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LETTERA DI P. ENRICO ZOFFOLI AI VESCOVI
DI ALCUNE PRINCIPALI DIOCESI D'ITALIA

[Corrispondenza con il Card Ruini]

Roma, 23 marzo 1995

La prego di gradire l'omaggio di questo opuscolo e avere la bontà di leggerlo personalmente, in attesa di un Suo autorevole giudizio.

Si tratta di un'apologia del Papa, accusato di eresia perché i "catechisti" del Cammino Neocatecumenale - da Lui approvati, protetti e autorizzati a presentarsi in suo nome - attribuiscono a Giovanni Paolo II la dottrina che insegnano: quella da me più volte dimostrata in aperto contrasto con fondamentali verità di fede.

Il momento è grave, ed io lo vivo ormai da anni in modo angoscioso, non sapendo cosa rispondere ai moltissimi che - in Italia e all'estero - mi chiedono SE IL PAPA CONOSCA VERAMENTE LA TEOLOGIA CHE SOGGIACE AL CAMMINO NEOCATECUMENALE.

Se la conoscesse veramente e continuasse a benedire e incoraggiare i "catechisti neocatecumenali", si conclude che egli sarebbe ERETICO PERCHÉ COMPLICE FORMALE DI ERETICI, ciò che ritengo del tutto assurdo.

In effetti, mi ostino a supporre che il Papa NON CONOSCA IL FONDO DOTTRINALE DEL CAMMINO NEOCATECUMENALE: o perché non ha mai letto direttamente la "catechesi" di Kiko Argüello e Carmen Hernàndez; o perché non è stato mai informato del loro pensiero come e quanto avrebbero dovuto i suoi collaboratori che - a livello dell'ortodossia - ritengo siano principalmente i membri del Collegio episcopale.

L'unico dubbio potrebbe sorgere a proposito della realtà oggettiva degli errori da me denunziati, che io però posso dimostrare, disposto a qualsiasi dialogo con i responsabili del Cammino alla presenza di testimoni qualificati, scelti dalla Gerarchia.

Ovviamente, sono anche pronto a ritrattare la mia denunzia, a condizione che Kiko e Carmen s'inducessero ad una esplicita professione di fede, che ripudiasse TUTTI E SINGOLI gli errori contenuti nelle loro "catechesi".

È quanto, in coscienza, ritengo di doverLe comunicare, nella certa previsione che, se la Gerarchia continuasse ad ignorare, tacere e lasciar correre, nella Chiesa tra non molto scoppierà uno dei più gravi scandali della storia.

Grazie della benevola attenzione prestata e di quanto il Suo zelo potrà suggerirLe.

La prego di benedirmi e La ossequio cordialmente.

Devotissimo p. Enrico Zoffoli c.p.

Nota

La lettera accompagnava l'omaggio dell'ultimo volumetto dal titolo Catechesi neocatecumenale e ortodossia del Papa, Ed. Segno, pp. 80. Era un'apologia di Giovanni Paolo II, accusato di eresia (e quindi - si pensava - non più "Papa"). Purtroppo di oltre 29 ecc.mi vescovi pochissimi hanno risposto.

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ELENCO DEI DESTINATARI DELLA LETTERA PRECEDENTE

Emo e Rmo Sig. Card. ANGELO SODANO, Segretario di Stato - CITTÀ DEL Vaticano.
S.E.R. Mons. GIOVANNI BATTISTA RE, Sostituto per gli Affari Generali.
Emo e Rmo Sig. Card, GIUSEPPE R.ATZINGER, Prefetto della S.C.
per la Dottrina della fede, P.zza del S. Uffizio 11, 00193 Roma.
Emo e Rmo Sig. Card. ACHILLE SILVESTRINI, Prefetto della S.C.

per le Chiese Orientali, 00120 CITTÀ DEL Vaticano.

Emo e Rmo Sig. Card. ANTONIO MARIA JAVIERRE ORTAS, Prefetto

della S.C. Per il Culto Divino, Via Resticucci 13, 00193 Roma.

Emo e Rmo Sig. Card. ANGELO FELICI, Prefetto della S.C. delle

Cause dei Santi, P zza della Città Leonina 9, 00193 Roma.

Emo e Rmo Sig. Card. BERNARDIN GANTIN, Prefetto della S.C.

per i Vescovi, P zza S. Callisto 16, 00153 Roma.

Emo e Rmo Sig. Card. JOZEF TOMKO, Prefetto della S.C. per

l'Evangelizzazione dei popoli, Via Urbano VIII 16, 00165 Roma.

Emo e Rmo Sig. Card. JOSE T. SANCHEZ, Prefetto della S.C. per il

Clero, P zza PIO XII 3, 00193 Roma.

Emo e Rmo Sig. Card. EDUARDO MARTINEZ SOMALO, Prefetto della S.C.

per gli Istituti Religiosi, P.zza PIO XII 3, 00193 Roma.

Emo e Rmo Sig. Card. PIO LAGHI, Prefetto della S.C. per l'Educazione

Cattolica, P.zza della Città Leonina 1, 00193 Roma.

Emo e Rmo Sig. Card. CAMILLO RUINI,

P.zza S. Giovanni in Laterano 6, 00184 Roma.

Emo e Rmo Sig. card. GIOVANNI CANESTRI, Arcivescovo,

P.zza Matteotti 4, 16123 Genova.

Emo e Rmo Sig. Card. GIOVANNI SALDARINI, Arcivescovo,

Via dell'Arcivescovado 12, 10121 Torino.

Emo e Rmo Sig. Card. CARLO M. MARTINI, Arcivescovo,

P.zza Fontana 2, 20122 Milano.

Emo e Rmo Sig. Card. MARCO CÉ, Patriarca,

S. Marco 318, 30124 Venezia.

Emo e Rmo Sig. Card. GIACOMO BIFFI, Arcivescovo,

Via Altabella 6, 40126 Bologna.

Emo e Rmo Sig. Card. SILVANO PIOVANELLI, Arcivescovo,

P.zza S. Giovanni 3, 50129 Firenze.

Emo e Rmo Sig. Card. MICHELE GIORDANO, Arcivescovo,

Largo Donnaregina 22, 80138 Napoli.

Emo e Rmo Sig. Card. SALVATORE PAPPALARDO, Arcivescovo,

Corso Vittorio Emanuele 461, 90134 Palermo.

Ecc.mo e Rmo Mons. GIOVANNI MARIA SARTORI, Arcivescovo,

P.zza Fiera 2, 30100 Trento.

Ecc.mo e Rmo Mons. LORENZO BELLOMI, Vescovo,

Via Cavana 16, 34124 Trieste.

Ecc.mo e Rmo Mons. ALFREDO BATTISTI, Arcivescovo,

P.zza Patriarcato 1, 33100 Udine.

Ecc.mo e Rmo Mons. FIORINO TAGLIAFERRI, Vescovo,

P.zza S. Lorenzo 9a, 01100 Viterbo.

Ecc.mo e Rmo Mons. ANDREA GEMMA, Vescovo,

P.zza Andrea d'Isernia2, 86170 Isernia.

Ecc.mo e Rmo Mons. LUIGI BOMMARITO, Arcivescovo,

Via Vittorio Emanuele 159, 95131 Catania.

Ecc.mo e Rmo Mons. Cosmo FRANCESCO RUPPI, Arcivescovo,

P.zza Duomo 11, 73100 Lecce.

Ecc.mo e Rmo Mons. ANDREA MARIANO MAGRASSI, Arcivescovo,

P.zza Odegitria 30, 70122 Bari.

Ecc.mo e Rmo Mons. BRUNO FORESTI, Vescovo,

Via Trieste 13, 25121 Brescia.

 

RISPOSTA DEL CARD. CAMILLO RUINI, VICARIO DI S.S.

Vicariato di Roma - Prot. N. 385/95

Roma, 8 aprile 95

Reverendo Padre,

in riferimento alla Sua lettera del 23 marzo 1995, che accompagnava l'opuscolo da Lei pubblicato "Catechesi neocatecumenale e ortodossia del Papa", sono a precisarLe quanto segue. Sono al corrente che la predetta catechesi è stata esaminata dalla Congregazione per la Dottrina della Fede. Ritengo che la Congregazione stessa darà una risposta alla Sua lettera.

Per parte mia devo invitarLa fermamente a non sostituirsi agli Organi competenti e a non emettere, sia pure con buone intenzioni, giudizi personali e prematuri su temi che riguardano l'ortodossia di realtà ecclesiali, o addirittura del Santo Padre.

Abbia i migliori saluti, con la benedizione del Signore e con un vivo augurio per la Santa Pasqua.

Devotissimo

Camillo Card. Ruini, Vicario Generale

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RISPOSTA DI P. E. ZOFFOLI AL CARD. RUINI

Roma 15 settembre 1995

Eminenza Reverendissima,

il 23 marzo c.a. Le ho mandato in omaggio un mio opuscolo dal titolo "Catechesi neocatecumenale e ortodossia del Papa", accompagnato da una lettera molto chiara, franca quanto rispettosa.

L'8 aprile c.a. Ella rispose (con lettera PROT. N. 385/95) precisando quanto segue:

"...Sono al corrente che la predetta catechesi neocatecumenale è stata esaminata dalla Congregazione per la Dottrina della fede. Ritengo che la Congregazione stessa darà una risposta alla sua lettera".

"Per parte mia devo invitarla fermamente a non sostituirsi agli Organi competenti e a non emettere, sia pure con buone intenzioni, giudizi personali e prematuri su temi che riguardano l'ortodossia di realtà ecclesiali, o addirittura del Santo Padre".

Seguono saluti, benedizioni e auguri per la S. Pasqua, subito ricambiati in cuor mio, invocando tutta la luce dello Spirito Santo sulla Sua persona e l'intera gerarchia cattolica.

La Sua risposta - impeccabilmente diplomatica - mi lasciò perplesso, amareggiato e direi allibito... Non avrei potuto mai prevederla. Per questo, ho preferito tacere e attendere per riflettere meglio e, con animo pacatissimo, sottoporre ora al Suo giudizio le seguenti riflessioni:

a) V. Em.za afferma che la catechesi neocatecumenale "è stata esaminata dalla Congregazione per la Dottrina della Fede". Ne ero stato informato assai prima, da alcuni anni, senza però alcun risultato. Infatti, non consta che finora la detta Congregazione abbia emanato un qualsiasi documento intorno all'ortodossia o eterodossia del Cammino Neocatecumenale; d'altra parte, i suoi dirigenti hanno continuato tranquillamente a propagare la dottrina di Kiko e Carmen...

Come mai - si domandano moltissimi - dopo più di trent'anni (ossia da quando i medesimi hanno iniziato la loro missione in Spagna) la Gerarchia non si è accorta, non si è informata, non è intervenuta, mostrando di non avere ancora scoperto gli errori "contra fidem" contenuti nelle "catechesi neocatecumenali"?...

Mistero?!

I

b) Quando al Suo fermo invito, posso dirLe che scienza e coscienza mi stimolano ad aggiungere:

sarei stato un demente presuntuoso, se avessi avuto la pretesa di "sostituirmi agli Organi competenti". La mia voce è stata (e sarà sempre) quella di un umile fedele, battezzato e cresimato, ordinato sacerdote dal 1939, da molti anni insegnante di filosofia cristiana e teologia dogmatica, ben conosciuto in Italia per la mia ortodossia, rivelata anche dalle molte pubblicazioni, alcune delle quali ben note anche a Lei.

Voce dunque, la mia, che, a proposito dei Neocatecumenali, non ha mirato ad altro che ad informare il pubblico (compresi numerosi vescovi e sacerdoti) della peggiore insidia tesa alla Chiesa contemporanea dalle fandonie sparse nelle catechesi di Kiko e Carmen.

Ne avevo il diritto perché le verità della fede costituiscono il supremo dei miei beni, l'unico criterio e ragione della mia esistenza di uomo e di credente. La luce della Rivelazione non è esclusivo patrimonio o monopolio della Gerarchia, a cui invece incombe il dovere di diffonderla e tutelarla, perché "pro omnibus mortuus est Christus".

Ne avevo (e ne avrò sempre) il dovere, perché sufficientemente illuminato per vagliare l'ortodossia di movimenti, idee e scritti contrari alla fede, denunziarli all'opinione pubblica, tentarne una confutazione, ricorrere alla gerarchia per indurla ad intervenire...

Non avendo alcun potere né avendo ricevuto alcun mandato, i miei libri contro le eresie del Movimento neocatecumenale non hanno potuto avere altro valore che quello di un GIUDIZIO PRIVATO, possibile a qualsiasi fedele, cosciente del dovere di difendere la propria fede. Mi dispensi, Em.za Rev.ma, dalla laboriosa e noiosa impresa di citare tutti i documenti del Magistero, specialmente dal Vaticano II in poi. Quali doveri e quali compiti, oggi, la Chiesa non ricorda ai laici? Io credo di saperne ben più di questi, ed anzi di essere autorizzato - come sacerdote - ad insorgere contro l'eresia assai più di tutti.

Appunto la gravità delle aberrazioni dottrinali contenute nelle catechesi di K.-C. è così evidente che se ne potrebbe avvedere anche l'ultimo catechista delle nostre parrocchie... Al quale sarebbe ridicolo ed estremamente odioso quanto inutile imporre di rivolgersi alla S. Sede volta per volta e attenderne il responso prima di opporsi ad errori contro la fede, più volte e solennemente condannati dal Magistero...

V. Em.za sa bene che i fedeli non sono delle marionette, capaci di muoversi solo se manovrate dal burattinaio. Una volta debitamente istruiti, confortati dalla grazia del sacramento della Cresima e abitualmente docili alla grande Tradizione Apostolica interpretata da Papi e Concili ecumenici, essi sono in grado di far propria in modo personale e vigoroso la causa della fede persino - se occorre - contro le stravaganze di teologi impazziti, di Pastori sprovveduti e indegni.

Insomma, all'infallibilità (attiva) della Chiesa che insegna non può non rispondere l'infallibilità (passiva) del popolo che impara. Nell'ipotesi contraria, a che scopo il Magistero e come si potrebbe apprendere dalle anime una fede che salva?

Se tutto ciò è solare, pacifico, indiscutibile, come può V. Em.za rivolgermi un fermo invito a non sostituirmi, a proposito della fanta-teologia di K.-C., agli "Organi competenti", se appunto gli Organi competenti da alcuni secoli (specialmente nel Concilio di Trento, da essi criticato e respinto) si sono espressi contro gli errori propagati dai dirigenti del C.N.?

Mi consenta di aggiungere - voglia scusare questa apparente indiscrezione! - di aver saputo che Ella nutre ottimi rapporti con loro. È liberissima. Nessuno, per questo, può biasimarLa. Ma V. Em.za m'insegna che la CAUSA DELLA FEDE prevale su tutte le amicizie di questo mondo... Ebbene, non vorrei che essi abusassero della Sua benevolenza, ottenendo favori e facoltà contrarie al Suo mandato di VICARIO DEL SOMMO PONTEFICE. Sono troppo scaltri perché non possa temerlo.

c) Vengo ora al punctum dolens. Ella, Em.za Rev.ma, può opporre a questo mio discorso e specialmente alla mia opera l'atteggiamento del Papa e della stragrande maggioranza dell'Episcopato italiano: tutti favorevoli e zelanti protetori del C.N., come appunto i suoi maggiori responsabili non cessano di strombazzare da decine di anni in tutti i toni, ripetendo a quanti li accusano che, al contrario, Giovanni Paolo II è con loro, ha approvato il loro tipo di apostolato, li manda in giro per il mondo come suoi rappresentanti, si compiace dei loro successi, ecc. ecc.

Ma appunto il favore da essi goduto presso la S. Sede mi suggerisce altre riflessioni.

In Italia quasi tutti i Vescovi sono informati del contenuto delle catechesi di K.-C. o perché hanno letto i miei libri o perché ne hanno sentito parlare. Perché finora non hanno reagito come Pastori, Maestri e Giudici, responsabili dell'ortodossia dei fedeli? Alcuni non si sono neppure degnati di rispondere alle mie lettere, dando prova di una leggerezza e incompetenza che non fanno onore alla dignità di successori degli Apostoli... E non sono mancati coloro che hanno interpretato le mie proteste come "sfuriate" di un fanatico attaccabrighe, smanioso di emergere e pietosamente fissato nel vedere in tutto e ovunque eresie e apostasie...

Eppure mi sono limitato ad addurre testi autentici, ragioni ponderate, documenti inoppugnabili, protestandomi disposto ad incontri, scambi d'idee e persino a ricredermi... Cosa dovevo fare di più?

Purtroppo, l'Episcopato specialmente italiano (mi permetto di dirlo a V. Em.za come Presidente della C.E.I.) non brilla quanto a personalità ed efficienza nell'esercitare i suoi compiti di Maestri e Pastori. Sembra che l'opera della Conferenza Episcopale li abbia dispensati dal dovere di affrontare problemi e situazioni difficili, specialmente a proposito dell'ortodossia...

Eppure, secondo il C.d.C., essi "sono autentici dottori e maestri della fede..." (c. 753). Più esplicito è il Card. Ratzinger:

"Nessuna Conferenza episcopale ha, in quanto tale, una missione di insegnamento; i suoi documenti non hanno un valore specifico, ma il valore del consenso che è loro attribuito dai singoli vescovi" (Rapporto sulla fede, Edizioni Paoline, 1985, p. 60). Perché questo? Gli chiede V. Messori.

"Perché - risponde - si tratta di salvaguardare la natura stessa della Chiesa Cattolica, che è basata su una struttura episcopale, non su una sorta di federazione di chiese nazionali. Il livello nazionale non è una dimensione ecclesiale. Bisogna che sia di nuovo chiaro che in ogni diocesi non c'è che un pastore e maestro della fede, in comunione con gli altri pastori e maestri e con il Vicario di Cristo..." (iv., p. 60-1).

La spiegazione data dall'illustre porporato scioglie ogni possibile dubbio:

"Certa caduta del senso di responsabilità individuale in qualche vescovo e la delega dei suoi poteri inalienabili di pastore e maestro a strutture della Conferenza locale rischiano di far cadere nell'anonimato ciò che deve invece restare molto personale".

"Il gruppo dei vescovi uniti nella Conferenza dipende in pratica, per le decisioni, da altri gruppi, da appositi uffici che producono tracce preparatorie. Avviene poi che la ricerca del punto di incontro tra le varie tendenze e lo sforzo di mediazione diano luogo spesso a documenti appiattiti, dove le posizioni precise sono smussate...".

Il cardinale ricorda che in Germania:

"...i testi vigorosi contro il nazismo furono quelli che vennero da singoli presuli coraggiosi. Quelli della conferenza apparivano invece un po' smorti, troppo deboli rispetto a ciò che la tragedia richiedeva" (iv., p. 61).

Ora, in Italia, quanto al Cammino neocatecumenale, i Vescovi: o si ostinano a tacere; oppure - come in Umbria, a Brescia e recentemente a Torino e a Firenze - si sono limitati a richiamare la disciplina che regola l'unità dell'attività pastorale e della preghiera liturgica, mostrando d'ignorare che il C.N. insidia la Chiesa ad un livello assai più profondo: quello del dogma, se è certo che la "lex credendi" prevale e fonda la "lex orandi"; ossia se è indiscutibile che appunto le strutture ecclesiali suppongono indispensabilmente l'unità della fede.

Come spiegare l'atteggiamento dell'Episcopato? Può supporsi che intenda seguire il Suo esempio, Em.za, che, oltre a tacere (ed anzi a proteggere i Neocatecumenali), invita fermamente me a fare altrettanto, e da alcuni anni presiede all'ordinazione in sacris degli alunni del seminario Redemptoris Mater?... Ella non sa che quelle ordinazioni hanno un valore molto discutibile secondo la teologia di K.-C., che negano il sacerdozio ministeriale per affermare - d'accordo con Lutero - l'unico sacerdozio di Cristo, partecipato indistintamente da tutti i battezzati, e quindi abbattere la gerarchia cattolica fondata sull'Ordine sacro?

Più convincente, forse, la spiegazione del silenzio dei Vescovi italiani, suggerito dal TIMORE DI OFFENDERE IL PAPA, grande amico e protettore del N.C.

Un passo indietro. Al brano della Sua lettera finora commentato si aggiunge quello che la conclude: all'invito di non sostituirmi "agli Organi competenti" segue l'altro di "non emettere [...] GIUDIZI PERSONALI E PREMATURI su temi che riguardano l'ortodossia di realtà ecclesiali, O ADDIRITTURA DEL SANTO PADRE". Con ciò V. Em.za mi stimola a tornare su uno degli incidenti più strani e imbarazzanti della storia della Chiesa: sono al punto più delicato e impegnativo di questa mia; per cui intendo rispondere alla Sua con la maggiore chiarezza possibile:

a) ribadisco che "personali e prematuri" non sono affatto i miei giudizi sugli errori dogmatici dei Neocatecumenali, perché essi - ormai da secoli - sono stati autorevolmente e perentoriamente preceduti da quelli del Magistero soprattutto contro le teorie protestanti...;

b) quanto all'ortodossia del S. Padre, torno per l'ennesima volta a formulare il dilemma:

- Giovanni Paolo II o conosce o ignora il fondo dottrinale del Cammino neocatecumenale:

- se lo conosce realmente attraverso il personale e pacato esame delle catechesi di K.-C. (specialmente quelle da me studiate nei libri pubblicati) egli, il Papa, benedicendo e proteggendo il C.N., favorirebbe l'eresia al punto da contraddirsi in modo clamoroso quanto scandaloso, come i suoi detrattori non cessano di sbandierarlo...;

- se invece lo ignora, tutta la responsabilità ricade sui suoi collaboratori, specialmente i più vicini e fidati, gravemente colpevoli di non aver informato il Papa a suo tempo, di averlo anzi ingannato, attirando sul suo capo le critiche più velenose quanto immeritate...

c) Ora, respinta come insostenibile la prima alternativa del dilemma, dati la perfetta ortodossia del magistero pontificio, lo zelo ammirabile e la cristallina rettitudine di Giovanni Paolo II, resta la seconda, per cui Segreteria, Dicasteri Romani, Vescovi e Conferenze episcopali sono gli unici, veri responsabili dell'atteggiamento del Papa, aggiungendo l'ipocrisia di non averlo informato di tutta la verità del C.N. col pretesto di non volerlo affliggere, mentre egli - retto e intrepido com'è - sarebbe stato a tutti grato, se avesse potuto scoprire e condannare la più grave e insidiosa di tutte le eresie.

II

A V. Em.za, ora, non resta che negare la fondatezza delle accuse di eresia da me sollevate, e così demolire il castello della mia offensiva contro il C.N. e i suoi ispiratori e dirigenti. Ma a tale Sua possibile istanza posso rispondere, osservando:

il mio giudizio critico riguarda gli "Orientamenti alle Equipes di Catechisti per la fase di conversione" (Madrid, febbraio 1972). La copia da me esaminata risale al marzo 1982, ed è stata curata dal centro neocatecumenale "Servo di Jahvè in San Salvatore", P.zza S. Salvatore in Campo, Roma. - È la raccolta più ampia, sistematica, conosciuta e discussa. Consta di 373 pp.

Seguono gli "Orientamenti alle Equipes di Catechisti per lo ‘shemà"'!

Contengono appunti presi dai nastri delle "shemà" fatte da Kiko e Carmen ad alcune Comunità di Roma e Madrid nel 1974, pp. 110.

Infine, la serie dei documenti da me esaminati comprende gli Orientamenti alle Equipes di Catechisti per la Convivenza della Rinnovazione del primo Scrutinio battesimale (appunti tratti dalle catechesi di Kiko e Carmen a Madrid nel 1972, con aggiunte del 1986, pp. 14).

Come vede, Eminenza, sono testi non inventati da me e inoltre mai modificati, corretti, ritrattati dai rispettivi autori;

i medesimi sono stati riconosciuti autentici da autorevoli responsabili del C.N. (a Lei ben noti) e da alcuni alti prelati della Curia Romana che per discrezione non nomino...;

se avessero una diversa origine, e quindi non esprimessero fedelmente il pensiero di K.-C., non sarebbero mancate clamorose smentite da parte dei Neocatecumenali e dei loro simpatizzanti...;

che la dottrina da me confutata sia realmente contenuta nelle catechesi dei medesimi è confermato da quanto innumerevoli ex catecumeni hanno rivelato, come fra poco potrò dimostrare pubblicandone le testimonianze...;

se la dottrina del C.N. fosse veramente ortodossa, non sarebbe coperta dal severissimo segreto imposto ai seguaci di K.-C.; per cui i testi di cui sopra non sarebbero riservati ai catechisti più fidati, come mi hanno informato il sig. Giampiero Donini e il vicerettore del seminario Redemptoris Mater...;

precisamente questi due esponenti del C.N., venuti da me, non hanno voluto che si registrasse la conversazione, che io avrei pubblicato. Si sono altresì rifiutati di sottoscrivere una serie di proposizioni pienamente ortodosse formulate come altrettanti "sommari" all'inizio di ogni capitolo del mio volume Eresie del Movimento neocatecumenale, avendoli avvertiti che ne avrei informato il pubblico...;

la malafede dei neocatecumenali e l'ingiustificabile preoccupazione del segreto spiegano come, da me ormai da anni invitati ad un PUBBLICO scambio di idee, si siano sempre e formalmente rifiutati, adducendo lo stupido pretesto di restare fedeli al Vangelo che proibisce di difendersi, come se si fosse trattato di interessi o di offese personali, e non della suprema CAUSA DELLA FEDE per la quale i Padri della Chiesa non hanno mai esitato a battersi con umiltà e coraggio...;

se la mia critica fosse campata in aria - e quindi gravemente calunniosa - ai Neocatecumenali non costerebbe nulla pubblicare una dettagliata professione di fede per purgarsi delle accuse di eresia e favorire i successi del loro Cammino... Non occorrerebbe altro per calmare gli animi, cattivarsi la stima di vescovi é parroci; e certamente allora - non prima! - sarei felice di ricredermi...;

perché, infine, l'Autorità ecclesiastica, approvando, favorendo e benedicendo il C.N., non mi chiama "ad pedes" per render conto del mio operato?... Sono disposto a sottopormi anche ad un processo, che però, nel caso, esigo sia reso pubblico, perché tutti conoscano la verità. Temo però che ciò non succederà mai, perché i NEOCATECUMENALI PREFERISCONO IL SEGRETO, SI DIFENDONO CON LA MENZOGNA, SI SOSTENGONO E VINCONO CON LA POTENZA (IRRESISTIBILE) DEL DENARO DI CUI ABBONDANO.

III

Dunque, non posso credere di aver brandito la spada contro mulini a vento. Volesse il Cielo che mi fossi ingannato!... Nel caso però prego tutti a volermelo dimostrare con delle ragioni, non con insulti e calunnie, come alcuni Neocatecumenali hanno preferito. A codesti, che amano colpire vilmente alle spalle, potrei rivolgere la sfida con la quale il mitissimo Tommaso d'Aquino provocava gli Averroisti di Parigi: "...Non loquatur in angulis, nec coram pueris, qui nesciunt de causis arduis iudicare; sed CONTRA HOC SCRIPTUM SCRIBAT, SI AUDET... " (De unitate intellectus..., in fine).

I "pueri", a cui allude l'Aquinante, mi richiamano - nel caso in questione una vera moltitudine di fedeli ignari, timidi, soli, plagiati e indottrinati da "catechisti" scaltri quanto fanatici e presuntuosi, che si attribuiscono un potere sulle anime da essi negato ai sacerdoti. Precisamente codesti improvvisati maestri di esegesi e di vita spirituale (tra cui numerosi "presbiteri", sprovveduti e traditori della fede), venendo meno alla loro malintesa mansuetudine, osino sostenere pubblicamente che:

a) le mie accuse di eresia sono infondate...;

b) che la dottrina contenuta nelle catechesi di K.-C. è pienamente compatibile col magistero della Chiesa Cattolica.

Più generoso non potrei essere. Sono in attesa.

Eminenza Reverendissima, La prego di avere la bontà e la pazienza di leggermi ancora.

Ella molto gentilmente, qualche anno fa, si degnò concedermi un'udienza da me non richiesta, e gliene sono grato. Ricordo di averle dato in omaggio due miei volumi. Eravamo solissimi, e Lei avrebbe potuto dirmi tutto quel che avesse voluto. Ora, mi consta con assoluta certezza che V. Em.za conosceva benissimo i miei scritti contro il C.N. - Perché non m'interrogò a proposito, favorito dal clima di reciproca stima e benevolenza del colloquio?

Ora, riflettendoci, mi confermo nella convinzione che il Suo atteggiamento è quello medesimo assunto da tutta la Gerarchia, compresi i Suoi Vescovi ausiliari. Esso è ispirato a criteri che domani la storia della Chiesa sottoporrà al più lucido e severo giudizio. Mi consenta di confidarLe il mio parere.

a) Da una parte, è risaputo - come moltissimi hanno confermato a tutti i livelli della gerarchia - che la mia battaglia è legittima, ossia che il C.N. si fonda su presupposti dogmatici errati. E ciò spiega come io abbia potuto continuare a scrivere liberamente; ciò che rivela ancora una volta la tradizionale saggezza della Chiesa-Madre, guidata dallo Spirito Santo.

b) Dall'altra, appunto, la Chiesa si è vista crescere in seno:

un movimento nato dall'entusiasmo di persone, almeno inizialmente, animate da buona fede, ma teologicamente sprovvedute e poi travolte dall'onda di successi sempre più clamorosi, agevolati da vescovi e parroci bisognosi di ridestare la fede nelle masse e dare una svolta decisiva alla vita delle rispettive diocesi...;

movimento affermatosi in breve tempo anche per aver suscitato vocazioni sacerdotali e religiose (?), fondato seminari, organizzato missioni, largito ingenti somme di denaro al Clero, in alto e in basso, conquistato la fiducia più illimitata del Papa ed essersi propagato in tutti i Continenti, diventando - come i neocatecumenali si gloriano - una vera "POTENZA": essi possono ottenere dalla S. Sede tutto quel che vogliono. I discorsi di Paolo VI e di Giovanni Paolo II costituiscono per loro la più autorevole garanzia davanti al mondo... La Chiesa, la vera Chiesa di domani sarà quella RIFORMATA DA KIKO. Così dicono...;

nel caso, sarebbe una Chiesa del tutto sconvolta perché fondamentalmente alterata e resa irriconoscibile, dato il veleno dell'eresia lentamente e insensibilmente assorbito da enormi masse di fedeli, abbagliati dal nuovo "credo" neocatecumenale...;

eresia, quella dei "riformatori", favorita fin dal suo nascere dall'ambiente culturale di questa vecchia Europa, attraversata da correnti filosofiche, che, nel ripudio della Trascendenza, precipita verso i gorghi di un relativismo radicale: appunto quello che ha inquinato anche il pensiero cattolico, imperversando in seminari e università pontificie, alterando la formazione intellettuale e spirituale del Clero, cedendo acriticamente all'influsso della pseudo-teologia protestante, ubriacando gli animi con l'illusione di un ecumenismo che livella tutte le religioni, dichiarando inafferrabile la verità assoluta, data l'immanentizzazione dell'essere-in-sé risolto nell'essere-di-coscienza... Appunto il trionfo di Cartesio e di Kant, di Sartre e di Heidegger.

In breve: negli ambienti intellettuali cattolici, ripudiata ed irrisa la tomistica metafisica dell'actus essendi, il messaggio di K.C. ha trovato il più adatto terreno di coltura.

c) Ed ecco l'attuale e tremendo imbarazzo della Gerarchia cattolica, stretta e dilaniata come in una morsa: essa deve respingere il fondo dottrinale del C.N. e, insieme, è obbligata a riconoscere la sua realtà con le supposte benemerenze. Il timore di uno scisma la trattiene da un intervento risoluto e chiarificatore...; ma purtroppo ancora non avverte che LO SCISMA È GIA CONSUMATO NELL'ERESIA CHE CONTRAPPONE IL C.N. AL TRADIZIONALE MAGISTERO DELLA CHIESA.

IV

Eminenza reverendissima, Ella, prima e più acutamente di me, avrà intuito l'estrema gravità del momento vissuto da noi tutti.

Non sono in grado di dare consigli o suggerire rimedi. Ma, se mi consente di esprimere un parere, mi avvio a concludere questa mia, riflettendo che tutto può risolversi riaccendendo la FIAMMA DELLA FEDE EUCARISTICA che costruisce la Chiesa quale punto d'incontro e sintesi di tutti i suoi dogmi. In realtà:

- sottende il peccato-offesa di Dio,

- comprende essenzialmente la sua espiazione offerta nel Sacrificio della Croce,

- a sua volta perennemente evidenziato dal Sacramento eucaristico,

- Fonte primaria della grazia santificante,

- che condiziona la penitenza quale attiva partecipazione alla Passione redentrice,

- i cui meriti sono applicati dal sacerdozio ministeriale,

- che fonda la struttura gerarchia della Chiesa visibile.

Oggi, purtroppo, la teologia, riflessa in una prassi liturgica protestante, sta tentando ancora una volta di liquidare nel "Sacrificio eucaristico" il "CULMINE E FONTE DI TUTTO IL CULTO E DELLA VITA CRISTIANA" (C.J.C. 897), di liquidare il sacerdozio ministeriale, di abbattere l'Autorità ecclesiastica, di estinguere la pietà dei fedeli e di uccidere il Cristianesimo all'insegna di un umanitarismo imposto dal mondialismo ebreo-massonico, di cui il Cammino Neocatecumenale si è venuto rivelando strumento inconsapevole.

La massiccia riduzione del numero delle Messe individuali raccomandatissime dal C.J.C. 904 e dal Concilio (PO 14) e la tendenza a sopprimerle imponendo la concelebrazione, contro la disposizione del Vaticano II (SC 57/2) e del C.J.C. 902, mirano ad alterare l'essenza della liturgia cattolica, propagando l'idea protestante della Cena e facendo dimenticare la MESSA SACRIFICIO... Infine, la totale incomprensione e il netto rifiuto della TRANSUSTANZIAZIONE vanno diffondendo la convinzione di una presenza eucaristica ridotta ad un PURO SIMBOLO, col risultato della più disinvolta abolizione di tutti i gesti di adorazione dovuti al Santissimo.

È così che va morendo il culto eucaristico, per cui il popolo si va disabituando a contemplare "nel Tabernacolo il Cuore vivente di ciascuna delle nostre chiese" (Paolo VI, Professione di fede).

Creda, Eminenza reverendissima: i fedeli, scandalizzati da certe novità liturgiche, irriverenti e insensate, vanno dichiarando di NON POTERNE PIÙ... Si prevede anzi che presto si ritireranno in punta di piedi dalle nostre chiese per lasciarle del tutto deserte, preferendo pregare nelle proprie case per conservare quel residuo di fede nella quale sono stati battezzati ed educati.

Le ho confidato queste mie riflessioni come in punto di morte, a cui avendo compiuto 80 anni - mi sento ormai vicino.

Alcuni mi avrebbero dissuaso di scrivere questa lettera-memorandum; ma, dopo mesi di preghiera, ho creduto di compiere un preciso dovere di solidarietà con la Chiesa e la sua Gerarchia.

In questo mondo non ho più nulla da sperare né da temere: se avessi taciuto, ne avrei sentito il rimorso.

Ora mi resta soltanto da confidare nella sua paterna comprensione della lealtà con la quale mi sono espresso.

Abbia la bontà di benedirmi e ritenermi Suo sempre devotissimo

p. Enrico Zoffoli c.p.

Nota

La lettera è stata spedita "per conoscenza" anche al Card. G. Ratzinger, al Card. E.F. Pironio e a Mons. E. Antonelli, Segretario generale della C.E.I. Tranne quest'ultimo, nessun altro mi ha risposto.

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RISPOSTA DI MONS. ENNIO ANTONELLI,

ARCIV. SEGRETARIO GENERALE DELLA

CONFERENZA EPISCOPALE ITALIANA

Roma, 18 ottobre 1995

Reverendo Padre,

La ringrazio per avermi mandato il suo dossier sui Neocatecumenali.

Abbia la fiducia, Padre, nel ministero di discernimento e di guida dei Pastori della Chiesa.

Il Signore La benedica.

† Ennio Antonelli

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RISPOSTA DI P. E. ZOFFOLI A MONS. E. ANTONELLI

Eccellenza Reverendissima,

il 19 c. ho ricevuto la Sua e La ringrazio della sollecitudine, anche se quanto Ella si limita a scrivere non risponde al grave, vasto e complesso contesto della lettera da me spedita al card. Ruini e a Lei girata "per conoscenza".

V. Ecc.za mi esorta ad aver "fiducia nel ministero di discernimento e di guida dei Pastori della Chiesa". Grazie!

Purtroppo però vado sperimentando che molti degli attuali Pastori della Chiesa non meritano tutta la fiducia dei fedeli, non avendo dimostrato nel corso di alcuni anni un autentico "ministero di discernimento e di guida" a proposito del grave problema del Cammino Neocatecumenale.

Nella mia lunga lettera al Card. Ruini - che suppongo Lei abbia letto - ho documentato quanto sia urgente quel "ministero", trattandosi della causa della fede, non di beghe personali...

Questo coprire, tacere, attendere della Gerarchia cattolica, oltre a danneggiare le anime, disonora la Chiesa perché sta provocando una vera tempesta di accuse contro la stessa ortodossia del Papa, incolpato di tutti gli errori dogmatici contenuti nelle "catechesi" di Kiko e Carmen. La tattica del segreto e del silenzio adottata dall'Episcopato, che sembra finga di non conoscere o non capire la gravità dell'insidia neocatecumenale, va suggerendo il sospetto che si tratti di una congiura ordita contro il Papa: sono convinto che egli ignora i presupposti dogmatici gravemente errati del Cammino. Li ignora perché unica fonte di informazione al riguardo sono precisamente gli stessi ispiratori e sostenitori del Movimento, che pare abbiano tutto l'interesse di ingannare Giovanni Paolo II per continuare a diffondere un agglomerato di errori.

Abbia la bontà di comprendere, Ecc.za reverendissima, la franchezza con la quale mi esprimo: per me è un dovere di coscienza.

L'Episcopato italiano non s'illuda di conservare la credibilità che merita continuando a capire e, insieme, a tacere, senza osare intervenire. Chi può vincolare il suo zelo quando si tratta della verità di fede, se appunto di queste Papi, Concili, Conferenze episcopali sono servi, non consistendo in altro la loro dignità di Maestri?

Oggi, illuminato e incoraggiato dallo stesso Vaticano II, il laicato cattolico non è più quello di un tempo, perché sa tutto e, amando la Chiesa - ben distinta dai singoli membri del Clero -, è pronto a difenderla contro tutti i suoi nemici, interni ed esterni.

Ed è precisamente il laicato che, tacendo il Clero - in alto e in basso prende l'iniziativa contro gli strafalcioni e le menzogne di un Cammino che conduce all'apostasia dalla Chiesa Cattolica. Non si tratta di sottigliezze teologiche, di "punti di vista", di "opinioni discutibili", ma del DOGMA, dei PRINCIPALI DOGMI DI FEDE, SOLENNEMENTE DEFINITI DAL MAGISTERO...

Esagerazioni, calunnie? Ma perché non sono chiamato e ripreso dalla Gerarchia, se questa crede di dover difendere un Movimento ritenuto altamente benemerito?

Se l'Episcopato non si affretta ad intervenire, prevedo che presto ormai dovrà subire l'onta di aver tradito la fede, favorendo degli eretici che, purtroppo, continuano ad imperversare nelle parrocchie, disorientando le coscienze, terrorizzando i fedeli, rovinando le famiglie, spillando denaro, vantandosi di "essere una potenza", tentando di riformare la Chiesa, demolendo quella sempre docile alla grande tradizione di fede ereditata dal Concilio di Trento, consolidata dal Vaticano I e II.

Più volte ho respinto duramente, come assurda, la supposizione che il Papa conosca realmente il fondo dottrinale del Cammino; ma se - Dio non lo permetta! - ciò fosse vero, come alcuni insistono, V. Ecc.za intuisce che enorme sarebbe lo scompiglio che seguirebbe nella Chiesa. Per concorrere alla migliore e più sollecita soluzione del caso, sono disposto a qualsiasi pubblico scambio di idee con i capi del Movimento.

La ringrazio della pazienza di aver letto e ponderato la presente e La prego di benedirmi.

Dev.mo P. Enrico Zoffoli c.p.

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