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Un nuovo interessantissimo libro delle Edizioni Lindau
 
 
 Giuseppe Sermonti
 Una scienza senz'anima




 Collana:
 «I Draghi» - politica e attualità

 Torino, Anno 2008, pagg. 160 - euro 14,50

 

 

 

 

 

 

 

 


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Per riguadagnare l’anima smarrita, la scienza dovrebbe occuparsi non tanto dell’uso pratico dei suoi strumenti e delle sue leggi, quanto di un discorso in cui collocare le sue conoscenze, in altre parole del loro “significato”. Non deve sperperare miliardi di dollari per trovare una molecola di carbonio in un pianeta senza storia, in un paesaggio non visitato da Cristo. Davanti alla scoperta, piuttosto che chiedersi: “Che uso posso farne (e a che prezzo posso venderla)?”, si chieda lo scienziato: “Dove posso inserirla nel racconto che sto facendo del mondo?”. Conoscere è narrare, è rappresentare, è trovare un ruolo nel cosmo a smarriti personaggi in cerca di autore.»

L'Autore

Giuseppe Sermonti (Roma, 1925), genetista dal 1950 presso l’Istituto Superiore di Sanità in Roma, ha fondato la genetica dei microrganismi produttori di antibiotici e ha presieduto la International Commission for Genetics of Industrial Microorganisms. Nel 1964 vince una cattedra di Genetica e nel 1970-71 presiede l’Associazione Genetica Italiana. Nel 1980 è eletto alla vicepresidenza  del XIV Congresso Internazionale di Genetica a Mosca. Lo stesso anno è chiamato alla direzione della «Rivista di Biologia» (fondata nel 1919). In quel periodo inizia la sua critica allo Scientismo e all’Evoluzionismo darwiniano, che lo isola dall’establishment accademico. Nel 1982 l’Accademia Pontificia lo invita a partecipare a un gruppo di lavoro sull’Evoluzione dei Primati. Nel 1986 è tra i fondatori, a Osaka, del gruppo degli Strutturalisti dinamici, di cui la «Rivista di Biologia» diviene l’organo. Alla ricerca dei significati non utilitaristi della scienza, indaga e scopre leggi naturali e tecniche chimiche nelle fiabe del focolare. Scrive e rappresenta drammi sui protagonisti della scienza. Nel 2004 riceve il Premio per la Cultura della Vicepresidenza del Consiglio, per le sue ricerche e critiche scientifiche. Pubblica indagini sulla nascita degli alfabeti dalle costellazioni dello Zodiaco.
Tra le sue opere scritte o riedite negli ultimi anni, Il mito della Grande Madre (2002), Il crepuscolo dello scientismo (1971, 2002), Dimenticare Darwin (1999, 2003), Fiabe di tre reami (1986-92, 2004), Why Is a Fly Not a Horse? (2004), Tra le quinte della scienza (commedie, 2007).

 

Il Libro

L’autore di queste pagine ribalta molte delle affermazioni correnti sulla fede, la scienza e la tecnica. La fede, innanzitutto, non è un’invenzione umana: è vero il contrario, l’uomo è una creatura della fede. La scienza, invece, è un prodotto dell’uomo. «L’aspirazione verso la verità e la comprensione – ha scritto Albert Einstein – sorge dalla sfera della religione.» La tecnica, poi, è stata rappresentata come il frutto dell’albero della scienza. Anche in questo caso è vero il contrario: la scienza è una teoria sulle ragioni che fanno funzionare la tecnica. La locomotiva è nata prima della termodinamica, i vaccini prima dell’immunologia, l’allevamento equino prima della teoria dell’evoluzione. Come ha ammesso Francis Bacon: «A dire il vero, col sorgere della scienza esatta, la scoperta delle cose utili cessò». In uno slancio di concretezza, la scienza moderna ha smarrito l’anima e scoperto il cervello. Si accinge ora a decifrare il destino, nostro e della specie, negli oscuri meandri del DNA. 
Ci si augura che, al di là delle elaborazioni dei bio-tecnologi, essa non rifiuti l’eterno profumo di mistero e di incanto che emana dalla natura, e seguiti a provare un’accorata nostalgia dell’anima.


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