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Ancora dal Giappone...

Brevissimo riassunto degli eventi:

- 25 aprile 2008: i vescovi giapponesi vengono rassicurati dal Papa sulla chiusura del seminario neocatecumenale di Takamatsu

- 31 maggio: il cardinal Bertone ordina di bloccare ogni azione riguardo il seminario, in virtù di una decisione del Papa di "ristudiare il problema"

- 6 giugno: i vescovi giapponesi rimandano al Papa la lettera di Bertone, chiedendo a Benedetto XVI di "risolvere le difficoltà" create da quel seminario

- 13 giugno: presentazione dello Statuto del Cammino, retrodatato all'11 maggio

- 26 giugno: Bertone scrive ai vescovi giapponesi che il seminario si può chiudere, anche se ci saranno diversi escamotage per ridurre al minimo la portata della decisione.

È evidentemente un mosaico non proprio facile da ricostruire. Prenderemo solo i tasselli affidabili sperando, se non di completarlo, di chiarire almeno la vista d'insieme. Occorre perciò pazienza, soprattutto al lettore, per seguire il caso fino in fondo.

Prima di presentare deduzioni ed evidenziare "stranezze", devo ricordare quale è la fonte delle notizie: salvo dove diversamente indicato, provengono tutte dal sito web ufficiale della conferenza episcopale giapponese, che riporta la traduzione di articoli che compaiono sul Katorikku Shinbun (cioè "Settimanale cattolico", diffuso in tutto il mondo cattolico giapponese e sostenuto dalla conferenza stessa: una sorta di "Avvenire" giapponese, ma ancora più marcatamente ufficiale). Perciò, data la fonte, possiamo tranquillamente assumere che vi siano espresse le esatte vedute dei vescovi giapponesi, mitigate dalla diplomazia necessaria in una pubblicazione ufficiale; non c'è alcun motivo ragionevole per pensare che abbiano pubblicato una versione dei fatti anche solo involontariamente distorta.

Occorre anche aggiungere che gli ecclesiastici giapponesi, per mentalità e per stile, sono ancor meno avvezzi alla polemica e alla disubbidienza rispetto a quelli occidentali. Non sono vescovi "carrieristi", non hanno gran peso nella società e nei media giapponesi, guidano diocesi tutt'altro che ricche, rette esclusivamente sulle libere donazioni dei fedeli. Il Giappone, che conta appena 430mila cattolici su 127 milioni di abitanti, è ancora considerato terra di missione. E quegli stessi vescovi la vivono così, arrivando a gioire anche per dei piccoli eventi come ad esempio l'aver potuto far interessare al cristianesimo alcune persone grazie ad una mostra sulla Sindone.

Anche in Giappone il Cammino Neocatecumenale è un brutto problema.

I vescovi giapponesi hanno affermato (testualmente) che il Cammino ha creato problemi fin da quando si è installato nel loro paese. Hanno detto che il seminario neocatecumenale "Redemptoris Mater" di Takamatsu crea gravi problemi. Hanno precisato di aver condotto estenuanti trattative e tentativi di accordi con i neocatecumenali, senza vedere mai un risultato positivo; nel caso del seminario neocatecumenale (che all'unanimità hanno deciso di chiudere), la sofferenza è durata addirittura vent'anni.

Prima stranezza. È strano dover qui ricordare la necessità di obbedire ai legittimi pastori della Chiesa, che viene insegnata fin dal primo anno del catechismo dei fanciulli. Se il vescovo non mi vuole nella sua diocesi, allora vado via. Se sono convinto che il vescovo abbia torto, allora vado via ugualmente, poiché il successore degli Apostoli è lui e non io, ed il Signore saprà ben ricompensare la mia sofferenza nell'obbedirgli. Vogliamo forse ubbidire solo quando ci fa comodo?

E qualora il vescovo mi voglia mandar via, ma un suo superiore mi dicesse che posso rimanere... sono forse autorizzato all'arroganza e al menefreghismo? Non sono forse chiamato, specialmente in questo caso, a cercare una conciliazione col vescovo e dispormi eventualmente ad andar via in caso di impossibilità di accordo? La pace e l'unità vanno conservate solo quando non si rende necessario alcun sacrificio?

Probabilmente i neocatecumenali del seminario "Redemptoris Mater" di Takamatsu non si sono posti domande del genere. Al contrario, sono andati avanti per conto loro, giustificandosi con una misera scusa: "noi e il vescovo la pensiamo in modo diverso". Lo affermano i vescovi stessi, aggiungendo che i neocatecumenali - non solo quelli del seminario - vanno avanti autonomamente quanto alla pastorale, alla liturgia e tutto il resto, al punto che ogni tentativo di accordo è stato vano. Come se fossero un'altra chiesa: la "chiesa di Kiko", indipendente dalla "chiesa del Papa". L'arcivescovo di Tokyo lamenta che i neocatecumenali sono "come una setta potente" che porta "divisioni e contrasti" nella Chiesa. Già nel 1992 la conferenza episcopale giapponese lamentava ufficialmente che "lo scopo del seminario Redemptoris Mater non è quello di formare sacerdoti diocesani ma di formare preti per le comunità neocatecumenali".

Per chi abbia avuto a che fare col Cammino e per chi ne abbia semplicemente avuto notizie non provenienti dalla propaganda neocatecumenale, queste accuse, da fonte verificata ed affidabile, non rappresentano niente di nuovo: sono le stesse che vengono mosse ai neocatecumenali da decenni e decenni in tutti i luoghi del mondo dove il Cammino si è insediato.

Seconda stranezza: le decisioni dai sacri palazzi... curiosamente favorevoli al Cammino, a costo di lasciare aperto un problema spinoso, e a costo di non informare correttamente il Papa.

In quanto terra di missione, i vescovi giapponesi non dipendono dalla Segreteria di Stato, ma dipendono da Propaganda Fide (la Congregazione per l'Evangelizzazione dei Popoli). Vi hanno perciò presentato le loro ragioni, i loro numerosi e defatiganti tentativi di conciliazione con i neocatecumenali, e la frustrazione per la mancanza totale di risultati positivi. A detta dell'arcivescovo di Tokyo, presidente della conferenza episcopale giapponese, i responsabili della congregazione (pensiamo anzitutto al prefetto, il cardinale Ivan Dias) paiono "alquanto sostenitori" del Cammino.

La conferenza episcopale giapponese manda perciò una delegazione di vescovi a Roma (inizio aprile 2008), ma ancora una volta l'incontro con la Congregazione non dà risultato, al punto che la delegazione tornerà a Roma poche settimane dopo per incontrare il Papa in persona.

Una delegazione di vescovi che dall'altra parte del mondo vola a Roma due volte nello stesso mese per chiedere conferma di ciò di cui aveva già pieno diritto, è qualcosa di assai inusuale. La congregazione appare talmente sorda alle loro esigenze da doverla scavalcare per chiedere direttamente al Papa l'assenso per chiudere quel seminario neocatecumenale, spiegandogli i motivi per cui l'intera conferenza episcopale giapponese è unanime sulla decisione.

Sul sito web della conferenza episcopale giapponese leggiamo addirittura che "...nonostante il Papa abbia ricevuto rapporti da quella stessa congregazione, i vescovi erano convinti che non era stata data al Papa adeguata informazione direttamente dal Giappone". Non era stata data al Papa adeguata informazione!?

Terza stranezza: il Papa ascolta e rassicura i vescovi giapponesi, ma...

Il 25 aprile i vescovi giapponesi finalmente incontrano il Papa e gli spiegano i motivi della loro decisione, ottenendo comprensione e assenso. I vescovi tornano in Giappone convinti di non avere più ostacoli alla chiusura del seminario neocatecumenale. Addirittura, il Papa li ha rassicurati (testualmente) di "non aver esteso l'approvazione degli Statuti del Cammino proprio a causa dei problemi emersi nelle liturgie neocatecumenali e nel rapporto con i vescovi".

Qui si apre un piccolo "giallo" vaticano. Anzi: due "gialli".

Poche settimane dopo, il 20 maggio, trapela la notizia dell'approvazione degli Statuti. Il 31 maggio il cardinal Bertone, Segretario di Stato (e teoricamente non competente sul caso), invia al vescovo di Takamatsu, attraverso il nunzio in Giappone, l'ordine di sospendere ogni decisione: "il Santo Padre intende ristudiare personalmente il problema del Seminario di Takamatsu, di conseguenza Vostra Eccellenza è pregata di sospendere ogni decisione in merito" (dobbiamo il testo della motivazione all'agenzia di stampa Adista: i vescovi giapponesi, per delicatezza, hanno preferito non pubblicarle, evidentemente per non dare nessun sostegno a chi critica il Papa).

Cosa avrà mai il Papa da "ristudiare personalmente" rispetto a quanto non gli sia stato già ampiamente presentato di persona un mese prima (e nel dicembre 2007 durante la visita ad limina) dai diretti interessati? Come mai il Papa avrebbe improvvisamente bisogno di "ristudiare" qualcosa su cui aveva già dato il suo assenso, possibilmente contraddicendo ciò che aveva garantito in precedenza?

Se per assurdo quel "ristudiare personalmente" corrispondesse esattamente ai fatti, allora i vescovi giapponesi sarebbero stati presi in giro dal Papa stesso, mentre li comprendeva, li rassicurava e li incoraggiava. Dobbiamo perciò dedurre che quella formula è puramente diplomatica, con lo scopo di non precisare meglio il motivo "esterno" di tale decisione. Ma è proprio questo mistero a preoccupare.

I vescovi giapponesi non possono far altro che consultarsi e rispedire subito al Papa (6 giugno, appena una settimana dopo) quella lettera, accompagnata senza dubbio da tutte le loro preoccupazioni, prima tra tutte il veder rinviare nuovamente alle calende greche ciò di cui hanno pieno diritto e su cui avevano ottenuto anche il consenso del Papa.

Venerdì 13 giugno il Pontificio Consiglio per i Laici presenta lo Statuto del Cammino Neocatecumenale. Ci riesce difficile pensare che quel "sospendere ogni decisione" sia motivato solo dal non voler rovinare la festa dei neocatecumenali, anzitutto alla luce del fatto che la chiusura del seminario sarebbe comunque avvenuta non prima della fine di giugno.

È insomma un piccolo "giallo": all'improvviso il cardinal Bertone fa sospendere tutto, presentando ciò come una decisione del Papa, che con tale decisione sembrerebbe prepararsi a contraddire ciò che aveva garantito appena un mese prima. Siccome ci è impossibile pensare che il cardinal Bertone o lo stesso Papa possano essere così approssimativi, non possiamo non chiamare "stranezza" questo evento.

Quarta stranezza: il "giallo" dello Statuto.

Il secondo "giallo" riguarda l'affermazione del Papa di "non aver esteso l'approvazione degli Statuti del Cammino proprio a causa dei problemi emersi nelle liturgie neocatecumenali e nel rapporto con i vescovi".

Il 25 aprile il Papa fa un'affermazione del genere (non abbiamo ragionevole motivo di dubitare di quanto hanno riportato in tempi non sospetti i vescovi giapponesi nel loro sito web ufficiale, notizia leggibile ancora oggi), e il 20 maggio - poco più di tre settimane dopo - trapela la notizia dell'approvazione definitiva degli Statuti da parte del Pontificio Consiglio per i Laici. Ben strano tempismo!

Fra parentesi ricordiamo che la pubblicazione dell'approvazione definitiva era stata annunciata alla stampa ripetutamente da Kiko Argüello stesso, a maggio 2007, a settembre, per l'8 dicembre 2007, per l'epifania 2008, per il 4 febbraio, per il 21-22 febbraio, per Pasqua, per Pentecoste... ogni volta smentito dai fatti.

Ricordiamo anche che lo Statuto "definitivo" presentato dal Pontificio Consiglio per i Laici il 13 giugno 2008 (retrodatato, come di consueto, ad una festività liturgica), è in realtà "incompleto", poiché manca del Direttorio Catechetico cui fa continuamente riferimento. Dunque è davvero difficile non pensare alla fretta di pubblicare lo Statuto, per il quale si poteva benissimo aspettare la pubblicazione del Direttorio (che è tuttora sub iudice).

Insomma, il 25 aprile il Papa ha confermato la chiusura del seminario di Takamatsu ed ha rassicurato i vescovi giapponesi di "non aver esteso l'approvazione degli Statuti del Cammino"; un mese dopo, il 31 maggio, il cardinal Bertone impone di sospendere ogni decisione sul seminario di Takamatsu a motivo che il Papa dovrebbe "ristudiare" il caso; il 13 giugno vengono pubblicati gli Statuti "definitivi" ma "incompleti"; il 26 giugno lo stesso Bertone fa finalmente sapere che quel seminario neocatecumenale si può chiudere.

È uno strano ping-pong, strano anche perché velocissimo (rispetto ai tempi tipici della curia romana), al punto che un ignorante potrebbe essere tentato di spiegarlo ipotizzando un Papa sempre debole e indeciso: il che sarebbe una novità assoluta e incredibile per chi conosce almeno un poco la vita di Benedetto XVI.

Quinta stranezza: il seminario si può chiudere, ma...

Il 26 giugno il cardinal Bertone invia una lettera (in italiano, con traduzione in inglese) autorizzando la chiusura del seminario neocatecumenale di Takamatsu. La lettera viene subito inoltrata al clero, ai religiosi e ai laici della piccola diocesi (poco più di cinquemila anime). Da Takamatsu, i neocatecumenali del seminario si trasferiranno nel "Redemptoris Mater" di Roma (non sarà poi così difficile, visto che il rettore è incardinato nella diocesi di Roma ed il vicerettore è italiano: c'è da chiedersi se nel seminario di Takamatsu si parlava più l'italiano o il giapponese).

Nella lettera si afferma che con tale chiusura i preti neocatecumenali sparsi per il Giappone "possono incontrare difficoltà" (sic!) e perciò la Congregazione per l'Evangelizzazione dei Popoli nominerà per loro un vicario che gestisca il ministero di tali preti. Tale decisione è sorprendente... a meno di non ammettere l'incapacità dei preti neocatecumenali di obbedire ai vescovi (se non addirittura una propensione a vendicarsi dei vescovi), specialmente quando questi ultimi non favoriscono il Cammino.

Di più: verrà creato a Roma un "Seminario «Redemptoris Mater» per il Giappone", come se i neocatecumenali andassero via solo temporaneamente. Tale seminario "per il Giappone" verrà ufficialmente retto da un vescovo giapponese in pensione, come se si sospettasse che altrimenti i seminaristi non sentirebbero neanche una parola in giapponese durante tutta la formazione. Inoltre, "una soluzione dovrà essere adottata sia per la sua gestione che per il suo utilizzo temporaneo": e i vescovi giapponesi già lamentano tale ambiguità, poiché non è chiaro se "uso temporaneo" implichi un eventuale ritorno del RM a Takamatsu.

Si ha torto qui a parlare di "stranezza"? Si ha torto ad avere l'impressione che "da Roma" si faccia di tutto pur di far conservare ai neocatecumenali quell'avamposto giapponese con un pugno di seminaristi? Facendo di tutto, a costo di addolorare una intera (ancorché piccola) conferenza episcopale?

E soprattutto: cosa c'è dietro le quinte?

Il Papa il 25 aprile assicura di non aver esteso l'approvazione degli Statuti del Cammino, e il 13 giugno il cardinal Rylko pubblica l'approvazione degli Statuti.

Il Papa il 25 aprile conferma i vescovi giapponesi nella loro decisione di chiudere il seminario neocatecumenale, il 31 maggio il cardinal Bertone comanda di bloccare ogni decisione, e il 26 giugno chiude la porta ma lascia aperte varie finestre per far rientrare i neocatecumenali a Takamatsu.

Tutto questo nel silenzio totale dei media cattolici ufficiali e ufficiosi, solitamente così attenti a riportare anche notizie di scarso interesse.

Senza accusare nessuno, ci chiediamo con un po' di motivato sgomento cosa stia avvenendo nei sacri palazzi, e da dove vengano e in cosa consistano le pressioni contro i livelli più alti della gerarchia cattolica.

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