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Dialogo, sollecitudine della Chiesa e rapporto tra Stati e libertà religiosa: 

sono parole chiave del Documento Finale pubblicato oggi dal Pontificio Consiglio della Pastorale per i Migranti e gli Itineranti, a seguito della XVII Plenaria che si è svolta dal 15 al 17 maggio scorso. 

Stralcio significativo dalla sintesi degli interventi

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Nella giornata conclusiva della Plenaria, l’Arcivescovo Giovanni Lajolo, Segretario per i Rapporti con gli Stati della Segreteria di Stato, ha affermato che, al di là di timori e titubanze, una gestione accorta e trasparente delle migrazioni potrebbe recare benefici sia ai Paesi di origine che a quelli di destinazione. Egli ha affrontato così un tema dibattuto in varie nazioni europee, timorose di aprire il proprio territorio e, tuttavia, in cronica necessità di manodopera giovane, flessibile e a buon mercato, il cui impiego lavorativo sembra avere limitate ricadute negative sull’occupazione dei lavoratori autoctoni. “La Chiesa – ha detto il Presule – in conformità alla natura cattolica della sua missione e alla sua scelta preferenziale per i poveri, è in favore dell’affermazione del diritto a emigrare e alla tutela dei diritti dei migranti. Ciò non toglie che sia grave compito dei politici regolare la consistenza e la forma dei flussi migratori, così che gli immigrati possano sentirsi accolti umanamente con dignità e la popolazione del paese che li riceve non sia posta in condizioni oggettivamente favorevoli al rigetto, con conseguenze nefaste per gli immigrati, ma non meno per la cultura umana della popolazione ospitante e per i rapporti tra i popoli”. Notando che la religione costituisce per varie persone provenienti dai Paesi a maggioranza islamica, un elemento di profonda identificazione, il Presule ha riaffermato la necessità di un rigoroso e reciproco rispetto della libertà religiosa, con conseguente difesa delle minoranze e dei loro diritti umani. “Se da più parti – ha rilevato Mons. Lajolo – si invoca almeno la reciprocità del rispetto e delle concessioni (libertà di culto, costruzione di luoghi di culto, ...), tuttavia questo concetto, tra numerosi Stati di vari continenti, sembra per ora estraneo in materia religiosa a gran parte dei paesi musulmani, che invocano per i loro cittadini all’estero la pienezza dei diritti che non riconoscono, invece, ai migranti di altre fedi sul proprio territorio”. Secondo Mons. Lajolo la Santa Sede continuerà a dichiarare la propria ferma opposizione a ogni tentativo di usare la religione per giustificare il terrorismo e la violenza. Da ultimo il Segretario per i Rapporti con gli Stati ha fatto cenno al delicato problema della protezione dei cristiani in Paesi a maggioranza islamica, la cui mancanza sta inducendo migliaia di fedeli a lasciare la loro patria.
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[Fonte: Zenit 20 giugno 2006]

   
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