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Ruolo dei sacerdoti - NC e non - sia all'interno
del cammino neocatecumenale che nei confronti della Chiesa

Un importante riscontro:
[Ottobre 2007, Don Gino Conti: È valida la Messa celebrata dai sacerdoti del Cammino NC?]

I Sacerdoti del Cammino NC

Che dire? Inutile edulcorare i termini quando la realtà è così dura ed avvilente. L'opinione personale nei loro confronti non può che essere estremamente severa, perchè hanno affiancato ed agevolato l'azione di infiltrazione della Chiesa.

È grave e non più tollerabile che questa organizzazione (che non vuole definirsi movimento, ponendosi come la vera Chiesa) si avvalga subdolamente dell'appoggio di una istituzione religiosa millenaria, la Chiesa Cattolica e del ruolo dei suoi sacerdoti che avallano nelle Parrocchie il sorgere di comunità, che poi soffocano ogni altra attività pastorale, garantendole come itinerario di iniziazione cristiana cattolica. Ora noi affermiamo con consapevolezza e documentiamo che non lo è!

Il Cammino Neocatecumenale usa la parrocchia come esca, e come tutte le "sette" non si rivela da subito per quel che è. Appaiono solo come semplici "catechesi per adulti", una iniziativa della parrocchia con approvazione del parroco. La dicitura "Cammino Neocatecumenale" o il nome del fondatore non compare da nessuna parte.

A posteriori si vede già in questo inganno iniziale che c'è qualcosa di subdolo nel movimento (è questo che ci fa molto male, dover ammettere che proprio nella "nostra" Chiesa cattolica questo inganno viene perpetrato). Ma è solo la prima fase. Come in molte sette l'iniziato deve passare attraverso vari stadi, e anche qui nel Cammino l'iniziato viene tenuto all'oscuro di ogni tappa successiva. Viene indotto l'affidamento totale, cieco al movimento, abbandonando ogni resistenza, la razionalità e il pensiero logico in questo quadro vengono (a volte anche esplicitamente) condannate come idoli. La rete si fa sempre più stretta...

È per questo che il sacerdote appare tradire la propria missione, il proprio giuramento e la propria appartenenza alla Santa Chiesa per abbracciare una dottrina eretica ed eversiva. Ciò innanzitutto avviene rinunciando al "triplice munus" del Sacerdozio: Docendi, Regendi e Sanctificandi - Insegnare, Governare e Santificare, che viene loro letteralmente scippato dal ruolo totipotente che i catechisti esercitano anche sui Sacerdoti (in pieno su quelli appartenenti al Cammino per l'iter formativo che sono tenuti a seguire), ma anche su quelli che non appartengono al Cammino stesso, in quanto sono anch'essi visti esclusivamente in funzione della Consacrazione (peraltro purtroppo sui generis per quanto riguarda i presbiteri naocatecumenali, in relazione alla relativa mens kikiana da loro fatta propria, di cui svilupperemo il discorso più avanti)

In un certo senso, fa tristezza e pena, perchè è sfruttato e manovrato dai responsabili del Cammino per legittimarsi sia agli occhi della gerarchia, sia agli occhi del fedeli. È un garante della legalità del Cammino, una pezza d'appoggio vivente chiamata ad avvalorare con la propria presenza la grande menzogna neocatecumenale ai danni della comunità dei credenti.

Il sacerdote complice del Cammino è dunque sostanzialmente un rinnegato della vera fede cattolica che per invasamento dottrinale, fanatismo ed ambizione personale, calcolo o semplicemente quieto e comodo vivere "vende" la propria tonaca, presta la propria funzione ad un movimento che si propone programmaticamente e fattivamente di rivoltare la Casa del Signore.

Parliamo del sacerdote tradizionale, successivamente passato alla "causa" neocatecumenale.

Diverso è il discorso dei giovani ordinati direttamente formati nei centri Redemptoris Mater.

Il progetto che li riguarda è nato dalla esigenza di accelerare la conquista neocatecumenale delle strutture ecclesiali, superando i tempi lunghi e le difficoltà di proselitismo nel clero ordinario, provvedendo direttamente alla formazione di preti neocatecumenali negli incubatori Redemptoris Mater.

Costoro nascono già mentalmente condizionati dalle dottrine del movimento, sono dei rinnegati congeniti e nemmeno hanno coscienza di questo perchè mentalmente istruiti a sentirsi parte del 'rinnovamento' della Chiesa secondo l'insegnamento di Kiko e Carmen, da loro visti ed osannati come nuovi profeti e messia. Sono dunque fedelissimi del Cammino che considerano la vera chiesa.

Quando, con l'aiuto di Dio e l'azione degli uomini di buona volontà e santo discernimento, il movimento neocatecumenale resterà infine sconfitto, il loro costituirà un dramma umano e spirituale, poiché ci si troverà di fronte ad una nutrita schiera di individui che avranno perso ogni riferimento teorico, intellettivamente e spiritualmente allo sbando, nei cui confronti occorrerà pietosamente attivare intensi programmi di recupero psicologico, dottrinale e spirituale.

Dio non voglia che, per il fatto di aver abiurato al giuramento di fedeltà alla Chiesa di Cristo, una, santa, cattolica ed apostolica i sacerdoti neocatecumenali, sia acquisiti che originari, si pongano fuori di essa.

Somigliano a quei preti che aderendo alle sovversioni armate, anziché pregare la divina misericordia e soccorrere i bisognosi degli avversi campi, imbracciano il fucile, costruiscono barricate e danno l'assoluzione ai nemici affidandola alle pallottole che sparano loro addosso, illudendosi sacrilegamente di coniugare l'omicidio e il Vangelo.

Purtroppo dobbiamo parlare di eresia ed apostasia, e sebbene essi celebrino e svolgano le funzioni religiose, la loro azione spirituale è inficiata dalla condotta radicalmente contraria alla predicazione di Cristo, trasmessa alla Chiesa attraverso gli Apostoli.

Quando non ci si preoccupa di coniugare formazione presbiterale, motivazione e doti comunicative, il risultato è che le celebrazioni tenute da officianti motivati e comunicativi sono ben affollate, unitamente alle relative parrocchie, rispetto alle parrocchie semideserte rette da ordinati poco incisivi, quando non scialbamente formalistici o addirittura palesemente demotivati.

E qui tocchiamo un altro punto problematico. La parrocchia è il primo fronte della Chiesa. Richiede attenzione e ponderazione nella scelta dei suoi ministri. Non a caso il radicamento dei neocatecumenali nella base della comunità ecclesiale è stato favorito dalla crisi relazionale di troppi sacerdoti con i loro fedeli.

Un ordinato motivato, preparato e sapiente nell'esercizio delle proprie sacre prerogative ben difficilmente si lascia scalzare e sopravanzare, lasciando il gregge in balìa dei lupi. Ritorna così l'appello mirabile ed accorato del prof. Enrico Medi alla santità dei sacerdoti, e parallelamente lo scandalo dei centri Redemptoris Mater che non preparano certamente santi sacerdoti bensì pretoriani di Kiko in abito talare, i quali continuano ad infiltrarsi e diffondersi nella Casa del Signore per portarvi il verbo e le prassi anomale del Cammino senza che nessuno vi ponga un freno!

Pensiamo che a questo punto della storia c'è bisogno che ci siano pronunciamenti chiari da parte della Chiesa Cattolica, soprattutto riguardo a quella parte del clero che celebra nel Cn. Le chiacchiere stanno a zero: alcuni tra i sacerdoti, vescovi, cardinali appoggiano e celebrano nel Cn.

Kiko è un laico, Carmen pure, Padre Pezzi no ma sembra comunque avere un ruolo marginale. È la confusione!!!! Serve chiarezza ed è tempo che si faccia. Non ha più senso parlare di piccoli nel Cn; è tempo che ci sia una pronuncia chiara ma diretta al clero e non alla triade. La confusione non deve essere alimentata, come invece avviene adesso.

Le considerazioni qui riportate pongono un interrogativo non più differibile: un conto - anche se conta in ogni caso visti i suoi effetti - è la disobbedienza di laici come Kiko Argüello e Carmen Hernandez, un conto è la disobbedienza di sacerdoti...

I sacerdoti, o meglio i presbiteri, neocatecumenali prima o poi dovranno rendere pubblica ragione della loro scelta di aver intrapreso un "cammino" a tappe, dimenticando, disprezzando, o comunque, dileggiando - come abbiamo sentito con le nostre orecchie - la formazione cattolica ricevuta in seminario, almeno quelli che non sono stati formati nei "Redemptoris Mater".

Se dovessimo seguire e giustificare l'esempio di questi sacerdoti, noi, fedeli laici "della domenica", dovremmo trarre la consequenziale valutazione che quanto insegnato dalla Chiesa, se non ha alcun valore per i sacerdoti, a maggior ragione non dovrebbe averne per noi; ma è proprio questo a cui non siamo rassegnati e non ci rassegneremo...

Per questo chiediamo chiarezza ai vescovi ed ai responsabili della gerarchia apostolica.

Ruolo dei Sacerdoti nel Cammino NC

Nelle comunità neocatecumenali al presbitero viene di solito riconosciuta o quasi "concessa" solo la dimensione cultuale e funzionale dell'ordine sacro, mortificandolo se non addirittura privandolo della sua connaturale dimensione giurisdizionale che - come ben sappiamo - è parte integrante e costitutiva dell'ordine stesso. È il catechista infatti che, per mandato di Kiko, si appropria indebitamente della potestà giurisdizionale di insegnamento di guida, di santificazione e governo della porzione del gregge affidata al sacerdote, propria del sacerdozio ministeriale.

In nessun movimento il ruolo di guida del sacerdote è sostituito dai "catechisti" mandati da kiko e non dalla Chiesa, senza alcuna formazione ecclesiale ma solo kikarmeniana, così come tutta la teologia ne sovverte anzi ne diluisce fino ad annullarla la funzione...

Già nelle prime catechesi viene annunciato (anche con schemi e lavagne), il considerare la gerarchia ecclesiale, – e in particolare il sacerdozio ordinato – come non indispensabili, illustrando la nuova idea di chiesa, nella quale la parrocchia ormai alla deriva va sostituita da non meglio chiarite cellule comunitarie. Viene enfatizzato il sacerdozio dei fedeli anche negando le validità delle celebrazioni in assenza dell'Assemblea (questo insegna Kiko). Se è vero che ogni cristiano è 'sacerdote, profeta e re' è altrettanto vero che solo il Sacerdote ordinato può agire in persona Christi nella Consacrazione, la quale è valida anche se per una qualunque ragione non vi partecipa nessuno! (questo insegna la Chiesa). Sul sacerdozio ministeriale e dei fedeli, vedi lettera della CEI, Giovanni Paolo II al Clero, Giovanni Paolo II ai Sacerdoti neocatecumenali e Giovanni Paolo II ai Rettori dei Seminari Redemptoris Mater: quest'ultimo in particolare richiama la comunione col vescovo e l'obbedienza a lui . Invece persiste la grave anomalia della prioritaria e assolutamente non scalfibile obbedienza a Kiko... con effetti intuibili... Oltretutto persiste la grave anomalia di aver sostanzialmente dato e fatto esercitare ad un laico i poteri di un vescovo...

Da come parla il Papa appare chiaro conoscesse i comportamenti del cammino ed altrettanto chiaro che pensasse (non sapeva con quanta speranza mal riposta!) di correggerli... Visto che i NC si riempiono la bocca sul fatto che i Papi (soprattutto Giovanni Paolo II) li approvano, che dire delle parole di Giovanni Paolo II; ma soprattutto del fatto che non sono mai state applicate e nessuno si sogna di farlo? E, se non sono state applicate, chi se ne preoccupa?

Non è una strategia saggia quindi quella di adottare, come nel cammino NC, piani che assumono come normale, ritenendola la più valida, una comunità senza un sacerdote pastore (ogni comunità NC ha invece come guide i 'catechisti', ai quali anche il sacerdote, utilizzato solo per la consacrazione, deve essere sottoposto).

Il sacerdozio regale dei laici non deve venir incoraggiato oscurando il sacerdozio ministeriale degli ordinati, grazie al quale i sacerdoti non solo celebrano l’Eucaristia, ma sono anche padri spirituali, guide e maestri dei fedeli che sono stati loro affidati.

Lo sviluppo di quello che anche nella Chiesa viene comunemente definito "ministero dei laici" è certamente un risultato positivo e fecondo del rinnovamento avviato dal Concilio Vaticano II. Particolare attenzione La Chiesa accorda alla formazione spirituale e dottrinale di tutti i ministri laici. In ogni caso essi devono essere uomini e donne di fede, esemplari nella vita personale e familiare, che con amore abbracciano "il pieno e integrale annuncio della Buona Novella" (Reconciliatio et paenitentia, n. 9) trasmessa dalla Chiesa.

Ci sono chiare direttive anche diocesane per la formazione iniziale e permanente dei laici, che sono ufficialmente coinvolti nella vita parrocchiale e diocesana e non agiscono nell'ambito ristretto e 'chiuso' di una comunità parcellizzata all'estremo come nel cammino NC. Ma le direttive devono essere correttamente applicate, e questo costituisce, oggi, una sfida, laddove le parrocchie sono contrassegnate dalla presenza di comunità neocatecumenali.

Non basta infatti aver ascoltato le catechesi di Kiko e aver avuto da lui (che non è un Vescovo di Santa Romana Chiesa!) mandato di trasmetterle come catechisti neocatecumenali, per svolgere il compito dell'annuncio e dell'evangelizzazione, che nel cammino assume tra l'altro modalità e accentuazioni del tutto avulse dagli insegnamenti della Chiesa e di evidente carattere 'settario', oltre che eretico...

Di questo soprattutto i Dicasteri Vaticani interessati dovrebbero prendere consapevolezza, oggi!!

Sacerdoti che operano nel Cammino NC nei confronti della Chiesa

Abbiamo visto che secondo Kiko i seminari Redemptoris Mater nascono grazie al decreto ‘‘Presbyterorum Ordinis’’ n.10: « Ricordino dunque i presbiteri che deve stare loro a cuore la sollecitudine per tutte le chiese... Dove lo richiedono motivi di apostolato (la mancanza di sacerdoti) si faciliti non solo una funzionale distribuzione dei presbiteri, ma anche l'attuazione di specifiche iniziative pastorali... A questo scopo potrà esser utile la creazione di seminari internazionali... per il bene di tutta la chiesa, secondo norme da stabilirsi per ognuna di queste istituzioni e rispettando sempre i diritti degli ordinari del luogo ».  

E ancora: i Seminari R.M., secondo Lo Statuto, "sono eretti dai Vescovi diocesani, in accordo con l'Equipe Responsabile internazionale del Cammino, e si reggono secondo le norme vigenti per la formazione e l'incardinazione dei chierici diocesani e secondo statuti propri, in attuazione della Ratio fundamentalis institutionis sacerdotalis. In essi i candidati al sacerdozio trovano nella partecipazione al Cammino Neocatecumenale un elemento specifico e basilare dell'iter formativo." 

Si stanno formando sacerdoti che sono come scissi in due, possono conoscere bene le scienze teologiche e, in qualche caso, essere anche insegnanti nei seminari diocesani; sono quindi ortodossi nella teoria, mentre dall'altra parte sono eretici nella pratica quando partecipano alle varie celebrazioni neocatecumenali. Il problema dell'accettazione di questo dualismo "autonomista", anche se "vincolato" (o sperato tale) alle norme ecclesiali, ha invece generato tanti cavalli di troia e tanti spunti per affermare ufficialmente alcune cose e farne praticamente di opposte!

Il CNC non vuole essere riconosciuto come un movimento, così i seminari RM non vogliono essere riconosciuti come seminari del CNC, ma come diocesani, in quanto è il Vescovo del luogo che chiede l'apertura di un seminario. Ma di fatto essi appartengono al cammino, se non altro per il tipo di vita e di formazione che si conduce.

Il rettore di un RM è sempre un prete scelto dall'equipe internazionale del CNC (Kiko Arguello, Carmen Hernandez e l'ex comboniano Padre Mario Pezzi). I seminaristi, oltre che dal rettore, sono seguiti sempre da un'equipe di catechisti, che seguono il seminario e ne sono responsabili assieme al rettore.

Abbiamo già espresso serie perplessità su come sia possibile che i Fondatori del cammino abbiano sia nel ruolo formativo che fondativo dei seminari la stessa dignità dei Vescovi? Anzi maggiore, perché mentre un vescovo ha giurisdizione nella sua diocesi, Kiko ha giurisdizione su tutti i Seminari in tutte le diocesi del mondo.

Abbiamo visto che nel cammino operano due tipologie di sacerdoti:
  1. coloro che non solo si sono formati nei RM e che devono seguire non gli insegnamenti della Chiesa (pur se prevedibilmente frequentano corsi di teologia nelle facoltà teologiche) ma vengono sottoposti a tutto l'iter formativo neocatecumenale (tappe, passaggi, scrutini, obbedienza ai catechisti). Così recita infatti lo Statuto: "In essi i candidati al sacerdozio trovano nella partecipazione al Cammino Neocatecumenale un elemento specifico e basilare dell'iter formativo"
  2. ma anche coloro che, pur avendo studiato in un normale seminario diocesano, hanno trovato la loro vocazione e hanno esercitato il loro ministero sempre, o quasi, nel cammino, o comunque legati alla loro comunità e ne assorbono e si adeguano perfettamente a contenuti e metodi, anziché porsi come guide, reggitori della comunità, come indica il Papa e com'è prerogativa dei sacerdoti cattolici...

Fermo restando che l'ordinazione dei Sacerdoti Redemptoris Mater è valida perché operata dai vescovi, ci si chiede tuttavia se la loro azione sacerdotale non possa essere inficiata dal credere e professare cose diverse da quelle insegnate dalla Chiesa sia nella celebrazione eucaristica (Cena protestante e non sacrificio, Presenza simbolica e non reale) che nella somministrazione dei sacramenti, soprattutto quello della riconciliazione ed inoltre nel credere nella perfetta identificazione del Cammino con la Chiesa, della quale sono totalmente cancellati 2000 anni di storia e di insegnamenti (da Costantino al Vaticano II, preso come fondante del Cammino, senza applicarne la continuità come affermato e ribadito dal Papa)... ergo si agisce e si opera nel nome del cammino ritenendo che esso sia la vera Chiesa...

I Sacerdoti RM sono Sacerdoti validamente Ordinati. Su questo non ci possono essere dubbi. Ma la Validità dell'Ordinazione ricevuta non implica una automatica Cattolicità del Sacerdote stesso. Il Sacerdote validamente ordinato è formalmente Cattolico. Le sue Intenzioni - questione molto importante - e la sua opera pastorale o mettono il sigillo a questa Ordinazione... oppure la negano di fatto. Il fatto che molti scismatici o eretici fossero Sacerdoti Validamente Ordinati non ha impedito che essi fossero o scismatici o eretici. Semmai il loro Stato Clericale aggrava il fatto.

Sempre in linea con il ragionamento di prima, e tenuto conto di cosa significhi il Sacerdozio Ministeriale per la Chiesa, cosa dovrebbe fare un Sacerdote RM - o anche non RM che vive la sua pastorale all'interno del Cammino NC - davanti a direttive del Papa, e del Vescovo diocesano riguardo Pastorale e Liturgia, tenendo conto della Linea Gerarchica della Chiesa? In parole povere, perché si obbedisce alle direttive di Kiko invece che a quelle del Papa sulla liturgia, da lui dettate con la lettera del card. Arinze? Non ci dovrebbe essere un'azione e un'attenzione della Chiesa nei confronti dei suoi sacerdoti (ammettendo come suoi anche quelli formati dai Seminari RM - che se non lo sono de facto lo sono de iure -) che obbediscono ad un laico anziché al Papa? Perché non si è usata e non si usa la stessa severità avuta nei confronti dei Lefevbriani, molto meno lontani dalla Tradizione cattolica?

Il cuore del problema è come si possa accettare la funzione ecclesiale di un sacerdote che per formazione ricevuta ha imparato a rinnegare alcune delle verità insegnate dalla Chiesa. Si impone quindi una domanda ancora più specifica: quando viene coinvolta la coerenza e la fedeltà assoluta ai dogmi, ciò non è motivo di delegittimazione dell'ordinazione? Che senso ha dal punto di vista del diritto canonico ribadire la validità di un'ordinazione che nei fatti rinnega una parte della teologia? La sconfessione teologica ed il rinnegamento dogmatico non sono forse motivo di decadimento della validità ordinamentale?

Non erano esattamente questi i presupposti che in passato hanno fatto condannare per eresia tanti religiosi variamente creativi e fantasiosi nell'interpretazione delle Scritture e del loro ruolo? Questi quesiti, prima o poi, dovranno arrivare sul tavolo della Congregazione per il clero, poiché investono direttamente l'essenza della funzione sacerdotale, oggi gravemente compromessa dalla formazione neocatecumenale dei 'presbiteri' del Cammino.

I seminaristi dei RM frequentano vari corsi presso il seminario diocesano e poi danno l'esame, come i loro colleghi non neocatecumenali. Quindi formalmente è difficile accusarli di eresia. Sarà anche difficile che un sacerdote NC metta per iscritto o riconosca apertis verbis la propria visione di chiesa, proprio perchè nel cammino non si prendono mai posizioni ufficiali e personali, solo i fondatori lo possono fare, e quindi sarà impossibile dimostrare l'eresia.

La Chiesa dovrà pur tener conto che ci sono molti cristiani che non frequentano più la messa nelle Parrocchie nelle quali operano solo neocatecumenali e non esiste alcun'altra pastorale, non ritenendo valida, in coscienza, la celebrazione officiata dai Sacerdoti del Cammino NC!

C'è poi da chiedersi perchè i sacerdoti che vivono l'esperienza del Cammino obbediscono più a Kiko che al Papa! Con tutta probabilità, per i seguenti motivi:

  • perchè ormai non credono più nell'autorità della Chiesa e del suo Pastore, ritenendo quell'autorità venuta meno con l'avvento del clima di libertà portato dal Vaticano II.

  • perchè ritengono che il Cammino sia la chiesa dell'oggi e soprattutto del domani, ed essendone Kiko il leader indiscusso, a lui è dovuta l'obbedienza che una volta si prestava al Papa.

Ovviamente, queste convinzioni non sono scritte in un documento né predicate nelle riunioni. Sono semplicemente condivise e interiorizzate da ciascun presbitero come parte integrante della forma mentis ricevuta all'interno del Cammino nel corso del lungo apprendistato.

La strategia neocatecumenale ha uno dei suoi capisaldi nella interiorizzazione indiretta di convincimenti, di modo che portano a comportamenti consequenziali senza che vi sia bisogno di esplicitarli sotto forma di insegnamenti dirompenti.

Significa che dalla scuola del Cammino escono preti rivoluzionari e sovversivi continuando a mantenerne integra nelle parvenze l'appartenenza all'Ordine sacerdotale. Pur professando idee eversive, nessuno potrebbe accusarli formalmente di scardinare la Chiesa.

È questo probabilmente il segreto di una metodologia che permette al Cammino di continuare a fare proseliti tra i sacerdoti attraverso i seminari RM senza che nessuno vi ponga un freno: nelle apparenze è quasi tutto conforme e in regola, sfuggendo ad uno sguardo superficiale il substrato profondamente anomalo.

Possiamo ricavare altri elementi da questa rielaborazione e integrazione di precedenti riflessioni:

Per avere un sacramento valido si richiedono la materia, la forma ed il ministro (validamente ordinato) il quale abbia intenzione di fare ciò che fa la Chiesa cattolica. La materia del sacramento è la cosa sensibile che si adopera per amministralo (come per esempio l'acqua del battesimo o l'olio nella cresima); la forma sono le parole pronunciate dal ministro.
Se materia e forma dell'eucaristia e della penitenza neocatecumenali sono quelle della Chiesa ed il ministro è validamente ordinato il sacramento sarà valido.
A questo punto a materia e forma dobbiamo aggiungere l'"intenzione" e il punto nodale è: qual è l'intenzione del sacerdote R.M., conforme agli insegnamenti kikarmenkiani o a quelli della Chiesa?

È bene sapere poi che altra faccenda è la disposizione soggettiva (che non è scontata, può essere indotta a seconda degli insegnamenti ricevuti): se uno sa di essere gravemente eretico e persiste nella sua eresia, allora riceverà il sacramento pur valido in stato di peccato grave ed il sacramento sarà valido ma "legato". Tuttavia anche se il fedele non è conscio dell'eresia che sta sostenendo o propugnando, mancando però la sua disposizione soggettiva ad esempio nei confronti della Presenza reale transustanziata (cioè se ci crede poco o quasi nulla), non sarà in peccato ma perderà (in misura maggiore o minore a seconda della retta fede rimastagli) il frutto del sacramento che riceve, che pure è valido. Il sacramento non sarà completamente "legato" ma neppure "libero" di operare i suoi effetti. In compenso riceverà l'allegria frutto del clima coinvolgente emotivo creato dalle invenzioni kikiane introdotte nella celebrazione.

Ecco perché (vedi lettere di Kiko al Papa) l'allegria va continuamente rinnovata e ricevuta ad ogni eucaristia: perché non si tratta della gioia intima e profonda e della trasformazione via via operata dall'incontro col Signore, ma di un sentimento (non un habitus) momentaneo e contingente...

Nei casi di persone in buona fede pensiamo si applichi il supplet Ecclesia, "supplisce la Chiesa". L´ordinamento canonico, nella sua flessibilità , per venire incontro a situazioni particolari nelle quali mancasse la potestà esecutiva o la facoltà in chi deve compiere determinati atti con danno dei fedeli, stabilisce che la Chiesa supplisce, tanto per il foro esterno quanto per quello interno, la potestà di governo esecutivo o le facoltà (CIC, can. 144). Questo significa che quegli atti che di per sé sarebbero invalidi, perchè il soggetto che li compie per qualsiasi ragione non ha la potestà o la facoltà di farlo, per il fatto che la Chiesa supplisce alla carenza del soggetto, sono validi fin dall´inizio e non hanno bisogno di nessuna convalida successiva.

Ulteriore considerazione: se i Sacramenti sono azione di Cristo e non degli uomini, la loro validità non è in discussione, ma dato che le formule rituali hanno anche un valore didascalico e catechetico (lex credendi statuit legem supplicandi) il pericolo c'è ed è alto. Non dimentichiamo che Lutero e Calvino cominciarono la loro opera proprio modificando a poco a poco il rito della Messa e i loro fedeli si ritrovarono protestanti quasi senza accorgersene... Attenzione alle innovazioni liturgiche, così spinte da portarci lontano dalla Tradizione Apostolica...

Per completare:

Ancora più precisamente, il frutto del sacramento dipende tutto dalla grazia di Dio; solo che questa grazia divina non agisce senza il "sì", il “fiat”, cioè il consenso e l'apporto della creatura, che è più una "conditio sine qua non" che non una con-causa. Dio si comporta come lo sposo che non impone il suo amore per forza, ma attende il "sì" libero della sposa.

Tutto ciò che dipende dalla grazia divina e dalla volontà di Nostro Signore, nel sacramento, si chiama "opus operatum", che possiamo tradurre: opera già realizzata, frutto oggettivo e immancabile del sacramento, quando è amministrato validamente; tutto ciò che invece dipende dalla libertà e dalle disposizioni del soggetto si chiama "opus operantis ", cioè opera da realizzare, apporto dell'uomo.

Per quanto ci riguarda sospendiamo qui ogni nostra considerazione, rimettendoci a quello che la Santa Sede non mancherà di indicare su tutte le perplessità poste dal Cammino NC.


L'appello profetico del prof. Medi rimane ancora un paradigma straordinario nel discorso sulla crisi contemporanea che attraversa la Chiesa:          
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«Sacerdoti, io non sono prete, e non sono mai stato degno di poterlo diventare. Come fate a vivere dopo aver celebrato la Messa? Ogni giorno avete il Figlio di Dio nelle vostre mani. Ogni giorno avete una potenza che Michele Arcangelo non ha. Con la vostra bocca voi trasformate la sostanza del pane in quella del Corpo di Cristo; voi obbligate il Figlio di Dio a scendere sull'Altare. Siete grandi. Siete creature immense. Le più potenti che possano esistere. Sacerdoti ve ne scongiuriamo, siate santi! Se siete santi voi, noi siamo salvi. Se non siete santi voi, noi siamo perduti. Sacerdoti, noi vi vogliamo ai piedi dell'Altare. A costruire opere, fabbricati, giornali, a correre di qua e di là siamo capaci noi. Ma a pregare siete capaci solo voi. State accanto all'Altare. Andate a tenere compagnia al Signore. Preghiera e Tabernacolo. Tabernacolo e Preghiera. Abbiamo bisogno di quello. Nostro Signore è solo, è abbandonato. Le chiese si riempiono soltanto per la Messa. Cosa stupenda! Ma Gesù ci sta 24 ore su 24 e chiama le anime, chiama te sacerdote, chiama noi: "Tienimi compagnia, dimmi una parola. Dammi un sorriso, ricordati che t'amo. Dimmi soltanto passando: "Amore mio, ti voglio tanto bene!". E io ti coprirò di ogni consolazione e di ogni conforto».


Estratto da: CEI - Lettera ai Laici 27.3.2005                             -->  torna al testo

Il Signore Gesù è presente nella sua Chiesa, che ne è come il sacramento, segno visibile e rivelatore. In quanto tale – ci ricorda il Concilio Vaticano II – «la Chiesa prega e insieme lavora perché la pienezza del mondo intero sia trasformata in popolo di Dio, in corpo del Signore e in tempio dello Spirito Santo». Ci ricorda pertanto la prima lettera di Pietro: «Stringendovi a lui [il Signore], pietra viva, rigettata dagli uomini, ma scelta e preziosa davanti a Dio, anche voi venite impegnati come pietre vive per la costruzione di un edificio spirituale, per un sacerdozio santo, per offrire sacrifici spirituali graditi a Dio, per mezzo di Gesù Cristo» (1Pt 2,4-5)

Per realizzare tale grandioso progetto, Cristo ha fatto del nuovo popolo di Dio “un regno di sacerdoti”: ha rivestito di “sacerdozio ministeriale” i pastori, ai quali ha affidato il compito di formare e dirigere tale popolo, e ha partecipato il “sacerdozio regale”, o comune, a tutti i battezzati, affinché esercitino il culto spirituale e operino per la salvezza degli uomini. «Sono elementi propri dell’originaria struttura inalienabile della Chiesa l’apostolo e la comunità dei fedeli, che si corrispondono tra loro in mutua connessione sotto il Cristo capo e l’influsso del suo Spirito».

Si può dire pertanto che il sacerdozio ordinato dei pastori è finalizzato a far emergere e rendere operante il sacerdozio regale di tutti i fedeli; e il sacerdozio regale dei fedeli sussiste ed è autentico in quanto è congiunto al sacerdozio gerarchico, la cui pienezza risiede nel Vescovo «dispensatore della grazia del supremo sacerdozio». «Mancando la presenza e l’azione di quel ministero che si riceve mediante l’imposizione delle mani e con la preghiera, la Chiesa non può avere la piena certezza della propria fedeltà e della propria continuità visibile».

La distinzione di grado e di funzione, quindi, non significa che nella Chiesa vi sia una zona riservata all’opera dei pastori e una riservata all’opera dei laici. L’azione pastorale è affidata alla Chiesa particolare; «ad essa, nella comunione dei suoi membri sotto la guida del Vescovo, è dato il mandato di annunciare il Vangelo», con compiti e responsabilità distinte e complementari per pastori e laici. Così pure l’azione pastorale nell’ambito secolare è altrettanto condivisa fra tutti i membri della Chiesa, anche se questa è ambito peculiare dei laici.


Visione delle Chiesa in questo estratto da: Giovanni Paolo II (Plenaria della Congregazione per il Clero, 15 ottobre 1998)                        -->  torna al testo

Il presbitero è anzitutto guida del popolo a lui affidato. La struttura della Chiesa trascende sia il modello democratico che quello autocratico, perché si fonda sull'invio del Figlio da parte del Padre e sul conferimento della missione attraverso il dono dello Spirito Santo ai Dodici e ai loro successori (cfr. Gv 20, 21). , questo l'insegnamento già presente in Presbyterorum Ordinis, là dove il Decreto conciliare tratta "dell'autorità con cui Cristo fa crescere, santifica e governa il suo popolo" (cfr. 2). E questa un'Autorità che non ha origine dal basso e che non può, quindi, essere autonomamente definita nella sua estensione ed esercizio da nessun consesso di base.
Il presbitero è, poi, m unione con il suo Vescovo maestro della Parola. Ne è maestro, essendone prima servo (cfr. PO 4). Tutti i fedeli, in forza dei sacramenti dell'iniziazione cristiana, sono chiamati ad evangelizzare, secondo il proprio stato di vita, ma il ministro ordinato compie tale missione con un’autorevolezza e una grazia che gli pervengono non dalla pur necessaria scienza e competenza, ma dall'ordinazione (cfr. PDV 35).

Il presbitero è, infine, ministro dei sacramenti. Infatti non si può dare autentica evangelizzazione che non tenda a sfociare nella celebrazione dei sacramenti. Non può, dunque, esserci evangelizzazione che non sia orientata verso tale celebrazione (cfr. PO 5).


Dal Discorso di Giovanni Paolo II ai Sacerdoti delle comunità neocatecumenali il 9.12.1985

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Gli obiettivi che si propongono le vostre Comunità neocatecumenali corrispondono certamente ad uno degli interrogativi più angosciosi dei pastori di anime di oggi, specialmente nei grandi agglomerati urbani. Voi intendete raggiungere la massa di battezzati adulti, ma poco istruiti nella fede, per condurli, attraverso un cammino spirituale, a riscoprire le radici battesimali della loro esistenza cristiana e per renderli sempre più consapevoli dei loro doveri. In questo cammino l'opera dei sacerdoti rimane fondamentale. Di qui la necessità che sia ben chiara la posizione che a voi spetta come guide delle Comunità, affinché la vostra azione sia in sintonia con le reali esigenze della pastorale.

La prima esigenza che vi s'impone è di sapere mantener fede, all'interno delle Comunità, alla vostra identità sacerdotale. In virtù della sacra Ordinazione, voi siete stati segnati con uno speciale carattere che vi configura a Cristo Sacerdote, in modo da poter agire in suo nome (cfr. Presbyterorum Ordinis, 2). Il ministro sacro quindi dovrà essere accolto non solo come fratello che condivide il cammino della Comunità stessa, ma soprattutto come colui che, agendo "in persona Christi", porta in sé la responsabilità insostituibile di Maestro, Santificatore e Guida delle anime, responsabilità a cui non può in nessun modo rinunciare. I laici devono potere cogliere queste realtà dal comportamento responsabile che voi mantenete. Sarebbe un'illusione credere di servire il Vangelo, diluendo il vostro carisma in un falso senso di umiltà o in una malintesa manifestazione di fraternità. Ripeterò quanto già ebbi occasione di dire agli Assistenti Ecclesiastici delle Associazioni Internazionali Cattoliche: "Non lasciatevi ingannare! La Chiesa vi vuole sacerdoti, e i laici che incontrate vi vogliono sacerdoti e niente altro che sacerdoti. La confusione dei carismi impoverisce la Chiesa, non la arricchisce" (Discorso del 13 settembre 1979, n. 4: Insegnamenti 1112 (1979], p. 1391).


Dal Discorso di Giovanni Paolo II 18.3.2004 ai superiori a agli alunni del Seminario Redemptoris Mater di Roma: (guarda caso, sul sito del cammino sono pubblicate solo altre parti, di elogio, del discorso e questa no...)                                   
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Per ottenere questi positivi risultati è fondamentale aver sempre chiare, nel vostro itinerario formativo, la natura e le caratteristiche del sacerdozio ministeriale, come sono illustrate dal Concilio Vaticano II e poi dall'Esortazione apostolica post-sinodale Pastores dabo vobis . Il sacerdozio comune dei fedeli e il sacerdozio ministeriale sono infatti ordinati l'uno all'altro e intimamente collegati, partecipando entrambi, ciascuno a proprio modo, all'unico sacerdozio di Cristo. Differiscono però essenzialmente e non solo di grado (cfr Lumen gentium , 10). In virtù del sacramento dell'Ordine i presbiteri sono configurati infatti in modo speciale a Gesù Cristo come Capo e Pastore del suo popolo e al servizio di questo popolo devono - a somiglianza di Cristo - spendere e donare la loro vita. Proprio perché rappresentano sacramentalmente Gesù Cristo capo e Pastore, sono dunque chiamati a presiedere, in stretta comunione con il Vescovo, le comunità loro affidate, secondo ciascuna delle tre dimensioni - profetica, sacerdotale e regale - in cui si articola l'unica missione di Cristo e della Chiesa (cfr Pastores dabo vobis , 12-16). Carissimi seminaristi, attenendovi a questa solida dottrina nella vostra formazione e poi nell'esercizio quotidiano del ministero presbiterale potrete vivere gioiosamente la grazia del sacerdozio e assicurare un servizio autentico e fecondo alla Diocesi di Roma e alle Chiese sorelle in cui verrete inviati. La preghiera, lo studio, la vita comunitaria, ben armonizzati nel progetto formativo e messi in pratica con fedeltà e generosità nell'esistenza concreta del vostro Seminario, sono le vie attraverso le quali il Signore scolpisce in voi, giorno dopo giorno, l'immagine di Cristo Buon Pastore.
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La vostra concreta destinazione compete infatti al Vescovo, che ha a cuore sia le necessità della propria Diocesi sia le esigenze della missione universale. Affidandovi in atteggiamento di fiduciosa e cordiale ubbidienza alle sue decisioni voi troverete la vostra pace e serenità interiore e potrete in ogni caso esprimere il vostro carisma missionario, dato che anche qui a Roma la pastorale è, e dovrà essere sempre più, caratterizzata dalla priorità dell'evangelizzazione. 5. Carissimi Superiori e alunni del Seminario " Redemptoris Mater " di Roma, guardate sempre con gli occhi della fede la vostra vita, la vostra vocazione e la vostra missione.

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