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Il tempo è maturo.
Erich Leitenberger
Austria

Tutti parlano dell'Islam - i più senza saperne troppo. C'è aria di contrapposizione preconcetta come ai tempi della "guerra fredda". Qualcuno si ricorda dell'incubo "sovietico" negli anni quaranta/ottanta del ventesimo secolo. Però c'è anche qualche tentativo di oggettivizzare l'argomento. Pochi giorni fa si è svolto a Vienna su iniziativa del governo austriaco un convegno ad alto livello "L'Islam in un mondo pluralista" (cfr. Sir 81/2005). Hanno parlato tra gli altri i presidenti dell'Irak (Talabani) e dell'Afghanistan (Karzai). Nei loro contributi c'era poco di nuovo. Più interessanti erano i contributi dell'arcivescovo di Vienna, il cardinale Christoph Schönborn, e del capo spirituale della chiesa ortodossa e patriarca di Costantinopoli, Bartolomeo I. L'arcivescovo di Vienna ha sottolineato la natura "missionaria" delle due religioni - del Cristianesimo e dell'Islam. È possibile per due religioni "missionarie" - che per forza devono adoperarsi per convincere tutti - vivere in pace tra di loro? Per una risposta affermativa il cardinale pone delle condizioni: è urgente un dialogo tra cristiani e musulmani sul vero concetto di missione e sulla compatibilità di impegno missionario e rispetto della libertà di coscienza e del pluralismo; è necessario sviluppare vincoli di amicizia tra cristiani e musulmani per assicurare il rispetto reciproco e la volontà di cooperazione per il bene comune su scala mondiale. L'arcivescovo di Vienna non esita a porre anche una questione molto delicata: deve essere possibile anche per un musulmano in un Paese a maggioranza islamica di convertirsi al Cristianesimo.

Con uguale chiarezza il patriarca ecumenico Bartolomeo I alla conferenza di Vienna ha chiesto pari diritti per i cristiani nei Paesi a maggioranza islamica. Il patriarca di Costantinopoli ha sottolineato il fatto che la situazione dei cristiani in molti Paesi "islamici" è tutt'altro che confortevole. Secondo il patriarca urge un miglioramento profondo della situazione dei cristiani affinché loro "godano degli stessi diritti e delle stesse libertà accordate ai musulmani nei Paesi di tradizione cristiana".

Bartolomeo I ha respinto la nota tesi sullo scontro inevitabile delle civiltà mettendo in evidenza il fatto che i conflitti tra musulmani e cristiani non hanno radici religiose bensì politiche. Bellissima la frase conclusiva del patriarca: "Il tempo è maturo per agire rispettando la volontà di Dio".

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[Fonte: Agenzia SIR-Europa 24 novembre 2005]
   
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