Chiese Thailandesi rifugio per i sopravvissuti dallo tsunami


Impegno in prima linea per fronteggiare l'emergenza con una presenza efficace e risolutiva in un momento di enorme precarietà e necessità di fare ogni sforzo per rinascere. Molte confessioni religiose collaborano insieme per aiutare la popolazione.


Bangkok  – La Chiesa cattolica della Thailandia è impegnata in prima linea nell’opera di aiuto e di assistenza alle vittime dello tsunami, mentre il governo annuncia che il numero dei morti “potrebbe toccare quota 7 mila”. Secondo fonti governative ci sono ancora 6 mila dispersi e “l’80% di loro è probabile che siano morti, mentre il 20% ha perso ogni contatto”.

Mons. Pratan Sridarunsil, vescovo di Phang Nga (la regione più colpita), sottolinea che al momento è importante “portare solidarietà e consolazione alla popolazione” che ha “perso tutto” a causa del maremoto, e rivolgendosi agli abitanti dei villaggi ribadisce l’aiuto dei cattolici di Suratthani e la loro collaborazione “con il governo di Bangkok” quando esso “avvierà la campagna di aiuti”.

“In un momento di sofferenza – sottolinea il vescovo – Dio è con noi, sostiene il nostro lavoro e molte organizzazioni appartenenti a differenti confessioni religiose collaborano per portare aiuti alla popolazione”.

La Fondazione cattolica di Suratthani si è unita agli altri gruppi sottolineando l’importanza della scaletta degli interventi: quelli di emergenza immediati, quelli di ricostruzione e di ripristino. Nella seconda fase verranno costruiti edifici scolastici e ponti nelle aree più remote del paese, verranno fornite attrezzature scolastiche, divise, equipaggiamenti per la pesca e altri oggetti che esulano dagli aiuti di prima necessità.

Prasit Sathapornjaturawit, direttore della scuola di Banbangsak, nel distretto di Takuapa (provincia di Phang gna) afferma che del suo edificio “non rimane più nulla”. Esso ospitava 120 studenti della zona, dall’asilo alle scuole elementari. Ricorda che “dopo il passaggio dell’onda” tutto è andato “distrutto” e i 500 abitanti che vivevano nei pressi della scuola “sono rimasti senza casa”. Al momento essi sono ospitati nel comune, nel tempio buddista e nel parco nazionale di Khaosok, in attesa degli aiuti governativi. “Molti di loro – ricorda il direttore – sono pescatori e non è rimasto loro nulla per poter continuare l’attività”.

Suor Rosa Supa, in compagnia del vescovo durante la visita all’area colpita dal maremoto, afferma che “le persone sono felici di vederci, perché hanno bisogno di qualcuno che li ascolti e infonda loro coraggio”.

Padre Pornchai Techapitaktam, parroco della chiesa di Santa Agnese a Krabi, ha aperto le porte del suo edificio ai cattolici rimasti senza casa. Un fedele locale afferma che “lo tsunami è arrivato mentre partecipavamo alla messa”. Egli racconta di essere tornato subito a casa ma “l’edificio, che dista oltre 50 km dal mare, era minacciato dalle onde impazzite”. L’uomo ha chiesto aiuto per mettere in salvo la madre 84enne che si trovava all’interno della casa, ma nella sciagura ha avuto la fortuna di essere aiutato “da parenti e amici” che non vedeva da 30 anni e che sono “accorsi subito” per aiutarlo.  

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[Fonte: AsiaNews del 1 gennaio  2005]

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