Giov 10,1

«In verità, in verità vi dico: chi non entra nel recinto delle pecore per la porta, ma vi sale da un'altra parte, è un ladro e un brigante.»

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Ulteriori commenti alla lettera neocatecumenale di risposta ad Arinze

Riflessioni tratte dal Weblog Palazzoapostolico.it
(Voci di cristiani cattolici, usciti dal Cammino,  molto interpellati dal problema. Sono tra i collaboratori di questo sito e pronti a qualificarsi e a rendere ragione di quanto affermato, se richiesti)

Due elementi mi turbano ancora, leggendo la lettera inviata dai neocatecumenali al Papa: il fatto che la stessa lettera non sia stata mandata anche - com'era doveroso - al Cardinale Arinze, diretto interlocutore, cui il Cammino era debitore quantomeno di una risposta; e poi un dettaglio, forse trascurabile, ma significativo: il saluto iniziale ("Carissimo Padre, L'amore di Dio Padre, la santa umiltà di Cristo e la consolazione dello Spirito Santo siano con Lei"), nella quale l'augurio dell'umiltà di Cristo al successore di Pietro appare decisamente fuori luogo.

E poi: la mensa eucaristica come segno e simbolo dell'accoglienza ai più piccoli: non è quantomeno riduttivo pensare che essa sia soltanto questo?
La citazione biblica "offerta" al papa da Arguello ha un suono almeno offensivo per le orecchie di un pontefice che di lezioni può darne e molte. Anche a Kiko!
Infine: quale segno di continuità tra la presunta accoglienza amorevole dei "più piccoli" intorno alla mensa eucaristica e il modo in cui i neocatecumenali poi trattano chi osa mettere in dubbio il verbo dei catechisti? Io ne so qualcosa!
Cosa pensare dell'affermazione riguardante la celebrazione eucaristica in parrocchia almeno una volta al mese? I responsabili del Cammino affermano ambiguamente: "Con rispetto al primo punto della lettera ("almeno una domenica al mese le Comunità del Cammino Neocatecumenale devono partecipare alla Santa Messa della comunità parrocchiale"), ogni équipe di catechisti itineranti parlerà con il Vescovo di ogni Diocesi per concordare detta partecipazione, soprattutto tenendo conto dei fratelli più piccoli e più lontani".

Mi domando quale necessità ci sia di concordare una prescrizione tanto chiara e precisa con i vescovi. Forse che questi ultimi possono contraddire alle prescrizioni della Santa Sede? o annacquarle? o modificarle?
E che senso ha il riferimento, in proposito, ai cosiddetti "più piccoli e più lontani"? Forse che riunirsi una domenica al mese alla messa domenicale parrocchiale costituisce per le comunità neocatecumenali uno sforzo immane, che comunque deve prima essere benedetto dai vescovi?

Il dato principale che traspare dalla lettera è una dose incontenibile di autoincensamento e neppure un'oncia di quell'umiltà che, in apertura della lettera, viene invocata sul Papa... Io noterei una "piccola" differenza con le lettere paoline di cui si copia lo stile: Paolo dice sempre "la grazia e la pace....sia con voi" ma non parte dal presupposto che lui ne disponga in abbondanza e gli altri ne siano sforniti...

Un altro dato che emerge è che c'è un mondo intero da evangelizzare (ed è vero!) ma sembra che ciò non sia possibile se non ci sono loro a farlo!

Circa le prescrizioni della lettera Arinze mi permetto di riportare la mia esperienza:

  • non ho mai visto rispettate, se non eccezionalmente, in una messa alla maniera neocatecumenale, tutte le rubriche del Messale Romano (Credo, Gloria, Lavabo, Orate Fratres, tutti i prefazi, ecc.);
  • il ricevere il corpo di Cristo seduti, piuttosto che processionalmente all'altare dedicato in presbiterio, è una consuetudine chiaramente non accettata dalla Chiesa (Se la Chiesa in 2000 anni di storia ha elaborato un tipo di celebrazione, nessuno - tanto meno i Neocatecumenali - può sostituirvi una liturgia ed una ritualità diversa, soprattutto avuto riguardo a quello che significa ('banchetto escatologico' e non 'sacrificio';
  • è vero che l'omelia viene tenuta solo dal sacerdote durante la messa alla maniera neocatecumenale, ma è anche vero che essa giunge dopo una serie interminabile di risonanze spontanea (a volte anche molto lunghe e poco pertinenti) tenute dai laici presenti;
  • la lettera di Arinze, non mette in discussione la comunione sotto le due specie, ma solo il modo di riceverla (seduti).

L' "indulto" di cui tanto si parla può riguardare solo e unicamente il segno della pace, dai neocatecumenali scambiato in un momento precedente rispetto alla celebrazione 'normale', perché fanno una tale sguaiata confusione che scambiarselo troppo vicino alla comunione, com'è nella norma, significherebbe banalizzare quel momento così solenne e intimo... (ma l'intimità col Signore è considerata prerogativa di 'sentimentalismi' sorpassati, perché non la si conosce né quindi la si vive nella sua vera essenza). Sarebbe ancora più grave, se davvero il segno della pace è inserito all'inizio come momento del perdono, perché "è la comunità che perdona"...

Evidentemente se la Chiesa ha avanzato con chiarezza queste riserve e questi dubbi un motivo ci sarà.

Infine bisogna osservare che imitare Cristo venuto a servire piuttosto che ad essere servito non significa soltanto cercare di farlo ritualmente all'interno della S.Messa, che ha e deve mantenere i suoi canoni elaborati dalla Chiesa nei secoli, (se cosi non fosse dovremmo pensare che in due millenni la Chiesa ha sbagliato tutto e che soltanto Arguello da 40 anni a questa parte abbia capito tutto, senza sbagliare), ma significhi, più verisimilmente, imitarlo nella vita di ogni giorno e nella prassi anche all'interno della parrocchia.
Non mi risulta che un neocatecumenale si sogni di lavare i piedi (cioè di servire un fratello) a chi non appartiene alla propria comunità.

Quando parlo di servizio, mi riferisco evidentemente a tutte quelle opere che rendono il credente capace di cooperare non solo ai bisogni della parrocchia, ma anche e soprattutto a quelli materiali (a volte pressanti e gravi) di tanta gente, e specificamente della gente che si va a evangelizzare. Il 'servizio', in ambito, neocatecumenale ha dei confini bene precisi e non va oltre l'ambito ristretto della comunità. In alcune Parrocchie collaborano alle catechesi per i bambini a gli adolescenti; ma alla fine cercano di introdurli nel Cammino, che ha strutture, prassi e modalità diverse, e in sostanza parallele, rispetto a quelle ecclesiali...

Quando si parla di partecipazione mensile alla messa domenicale, si intende che per una volta al mese occorre rinunciare all'Eucarestia del sabato sera e ritrovarsi tutti insieme in chiesa la mattina successiva. Non si intende lasciare alla buona volontà del singolo o alla casualità delle decisioni. Il cammino deve essere segno in parrocchia nella messa, partecipando a quest'ultima non in modo individuale.

Per quanto concerne gli altri adempimenti già in essere basta rileggersi la lettera e trovare tutte le disposizioni che essa richiama (I Praenotanda al Messale Romano; la Redemptionis Sacramentum... ecc).... quindi la recita del credo, il lavabo, l'orate fratres e, sia pure gradualmente l'assunzione della comunione - sia pure sotto le due specie - processionalmente, in piedi o inginocchiati...... e poi..... monizioni brevissime, se proprio ci devono essere, risonanze altrettanto brevi.... evitando che i didascali addottrinino i piccoli durante la celebrazione. Infine rivalutazione... specialmente durante la Messa, della figura del sacerdote...
Vi pare poco? 

Non sono comunque d'accordo su quanto si dice (anche dalle mie parti...." abbiamo tempo due anni...". Sarebbe, più che opportuno necessario, rispettare fin da subito quanto richiesto dal Papa

Altre considerazioni sostanziali

Ricordo una famosa frase di Mc Luhan "il mezzo è il messaggio". La 'forma' della celebrazione non è ininfluente perché orienta l'atteggiamento interiore e i conseguenti comportamenti e nel caso del Cammino NC rispecchia un 'sentire' che non è quello della Chiesa. Che poi molte persone di buona volontà, nonostante tutto, proprio perché hanno avuto esperienze ecclesiali possano vivere la messa neocatecumenale con lo spirito ecclesiale, è un altro discorso, ma non ne sarei così sicura...
Il problema riguarda le persone che vengono catechizzate in un certo modo senza poter ascoltare il vero significato dell'Eucarestia.

Mi colpisce molto la sottolineatura data nella lettera scritta da Kiko e altri al Papa: "e il Signore viene a servirli". Non è una menzogna in sé, perché è vero che la Presenza del Signore viene a guarirci, a trasformarci a donarci il Suo Spirito di Risorto; ma contemporaneamente e principalmente la Eucaristia è un 'sacrificio' di lode innanzitutto e di ringraziamento, nonché l' 'offerta' di tutto il nostro essere, di tutta la nostra vita al Padre come ha fatto Cristo...
Non vado oltre perché è una cosa troppo grande: è un 'mistero' che va vissuto e assimilato vivendolo...

Trovo poi estremamente riduttivo e anche inquietante quel

""...pieni di ferite e di disprezzo verso se stessi, che nella Santa Eucaristia il Signore fa presente il suo amore, morendo e risuscitando per loro; non solo, ma preparando una mensa, un banchetto escatologico, che fa presente il Cielo e dove Lui stesso, pieno di amore, li fa sedere e passa a servirli: "Li farà mettere a tavola e passerà a servirli" (Le 12,37).""

Vedete la sottolineatura del banchetto a decremento del 'sacrificio' già denunciato? Non che l'elemento 'banchetto escatologico' non ci sia, ma siamo nel sottile inganno di cui è infarcita tutta la predicazione neocatecumenale. l'Eucaristia non è solo questo!!!
È una visione quanto meno riduttiva dell'Eucaristia, se non aggiungi - e non mi sembra poco - che siamo noi: il nostro 'uomo vecchio' che, nell' 'offerta' accolta dal Padre in Cristo, muore e risorge in Lui. Se mangiamo la sua carne e il suo sangue è per divenire come Lui e divenire pane, 'Eucaristia vivente' ed è un'offerta piena di gioia (non la masochistica visione della croce criticata da Kiko) perché il perdono, la resurrezione ci rendono liberi...
E aggiungo che non tutti i cristiani che celebrano l'Eucaristia sono pieni di disprezzo verso se stessi, anche perché nella Chiesa nessuno ti disprezza né ti insegna a disprezzarti perché sei peccatore, ma ti insegna a sperimentare la misericordia e il perdono e a non rimanere peccatore (anche se per guarire completamente da alcuni peccati occorre fare molta strada).
E poi, se tutto questo - per ottenere gli effetti di passare dalle 'tenebre' alla 'luce' - si deve ripetere per ogni Eucaristia, dov'è l'azione trasformante della Grazia?
Non che non sia vero in assoluto (vedete il sottile inganno?). Ho constatato che nessuna delle affermazioni di Kiko, presa a sé, è falsa. Acquista quanto meno ambiguità, se non 'difformità' con gli insegnamenti della Chiesa nel contesto della sua costruzione... e si discosta dalla verità in quanto assolutizza certi aspetti, trascurandone completamente altri di non secondaria rilevanza ai fini della maturazione in una fede autentica.
Ecco perché sostengo che questo come molti altri insegnamenti sono fuorvianti e lo stile è autoreferenziale e presuntuoso.

È vero, quindi, che l'uomo rinasce attraverso il Sacrificio di Cristo, ma quello che davvero ci salva non è solo il sacrificio di Cristo - che è alla base di tutto - ma c'è bisogno della nostra risposta e dobbiamo diventare anche noi 'offerta' come ha fatto il nostro Signore, se no non potremo mai dire "è Cristo che vive in me!". Per sottolineare la Resurrezione, non si può bypassare la croce!

Più volte nella predicazione ho sentito criticare questo aspetto del sacrificio ed è per questo che nel neocatecumenato si privilegia la catechesi, la liturgia, che si traduce in una grande esaltazione emotiva, liberazione sì dalla mestizia, ma corre il rischio di rimanere in superficie e non operare nessun cambiamento. A differenza di quanto insegna Benedetto XVI che, nel parlare degli effetti dell'Eucaristia, usa il termine "trasformazione" in abbondanza! Termine assolutamente escluso dal vocabolario neocatecumenale! Alla fine si trascura la carità che si esaurisce nell'impegno esclusivo nell'ambito della Comunità e nei modi indicati da chi comanda... Non esiste una parrocchia in cui si riesca a coinvolgere i neocatecumenali in tutto quello che può essere "diaconia" nel vero senso della parola; ma neppure in altri ambiti: il cammino è parallelo e non ci sono punti di incontro, quindi non c'è comunione. È Chiesa questa? La lettera parla di partecipazione alla celebrazione comune almeno una volta al mese, ma abbiamo visto...

Quanto al vivere la carità, non mi sembra un buon argomento quello usato e abusato da tutti i catechisti: che non possiamo aiutare gli altri se non siamo 'formati'. A parte il fatto, che non saremo mai perfetti e la nostra formazione è perenne, quello che il Signore ci chiede è di fare del nostro meglio in ogni momento, non di cominciare ad impegnarci o a darci da fare quando un catechista stabilisce che hai superato la fase giusta...

Tornando al loro modo di fare Eucaristia, i neocatecumenali sostengono che il motivo è ricalcare il memoriale dell'ultima Comunione (dell'ultima cena) con gli Apostoli. Nella quale cena, Gesù dopo aver lavato i piedi ai suoi discepoli, li ha serviti alla sua mensa, attorno alla quale tutti stavano seduti (e il cammino cerca di ricalcare la prima Chiesa Cristiana).
Ma non è possibile fissarsi su un episodio della vita di Gesù e costruirci intorno una celebrazione che non tiene conto di tutto il cammino Apostolico!!!!
Quello che ha fatto Gesù è ben di più che lavare i piedi ai suoi discepoli!!!!
Quello che dobbiamo vincere, con e nel Signore, non è lo stato di mestizia, ma il peccato, la menzogna, l'inganno!!!
E, poi, è vero che l'uomo si converte ogni giorno, perché ogni giorno ha bisogno di guardare il volto del Suo Signore e lasciarsi guardare da Lui per rimanere saldo nella fede; ma una volta fatta la scelta (la cosiddetta 'opzione fondamentale') e detto il sì profondo al Signore, perché ha sperimentato la sua misericordia attraverso l'incontro con qualcuno che glielo ha fatto conoscere (ma com'è davvero!!!) il cristiano non ha bisogno di celebrazioni che lo tolgano dalla mestizia ma di cibarsi del cibo solido della Carne e del Sangue del Suo Signore per poter continuare a rimanere saldo in Lui e a lasciarsi trasformare dalla Sua presenza e di vivere come Lui in perenne lode e ringraziamento - e offerta - al Padre ("dov'è più, morte, il tuo pungiglione?"). È questa la sua perenne Eucaristia ogni volta rinnovata, vitalizzata e nutrita dalla celebrazione.

Il 'memoriale' che la Chiesa celebra non è quello dell' 'ultima comunione' di Gesù. Kiko si è fermato al Cenacolo!!!

Nel Cenacolo, celebrando l'ultima cena, Gesù ci porta con sé anche sul Calvario e nel sepolcro e al di là del sepolcro, oltre una tomba ormai vuota, nel mondo della Resurrezione e il memoriale che celebriamo noi "fate QUESTO in memoria di me" non è solo la lavanda dei piedi del cenacolo ma è anche la sua offerta sulla Croce, nella quale c'è tutta la Redenzione operata da Gesù  con la sua Incarnazione (Concepimento Nascita Vita Passione Morte Risurrezione Ascensione)

Da tutto quanto detto si deduce che dietro le prescrizioni del Card Arinze, non c'è soltanto una modalità, una forma, ma qualcosa di ben più sostanziale!

 

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Pagina inserita 13  luglio 2006