerevoli articoli di Magdi Allam sullo stesso Corriere che l'ha intervistata, nei quali, tra il resto, viene descritta la condizione della donna musulmana in termini che possono tranquillamente essere paragonati al film del regista olandese. Per chiudere la questione ha poi affermato che l'assassino del regista, un marocchino già nato in Olanda, è solo un "malato di mente", ignorando quanto l'omicida ha poi dichiarato alla polizia, e cioè di "aver voluto punire il regista perchè aveva offeso le donne musulmane". Ha capito bene signora Tronchetti Provera, non è orribile la condizione della donna musulmana, è una colpa l'averla descritta.

Una colpa che merita la morte. Le ricordiamo, se l'avesse dimenticato, che Theo Van Gogh è stato massacrato a colpi di coltello in una strada di Amsterdam, preso a colpi di pistola,sgozzato e alla fine gli è stato piantato un coltellaccio nel petto con attaccato un foglio nel quale il "malato di mente" accusava il regista di aver voluto offendere l'Islam. Ma sono due assenze ciò che maggiormente ci ha colpito nelle sue parole. La prima è la totale mancanza di uno straccio di ricordo per Theo Van Gogh, vittima, anche lei lo riconoscerà, del fanatismo islamico. Niente, neanche un "poveretto". 

Altra assenza che le rimproveriamo, la seconda vittima del fanatismo islamico, per fortuna non ancora sacrificata, la sceneggiatriche del film, la musulmana Ayaan Hirsi Ali, deputata al parlamento olandese, amica di Van Gogh, e oggi costretta a vivere nascosta per non essere "punita" con la morte per avere avuto il coraggio di raccontare quelle cose che nel mondo dorato nel quale lei ha la fortuna di vivere non vengono neppure nominate. "Forse la morale sessuale che ci viene inculcata fin da bambini può spiegare la condizione di arretratezza mentale e materiale in cui noi musulmani ci troviamo", ha scritto in un libro che è appena uscito anche in italiano. Si intitola "Non sottomessa". 

Se fra i tanti suoi impegni troverà del tempo, lo legga. Sono i pensieri di una musulmana alla quale questo Islam non va bene, una donna coraggiosa in un mondo in ipocriti e indifferenti, una donna che racconta un Islam oppressivo e nemico. Ma che appartiene anche a lei, lo voglia o no.
 

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