È più ciò che ci unisce di ciò che ci
                                divide - questa è la grande scoperta che dà
                                impulso al movimento ecumenico. Il fulcro di
                                quanto ci unisce è la presenza del Cristo
                                Risorto, che ha promesso ai suoi discepoli di
                                essere con loro fino alla fine dei tempi. Nella
                                conclusione del vangelo di Matteo, leggiamo che
                                Gesù fa questa promessa ai discepoli
                                immediatamente dopo aver inviato i suoi seguaci
                                con il compito di ammaestrare tutte le nazioni,
                                battezzandole nel nome del Padre, del Figlio e
                                dello Spirito Santo (cf Mt 28, 19-20). Egli era
                                consapevole che essi avrebbero incontrato
                                difficoltà di ogni sorta e non voleva lasciarli
                                orfani nella loro missione (cf Gv 14, 18),
                                promise perciò che sarebbe rimasto con loro,
                                poiché Egli è l'"Emmanuele", il
                                "Dio è con noi" (Mt 1, 23).
                                    I vangeli ci presentano i
                                diversi modi in cui Gesù, il nostro Signore
                                Risorto, è in mezzo a noi: quando la sua parola
                                è proclamata e vissuta, e quando il pane e il
                                vino eucaristici sono presentati in sua memoria;
                                nella presenza dei piccoli, degli affamati, dei
                                prigionieri, degli ultimi fra noi; nel nostro
                                prossimo, in coloro che ne perpetuano la
                                missione e il ministero nel mondo. Il tema della
                                Settimana di preghiera di quest'anno, tratto da
                                Matteo 18, 20, ci propone la promessa di Gesù
                                che si situa nel contesto: "se due o tre
                                si riuniscono per invocare il mio nome, io sono
                                in mezzo a loro".
                                    Matteo situa la promessa
                                di Gesù in un contesto di istruzione sulla vita
                                e la disciplina della comunità ecclesiale,
                                preoccupata degli ultimi, di come riavvicinare
                                coloro che si sono allontanati, e delle
                                resistenze a perdonare. Matteo 18 contiene
                                decisi testi di giudizio, che sono segnali per
                                la comunità cristiana, in quanto indicano dove
                                i suoi membri vengono meno alla loro
                                responsabilità di discepoli. Questi testi sono
                                contro-bilanciati da altri testi che
                                sottolineano la sollecitudine di Dio per ciascun
                                membro della comunità, ed invitano ad una
                                illimitata volontà di perdonare, riflettendo
                                così la sconfinata capacità di riconciliazione
                                di Dio. Il capitolo fornisce alla prima comunità
                                cristiana istruzioni chiare da parte di Gesù
                                sul fatto che la costruzione della comunità non
                                può lasciarli indifferenti. La comunità che si
                                raduna attorno alla persona e alle parole di Gesù
                                deve fare tutto ciò che è in suo potere per
                                vivere in armonia. È in questo contesto che il
                                Signore invita coloro che lo ascoltano a
                                confidare nella potenza della preghiera comune,
                                e, in ultima analisi, nella sua presenza intima
                                all'interno della comunità che si raduna nel
                                suo nome.
                                    Durante la Settimana di
                                preghiera per l'unità dei cristiani, e durante
                                la preghiera di tutto l'anno per l'unità, siamo
                                invitati a prendere coscienza nel profondo che
                                l'unità è una grazia e che dobbiamo chiedere
                                incessantemente questo dono. Nel nostro sforzo
                                per promuovere l'unità delle nostre comunità e
                                di tutti i cristiani, dobbiamo essere sensibili
                                all'importanza di radunarci ecumenicamente per
                                pregare nel nome di Gesù. Ogni volta che agiamo
                                così, siamo invitati a credere nella potenza
                                della preghiera offerta alla presenza di Gesù,
                                che ha promesso ai suoi discepoli "E ancora
                                vi assicuro che se due di voi, in terra, si
                                troveranno d'accordo su quel che devono fare e
                                chiederanno aiuto nella preghiera, il Padre mio
                                che è in cielo glielo concederà" (Mt 18,
                                19). Ciò che conta non è tanto la molteplicità
                                delle voci, ma il fatto che queste voci siano
                                unite nella preghiera. La pacata voce dei nostri
                                cuori si rinvigorisce quando ci raduniamo nel
                                suo nome. Mentre preghiamo, ricordiamoci di
                                rendere grazie per i grandi passi avanti nel
                                cammino dell'unità fra cristiani che hanno
                                marcato queste ultime decadi; Gesù Cristo è
                                stato presente fra noi per la potenza dello
                                Spirito Santo, pregando con noi il Padre.
                                    La promessa che Gesù
                                resterà con noi non è circoscritta alla
                                comunità radunata nel culto. Dal momento che
                                l'amore del Dio Trino si è incarnato in Gesù
                                Cristo, siamo resi capaci, attraverso Cristo, di
                                vivere una vita di comunione radicata nella
                                Trinità. Per la presenza del suo Spirito Santo,
                                il Signore Risorto desidera restare con noi per
                                tutti i tempi e in ogni luogo, condividere le
                                nostre preoccupazioni, mettersi in cammino con
                                noi, entrare nelle nostre case e nei luoghi del
                                nostro lavoro, ravvivare la gioia della sua
                                presenza che ci conduce al cuore del Padre. Egli
                                vuole che sentiamo la vicinanza di Dio, la sua
                                forza, il suo amore. Egli vuole essere accanto a
                                noi, così che Egli stesso possa testimoniare,
                                attraverso le nostre persone, il suo amore e la
                                sua vita nelle nostre case, nei nostri luoghi di
                                lavoro, nelle scuole e nel quartiere.
                                
                                    È degno di nota ricordare
                                che molte cose sono state fatte, nel corso della
                                storia cristiana, "nel nome di Gesù",
                                cose che non ricalcano affatto né il suo
                                insegnamento, né l'esempio che ci ha lasciato
                                con la sua vita e la sua morte. Le nostre storie
                                individuali e comunitarie ci danno motivo di
                                pentimento. Facciamo bene a leggere Matteo 18,
                                20 alla luce del primato dato al comandamento
                                dell'amore che troviamo nel vangelo di Giovanni:
                                "Il mio comandamento è questo: amatevi gli
                                uni gli altri come io ho amato voi" (Gv 15,
                                12) e "Da questo tutti sapranno che siete
                                miei discepoli: se vi amate gli uni gli
                                altri" (Gv 13, 35). La presenza di Gesù
                                dove due o tre sono radunati nel suo nome è
                                strettamente legata all'amore che quei due o tre
                                provano l'uno per gli altri.
                                    Radunarsi nel nome di Gesù
                                significa condividere l'amore che Egli ha
                                portato sulla terra. Questo amore non è
                                riducibile a mera filantropia, solidarietà o
                                benevolenza, ed è più di amicizia o affetto.
                                È un amore generoso, che si dona e soffre, un
                                amore che: "è sempre comprensivo, sempre
                                fiducioso, sempre paziente, sempre aperto alla
                                speranza" (1 Cor 13, 7). È un amore che
                                richiede prudenza e pazienza nel discernere la
                                presenza del Signore e i sentieri in cui Egli ci
                                conduce.
                                    Essere il più possibile
                                ricettivi della presenza del Signore fra noi,
                                richiede che i cristiani imparino a vivere un
                                "ecumenismo della vita" insieme, che
                                accompagni la ricerca di unità a livello
                                teologico. Ciò significa condividere e imparare
                                dalle nostre reciproche tradizioni spirituali,
                                usi e prospettive e al contempo lavorare insieme
                                concretamente a servizio della costruzione del
                                Regno di Dio sulla terra. Significa anche
                                promuovere una cultura di interdipendenza,
                                giacché insieme impariamo a vedere quanto di
                                positivo vi è nelle particolari appartenenze
                                ecclesiali, comunità etniche, storie e
                                giurisdizioni che tanto facilmente possono
                                dividere i cristiani. Rimanere memori di quanto
                                abbiamo in comune ci permette di affrontare in
                                modo più efficace quanto ancora ci divide. Un
                                ecumenismo di vita comporta preghiera comune,
                                testimonianza comune e comune missione
                                ogniqualvolta sia possibile, mentre condividiamo
                                sempre più la vita nello Spirito Santo. Ciò
                                comporta condividere gli uni con gli altri gli
                                aspetti quotidiani della vita, per riconoscerci
                                l'un l'altro fratelli e sorelle in Cristo,
                                ravvisando gli uni negli altri la presenza di
                                Cristo.
                                    Nulla è insignificante di
                                quanto è fatto per amore. Nessun atto di amore,
                                nessuna testimonianza o azione comune portata
                                avanti nel nome di Gesù, nessun raduno di
                                preghiera è privo di importanza e di valore se
                                risponde al desiderio del Signore che i suoi
                                discepoli siano una cosa sola. Ciascuna di
                                queste semplici azioni esprime dolcemente la
                                nostra volontà di amarci gli uni gli altri con
                                la misura con cui Gesù ci ha amato ed è capace
                                di parlare ad un mondo spesso incapace di vedere
                                la presenza di Dio, o indifferente ai suoi
                                progetti.
                                    Il gruppo ecumenico
                                irlandese responsabile per la preparazione della
                                prima bozza del testo di quest'anno per la
                                Settimana di preghiera per l'unità dei
                                cristiani, era consapevole del ricco patrimonio
                                spirituale irlandese, che vanta antiche radici
                                cristiane e perciò condiviso da tutte le
                                tradizioni cristiane. Era parimenti consapevole
                                che le chiese cristiane sono state coinvolte e
                                intrappolate nei conflitti e nelle tensioni che
                                hanno dato forma alla vita dell'Irlanda nei
                                secoli passati. Vi sono ferite profonde, causate
                                o rese ancor più dolorose dalle divisioni fra
                                cristiani.
                                    Questa è la terza volta,
                                negli ultimi 25 anni, che il testo per la
                                Settimana di preghiera per l'unità dei
                                cristiani è preparato, nella sua prima stesura,
                                da gruppi irlandesi, in un contesto di
                                decrescente livello di violenza, e nella
                                crescente speranza di una pace veramente
                                cristiana. Forti della ricca e complessa storia
                                d'Irlanda, il gruppo incaricato quest'anno ha
                                avuto più di un motivo per scegliere Mt 18, 20
                                quale testo biblico base e tema della Settimana
                                di preghiera per l'unità dei cristiani del
                                2006.
                                    In primo luogo, il gruppo
                                incaricato desiderava attirare l'attenzione su
                                Cristo quale sorgente della nostra unità,
                                sottolineando come Egli ci abbia già mostrato
                                la strada per divenire strumenti dell'unità
                                voluta da Dio.
                                    In secondo luogo, mentre
                                le speranze di pace nascono e muoiono secondo i
                                gesti e le varie iniziative, i membri del gruppo
                                hanno voluto richiamare all'attenzione la
                                semplicità dei due o tre radunati insieme in
                                cristiano amore reciproco, come strumento vivo
                                per costruire relazioni fra persone e comunità
                                divise. Molto spesso piccoli incontri, relazioni
                                e amicizie a livello locale possono avere grande
                                impatto nel creare uno spirito di pace e di
                                riconciliazione. Molti recenti avvenimenti in
                                Irlanda testimoniano questa verità.
                                    In terzo luogo, i membri
                                del gruppo erano coscienti che la speranza per
                                il domani, la pace e la riconciliazione per
                                l'oggi comportano necessariamente l'affrontare
                                dolorose memorie e ingiuriosi torti del passato.
                                Il discepolato cristiano ci obbliga ad aiutare a
                                trovare modi costruttivi per lenire le ferite
                                del passato e dare testimonianza comune nella
                                ricerca e nella scelta di sentieri di
                                riconciliazione. È in questo spirito che
                                incoraggiamo tutti i cristiani che celebrano la
                                Settimana per l'unità e utilizzano questo
                                materiale, a radunarsi insieme per pregare e per
                                cercare, nell'amore vicendevole, di comprendersi
                                al di là delle differenze. Potremo così
                                divenire segni ancora più potenti di
                                riconciliazione e di testimonianza della
                                presenza dell'amore di Cristo che guarisce.
                                    I testi biblici e i
                                commenti proposti per gli otto giorni, intendono
                                fornire una riflessione fondata sull'invito di
                                Gesù a radunarsi nel suo nome. Il primo
                                giorno sviluppa l'idea che, dal momento che
                                tutti i cristiani appartengono a Cristo, noi ci
                                apparteniamo gli uni gli altri; siamo riuniti in
                                una comune appartenenza che si manifesta nel
                                comune riconoscimento del battesimo. Il secondo
                                giorno offre una meditazione sull'umiltà
                                del servizio (esemplificato nella lavanda dei
                                piedi) come un mezzo importante per costruire
                                insieme l'unità della Chiesa. Il terzo
                                giorno focalizza l'importanza del pregare
                                insieme per creare un legame con Gesù e fra
                                noi, quasi suggerendo che Gesù abbia pregato
                                affinché i suoi discepoli fossero una cosa
                                sola, dal momento che essi non erano ancora
                                uniti nel suo nome. Il tema del quarto giorno
                                è quello della riconciliazione delle memorie,
                                dell'offerta e dell'accettazione del perdono,
                                quale elemento costitutivo nel processo di
                                riscoperta e riappropriazione della nostra unità
                                in Cristo.
                                    Il quinto giorno
                                sottolinea la presenza di Dio come sorgente di
                                pace e di riconciliazione, di coraggio e di
                                forza, che ci muove a nostra volta a trovare
                                strade per realizzare la pace. Il tema del sesto
                                giorno ci offre l'opportunità di riflettere
                                sul duplice movimento della missione:
                                "radunare" e "mandare".
                                Entrambi hanno lo stesso scopo: realizzare la
                                volontà del Padre di sorreggere il debole e
                                proclamare che il Regno di Dio è vicino. Il settimo
                                giorno sfida a riflettere su come accogliere
                                il nostro prossimo e lo straniero, in tutta la
                                loro alterità, vedendo in essi la presenza di
                                Cristo come invito ad abbracciare l'imperativo
                                ecumenico e a proseguire nel nostro impegno. L'ottavo
                                giorno è centrato sull'attesa della meta
                                del nostro pellegrinaggio verso la pienezza
                                della presenza di Cristo. Mentre proseguiamo nel
                                nostro viaggio, gradualmente scopriamo negli
                                altri cristiani non più degli stranieri, ma dei
                                compagni di viaggio, anticipando così insieme
                                il giorno in cui saremo gli uni accanto agli
                                altri, alla presenza di Cristo.
                                
                                Preparazione del testo della Settimana di
                                preghiera
                                per l'unità dei cristiani 2006
                                    Il materiale elaborato è
                                frutto del lavoro di un gruppo ecumenico di
                                Dublino. Esprimiamo il nostro ringraziamento a
                                tutti coloro che hanno preso parte alla
                                elaborazione di questo testo (in ordine
                                alfabetico):