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Lettera aperta ai Vescovi

Siamo confusi e allibiti.

Stando ai riferimenti della recente approvazione degli Statuti del Cammino Neocatecumenale del 13 giugno 2008, tale Cammino dovrebbe diventare lentamente un obbligo per le Parrocchie, così stanno insegnando i catechisti di Kiko.... Ci chiediamo quanti Vescovi hanno letto il Direttorio Catechetico del Cammino il quale non solo non è stato approvato con gli Statuti, ma la sua lettura è vietata anche ai vescovi i quali infatti non lo conoscono ed esso, composto da 12mila pagine, giacerebbe, forse, sulla scrivania della Congregazione per la Dottrina della Fede come spiegò Giovanni Paolo ne 2002 e come ribadì Benedetto XVI nel gennaio 2006 quando confermò la Lettera del Card. Arinze nella quale si invitava il Cammino a ritornare a celebrare l’Eucarestia “nel modo comune a tutta la Chiesa”….. e mentre il Papa chiedeva la massima obbedienza alla Lettera, i dirigenti del CN l’hanno completamente ignorata, anzi, dicono nelle comunità che quella Lettera non ha alcun valore ed è decaduta…. Anzi, dicono oggi non pochi catechisti del Cammino: “prendetevela con il Vescovo, se lui decide che la parrocchia dovrà diventare Neocatecumenale, o aderite o ve ne andate via, la Chiesa ci ha riconosciuti come l’unico metodo valido per recuperare la vita nelle Parrocchie, senza di noi siete perduti!” (non abbiamo parole!)

Alleghiamo pertanto una breve presentazione del Cammino proprio dalle parole di Kiko, in colore blu abbiamo postato le nostre perplessità….

Fino a che punto i Vescovi sono coscienti e consapevoli di questi problemi? Fino a che punto la Santa Sede non comprende la gravità di alcune dottrine liturgiche (e non) del Cammino che sono completamente dissociate dalla Tradizione della Chiesa? Essi hanno eliminato dal loro catechismo il termine “altare”, l’altare è chiamato solo ed esclusivamente “mensa”, hanno abolito il termine “Messa” e insegnano che si va al “Banchetto”… insegnano che l’Altare NON è il Calvario, ma è la tavola sulla quale Gesù fece SIMBOLICAMENTE UNA CENA VALIDA PER TUTTI I TEMPI per riportarci alla Pasqua ebraica….quando il Papa stesso nella Sacramentum Caritatis dicendo che "per noi cristiani quel sacrificio (ebraico) non è più necessario" ne spiega magnificamente il motivo... Insegnano che SOLO NEL PANE AZZIMO che usano per la loro mensa è più reale la presenza di Gesù, perché Gesù usò quel pane li….Ma è bene conosciate le testuali parole dell'iniziatore: “Quando nelle cena della Pasqua ebraica si scopre il pane si parla di schiavitù, quando si parla della Terra promessa scoprono il calice, la quarta coppa. In mezzo a questi due momenti c’è una cena, quella nel corso della quale Gesù disse “Questo è il mio Corpo” (a significare la rottura della schiavitù dell’uomo all’egoismo e al demonio) e “Questo è il mio Sangue” (a significare la realizzazione di un nuovo esodo per tutta l’umanità). Più tardi i cristiani toglieranno la cena e metteranno insieme il pane e il vino. Ora, nel Cammino abbiamo molta gente lontana dalla Chiesa, non catechizzata, e nei segni del pane azzimo (la frazione del pane) e del vino noi diamo visibilità a quei significati. Nelle comunità portiamo avanti infatti una catechesi basata sulla Pasqua ebrea, con il pane azzimo a significare la schiavitù e l’uscita dall’Egitto e la coppa del vino a significare la Terra promessa”. Si parla di 'significati': e la Presenza Reale del Signore? E il Suo Corpo e il Suo Sangue? Insegnano che se non si beve dal calice la mensa NON è per loro completa…e dov'è il riferimento al Sacrificio di Cristo in espiazione dei peccati? Insegnano che per ricevere la Comunione occorre restare al proprio posto perché è Gesù che deve venire a servirti, insegnano che non si deve pregare in ginocchio perché gli ebrei non l’hanno mai fatto… insegnano che il Sacramento della Cresima sarebbe incompleto senza le tappe successive del Cammino….

Ci siamo ritrovati a doverci confrontare con alcuni catechisti del CN in qualità noi stessi di catechisti da diversi anni e ciò che ne è scaturito è di una gravità profonda sulla sana dottrina.... ci siamo sentiti dire da alcuni sacerdoti che le spiegazioni che davamo erano corrette, ma che loro non potevano fare nulla perché i vescovi non agiscono.....

In sostanza noi come catechisti Diocesani insegniamo la dottrina della Chiesa, essi arrivano e stravolgono quanto è stato insegnato, la gente è confusa e comincia a chiedere spiegazioni…..

Davvero i vescovi e la Santa Sede ignorano tutto questo?

In Cristo

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Allegato

Come si avvia il cammino

Quando un parroco desidera iniziare questo cammino, prende contatto con le parrocchie nelle quali esistono comunità neocatecumenali. Dopo essersi reso conto di che cosa sia il cammino e di aver accettato di esserne al centro, chiede che gli vengano inviati dei catechisti, i quali si impegnano a iniziare a guidare il catecumenato, in comunione col parroco. I catechisti parlano anche con tutto il presbiterio, presentando la necessità di inaugurare una pastorale di evangelizzazione attraverso un catecumenato post-battesimale; successivamente hanno un incontro con i movimenti della parrocchia e, da ultimo, fanno un invito a tutti i fedeli durante le messe domenicali. L'équipe di catechisti è composta da un sacerdote, garante dell'ortodossia e della ecclesialità dell'annunzio, e di una coppia e un giovane, costituendo una piccola comunità di evangelizzazione.

Come fa un parroco a rendersi conto di che cosa sia prima il Cammino e cosa insegna la sua dottrina se i testi delle catechesi sono vietate e nessuno deve leggerle ma riceverle esclusivamente dai catechisti e a voce? Il Parroco deve ACCETTARE, ma il parroco non è forse in parrocchia colui che rappresenta il Vescovo? Non dovrebbe dunque essere il contrario ossia il CN ad accettare la Parrocchia nella sua pastorale diocesana INTEGRANDOSI e così magari contribuendo arricchendo semmai, ma non imponendo UN UNICO METODO? Infatti la prassi che attiva il Cammino in una parrocchia NON è sulla conoscenza dottrinale, ma sulla prassi e sul metodo: cosa accade dunque in quelle Parrocchie in cui sono presenti più gruppi, più Carismi, più metodi? C’è scritto che avranno un “incontro con i movimenti” e useranno la Domenica NON per unirsi alla Messa, ma come bando pubblicitario….Nella pratica poi non è vero che alle catechesi è presente un sacerdote garante dell’ortodossia, solitamente i catechisti agiscono senza la presenza di un prete, e se c’è egli è il garante del Cammino in quanto tale e non della dottrina…..

Prima tappa: il Kerygma

La prima tappa è quella del Kerygma, annuncio di salvezza che si sviluppa attraverso un dialogo diretto ed esistenziale sull'incidenza del cristianesimo nella vita delle persone. Le catechesi si basano sul tripode

PAROLA - LITURGIA - COMUNITÀ

sul quale sempre si fonderà tutto il percorso neocatecumenale.

Ci chiediamo: ma perché le nostre parrocchie seppur malandate e sofferenti, che cosa hanno predicato fino ad oggi? C'è tra noi chi è catechista da 20 anni ed ha frequentato 5 parrocchie in 5 regioni d’Italia diverse e se è vero che i problemi sono tanti, non si era mai al punto tale che il Kerygma non venisse annunciato…. E l'iniziatore non dice qual è il Kerygma che annuncia...

Il precatecumenato

Formatasi la comunità si inizia la seconda fase: il precatecumenato. È questo un periodo di "kenosis", in cui le persone verificano la loro fede camminando insieme ad altre persone imperfette e peccatrici, nella novità di una comunità concreta che fa da specchio e che chiama ciascuno a conversione nel vedere chiaramente la sua realtà.

In questo travaglio, la comunità ha bisogno di una parola che illumini la sua realtà e la aiuti: essa celebra la Parola di Dio una volta alla settimana, con temi appropriati - come l'acqua, l'agnello, la sposa, ecc. - per una iniziazione al linguaggio biblico, e l'Eucaristia della domenica il sabato sera. Una volta al mese passa la domenica in ritiro perché ognuno dia liberamente la propria esperienza della Parola e come questa incide sulla propria realtà di lavoro, famiglia, sesso, società, ricchezza, ecc.

Dopo circa due anni, i catechisti che hanno vigilato sulla comunità, ritornano e la preparano, in un ritiro di tre giorni, al primo scrutinio di passaggio al catecumenato. In questo scrutinio, alla presenza del Vescovo, viene posta davanti alle persone la prima parte del loro Battesimo affinché dicano "Amen" e la grazia da esso conferita possa crescere ed operare, aprendo la porta al catecumenato.

In una parola: tutti parrocchiani saranno obbligati a diventare Neocatecumenali? E chi non vorrà aderire ? E se volessi andare alla Messa LA DOMENICA come mi chiede il Papa nella Sacramentum Caritatis? Si legge “primo passaggio al catecumenato” ergo è questo che ci sta chiedendo la Chiesa? Dobbiamo diventare tutti kikiani? Di quale categoria di persone parliamo? Se abbiamo ricevuto già la Cresima….da dove spunta fuori questa seconda PRESENZA DEL VESCOVO PER DIRE “AMEN” ? A cosa mi serve a questo punto il Sacramento della Cresima? E se noi, parrocchiani, non vorremo sottostare a questo passaggio NC cosa potremo mai fare in Parrocchia?

Seconda tappa: il catecumenato post-battesimale

Il catecumenato si sviluppa in due periodi. Durante il primo la comunità, perseverando nella Parola, nell'Eucaristia e nella comunione fraterna, sperimenta la potenza di Cristo che porta i neocatecumeni a mettere Dio al centro della propria vita, spogliandosi a poco a poco, senza sforzo, degli idoli (soldi, carriera, affettività) e vigilando come vergini in attesa dello sposo. Dopo circa un anno i catechisti ritornano a preparare lo scrutinio di definitivo passaggio al catecumenato, di modo che il primo scrutinio è come una porta che si apre e che, nel secondo, si chiude. Ora i catecumeni sono iniziati dai catechisti ad una preghiera individuale e quotidiana con la consegna dei Salmi. Dopo, mediante la Traditio e la Redditio Symboli, scoprono come il Battesimo che un giorno diede loro la Chiesa li fa inviati, rendendo testimonianza della loro fede nell'ambiente di lavoro, nella famiglia e soprattutto lavorando nella parrocchia in un apostolato esplicito come l'annuncio del Vangelo, due a due, nelle case del loro quartiere, la catechesi parrocchiale, ecc.

A questo punto del cammino, le persone sono rese responsabili di trasmettere la fede ai figli e perciò si fanno tre tipi di adunanze: una in famiglia con la partecipazione dei figli, un'altra della comunità e infine riunioni di tutte le comunità della parrocchia per le grandi feste come la Veglia di Pasqua.

Abbiamo scoperto la gioia più profonda e il centro della nostra vita nella celebrazione della Pasqua, in una veglia che dura fino al sorgere della stella del mattino.

Dopo ciò si scopre come il Battesimo ci fa figli di Dio e questo mediante la riscoperta e lo studio del Padre Nostro in un contesto di preghiera profonda e meravigliosa e dove si insegna a gridare "Abbà Padre".

Senza sforzo? Beati loro! Ad ogni modo noi per esempio trasmettiamo la fede ricevuta ai miei figli da quando sono nati…., qui invece leggo: A questo punto del cammino, le persone sono rese responsabili di trasmettere la fede ai figli …. Perché prima con la grazia della Riconciliazione, dell’Eucarestia e della Cresima NON eravamo stati resi responsabili di trasmettere la fede ai nostri figli? Quindi se non faremo parte del CN non saremo in grado di trasmettere la fede a nessuno? Non avremo il dovere di evangelizzare? Dunque se non parteciperemo alla Veglia Pasquale con il CN fino all’alba non potremo scoprire la gioia più profonda solo perché andiamo in una Parrocchia dove NON ci sono i NC ? Non appare una presuntuosa unicità quella del Cammino di volere a tutti i costi ritenersi gli unici detentori di un metodo nella Parrocchia al quale tutti dovranno sottostare per non sentirsi emarginati ed esclusi?

Terza tappa: l'elezione, la rinnovazione delle promesse battesimali

Il tempo del catecumenato post-battesimale tende a portare i neocatecumeni alla semplicità, a farsi piccoli, ad abbandonarsi alla volontà dal Padre. Ciò permetterà - sempre guidati dai catechisti in comunione col parroco - di passare, attraverso detto abbandono, a una spiritualità di lode e di ringraziamento, così che siano preparati a entrare nell'ultima fase del cammino: l'elezione e la rinnovazione delle promesse battesimali. Ecco che hanno percorso le tre tappe fondamentali della vita cristiana: umiltà (precatecumenato), semplicità (catecumenato post-battesimale) e lode (elezione e rinnovamento delle promesse battesimali.

Kiko Argüello all'assemblea plenaria
della Sacra Congregazione per l'Evangelizzazione dei Popoli
Roma 19-22 aprile 1983

Kiko ha dimenticato di dire che queste tre tappe in teoria durerebbero minimo 20 anni…. Ed ha dimenticato di dire che la volontà che si deve eseguire nelle parrocchie è quella dei “suoi” catechisti i quali sono gli esecutori DEL SUO MANDATO e che si offrono al vescovo si, nella Parrocchia si, ma non per mandare avanti la pastorale diocesana del Vescovo, bensì IL PROGETTO DI KIKO…. Della pastorale diocesana NON si parla MAI! Dei progetti inseriti dentro le Parrocchie quale la Caritas per esempio, o la san Vincenzo, o gite e attività varie, non se ne parla perché una volta subentrati loro la Parrocchia muta non è più “diocesana” ma Neocatecumenale, alle dipendenze del progetto di Kiko…. gestito dai catechisti i quali sono superiori perfino al presbitero il quale NON dirige affatto le catechesi, ma se c’è e quando c’è lui deve solo confessare, fare la Messa e TACERE…. Se la Parrocchia aveva insegnato l’importanza della domenica, con l’arrivo del CN si cambia dottrina con il sabato sera…. Se avevamo imparato in parrocchia la Comunione in processione e l’adorazione Eucaristica in ginocchio, con il CN questo viene meno, c’è una nuova tradizione: comunione al posto…. E adorazione non in ginocchio, ma da SEDUTI NON di fronte al Tabernacolo, ma di fronte alla comunità…….la cappella del Tabernacolo, in quelle chiese dove i NC hanno potuto modificarne le fondamenta, Gesù è stato sfrattato, la cappella E’ FUORI della Chiesa in una saletta a parte, esattamente il contrario di quanto ha chiesto il Papa nella Sacramentum Caritatis…. In sostanza noi come catechisti Diocesani insegniamo la dottrina della Chiesa, essi arrivano e stravolgono quanto è stato insegnato, la gente è confusa e comincia a chiedere spiegazioni…..

Alla luce di questo, può davvero un vescovo obbligare una Parrocchia a cambiare la Tradizione ed obbligare i fedeli ad un Cammino che non sentono proprio? E questo senza nulla togliere all’accoglienza ed alla condivisione!

Grazie per la risposta….

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