Le Chiese interlocutrici, insieme a quella cattolica, nel dialogo ecumenico
     Nel cammino per l'unità dei cristiani

 





 Il cammino della Chiesa Valdese
 
Profilo dottrinale
 Atteggiamento ecumenico

 

Il cammino della Chiesa Valdese    torna su

L'origine del movimento valdese risale a Valdo, un ricco mercante di Lione che, alla metà del XII sec., in seguito a riflessioni maturate dalla lettura del Vangelo, decise di disfarsi di tutte le sue ricchezze, di metterle in comune con i bisognosi e di dedicare la sua vita alla predicazione del Vangelo. Fu ben presto affiancato da numerosi discepoli che divulgarono il messaggio cristiano vivendo in assoluta povertà e dedicando la vita ad una continua predicazione itinerante.

Si noteranno le similitudini sussistenti tra la vita di Valdo e quella di S. Francesco; in effetti il paragone è già stato più volte proposto, tanto che alcuni storici delle religioni sono convinti che se Valdo avesse ottenuto dal papa l'approvazione del suo movimento (come Francesco l'ebbe della sua regola), ora si ricorderebbe il ricco francese tra i santi invece che tra gli eretici. Di fatto Alessandro III negò alla comunità dei poveri di Lione il permesso di predicare; essi si costituirono in una confraternita regolata dai tre voti monastici di povertà, castità ed obbedienza, con un ramo maschile ed uno femminile. Il divieto non fermò Valdo né (anche in seguito alla sua morte avvenuta nel 1206) i suoi seguaci, che - sebbene scomunicati - continuarono a predicare ed allo stesso tempo a credere nella Chiesa romana indivisibile e nel sacerdozio coi suoi poteri sacramentali.

Più staccati dalla Chiesa di Roma si dimostrarono i valdesi che operarono in Lombardia; in un sinodo del 1218 la posizione di questi ultimi prevalse su quella che era stata di Valdo. A partire da questo momento il conflitto con la Chiesa ufficiale divenne aperto e si giunse a quella scissione che Valdo non avrebbe voluto. I valdesi furono più volte perseguitati duramente dall'Inquisizione, tanto che furono costretti a ritirarsi nelle campagne e poi in zone simili a ghetti, finche di essi non rimase praticamente traccia se non nel nord Italia.

Il momento di svolta più importante nella storia dei valdesi è costituito dalla loro adesione alla Riforma. Fino ad allora non si erano proposti una controversia dottrinale con Roma e la loro teologia rimase fondamentalmente cattolica, anche se rifiutavano la dottrina del Purgatorio, le preghiere per i defunti e l'Ave Maria. Nel 1532 i valdesi aderirono alla Riforma: il valdismo medievale fu costretto a numerosi compromessi con il movimento riformatore (si accettò, ad esempio, una minor rigidità nella comunanza dei beni, l'indicazione a stabilire una sede fissa per i predicatori fino ad allora itineranti, etc). La partecipazione dei valdesi ai riti della chiesa cattolica venne condannata. Solo in questo momento i valdesi radicalizzano la loro separazione da Roma e la fondano teologicamente; costruirono le prime chiese e introdussero il culto pubblico. Adottarono una costituzione di tipo calvinista.

A metà dell' 800, per influenza di un movimento chiamato risveglio ginevrino, i valdesi furono tra i più convinti sostenitori della necessità di una totale divisione tra stato e chiesa, in nome dalla libertà di coscienza e di culto. In quegli anni era cominciata una sorta di dialogo non polemico tra i valdesi ed i cattolici liberali (sede di tali incontri fu anche Firenze, grazie all'interessamento del Viesseux) che mirava al rinnovamento della chiesa come frutto delle diverse esperienze maturate. L'influenza del risveglio ginevrino, però, portò i valdesi a cominciare un' opera di evangelizzazione piuttosto aggressiva e impositiva che rese impossibile la collaborazione con i cattolici.Si sviluppò allora tutta una letteratura di controversia confessionale, che dimostrò soprattutto quanto poco i contendenti si conoscessero. Questo avvenne perché dall' epoca della Riforma cattolici e protestanti non avevano più avuto rapporti diretti tra loro e a farli incontrare non erano bastate neppure le leggi sulla libertà di culto delle democrazie dell800 (le leggi non sono sufficienti a creare la libertà interiore necessaria per un dialogo pacifico e fraterno). Sempre a metà dell800 è da rilevare un grande flusso migratorio di Valdesi, soprattutto giovani, verso il Sud America. Proprio in America latina si trova tuttora uno dei cinque distretti in cui si suddivide amministrativamente la chiesa valdese (gli altri quattro sono in Italia).

In epoca fascista i valdesi mantennero un atteggiamento prudentemente ostile; nel dopoguerra fondarono due importanti centri sociali per l'assistenza alle classi disagiate e la formazione scolare a Palermo e a Milano.

Profilo dottrinale     torna su

È necessario distinguere tra il valdismo medievale e quello riformato.

Caratteri tipici del valdismo medievale sono:

  1. La riabilitazione teologica del laicato: il valdismo medievale era laico, come laico fu sempre Valdo; non fondò un ordine monastico, ma rivendicò il diritto dei laici all'evangelizzazione. Il laicato ridivenne così protagonista della vicenda cristiana: rendendosi responsabile della predicazione il laico non è solo destinatario di un messaggio, ma anche messaggero. C'è una chiara tendenza a ridefinire la chiesa a partire dalla sua base laicale, da questo derivano alcune conseguenze:

    • il sacerdozio è ridimensionato nelle sue funzioni; la predicazione non è più monopolio clericale (come continuano ad essere la celebrazione e l'amministrazione dei sacramenti).

    • la riqualificazione ministeriale della donna: anche la donna valdese predica ed insegna (questo fu uno dei motivi più forti della scomunica).

    • rivalutando il laicato e fondando una confraternita laica, si combatte contro la gerarchia ecclesiale.

  2. Predicazione del Vangelo: i valdesi sorgono come comunità di predicatori con la missione della diffusione popolare e capillare del Vangelo.

    Tale predicazione è:

    • itinerante (si noti la differenza con la stabilità tipica del prete cattolico), sul modello della primitiva predicazione cristiana e in conformità a 2 Timoteo 2, 1 (la parola di Dio non è incatenata; il che implica che non deve esserlo neppure la predicazione di tale parola).

    • biblica: grande importanza è data all'apprendimento anche a memoria dei testi sacri considerati come l'unica vera autorità. Valdo fece tradurre in volgare molti libri biblici.

    • propaga il messaggio di vita apostolica quale è formulato nel Discorso della Montagna, che deve essere tradotto in pratica nella vita quotidiana del cristiano.

  3. Povertà:

    • in funzione della predicazione per dare più credibilità alla diffusione del messaggio di Cristo e per dimostrare che la loro attività non era prezzolata dal potere;

    • in polemica con la chiesa del tempo, ricca e perfettamente inserita nel sistema sociale del feudalesimo (si noti l'uso anche critico e anticlericale della povertà apostolica). I valdesi furono duramente perseguitati per il loro messaggio di liberazione rivolto agli strati bassi della società feudale, messaggio pericolosissimo per l'ordine costituito.

    • anticostantinianesimo: un vescovo valdese, nel 400, si definì vescovo, per grazia di Dio, di quei fedeli che, nella chiesa di Roma, rifiutano la donazione di Costantino (la donazione di Costantino è un documento falso in base al quale i pontefici hanno per lungo tempo affermato la legittimità del loro potere temporale). I valdesi combatterono l'idea che i papi, più che successori di Pietro, si sentissero successori di Costantino e contro una chiesa snaturata perché mondanizzata. Volevano una chiesa che rinunciasse al potere e si dissociasse dai sistemi politici, economici e militari (crociate comprese).

Per queste sue posizioni, Valdo è considerato insieme a Francesco d'Assisi un grande riformatore evangelico, antesignano di ogni riforma nella tradizione cristiana della civiltà mediterranea. I due espressero il primo desiderio della chiesa medievale di rinnovarsi recuperando direttamente ed immediatamente i valori specifici del messaggio di Cristo. In questo senso furono i primi riformatori della cristianità occidentale.

Caratteristiche del valdismo riformato: da più di 450 anni i valdesi sono una chiesa riformata del filone calvinista del protestantesimo. La loro fede è dunque, in linea di massima, quella di tutte le chiese protestanti. I valdesi non sono stati i protagonisti della riforma, ma ne sono partecipi e solidali.

Il loro programma più che morale o dottrinale è pastorale, con lo scopo comune di liberare le coscienze e renderle certe mediante la fede; certe della salvezza, che è dono gratuito di Dio all'uomo tramite il sacrificio di Gesù Cristo e non traguardo che l'uomo raggiunge in base ai suoi meriti. L' uomo non vive dunque per meritare la salvezza (per questa basta la fede), ma solo per servire Dio e i fratelli. Anche la chiesa così cambia funzione: il suo compito non è di salvare gli uomini né di mediare la loro salvezza, ma di predicare la fede e metterla in pratica nel servizio.

Conseguenze: credendo in Cristo il cristiano riceve automaticamente ogni grazia e benedizione: la mediazione sacerdotale, allora, non ha più ragion d'essere. Cristo è l'unico mediatore tra Dio e il laico; ogni cristiano è sacerdote e papa, cioè titolare, insieme ai fratelli e sotto l'autorità della parola di Dio, di ogni potere e funzione nella Chiesa: è la religione della laicità cristiana. La chiesa è così declericalizzata, cioè non c'è più un clero diverso per essenza e non solo per grado dal laicato (come ha ribadito il Conc. Vat. II); crolla insomma ogni gerarchia fra cristiani e si è tutti sacerdoti (cfr. I Pietro 2,9).

La fede valdese è una delle espressioni della fede cristiana nella storia; come il protestantesimo in genere, essa si colloca perfettamente nella linea delle grandi affermazioni trinitarie e cristologiche dei concili ecumenici antichi. Recentemente, come membro del Consiglio Mondiale delle Chiese, ne ha sottoscritto la base teologica in cui il Consiglio si definisce come una comunione di chiese che confessano il Signore Gesù Cristo come Dio e Salvatore secondo le Scritture e perciò cercano di realizzare insieme la loro comune vocazione alla gloria dell'unico Dio, Padre, Figlio e Spirito Santo.

A livello organizzativo, la chiesa valdese è una struttura non gerarchica, ma assembleare, una fraternità cristocratica servita da vari ministeri (pastore, dottore, anziano e diacono) cui possono accedere sia uomini che donne. Tutta l'amministrazione è costruita dal basso: le varie comunità locali eleggono un consiglio presieduto da un pastore; tale consiglio elegge a sua volta una commissione che si occupa dell'intero distretto.

La fede si esprime nel culto domenicale e nella testimonianza quotidiana dei fedeli, sempre accompagnata da attività catechetiche. Il culto è però sottomesso alla parola evangelica: Voglio misericordia, non sacrifici (Matteo 9,13).

Dialogo ecumenico    torna su

Nessuna chiesa cristiana può più prescindere dall'orizzonte ecumenico: la chiesa valdese riconosce nel movimento ecumenico il frutto della volontà di Dio e vi partecipa. Nel dialogo, nel confronto e nell'incontro interconfessionale ogni chiesa prende coscienza dei suoi limiti, delle sue parzialità e infedeltà e allo stesso tempo allarga i propri confini. Oltre ai già ricordati tentativi ottocenteschi di dialogo tra valdesi e cattolici liberali, sono da ricordare:

  • la fondazione della rivista Gioventù cristiana, negli anni 30, con chiaro intento ecumenico, ma limitato al dialogo col mondo anglicano e protestante;

  • la creazione, nel 1946, del Consiglio Federale delle Chiese evangeliche in Italia (valdesi, metodisti, battisti, luterani), seguita da una simile Federazione delle Chiese evangeliche in Italia nel 1967.

Nel dopoguerra anche il dialogo col cattolicesimo non fu più aspramente anticlericale come nell800. Ci si richiamò in parte al pastore valdese Ugo Janni (morto nel 1938) che insisteva sulla necessità che la chiesa valdese tornasse ad essere, come nel Medio Evo, un movimento per contribuire al rinnovamento della chiesa cattolica, collaborando con gli ambienti evangelicamente più vivi del cattolicesimo.Un contributo importante al dialogo venne da Giovanni XXIII, che cercò di stabilire nuovi e migliori rapporti coi valdesi. 

Preti cattolici e pastori valdesi si incontrarono regolarmente in convegni per studiare problemi teologici e pastorali, soprattutto in seguito al Concilio. Negli stessi anni si è assistito ad una sorta di incontro ecumenico privilegiato tra i valdesi politicamente orientati a sinistra e i cosiddetti cattolici del dissenso. 

Di grande importanza nel cammino ecumenico sono tuttora gli incontri regolari di valdesi, metodisti e battisti con le Francescane missionarie di Maria e il Seminario lateranense a Roma e il lavoro del SAE, Segretariato Attività ecumeniche, associazione interconfessionale cui partecipano anche tutti i professori della facoltà valdese di teologia. La caratteristica principale del movimento ecumenico è che in esso la ricerca della chiesa una si intreccia con quella della chiesa vera, in cui prende corpo tutto il vangelo e solo il Vangelo. Solo il vangelo, infatti, è veramente ecumenico e, vissuto e creduto, è in grado di creare, in forme che per ora non si conoscono, la chiesa di Cristo una e vera. In questa prospettiva, l' esperienza del Valdismo medievale, sebbene storicamente conclusa, è molto attuale e ha molto da insegnarci, soprattutto con la sua insistenza sul fatto che confessare e testimoniare Cristo significa anzitutto seguirlo (1 Giovanni 2,6).

Da segnalare, tra i principali documenti frutto del dialogo: il Testo comune per un indirizzo pastorale dei matrimoni tra cattolici e valdesi o metodisti in Italia del giugno 1997 e il Testo applicativo dell'agosto 2000, nonché il documento La Chiesa Valdese sull'ecumenismo e il dialogo interreligioso, prodotto dal  Sinodo Valdese nel 1998.
Sinodo Valdese-Metodista, Torre Pellice - settembre 2003
::
Il dialogo riparte dal creato
:: Rafforzare le reti del dialogo interreligioso
:: Irreversibile il cammino del dialogo tra le tradizioni cristiane

 | home | | inizio pagina |