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La Liturgia fonte della missione
Mons. Nicola Bux

Città del Vaticano (Agenzia Fides) - La Chiesa è consapevole di non avere altra fonte da cui attingere forza per la propria missione se non lo stesso Signore Gesù Cristo. La giusta valutazione ed autonomia delle scienze umane, dalla storia alla filosofia, dalla psicologia alla sociologia, etc., non dovrà mai sostituire il criterio soprannaturale del discernimento spirituale.

È Cristo, con la Sua proposta al cuore dell’uomo, l’unico ed imprescindibile riferimento per la missione della Chiesa. Fonte di tale missione è allora l’adorazione del Signore che si esprime principalmente nella Divina Liturgia.

Troppe celebrazioni si sono ridotte ad “autocontemplazione antropocentrica” dell’uomo sull’uomo, quasi impedendo, attraverso la verbosità del celebrante, i ritmi convulsi delle musiche e la frenesia dei movimenti, il contatto con il Mistero. La Liturgia della Chiesa è essenzialmente adorazione del Signore e, attraverso la celebrazione dei divini misteri, la Chiesa compie la sua prima opera missionaria.

È necessario recuperare la chiara consapevolezza sull’unico soggetto protagonista della Liturgia: il Signore. Il popolo santo di Dio, e con esso il celebrante, entra nella Liturgia, ma non la crea: essi, popolo e celebrante, vengono ospitati dal Mistero e solo la consapevolezza di tale ospitalità, rende capaci di divenire, a propria volta, ospitali verso il Mistero e verso i fratelli.

Pregando il Signore ed intercedendo per tutti gli uomini, attraverso la sacra Liturgia, la Chiesa compie la sua prima missione: la celebrazione dei Sacramenti è di per sé efficace in ordine alla salvezza.

In tanta organizzazione della pastorale contemporanea, sembra che l’impegno missionario sia talvolta interrotto dalle celebrazioni, delle quali, forse, non si comprende più adeguatamente il significato. Battezzare, perdonare i peccati, celebrare l’Eucaristia sono azioni più potentemente salvifiche e missionarie di qualunque catechesi, convegno, lezione accademica o documento ecclesiale. Dobbiamo recuperare questa consapevolezza e, con essa, l’indisponibilità della Liturgia al capriccio soggettivo della creatività liturgica e al mito moderno, inteso in senso democratico, della partecipazione del popolo.

Come ricorda il Catechismo della Chiesa Cattolica: “La Liturgia è anche partecipazione alla preghiera di Cristo, rivolta al Padre nello Spirito Santo. In essa ogni preghiera cristiana trova la sua sorgente e il suo termine. Per mezzo della Liturgia, l'uomo interiore è radicato e fondato [Cf Ef 3,16-17 ] nel “grande amore con il quale il Padre ci ha amati” ( Ef 2,4 ) nel suo Figlio diletto. Ciò che viene vissuto e interiorizzato da ogni preghiera, in ogni tempo, “nello Spirito” (Ef 6,18 ) è la stessa “meraviglia di Dio”. (CCC 1073).


(Agenzia Fides 25/09/2008)

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