Capitolo VI

 

Tendenze di sviluppo. Indicazioni di percorso

Nell’Età dell’Informazione, che è alle porte e che gli sforzi congiunti di tanti Paesi stanno promuovendo con convinzione ed impegno, la necessità di accedere all’informazione e di trasmetterla in ogni forma, in ogni luogo, in ogni momento, nel tempo più breve possibile, sta diventando sempre più sentita e dà forma agli obiettivi ai livelli tecnico, politico, industriale e di elaborazione dell’informazione stessa ai fini di offrire i servizi resi possibili dalle nuove tecnologie.

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Infatti, alla vasta capacità tecnica esistente, si coniugano grosse spinte economiche e politiche.

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Abbiamo già constatato come la pervasività dell’informazione ed anche delle sue elaborazioni va estendendosi dal mondo del lavoro, degli affari al campo domestico, della ferialità.

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Per rispondere alle potenzialità di sviluppo rese possibili dalle tecnologie e dal "Novum" della convergenza tra telecomunicazioni, informatica e televisione che è, com’è noto, la carta vincente della multimedialità, sarà indispensabile interoperabilità di reti e sistemi; il che richiede sviluppi secondo standard precisi e dettagliati.

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È questo uno dei grandi problemi aperti, tanto più sentito, in quanto è ormai chiaro che nella formula del mercato multimediale si può trovare la combinazione più convincete per consentire l’inversione di tendenza della sensibile flessione recentemente riscontrata nei tre settori considerati (che coinvolgono non poche risorse di produttività e di gestione) dei tassi di crescita, che hanno addirittura finito per raggiungere, nel 1993, una situazione di inversione.

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Inoltre è sul modello di integrazione tra produttori di tecnologie e di contenuti, da un lato e gestori di reti, dall’altro, che si giocano i livelli di competitità dei vari Paesi.

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Mentre è un dato di fatto che il mercato multimediale non è ancora veramente decollato in nessun paese ad economia avanzata, si registrano posizioni di vantaggio maggiore nei paesi che hanno perseguito politiche industriali coerenti e di medio periodo, con un bilanciamento tra i sistemi trasmissivi: cavo, satellite ed etere

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A livello politico, su scala planetaria, sono da tempo attentamente esaminate soprattutto le opportunità offerte dalle nuove tecnologie e si stanno promuovendo iniziative e progetti per diffonderle il più possibile.

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Lo scopo è realizzare quella che ormai tutti conosciamo come la Società dell’Informazione (è così, del resto, che l’abbiamo appunto nominata fino ad ora), da cui ci si attendono molte risposte alle esigenze di progresso, di una migliore qualità della vita in tutti i suoi aspetti, anche con buone prospettive occupazionali nel medio termine.

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Non vengono sottovalutati gli elementi di rischio e, nei documenti ufficiali elaborati dal Gruppo di alte personalità riunite sotto le presidenza del Commissario Bangemann, invitato dagli Stati membri dell’U.E. e sottoporre un rapporto al Consiglio Europeo di Corfù nel giugno 1994, essi vengono adombrati e vengono indicati anche i correttivi da porre in essere per neutralizzarli.

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Prima ancora del cosiddetto, appunto, Documento Bangemann, che raccomanda di attuare un certo numero di misure specifiche proposte dall’Unione Europea agli Stati membro nel quadro delle Infrastrutture dell’Informazione, nel dicembre 1993, il Presidente Delors presentava al Consiglio della Comunità Europea di Bruxelles il Libro Bianco della Commissione sulla crescita, la competitività, l’occupazione, nel quale si sottolineava l’importanza di promuovere la Società dell’Informazione come fattore essenziale per favorire il raggiungimento degli obiettivi europei in questi campi.

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Uno dei documenti fondamentali, che dimostra l'attenzione in ambito comunitario alle tematiche della Società dell'Informazione, è il Libro Verde sulla convergenza dei settori delle Telecomunicazioni, dei Media e delle Tecnologie dell'Informazione e le implicazioni per la regolamentazione per un approccio alla Società dell'Informazione, datato 3 dicembre 1997.

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Anche da parte del governo italiano non manca attenzione agli sviluppi del settore ed alle loro implicazioni. Lo attesta il Documento diffuso dalla Presidenza del Consiglio dei Ministri per Promuovere la Società dell'Informazione in Italia, datato 5 aprile 1997.

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Da una osservazione attenta emerge tuttavia che, mentre ad alto livello vengono indicate le grandi linee,gli orientamenti di fondo, i principi, nel momento di passare all’operatività con l’assunzione e la traduzione ai livelli nazionali dei progetti e degli input provenienti dagli indirizzi governativi, subentra la realtà concreta del mercato e degli operatori in esso presenti ed in lizza, in quanto in possesso delle capacità tecniche ed economiche per realizzare le innovazioni prefigurate, che non tarderanno a entrare nel nostro quotidiano

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Abbiamo visto che ciò accadrà per mezzo della multimedialità, resa possibile per effetto del collegamento tra i sistemi telefonici digitali con grosse banche dati e personal computer. Abbiamo anche analizzato come ciò dilaterà notevolmente l’offerta mediale, rendendo altamente pervasivi i nuovi sistemi, con la conseguenza di una radicale modifica delle strutture e del comportamento della comunicazione.

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C’è il rischio, concreto, che l’euforia della novità ed anche le attese positive in termini economici facciano spegnere sul nascere ogni domanda che voglia proporsi una riflessione, sia pure dal passo svelto, che la situazione richiede.

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Siamo consapevoli che dalle scelte che verranno fatte dipenderà il tipo di evoluzione che sarà impresso al nostro contesto sociale. Non possiamo più ignorare né disinteressarci infatti che il tipo di comunicazione che viene attivata contribuisce a modellare il tipo di società in cui ci troviamo a vivere.

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Tuttavia nessuno sembra chiedersi quali effetti le novità tecnico-industriali-comportamentali potranno avere sull’humanum della società.

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È una consapevolezza espressa in diversi punti di questo lavoro, in base alle angolazioni da cui sono stati affrontati i vari contesti applicativi. Il contributo di questa riflessione non è nelle possibili soluzioni, ma nel suscitare domande, nella speranza che venga raggiunta una maggiore consapevolezza a livello individuale e collettivo.

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Si potrebbe essere più tranquilli se esistesse una garanzia che le preannunciate innovazioni potessero attuarsi in una realtà governata da una economia eticamente sana.
Sappiamo, però, che non è così. L’esperienza ci dice che una responsabilità socialmente consapevole viene rimpiazzata da puri e semplici meccanismi di mercato. È quel che abbiamo appena visto a proposito della traduzione in concreto delle indicazioni del G7.

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L’individualizzazione della comunicazione, presentata in modo così seducente ed anche responsabile nelle linee-guida e nelle modalità d’intervento delineate, in fase realizzativa sfocia nella dittatura delle imposizioni dell’economia di mercato.

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È a questo punto che, se si vogliono evitare i rischi di degenerazione, oltre alla economia ed alla tecnica, dovrà entrare in campo anche la saggezza, attraverso una concreta interdisciplinarietà delle analisi e delle conseguenti decisioni cui improntare le varie realizzazioni. Non si possono, infatti ignorare o trascurare le implicazioni sociologiche, psicologiche, comportamentali delle nuove abitudini, stili di vita addirittura, che saranno indotti dalla Società dell’Informazione.

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È evidente quanto in tale contesto sia indispensabile una grande attenzione ai contenuti di vera promozione e non di vuoto o di gusto dell’orrido contrabbandati per intrattenimento, ad esempio.
Di qui, l’importanza vitale della formazione. Essa sta nel fatto che più persone affronteranno consapevolmente le nuove opportunità, più basso sarà il rischio dell’invasione dell’assurdo.

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I cambiamenti indotti non sono prevedibili in termini certi ed inequivocabili, né appaiono governabili, data la loro portata e la loro diffusione più o meno contestuale su scala planetaria. Si può, però, operare a livello formativo: formando, cioè, sia operatori che utenti consapevoli e responsabili. La carta vincente contro il degrado può essere soltanto una formazione teorico-pratica (del resto le nuove figure professionali la richiedono necessariamente) non solo sotto il profilo tecnico-operativo, ma anche etico-sociologico.È l’unico mezzo per diminuire i rischi della degenerazione.

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Una classe politica che senta questa responsabilità dovrebbe promuovere la formazione di operatori che, oltre ad acquisire le capacità tecniche richieste dai nuovi tipi di professionalità, siano anche in possesso del "testimone" di cui si è parlato nei capitoli precedenti, cioè di coscienze aperte ed in cammino, ricche di valori condivisi da trasmettere, non addormentate o vendute al migliore offerente.

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Emerge con chiarezza che le nuove applicazioni serviranno per proposte di comunicazione, organizzazione sociale, mezzi di produzione e per ogni acquisizione di conoscenza.

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Herman C. van Bolhuis e Vicente Colom, (in "Cyberspace Reflections" - European Commission, DG XII Social Research Unit, febbraio 1995) indicano come segue le aree socioculturali influenzate dal rimodellamento degli approcci e dei sistemi esistenti per effetto del Cyberspazio:

· il libro, la scrittura, la nozione di testo.
La futura scrittura comprenderà non solo l’elaborazione su un testo scritto in maniera lineare, ma anche l’organizzazione di un documento ipertestuale arricchito multimedialmente.

· la conoscenza.
La conoscenza viene riduttivamente identificata come "processo mentale che rende una persona un essere vivente in senso socio-culturale", arricchito dalle questioni introdotte dagli sviluppi tecnico-sociali.

· il luogo e l’incontro.
La realtà elettronica offre una nuova dimensione per l’incontro, i dibattiti, gli scambi ed anche per l’organizzazione sociale. Potrebbe avanzare ulteriormente una coesione degradante del senso comune pubblico e privato.

· la società e la politica.

· il lavoro e la produzione.
Un effetto delle innovazioni tecnologiche è il rafforzamento del mercato del software. Attualmente gli sforzi sono concentrati sullo sviluppo di prodotti e procedure digitalizzate più che sull’hardware. La tendenza è l’adattamento del software all’hardware esistente.
I servizi di informazione, i giornali elettronici, i testi scientifici e professionali e alcuni servizi (ad es. la vendita) verranno realizzati in forma esclusivamente digitalizzata.
È l’ 'esclusivamente' che può introdurre elementi di problematicità.

· la mente e la realtà.
Nel cyberspazio, considerato come dimensione della stessa consistenza reale della fisicità , questa realtà sarà ora considerata come "vera".

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Ciò può produrre una "mentalità" (visione del mondo) che dia alla mente un’importanza maggiore che al corpo (26) ed alla costruzione mentale una importanza maggiore che alla realizzazione fisica.
Il pericolo più evidente è la perdita di una sensibilità equilibrata per la fattibilità delle cose.
È certo che, come è avvenuto per gli effetti dell’automobile e dell’aereo, cambieranno le nozioni di tempo e di spazio. Come, non è prevedibile, perché mancano ancora dati verificabili, data la novità del fenomeno.

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La classe sociale, la nazionalità, la razza e il sesso possono essere - e sono - scavalcati seguendo i desideri e i sogni individuali. Identità estesa, certamente, ma immaginaria, con nuovi approcci alla personalità. La mancanza di ricerca rende a questo proposito ogni previsione più difficile.
È un fatto che questi sviluppi vengono tracciati dal basso verso l’alto e sfuggono ad ogni regola.
Un dato positivo che si può riscontrare è che viene favorita particolarmente la partecipazione sociale; ma molto dipende da chi la pilota.

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Occorre affinare gli strumenti metodologici, necessariamente interdisciplinari, per procedere ad una analisi adeguata del fenomeno.
Un dato che fa pensare è il fatto che, sebbene la Società dell’ Informazione influenzerà tutti gli aspetti della nostra vita, al momento presente tutto il campo è lasciato alle forze di mercato. È per questo che, come già espresso in precedenza, non possiamo trascurare che, per ciò che comportano gli sviluppi e le applicazioni futuri, da ora in poi sarà necessaria una compatta integrazione tecno-sociale.

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Sembrerebbe ovvio che l’offerta di mercato debba basarsi su una approfondita conoscenza della tipologia e dei fabbisogni informativi dei vari fruitori, ma così fino ad oggi non è stato e la spiegazione di ciò è inquadrabile in due ordini di motivi.

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Il primo si può ricondurre a talune peculiarità gestionali dei servizi informativi che hanno mutuato dal settore dei servizi di telecomunicazioni una procedura passiva nei confronti dell’utenza, come per esempio quella telefonica.

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Oggi, è invalso l’uso di chiamarla clientela, volendosi sottolineare l’approccio privatistico più che pubblicistico nel rapporto tra fornitore e fruitore; ma nulla è ancora cambiato nella sostanza dei fatti. Nei fatti, si registra una generale condizione di supina accettazione del servizio e dei sistemi impiegati per attuarlo.

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Il secondo risiede nella impossibilità, almeno finora, di attuare una gestione interattiva con tecniche di analisi dinamica del mercato dei nuovi servizi, quando questi siano totalmente o parzialmente sconosciuti dai fruitori.

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"Però l’attuale stadio di sensibilizzazione raggiunto, ancorché non riguardi tutte le possibilità dello spettro informativo fornibile, offre una irrinunciabile occasione per iniziare una sistematica esplorazione del mercato dell’informazione per definire sempre meglio le caratteristiche qualitative e quantitative dei fruitori reali e potenziali.
Una approfondita conoscenza di tali caratteristiche, oltre a favorire una più mirata programmazione dell’offerta" e garantire in qualche modo anche gli investimenti "potrebbe addirittura avviare una inversione della sequenza: tecnologia
® sistemi ® fruitori, la cui successione è stata fino ad oggi seguita rigidamente e supinamente.
In altre parole il fruitore dovrebbe assumere un ruolo attivo e non passivo nella definizione dei programmi di sviluppo dell’informazione e delle tecnologie omonime, nonché dei sistemi."
[27]

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D’altronde ciò non potrà mai avvenire, se non si diffonderà la conoscenza delle nuove realizzazioni e, contestualmente, una maturazione del livello culturale e delle capacità critiche della "gente", o meglio delle persone che vengono trattate dai gestori e fornitori di informazioni come masse anonime da manipolare o da informare selettivamente in base a tipologie predefinite, allo scopo di far penetrare meglio la diffusione di idee o di prodotti di consumo.

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La riflessione induce ad una maggiore consapevolezza della necessità di porre l’Uomo al centro dell’Informazione. Il tema sarà più diffusamente sviluppato nell’ultimo capitolo.

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Per completezza di analisi è però necessario registrare un dato importante. Quanto detto sopra circa il ruolo non sufficientemente attivo, o addirittura passivo, del fruitore di servizi, vale per la maggior parte degli utenti, che potremmo qualificare "massa disinformata" o, quanto meno, poco informata.

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Si verifica, invece, posando uno sguardo più attento sui networks, che la maggior parte delle applicazioni esistenti sono configurate dagli utenti; il che sta a significare un loro ruolo spiccatamente attivo, anche se è evidente che ciò è ancora in chiave elitaria.

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Avviene su Internet, nelle cosiddette "comunità virtuali", nel caso degli "Hackers" (28) , delle "città digitali" e dei movimenti sociali che sviluppano le loro attività sui networks, delle categorie di utenti specializzati in argomenti, in genere tecnici-scientifici, pubblicati su riviste periodiche che circolano esclusivamente per via elettronica.

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Questi dati della realtà ci portano a riflettere sul rischio di una crescente polarizzazione di situazioni: chi è dentro alla popolazione dei, potremmo dire, alfabetizzati, che si specializza sempre di più, attraverso l’uso degli strumenti offerti dalle tecnologie e chi è fuori e, in tal modo, resta tagliato fuori da tutto un mondo che, oltre a comprendere le possibilità e le applicazioni che abbiamo già esaminato, ingloba anche le principali attività produttive, il settore degli "affari", sofisticate forme di intrattenimento personalizzato, una miniera inesauribile di informazioni di ogni genere in ogni campo, etc, etc.

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Va da sé che i ceti meno favoriti sono quelli già ora inseriti in situazioni di marginalità. Ma non è difficile prevedere nuovi tipi di marginalità e nuove difficoltà di integrazione tra strati sociali.

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È evidente che i principali problemi che ci si prospettano sono collegati con la volontà di guidare le determinazioni del nostro futuro sulla base dei nostri desideri, dei nostri bisogni (reali e non indotti) ed in relazione ai valori che riteniamo di dover salvaguardare.

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E poi, come integrare tutti i cittadini all’interno dei nuovi assetti che si verranno a determinare? Come favorire l’accesso di tutti sia in termini di tariffe che di potenziamento intellettuale?
Come affrontare le sfide che si profilano a livello globale? Ad esempio, come adattare i sistemi legali attuali ai nuovi scenari sociali e relazionali che si determineranno in riferimento alle nuove costellazioni di norme e di valori che entreranno in campo, compresa la deterritorializzazione, che ne è solo uno degli aspetti e neppure il più importante?

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Queste, oggi, non sono altro che domande, ma aprono grosse opportunità applicative. Importante non è una risposta immediata, netta, precisa, che non è possibile. Esse ci immettono tuttavia in piste di percorso verso una finalità che non è la fine ma "il fine" della storia: un progetto di pienezza, di cui non conosciamo i confini.

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Io intravedo solo alcune coordinate. Sono quelle che vorrei fossero seguite. Le indico con parole. Non sono parole vuote, ma realtà viventi, che in-formano tutta la nostra vita e vanno coniugate con la nostra esperienza nei campi che stiamo esplorando.

Chiarezza, che è presa di coscienza
Concretezza, che è coinvolgimento
Fiducia, che è non scoraggiarsi per le difficoltà
Apertura, che è speranza e nutre l’attenzione e la disponibilità
Solidarietà, che è condivisione, partecipazione in base alle
proprie capacità.
Impegno, servizio, che è dedizione e coerenza.
 

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