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10 gennaio 2009: un "redde rationem" per il Papa o per Kiko?

[Discorso del Papa e commenti]

Riceviamo dal nostro corrispondente By Tripudio un sostanzioso commento sui significati e le valenze che assume la "Festa del quarantennale" neocatecumenale prevista in San Pietro nel pomeriggio di oggi. Una "festa" per la cristianità cattolica o solo per i neocatecumenali? Un rendiconto presentato da Kiko alla Chiesa o che la Chiesa pretenderà da Kiko?
Avremo modo di confrontarci e di discuterne.
Intanto leggiamo la lucida analisi di Tripudio.

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Qualche giorno fa ero capitato su www.korazym.org, il sito infestato dai neocatecumenali. L'ultima notizia NC risaliva a luglio scorso, ed erano i festeggiamenti per la "vittoria" neocat contro la Chiesa. Ci sono tornato ora e ho scoperto con sgomento che annunciano "la festa insieme al Papa" per i 40 anni del Cammino neocatecumenale.

Salvo occasioni particolarissime, normalmente si festeggiano le cifre tonde, cioè venticinquesimi, cinquantesimi oppure centesimi anniversari. Quaranta non è una cifra tipica: è al più una ricorrenza "interna", un festeggiamento in tono minore, che quasi certamente tuttavia - conoscendoli - servirà a rivestire il quarantennio di valenze bibliche. Ma poi... quaranta anni da cosa? Cosa è successo ai neocatecumenali tra la fine di dicembre 1968 e l'inizio di gennaio 1969 ?

Si tratta di una data di nascita del tutto posticcia.

Si tratta di un anniversario creato a tavolino.

Infatti Kiko e Carmen si sono messi insieme nel 1964, facendo "esperienza" (così dicono) nei baraccati di Madrid fino al 1967. Nell'aprile 1970 gli iniziatori e i primi neocatecumenali si riuniscono a Majadahonda dove definiscono le linee generali del Cammino (è da lì che cominciano le trascrizioni delle boiate dette da Kiko e Carmen, divenendo i "mamotreti" che fanno scuola ancor oggi, imparati a memoria e ripetuti alla lettera).

Dunque a rigor di logica la "data di nascita" del Cammino dovrebbe essere in aprile 1970. Oppure, se vogliamo considerare lo stato embrionale del Cammino, dovrebbe essere nel 1967. Oppure, se ipotizziamo che l'esperienza nei baraccati di Madrid sia stata assai simile a quella formalizzata nel '70, la data di nascita del Cammino dovrebbe essere nel 1964.

E invece no. Nessuna di queste tre.

I neocatecumenali vogliono in realtà festeggiare il quarantennale di un evento particolarissimo. Si tratta del loro arrivo a Roma: nel novembre 1968, alla parrocchia dei martiri canadesi.

Vi prego di assaporare tutta l'importanza della questione: i neocatecumenali vogliono festeggiare il loro insediarsi nella capitale della cristianità. Questi novelli vandali non festeggiano la loro nascita, ma la loro irruzione parassita al centro della Chiesa cattolica. Capite?

Non festeggiano la presunta ispirazione di Kiko e Carmen. Non festeggiano l'inizio delle attività (in Spagna) di Kiko e Carmen. Non festeggiano la messa per iscritto delle boiate kikiane-carmeniane (pomposamente chiamate "sintesi kerigmatico-catechetica").

Festeggiano invece la loro calata su Roma... come se lo scopo della loro esistenza fosse quello di impiantarsi nel cuore della Chiesa cattolica e allargarsi come un tumore. Questo festeggiamento del quarantennio del loro insediamento ha perciò un retrogusto alquanto diabolico: non festeggiano una nascita, ma un impiantarsi da parassiti.

Ma forse siamo noi che ci ostiniamo a pensare che Kiko e Carmen siano intelligenti e freddi calcolatori. Magari la faccenda è assai più semplice: hanno solo inventato un festeggiamento posticcio per costringere il Papa a "benedire" il loro Statuto posticcio.

Riempiranno San Pietro, il Papa non potrà mica far finta di niente. "Dovrà" parlare, pur sapendo che hanno già intenzione di fraintendere le sue parole.

Per questo un papa parla anche con i suoi silenzi.

Giovanni Paolo II tacque per quasi quattro mesi prima di far cenno agli Statuti del giugno 2002. Benedetto XVI ha taciuto fino ad oggi per quasi otto mesi sugli Statuti del maggio 2008. Il silenzio di Giovanni Paolo II fu un indice assai significativo. E perciò il silenzio di Benedetto XVI è ancora più significativo.

"C’è grande attesa per le prime parole del papa dopo l’approvazione definitiva degli Statuti", scrive lo spassoso Caredda dell'ineffabile Korazym.

Purtroppo il Papa non potrà evitare di citare gli Statuti 2008.

Non potrà neppure criticarli, perché la cosa verrebbe presentata alla stampa come "il Papa che sconfessa se stesso", e i nemici della Chiesa non aspettano altro. I neocat, nella foga di "festeggiare" per farsi elogiare, mettono il Papa in una scomodissima situazione.

"All’inizio del 2009 il clima è senza dubbio più disteso", gongola Caredda, che però si contraddice appena qualche riga dopo, ammettendo a denti stretti che: "con l’ok agli Statuti non sono certamente svanite le numerose riserve (se non vere e proprie accuse) che in molti ambienti ecclesiastici si sono manifestate negli anni nei confronti del Cammino".

Hai ragione, caro Caredda. Le riserve esistono ancora. Quelli che vogliono mostrarsi equilibrati e moderati, esprimono "numerose riserve" di fronte alle deviazioni dottrinali e liturgiche del Cammino, più o meno nascoste. Quelli che conoscono la situazione, non possono fare a meno di esprimere "vere e proprie accuse". Quelli che si ostinano ad ignorare la situazione (o hanno calcolato che possono trarre beneficio nell'ignorarla), si limitano ad una colpevole -colpevolissima - indifferenza.

Gli articoli di Caredda sono utilissimi perché ci fanno capire che aria tira ai vertici del Cammino. Stanno festeggiando la sostituzione di Arinze, "colui che firmò la lettera del dicembre 2005" (vi prego, rileggete queste parole scritte con la bava alla bocca, sembrano un capo di imputazione da parte di un tribunale giacobino contro colui che firmò la lettera del dicembre 2005).

Il cardinale Arinze verrà sostituito dal cardinale Cañizares Llovera, che i vertici neocatecumenali dichiarano di aver già abbindolato mostrandogli una celebrazione senza abusi (seppur lenta da morire)... sperando che sia più ingenuo di un bambino. Altrimenti, terminato lo show liturgico "senza abusi" costruito appositamente per lui, si ricorderà che nelle comunità neocatecumenali nulla è cambiato, né nella liturgia, né nella dottrina.

I neocatecumenali credono ai loro stessi sogni, parlando come se il cardinale Antonio Cañizares Llovera avesse una linea totalmente diversa da quella del cardinale Francis Arinze (reo di essere colui che firmò la lettera del dicembre 2005). Dopotutto Kiko era quello che esclamava: "ora è il Papa a dover combattere con Arinze!" (conferenza stampa della presentazione degli statuti 2008), perciò non ci meraviglia che festeggi la partenza del cardinale Arinze.

Circa due anni fa, nell'imminenza della scadenza degli Statuti temporanei, ipotizzavo che Kiko avrebbe tirato fuori qualche nuova invenzione per "costringere" la conferma degli Statuti. Chi legge le pagine di questo blog può verificare quanto mi sia stato facile essere profeta.

Infatti il prossimo trucco kikiano è quello delle "comunità in missione" (novità presentata proprio in questa occasione, proprio come le aziende che annunciano un prodotto nuovo spacciandolo per innovativo, allo scopo di rilanciarsi sul mercato). E, dato che a papa Benedetto XVI piace il latino (la lingua della Chiesa), Kiko le ha chiamate communitates in missionem, in perfetto stile neocatecumenale: dietro l'elegante facciata (tre parole in latino) si nasconde il solito lerciume liturgico-dottrinale neocat.

Caredda fa sfoggio della sua ubbidienza a Kiko, affermando (pur sapendo che non è vero) che sarebbe la prima volta nella storia della Chiesa che intere comunità vengono inviate in missione. Può cadere nel tranello solo chi non conosce la storia della Chiesa, poiché per i neocat i primi tre secoli sarebbero tutto un profluvio di "primi cristiani" neocatecumenalizzanti e giudaizzanti, mentre i successivi sedici secoli sarebbero una parentesi buia, e il Concilio Vaticano II consisterebbe esclusivamente nel risveglio kikiano-carmeniano.

Naturalmente, per Kiko occorre dare una martellata veramente forte alla Chiesa, e perciò si inventa anche le "Missiones ad Gentes", mandando gruppi di 40-50 persone con "presbitero" incluso in omaggio (come il pacco di merendine con la sorpresa). Si tratta di una necessità di marketing: infatti, visto che i neocatecumenali faticano terribilmente a "creare" comunità appena giunti in missione, tanto vale mandare "ad gentes" (a quelle povere "gentes") delle comunità neocatecumenali preconfezionate che potranno meglio fagocitare i parrocchiani non troppo avveduti.

Tali comunità, disponendo a tempo pieno di un "presbitero", saranno totalmente autonome ed isolate rispetto alla chiesa locale... tranne per i contatti necessari a catturarne i fedeli. È uno scisma di fatto, perché quel "presbitero" è funzionale ai neocat, e quei neocat sono lì solo per far crescere il Cammino. È proprio un cancro che si espande, è proprio un virus che si fionda su un corpo sano.

Al termine dell'articolo (durante il quale il Caredda ripete il mantra menzognero del "Giovanni Paolo II mandò le famiglie neocat in missione"), emerge tutta l'ansia neocatecumenale per il discorso del pontefice "attorno al quale c’è viva curiosità".

Temo che la curiosità sia solo dell'Agenzia Neocatecumenale delle Mistificazioni, che anche stavolta lavorerà sodo per sfruttare ogni più remoto appiglio per dare la notizia in stile "il Papa ci ha approvati". La tecnica era già stata collaudata con Giovanni Paolo II: Kiko e Carmen prima si presentano dal Papa per dirgli "mandiamo le famiglie in missione", e poi fanno scrivere ovunque che il Papa avrebbe "mandato le famiglie in missione". Ci son cascate perfino le redazioni dei più famosi quotidiani cattolici...

Probabilmente i neocat hanno già preparato stampato i loro notiziari: "Benedetto XVI manda comunità neocatecumenali in missione", pronti per farseli pubblicare sulla stampa cattolica.

Mitico Caredda, prima o poi ti chiederò un autografo. Nemmeno Stanlio e Ollio mi avevano mai fatto sbellicare tanto dalle risate. Nemmeno la Pravda riusciva a pubblicare notizie con una tal faccia di bronzo.

Nota 1: ciò che riguarda i primi anni del Cammino (l'esperienza nei baraccati e il presunto interessamento dell'arcivescovo di Madrid) è documentato esclusivamente dai racconti di Kiko e Carmen; non risulta che esistano fonti per poter verificare quanto vanno raccontando.

Nota 2: in realtà i neocatecumenali dicono sempre che stanno festeggiando qualcosa. Festeggiano sempre. Ogni volta festeggiano una qualche approvazione presente solo nei loro sogni. Riuscirono perfino a festeggiare la fatidica "lettera di Arinze" (contenente «le decisioni del Santo Padre»): l'intramontabile Gennarini, con sommo sprezzo del ridicolo, disse che la lettera recepiva le "variazioni" (cioè gli abusi) liturgici neocatecumenali, incurante del fatto che chiunque poteva leggerla e verificare l'esatto contrario.

Nota 3: come definireste uno Statuto "definitivo ma incompleto"? Come non si fa a definire posticcio uno Statuto che rinvia ad un direttorio catechetico che a tutt'oggi ancora non è stato pubblicato? L'unica cosa notevole dello Statuto è il fatto che contiene la tanto deprecata "lettera di Arinze" (cfr. art. 13, comma 3, nota 49).

Nota 4: la chiesa kikiana si è fabbricata i propri seminari dove allevare i propri "presbiteri" e li manda in missione autonomamente, infischiandosene del parere dei vescovi, o aggirandolo con mezzucci e trucchetti non proprio degni di un cristiano. Per quanto un vescovo possa essere "amico" del Cammino, riteniamo priva di credibilità l'ipotesi che possa onestamente accettare l'idea che tutti i suoi preti neocatecumenali sono a rischio di "missione" secondo le esigenze propagandistico-politiche di Kiko e non secondo le Tradizione Cattolica Apostolica Romana... tant'è che in terra di missione le comunità - come altrove del resto - non si integrano mai con le parrocchie, ma nascono e si sviluppano nuove 'cellule' del cammino, appartenenti alla realtà ecclesiale solo di nome e non di fatto

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