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Rapporto Aiuto alla Chiesa che Soffre -  Libertà religiosa a rischio soprattutto in Asia

Colpiti dalla minaccia del terrorismo, in Iraq e in Palestina decine di migliaia di cristiani hanno scelto la via dell'esilio, mentre in Arabia Saudita e Iran si consumano gravi violazioni della libertà religiosa, e in India i missionari cristiani sono oggetto di sistematica violenza. Queste alcune delle segnalazioni dell'opera di diritto pontificio Acs (Aiuto alla Chiesa che soffre) che, nel suo Rapporto 2006 presentato oggi a Roma, offre una panoramica della libertà religiosa nei cinque continenti. Maglia nera all'Asia dove si contano gravi violazioni a questo diritto anche nel Myanmar, nel Laos, in Vietnam e Corea del Nord. In Cina funzionano a pieno ritmo i campi di concentramento e di tortura per i Falun Gong e i buddisti tibetani, e proseguono gli arresti di cattolici e protestanti. In Indonesia la libertà religiosa è minacciata dal terrorismo integralista islamico.

Quanto all'Africa, il conflitto in corso in Uganda ha provocato la morte di un operatore Caritas e ha creato un clima di persecuzione contro la Chiesa cattolica, mentre in Algeria è stata approvata une legge che proibisce le conversioni all'islam, che intanto avanza inesorabilmente in Kenya e Nigeria. Nel continente americano, nonostante gli sforzi di pacificazione, proseguono in Colombia le violenze delle Farc contro esponenti religiosi; in Venezuela si acuisce le tensione tra Stato e Chiesa cattolica. Difficoltà anche per le comunità cristiane di Cuba e dell'Ecuador.

Rapporto Acs: libertà religiosa garanzia di sviluppo economico e democrazia

Garantire la libertà religiosa è la condizione per far maturare democrazia e sviluppo economico. Questo il messaggio principale emerso oggi durante la presentazione dell’ottavo Rapporto sulla libertà religiosa nel mondo, realizzato dalla sezione italiana dell’Opera pontificia “Aiuto alla Chiesa che soffre” (Acs) e quest’anno, per la prima volta, tradotto anche in portoghese  e in inglese.

Alla conferenza stampa presso la sede della Stampa Estera a Roma sono intervenuti Hans Peter Rothlin, Presidente di Acs internazionale, Orazio Petrosillo, Presidente di Acs Italia, Magdi Allam, vicedirettore del quotidiano italiano “Corriere della Sera” e  p. Bernardo Cervellera, direttore di AsiaNews, che come agenzia di stampa ha partecipato alla stesura dello stesso Rapporto

Secondo tutti i partecipanti, il Rapporto è ormai diventato un “fondamentale punto di riferimento” per avere una fotografia dettagliata delle violazioni della libertà religiosa a livello mondiale.

Da qui, secondo Magdi Allam, giornalista di origini egiziane e musulmano, si può evincere lo stato della più vasta e invocata libertà politica e d’espressione. “La ragione – ha spiegato – è che la libertà religiosa incarna i valori trascendentali, che sono il fondamento delle fedi e della nostra umanità: la sacralità della vita e la dignità della persona. Ma anche della democrazia. Se violati, sia da regimi teocratici, che comunisti o da governi formalmente democratici, allora viene meno anche la più generale libertà politica”. Per questo Allam vede nel Rapporto Acs, un indicativo “riflesso dell’assenza di più vaste libertà”. E infatti anche per il 2005 il documento evidenzia una situazione critica, in modo particolare nel continente asiatico, dove la persecuzione religiosa colpisce soprattutto i cristiani, ma non risparmia neppure i musulmani come in Iraq o in Pakistan.

“L’aggravarsi del problema ‘libertà religiosa’ – sostiene Attilio Tamburrini, Direttore di Acs-Italia - è evidenziato dalla frequenza degli interventi su questo tema che sia il Santo Padre che la Santa Sede hanno effettuato negli ultimi mesi”.

Nel suo intervento incentrato sulla Cina p. Cervellera ha spiegato che “la libertà religiosa è la cartina al tornasole dello sviluppo di un Paese”. “In Cina sta avvenendo una grande trasformazione di tipo non solo sociale ma anche religioso - ha continuato - chi pensa di salvare i rapporti economici con la Cina e con altri paesi, come l’Arabia Saudita, mettendo tra parentesi la necessità del rispetto della libertà religiosa  andrà incontro ad un grande disastro”. “Ritenuta una minaccia per la stabilità del Paese – sottolinea il missionario – il rispetto della libertà di religione, invece, è condizione necessaria a garantire un reale sviluppo della democrazia e dell’economia in Cina, dove il disprezzo della vita umana genera pericolose tensioni sociali, destinate ad esplodere”.

Tra gli strumenti per esercitare pressione sui governi, affinché si muovano verso un’effettiva libertà religiosa p. Cervellera, in sintonia con Magdi Allam, indica i mezzi di comunicazione di massa. A loro i due giornalisti lanciano un appello: “Dire la verità, denunciare con coraggio e onestà gli episodi di persecuzione e violenza”, mantenendo alta l’attenzione sulla problematica, senza nascondersi dietro il politically correct.

Un esempio è quello delle notizie circolanti sul vescovo cinese non ufficiale di Zhengding, mons. Giulio Jia Zhiguo. Alcuni organi di informazione la scorsa settimana lo avevano dichiarato libero dalla prigionia. In realtà il presule, molto malato, è stato solamente accompagnato dalla pubblica sicurezza in un ospedale, dove viene piantonato notte e giorno da 6 poliziotti. Magdi Allam ha ricordato alcuni esempi della situazione irakena, dove si uccidono civili locali innocenti, ma non si qualifica come “terroristi” coloro che compiono tali atti, preferendo definirli “insorti”.

Il Rapporto sulla libertà religiosa nel mondo non è l’unica iniziativa promossa da Acs. Dei numerosi interventi portati a termine in tutto il mondo Orazio Petrosillo ne ha ricordati alcuni dei più significativi come la pubblicazione e diffusione di 40 milioni di copie della Bibbia dei bambini, tradotta in 135 lingue diverse e per alcuni idiomi la sola versione disponibile del testo stesso.

“Nel 2005 – spiega Hans Peter Rothlin – abbiamo ricevuto 8.629 richieste di aiuto, ma purtroppo abbiamo potuto soddisfarne solo 5.825. Il flusso di richieste non si interrompe; in queste persone ci viene incontro il Signore”.
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[Fonti: SIR / AsiaNews 27 giugno 2006]


La libertà religiosa ha ancora tanti nemici
Magdi Allam, sul Corriere della Sera 26 giugno 2006

Abitualmente tendiamo a percepire la libertà religiosa come corollario della libertà generale, immaginandola come un aspetto particolare e imprescindibile da un più ampio contesto che ne garantisce la manifestazione. Vagliando attentamente il «Rapporto 2006 sulla libertà religiosa nel mondo», edito dall'associazione «Aiuto alla Chiesa che soffre», si arriva alla conclusione che è esattamente il contrario: è la libertà religiosa il fondamento vero della libertà generale. La ragione, semplice e forte, è che la libertà religiosa incarna i valori trascendentali che sono il fondamento delle fedi e della nostra umanità: la sacralità della vita e la dignità della persona. Se essi vengono violati, sia da parte di regimi formalmente laici e democratici, come la Russia e la Turchia, sia da parte di regimi atei e comunisti, come la Cina e la Corea del Nord, sia infine da parte di regimi teocratici e islamici, come l'Iran e l'Arabia Saudita, allora viene meno anche la più generale libertà politica. I dati raccolti nel Rapporto, che sarà presentato domani a Roma, hanno il pregio di documentare la violazione della libertà religiosa tout court, pur trattandosi di un'iniziativa di un ente cattolico.

Non sorprende quindi la pesante denuncia della crescita dell'antisemitismo in Russia, evidenziato dall'attentato alla sinagoga di Mosca l'11 gennaio 2006, con l'accoltellamento di nove ebrei, o la contemporanea richiesta alla Procura generale avanzata prima da 20 deputati della Duma e 500 intellettuali, poi da 5 mila «fedeli ortodossi», di dichiarare fuorilegge «tutte le organizzazioni ebraiche del Paese». Sorprende invece la segnalazione che sin d'ora Mosca è la città europea con il maggior numero di musulmani, che nel 2015 la maggioranza dei suoi giovani saranno musulmani, che all'interno del Cremlino è stata completata lo scorso luglio la più grande moschea d'Europa. Colpisce il quadro nero della violazione della libertà religiosa in Turchia, a dispetto delle riforme varate dal parlamento lo scorso giugno. In Italia siamo stati sconvolti dall'assassinio di don Andrea Santoro il 5 febbraio 2006 nella chiesa di Santa Maria a Trebisonda. Ma forse non sappiamo che ad esso è seguito, sulla stampa turca, un'opera di denigrazione nei confronti del sacerdote italiano accusato di aver svolto proselitismo. Di fatto l'articolo 24 della Costituzione non garantisce né alle comunità religiose di organizzarsi come credono, di possedere beni e di ottenere il riconoscimento legale, né al singolo di cambiare fede o di riunirsi con altri fedeli in una comunità. Al punto che il 27 marzo scorso il ministro per gli Affari religiosi, Mehmet Aydin, è arrivato a sostenere in parlamento che «i missionari minacciano l'unità della nazione».

Non stupisce il ripetersi di aggressioni fisiche contro i sacerdoti cristiani: l'8 gennaio scorso è successo al pastore protestante Kamil Kiroglu a Adana; il 9 febbraio scorso al cattolico Martin Kmetec a Smirne. Così come non si contano le aggressioni e gli omicidi contro i musulmani convertiti al cristianesimo. L'Afghanistan rappresenta probabilmente il caso emblematico di come l'Occidente sia incorso in un tragico errore immaginando che l'adozione delle regole della democrazia formale si sarebbe tradotta in una democrazia sostanziale. Il paradosso è che gli eserciti occidentali stanno dando man forte a un regime che considera l'islam religione di Stato e la sharia come legge dello Stato, che non rispetta la libertà religiosa e condanna a morte per apostasia chi rinnega l'islam. Noi in Italia conosciamo e abbiamo concesso asilo politico al medico afghano Abdul Rahman, per salvarlo dalla pena capitale comminatagli perché «apostata». Complessivamente il «Rapporto sulla libertà religiosa» fotografa un mondo che nella fase di transizione dal totalitarismo alla democrazia stenta a far propri quei valori che sostanziano la democrazia e non la riducono a mero feticcio da invocare e di fatto oltraggiare. Finendo per agevolare la scalata al potere di quelle forze che strumentalizzano la democrazia formale per imporre l'autoritarismo sostanziale. Un quadro generale di grave precarietà che dovrebbe far riflettere l'Occidente che, dopo aver predicato bene e praticato male la diffusione della democrazia nel mondo, oggi appare sempre più tentato dal tirare i remi in barca, voltare le spalle a chi sta peggio e immaginare il proprio futuro come un'isola felice in un oceano in tormenta. Ma è una pia illusione. Non abbiamo alternativa che assumerci fino in fondo la responsabilità di salvaguardare il fondamento della comune civiltà umana: la sacralità della vita e la dignità della persona che sono alla base dell'autentica libertà religiosa. Un «Rapporto» svela la mappa delle violazioni in tutto il mondo

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