Giov 10,1

«In verità, in verità vi dico: chi non entra nel recinto delle pecore per la porta, ma vi sale da un'altra parte, è un ladro e un brigante.»

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Puntualizzazioni sul RICA*, 
sui catecumeni e sul “neocatecumenato”

* RICA = Rito dell'Iniziazione Cristiana degli Adulti

I neocatecumenali dicono che il Cammino “non è né un'associazione, né un movimento, ma «un'iniziazione cristiana postbattesimale per adulti»”.

Ho studiato diritto canonico all'università, permettetemi di dare due spiegazioni in merito. Da un punto di vista pastorale, il Cammino Neocatecumenale può essere definito come si vuole. Cammino, movimento, gruppo, carisma, ogni definizione può descriverlo in modo più o meno splendido. Da un punto di vista giuridico – l'unica cosa che lo Statuto deve regolamentare – il Cammino è una associazione privata di fedeli. Infatti esistono due forme di associazioni di fedeli, nella Chiesa, secondo l'attuale codice (quello del 1983; prima era diverso): le associazioni pubbliche, che sono quelle istituite dalla Santa Sede per tutta la Chiesa o da un ordinario per la sua Diocesi, e le associazioni private, che sono costituite dai fedeli stessi (con o senza partecipazione del clero), e che possono essere o non essere riconosciute in un secondo tempo dall'autorità. Il Cammino Neocatecumenale, dal punto di vista giuridico, è precisamente un'associazione privata, essendo stato fondato da due fedeli, negli anni '60, e non essendo ancora stato approvato in via definitiva.

È bene scindere le definizioni emotive e pastorali, da quelle giuridiche. Uno Statuto non può far diventare bianco quello che è nero o nero quello che è bianco.

Dalle considerazioni fatte da alcuni neocatecumenali, risulta che il Cammino non può essere valido universalmente per tutti, o comunque capace di soddisfare tutti, ma solo chi è senza fede e necessita di un percorso di “riabilitazione”. Chi ha una fede matura non ha quindi bisogno del metodo neocatecumenale, e può tranquillamente vivere da cattolico. Resta da capire con che criterio i neocatecumenali qualificano una fede sufficientemente matura da non aver bisogno del Cammino...

Per difendere il metodo neocatecumenale, gli aderenti affermano talvolta che c'è gente che si allontanerebbe subito a sentir parlare in modo chiaro di teologia, tradizione, esegesi, magistero, magari anche maledicendo. Ciò è tristissimo, ma non è mia esperienza (né di moltissimi altri che conosco) ed anzi, specialmente in chi era digiuno di pratica religiosa, sapere con esattezza certe nozioni di catechismo o di teologia o altro, era sempre di grande interesse. Tuttavia, se il parlar chiaro non sempre è efficace, io mi augurerei volentieri che la reiniziazione cristiana degli adulti del Cammino Neocatecumenale (che tuttavia giudico eccessivamente lunga) porti ad avere una padronanza ed una familiarità con la teologia, l'esegesi cattolica ed il magistero, e non rimanga a livello di “carismatismo”, come spesso è doloroso constatare.

I neocatecumenali fanno spesso leva sull'approvazione degli Statuti del 2002. Ma l'approvazione degli statuti è da intendersi ad experimentum e scadrà nel giugno 2007. Essa riguarda solo gli statuti e non la prassi liturgica, il metodo catechistico, la metodologia pratica, né il contenuto dottrinale del direttorio catechetico che, come espresso testualmente nello Statuto approvato, necessita di una approvazione separata, che ad oggi ancora non è arrivata (né sono stati pubblicati i quattordici volumi del direttorio catechetico).

Ricordo una conferenza dell'allora cardinale Ratzinger, del 1993, che trovai riportata su Chiesa Viva (una pubblicazione comunque ostile alla Chiesa cattolica stessa; al momento non ho disponibilità di altri riferimenti, ma mi attiverò per metterli in un secondo tempo), in cui, ad una domanda di un fedele riguardo alle dottrine contenute nei “mamotreti”, il porporato rispondeva: «Ci è stato assicurato che il contenuto del direttorio non espone alcun elemento dottrinale che sia differente dal catechismo, ma che esso è solo la descrizione di una prassi metodologica. Spero tuttavia, con l'aiuto di Dio, che si possa venire ad una soluzione, dei problemi che ci pongono questi “orientamenti”».

È triste notare che molti aderenti al Cammino Neocatecumenale, non so con quali finalità, hanno affermato contro ogni evidenza che l'approvazione degli statuti implicava l'approvazione della liturgia (che è stata definitivamente proibita con la lettera di Arinze del 1' dicembre 2005) e del direttorio (che a tutt'oggi è indicato come ancora da verificare).

Sottolineo che gli Statuti del Cammino sono molto stringati ed essenziali e di fatto non dicono nulla di importante, se non una generica descrizione della associazione privata di fedeli, denominata Cammino Neocatecumenale, prospettando rose e fiori nel rapporto con la gerarchia ecclesiastica (resta da vedere come e quanto verrà davvero applicato dai neocatecumenali). Non vi sono descritte le pratiche, non vi sono descritti i riti, ma solo alcune regole generali e le regole che si osservano nelle elezioni dei catechisti e del governo interno. Come in tutti gli statuti delle associazioni, insomma.

Sulle confessioni pubbliche, occorre purtroppo dare torto a quelli che ne presentano un'immagine edulcorata e blanda. Il termine confessione non indica il sacramento della “riconciliazione”, bensì una parte di esso, ossia la semplice accusa dei peccati (totale o parziale) che viene effettuata sulle domande incalzanti dei catechisti di fronte a tutta la comunità in occasione degli 'Scrutini'. Secondo san Tommaso d'Aquino (nella terza parte della Summa Theologica) è sempre possibile “confessarsi”, indipendentemente dal sacramento della penitenza o riconciliazione. Egli dice addirittura che tale pratica, sebbene non sostituisca il sacramento, può essere utile ad esempio in punto di morte, per suscitare la contrizione perfetta, del moribondo che non possa altrimenti accedere al sacerdote (solo il sacerdote può amministrare l'assoluzione).

A proposito degli “scrutini”: spesso i neocatecumenali affermano che gli “scrutini” del Cammino sarebbero uguali al RICA (Rito dell'Iniziazione Cristiana degli Adulti), ma ciò è falso.

Va anzitutto detto che nel Cammino si rispetta solo la struttura del RICA (con tre “scrutini”, consegna e riconsegna del Simbolo e del Padre Nostro), ma non il contenuto. Il RICA, come “scrutinio”, intende semplicemente una preghiera, durante la Messa, che comprende una invocazione, un esorcismo con alcuni responsori, e il congedo del catecumeno. Conosco bene questo rito, giacché vi ho partecipato in Roma. Il tutto è durato poco, assai brevemente, solo il tempo delle preghiere e di un piccolo fervorino del sacerdote. Non è affatto identico alla prassi neocatecumenale.

A quanto risulta dalle testimonianze dirette e dalla lettura dei vari testi del Cammino, invece, ci sono parecchie aggiunte agli “scrutini” neocatecumenali. Ad esempio la pratica di svolgere questionari e di essere interrogati sugli stessi, con il cosiddetto “obbligo” di rispondere. Spiace dirlo, ma una simile pratica è una forma di confessione pubblica poiché chi è sorteggiato a leggere le sue risposte accusa i propri peccati.

Varie sono le giustificazioni addotte: ad esempio che tale metodo rende i membri più legati alla comunità e aumenta la fratellanza e la vicinanza (ma sono gli stessi argomenti per qualificare un comportamento settario: se tutti conoscono i miei peggiori peccati, se mi allontano dalla comunità potrebbero vendicarsi facendoli conoscere). Altri hanno detto in tono accusatorio che chi ha vergogna di riconoscersi peccatore di fronte ai fratelli è un cattivo cristiano, e non ha compreso il valore ecclesiale del sacramento della penitenza che, stando agli insegnamenti della Hernández:

sarebbe stata introdotta dalla Chiesa solo attorno al V-VI secolo (poiché secondo lei fino a quel momento l'unica remissione dei peccati sarebbe stata il battesimo stesso, nonostante nel Vangelo si legga «a chi rimetterete i peccati saranno rimessi e a chi non li rimetterete, resteranno non rimessi», Gv 20,23);

sarebbe avvenuta pubblicamente nei primi secoli solo per togliere la “scomunica”, in quanto scomunica e anti-scomunica sarebbero state le uniche forme all'epoca conosciute di pena per il peccato, non «grazia» e «perdita dello stato di grazia», ossia la prima chiesa avrebbe avuto solo un foro “esterno” e non un foro “interno”.

Queste idiozie, in voga negli anni '70 presso liturgisti eretici come Bouyer, hanno avuto il demerito di aver spostato la teologia dell'ecclesialità dal concetto di «Corpo Mistico», al concetto di «assemblea». Tristissime sono le parole della Hernández, laddove critica la confessione auricolare, come forma di “privatizzazione del sacramento” che come tale avrebbe da essere (secondo lei) comunitario. Ma ciò è un grave errore: il sacramento è «ecclesiale», non «comunitario», cioè è celebrato dalla Chiesa attraverso il ministro che agisce in persona Christi, ossia nella persona del capo della Chiesa, e delle membra tutte a lui congiunte. Un sacramento celebrato da una o due sole persone (una messa “privata”, una confessione auricolare) ha il medesimo grado di ecclesialità di un sacramento celebrato di fronte ad un milione di persone (come la Messa al Marienfeld). La motivazione è semplice: il celebrante è sempre Cristo, ossia tutto il corpo mistico.

Assistiamo però ad una conversio ad materiam (specialmente nel Cammino): il simbolo (l'assemblea) diventa il significato (la Chiesa). Ma l'assemblea non è la Chiesa: fossero anche tutti in grazia di Dio e non scomunicati latae sententiae (cosa assai poco frequente, specialmente oggi), sarebbero una porzione piccola e numerica della Chiesa, che comprende anche gli assenti, i purganti e i beati, la Madonna, gli angeli e Gesù.

Alla luce di quanto detto inizialmente, si capisce il motivo dell'insistenza del Cammino sull'assemblea. Se il Cammino intende rivolgersi ai disadattati e a coloro che non hanno più fede, l'uso di simboli concreti può essere più utile di molta teoria. Purché non si prendano abbagli e non si commettano abusi, però: se uno a furia di sentir dire che la Chiesa è la comunità, alla fine, invece di capire che si usa un simbolo, pensa che la Chiesa sia davvero il gruppetto di persone della comunità. Purtroppo questi errori ed abbagli sono proprio ciò che è pressoché sistematicamente avvenuto, confermando che nel Cammino qualcosa non ha funzionato.

Riguardo alla confessione pubblica occorre dire che storicamente essa non è praticamente mai esistita, ed i rarissimi casi (assai circoscritti, e comunque ascrivibili a comportamento “da setta”) sono stati purtroppo esaltati negli anni recenti da alcuni teologi progressisti in vena di novità esotiche. I liturgisti modernisti la confondono con l'accusa generica dei peccati, che invece è una tradizione apostolica (il Confiteor, per intenderci, dove ci si riconosce peccatori genericamente). La confessione dei singoli peccati, invece, è sempre avvenuta in forma auricolare, e privata. È anzi un grave peccato di scandalo il dare pubblicità della propria condotta morale, per azioni di qualsiasi gravità. Inoltre è – ovviamente – contrario alla prassi della Chiesa, che custodisce il foro interno come luogo unicamente conosciuto da Dio, imponendo il segreto confessionale (anche a chi ascolta la confessione senza essere prete) sia al penitente che al confessore usque ad effusionem sanguinis (a costo di rimetterci le penne).

È perciò assolutamente impossibile l'eventualità di una accusa di fronte a terze persone, oltre che del tutto ingiustificabile. Anche nel caso di riconciliazione collettiva di più penitenti (in casi di imminente pericolo di morte) non vi è mai, né vi fu mai, il caso di una accusa pubblica dei peccati con l'eventuale rinvio ad un secondo momento la confessione privata. Infatti la possibilità dell'assoluzione generale pubblica senza le singole confessioni private non esime dal dovere di confessare privatamente appena possibile i peccati rimessi con la riconciliazione collettiva (in alcuni posti dell'America Latina questa possibilità viene abusata per il motivo opposto: assolvere in fretta molte persone senza dover ascoltare le singole confessioni).

Le confessioni pubbliche sono uno degli abusi più gravi del Cammino, urgentemente ed assolutamente da sanare.

Torniamo al RICA: applicare le categorie del RICA agli “scrutini” del Cammino, oltre che inutile è anche fuorviante. Il RICA è espressione di un'antica prassi nella Chiesa, quella dell'iniziazione degli adulti. Fu abbandonata, per il semplice motivo che la Chiesa, consolidandosi, era diventata la religione universale ed il battesimo cominciò ad essere amministrato subito, nei primi giorni di vita dei bambini. Una preparazione al battesimo era diventata inutile quindi per due motivi: non c'erano più catecumeni, giacché si nasceva già cattolici, e non serviva un percorso per arrivare al battesimo, dato che era dato nell'infanzia con l'educazione della famiglia.

Oggi molti cristiani hanno apostatato (formalmente o praticamente) e non battezzano più i figli, per cui è tornato utile rispolverare tale pratica poiché sono con ciò ricomparsi i catecumeni (non quelli del Cammino, eh!)

La mancanza del catecumenato fino a tempi recenti non era un fattore negativo: si suppliva con la preparazione alla Cresima, e con una fervente e partecipata vita cristiana che durava l'intero arco dell'esistenza. Oggi il catecumenato è riservato, come un tempo, ai soli candidati all'ingresso nella religione cattolica, cioè quelli che ancora non hanno ricevuto il battesimo.

Chi per grazia di Dio ha già ricevuto il battesimo non può né deve tornare catecumeno. Non deve, perché non ci si può preparare a ricevere una cosa già ricevuta; non può, perché il catecumenato è formalmente un “ordine”, una classe di persone, che sono fuori dalla Chiesa, ma unite almeno in voto ad essa, e in cui si entra con un rito formale.

Il Cammino Neocatecumenale ha voluto copiare la prassi del catecumenato, riproponendola per chi aveva già ricevuto il battesimo. Ma l'essere membri del Cammino non significa affatto essere dei catecumeni, anche se ci si chiama così (ecco perché per qualificare i membri del Cammino è meglio il termine neocatecumenali anziché “neocatecumeni” o “catecumeni”).

Giudico inoltre altamente inopportuno atteggiarsi a chi non ha ancora ricevuto la grazia del Battesimo ed il carattere di Figli di Dio, da parte di chi è già battezzato. Chi ha ricevuto il battesimo merita di essere incoraggiato e sostenuto nella dignità che ha, non di essere degradato a “non cattolico” in una prassi ambigua, oltretutto facendo delle bizzarre commistioni: i catecumeni non potevano partecipare alla Messa, ma solo alle letture, né potevano avere ruoli nella chiesa, mentre i neocatecumenali suppliscono a ciò con la partecipazione ad una Messa con numerose decurtazioni a seconda dei gradi di neocatecumenato, e ammettono i neocatecumenali ad avere dei ruoli attivi, come quello di catechista.

Quest'ammaccata copiatura dell'iniziazione cristiana non ha molto senso; credo possa ben essere sostituita da un approccio differente, di riscoperta della Cresima, ossia di scoperta di confermazione del proprio essere cattolici, e non di una cosa che ha già operato, “ex opere operato”. Ma ovviamente tale riscoperta non dovrà avvenire con catechesi contenenti un nugolo allucinante di errori ed eresie.

In ogni caso credo che sia sommamente inopportuno scimmiottare dei riti della Chiesa (vale per i sacramenti, per il RICA, ecc. ecc.), e riformarli secondo il proprio gusto personale, togliendo questo perché “ha poco senso”, quello “perché è brutto”, quell'altro “perché si farà più avanti”.

È infine da sottolineare che in passato l'atteggiamento di molti neocatecumenali era totalitario, non possibilista ed umile come oggi piacevolmente può capitare di constatare (sempre col rischio di incappare in qualche caso di persona che utilizza un puro formulario, un galateo ipocrita, un linguaggio “politico” per dare l'impressione di un'umiltà che non c'è). Il Cammino veniva presentato come l'élite del cattolicesimo, o almeno il modo per essere degni di questo nome, degradando gli altri a massa informe di pecoroni da “Messa la domenica e stop”. Ovviamente c'è molto altro, oltre al Cammino Neocatecumenale: mille sono i modi di essere cattolico in modo sano e pieno, senza frequentare Argüello e seguaci con annesse catechesi e canti. Se i santi del passato (e del passato prossimo) sono diventati santi senza RICA e senza Cammino, significa che il Cammino, una volta ripulito da tutti gli errori e gli abusi, potrebbe essere utile ma non indispensabile.

Sarebbe oltremodo opportuno riflettere e spiegare, che la vita cristiana è una vita di coerenza a Cristo e non ad un gruppo, e che l'espressione “itinerario di formazione cristiana valida per l'uomo di oggi” non ha carattere di esclusività, non è la pratica per l'uomo di oggi.

 

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Pagina inserita 18 luglio 2006