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Un professore musulmano sostiene l’invito di Benedetto XVI a discutere sulla ragione

Il professore di religione musulmana Wael Farouq, docente di Scienze Islamiche della Facoltà Copto-Cattolica di Sakakini (Il Cairo), ha accolto con entusiasmo l’invito del Pontefice Benedetto XVI di sviluppare il dialogo attraverso il rapporto fede-ragione.

Così ha detto il docente, intervenendo giovedì 1° febbraio a Roma alla presentazione dell’edizione araba de “Il senso religioso”, il libro di don Luigi Giussani, Fondatore di Comunione e Liberazione, scomparso nel febbraio del 2005.

Accogliendo l’invito lanciato dal Papa durante la Lectio magistralis tenuta all’Università di Regensburg il 12 settembre 2006, il docente di Scienze Islamiche ha subito spiegato che “il mancato rapporto con la realtà dovuto a una ragione intesa come separata conduce al nichilismo, un nichilismo che afferma che al fondo delle cose e dell’io ci sarebbe il nulla”.

“Ma un’umanità viva si ribella a questa affermazione – ha spiegato –, poiché sperimenta la realtà come primo e inesorabile dato, cioè come dono che precede ogni pensiero e ogni riflessione”.

Il professor Farouq ha sottolineato che “non si tratta di giungere a essere nella realtà, ma di non uscire da essa. Questo è il compito della libertà”, ed ha aggiunto: “La realtà agisce sulla ragione come un invito inaggirabile a scoprire il significato, dell’amico o del fatto. Bloccare questa dinamica è come fermare la conoscenza”.

Secondo il docente egiziano, questa concezione, che è proprio uno dei contenuti cruciali de “Il senso religioso” di don Giussani, “è rinvenibile come intuizione in alcune tra le espressioni letterarie e poetiche più commoventi, come la formula di Eugenio Montale: ‘sotto l’azzurro fitto | del cielo qualche uccello di mare se ne va; né sosta mai: perché tutte le immagini portano scritto: ‘più in là!’”.

“È seguire la dinamica della ragione spalancata e messa in moto dall’imponenza della realtà – ha sottolineato Farouk – che ci rende capaci di un vero dialogo delle culture e delle tradizioni religiose”.

Circa l’invito di don Giussani ad “allargare la ragione”, il docente musulmano ha condiviso l’impegno a rispondere al bisogno “decisivo sempre e oggi in particolare più urgente che mai: quello dell’educazione”

“Bisogna recuperare la passione per la ragione come esigenza di totalità – ha poi continuato –. L’allargamento della ragione non avviene solo attraverso la pur giusta difesa di una corretta concezione della ragione, ma dal vedere in atto un’umanità che vive la ragione così e che ne sperimenta il bene per sé”.

Successivamente il docente ha citato l’allora Cardinale Karol Wojtyla che in un suo testo del 1972 ha scritto: “È propria della persona la capacità di cogliere questo bene, ed in particolare di coglierlo quando la persona diviene soggetto dell’azione, la capacità di coglierlo nell’atto”.

Il docente arabo ha rilevato che “la questione dell’ampiezza della ragione e della testimonianza del cambiamento da essa prodotto sono centrali per l’università, che è eminentemente il luogo della ragione”.

“Proprio a Regensburg Benedetto XVI ha posto il problema della compresenza di saperi diversi con specifici procedimenti corrispondenti all’oggetto proprio d’indagine, ma tutti nel medesimo contesto, l’università”, ha sottolineato Farouk, il quale ha poi osservato che “ciò rivaluta grandemente il ruolo dell’università stessa come luogo libero di ricerca e di verifica critica”.

Il docente musulmano ha poi spiegato che “la distinzione di saperi e di metodi”, proposta da Benedetto XVI, “non è oppositiva, ma spinge nella prospettiva dell’unità del sapere, della universitas, che oggi può essere un’esigenza e un’ipotesi di lavoro, piuttosto che un’affermazione astratta”.

“Solo una ragione semplicemente aperta alla totalità può rendere vivo il clima di un’università e davvero affascinante il cammino all’interno di essa. E può dare un contributo decisivo alle questioni più scottanti del nostro tempo”, ha infine concluso.

   
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