Giov 10,1

«In verità, in verità vi dico: chi non entra nel recinto delle pecore per la porta, ma vi sale da un'altra parte, è un ladro e un brigante.»

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Commenti sullo Statuto
del Cammino neocatecumenale

Il sac. Gino Conti, collaboratore e continuatore dell'opera del Padre Enrico Zoffoli relativa al Cammino Neocatecumenale, a seguito del Decreto di approvazione dello Statuto del Cammino Neocatecumenale, emesso dal Pontificio Consiglio per i Laici il 29 giugno 2002, dichiara quanto segue:

- I -

È da tenere presente che mentre il suddetto Decreto non costituisce l'approvazione definitiva del Cammino Neocatecumenale, ma soltanto una approvazione "ad experimentum" per la durata di cinque anni, le norme contenute nello Statuto "costituiscono ferme e sicure linee guida per la vita del Cammino e sono un importante sostegno ai Pastori nel loro paterno e vigile accompagnamento delle Comunità Neocatecumenali";

- II -

Esprimo la mia soddisfazione per la ripetuta affermazione nello Statuto circa l'esistenza nel Cammino Neocatecumenale di un "Direttorio" costituito dai testi dei volumi: "Cammino neocatecumenale. Orientamenti alle équipes di catechisti" (art. 2,2; 8,1,2,3; 9,1).

Con questa affermazione si smentisce definitivamente, pubblicamente e solennemente l'accusa che i dirigenti Neocatecumanali hanno rivolto a P. Zoffoli ed al sottoscritto quando nei loro lavori riportavano i testi segreti di "Orientamenti", dei quali i dirigenti del Cammino negavano l'esistenza affermando che i loro catechisti, negli incontri con le Comunità, non seguivano alcun testo, ma solo l'ispirazione dello Spirito Santo. Lo Statuto riconoscendo, oggi, l'esistenza di quei testi conferma la verità delle citazioni, tratte da testi da noi conosciuti, anche se i neocatecumenali volutamente li nascondevano ai Vescovi e ai seguaci del Cammino e ristabilisce con chiarezza che noi stavamo nella verità, mentre i fratelli neocatecumenali mentivano, sapendo di mentire.

- III -

Tenendo presente, come risulta dalle esplicite dichiarazioni contenute nei nostri testi, che la finalità del nostro lavoro sul Cammino neocatecumenale era quella di offrire ai fratelli del Movimento la possibilità di correggere gli errori e le imprecisioni che, a nostro avviso, pullulavano nelle loro catechesi, "in modo da aiutarli a crescere in una fede genuina ed in una carità autentica ed universale, per diventare quello che essi affermavano di essere già, e che noi auguravamo che fossero, un dono dello Spirito Santo per la Chiesa dei nostri tempi" (cfr "Segreto svelato", pag. 276).

Riteniamo che in alcuni punti essenziali questo obiettivo sia stato raggiunto.

Lo Statuto, infatti, contrariamente a quanto contenuto nelle catechesi del Cammino circa la natura della Chiesa Cattolica che secondo i loro dirigenti "non è una cosa giuridica ma solo sacramentale" (Or pag. 160), senza una gerarchia ed un sacerdozio ministeriale (I Scrut. pag. 54), riconosce l'esistenza della Gerarchia nella Chiesa, di fatto e di diritto, tanto che ad essa i dirigenti del Cammino hanno ripetutamente chiesto e sollecitato in molti modi, il riconoscimento giuridico e l'approvazione di un Statuto, condizione ineludibile per essere riconosciuti come movimento ecclesiale.

Il riconoscimento della Chiesa come realtà giuridica, comporta anche il riconoscimento della sua origine e della sua fondazione (C.C.C. 758 e 759); del suo mistero (C.C.C. 7770, 775); della sua natura (C.C.C. 781, 801), e quindi delle sue note caratteristiche (C.C.C. 811, 865): "una, santa, cattolica, apostolica"; cose tutte che nelle catechesi del Cammino sono dimenticate o travisate.

Lo Statuto ricorda espressamente il diritto-dovere dei Vescovi di santificare, insegnare, governare il gregge dei fedeli affidato alla loro cura (C.J.C. can. 375), con potestà ordinaria, propria ed immediata (ivi 369,1), con tutti i diritti e doveri che ne derivano (ivi 385, 387, 391 e 394).

Mentre fino al presente i dirigenti il Cammino si limitavano a "presentarlo" ai Vescovi (Or pag. 8-9) senza mai dare loro i testi di Orientamenti, lo Statuto appena approvato afferma che:

  • Il Cammino Neocatecumenale si attua sotto la direzione dei Vescovi (art. 2,1);

  • Al Vescovo spetta erigere, se lo riterrà opportuno, eventuali fondazioni autonome, con personalità giuridica, regolate da statuti propri (art. 4,2);

  • Il Cammino Neocatecumenale è "al servizio dei Vescovi" (art. 1,2; 5,1; 6,2; 8,4; 10,3; 13,3; 17,3; 18,2,3,4; 20,3; 22,2; 24,1; 24,3; 25,1; 26,1 e ss; 27,1,2; 28,3; 30,1 e 33,1).

  • Insieme al riconoscimento dell'autorità dei Vescovi nel nuovo Statuto c'è anche quello dell'autorità dei Parroci che, a norma del C.J.C. can. 519, sono "i pastori propri della Parrocchia affidata loro dal Vescovo, e che esercitano la cura pastorale di quella Comunità sotto l'autorità del Vescovo diocesano, per compiere al servizio della stessa Comunità le funzioni di insegnare, santificare e governare, anche con la collaborazione di altri presbiteri o, diaconi e con l'apporto dei fedeli laici, a norma di diritto".

    Dopo queste premesse lo Statuto precisa che:

  • Il Neocatecumenato è attuato di norma nella Parrocchia, ambito ordinario dove si nasce e si cresce nella fede, luogo privilegiato in cui la Chiesa, madre e maestra, genera nel fonte battesimale i figli di Dio e li gesta alla vita nuova (art. 6,1);

  • Il Parroco è al centro dell'attuazione del Cammino neocatecumenale, esercitando, anche con la collaborazione di altri presbiteri, la cura pastorale di coloro che lo percorrono (art. 6,2; C.J.C. 519);

  • Il Neocatecumenato è guidato, in comunione con il Parroco e sotto la sua responsabilità pastorale, da una équipe di catechisti (art. 8,4);

  • La Comunità neocatecumenale è affidata alla cura pastorale del Parroco e del presbitero da lui incaricato, mentre "la Comunità indica, mediante votazione, un responsabile laico e alcuni corresponsabili, che vengono confermati dal parroco e dall'équipe dei catechisti" (art. 10,3);

  • "Il Parroco e i presbiteri esercitano la cura pastorale di coloro che percorrono il Cammino neocatecumenale... adempiendo in "persona Christi capitis" il loro ministero sacerdotale, annunciando la Parola di Dio, amministrando i Sacramenti ecc. (art. 27,1).

  • Siamo perciò pienamente consenzienti a quanto detto del Card. Stafford ai dirigenti del Cammino, il 30 giugno 2002 a Porto S. Giorgio: "I primi catechisti della Chiesa sono i Vescovi, successori degli Apostoli, consacrati da Dio e assistiti dallo Spirito Santo: per essere buoni pastori del loro gregge, a capo delle diverse Chiese locali, incaricati quindi della delicata e pressante responsabilità di annunciare il Vangelo di Cristo, di essere i dispensatori dei divini misteri, di insegnare la verità della fede e della sicura dottrina e di presiedere su tutti i fedeli, radunati nell'unità della carità. Ai Vescovi quindi, uniti al Santo Padre nel Collegio apostolico, dovete fare sempre rispettoso e ubbidiente riferimento. Nulla senza il Vescovo!

    Lo Statuto è dato ai Vescovi - come viene detto nel decreto - quale importante sostegno nel "loro paterno e vigile accompagnamento delle Comunità Neocatecumenali". Lo Statuto è al servizio della comunione e perciò è "strumento al servizio dei Vescovi".

    È vero che l'approvazione degli Statuti da parte della Santa Sede è come un invito e una garanzia perché l'esperienza del Cammino continui a svilupparsi in molte nuove diocesi, fermo restando che, come dicono gli Statuti stessi, tocca ad ogni Vescovo "autorizzare l'attuazione del Cammino neocatecumanale nella diocesi" perché proceda nelle parrocchie dove è stato espressamente invitato. Lo Statuto quindi investe i Vescovi di grande responsabilità. "Siate sottomessi gli uni agli altri nel timore di Cristo": questo principio governa i rapporti tra i Vescovi e tutti coloro che appartengano al Cammino".

    Dopo le parole precise e chiare del Card. Stafford, non sarà più possibile che si ripeta quanto è accaduto al raduno dei Vescovi dell'Europa organizzato a Vienna nell'aprile del 1993 dal Cammino Neocatecumenale, a cui parteciparono 130 Vescovi, quando la Sig.na Carmen impedì di parlare a più d’un Vescovo che voleva intervenire, perché affermava che poteva farlo soltanto colui che aveva fatto personalmente l'esperienza del Cammino.

    Anche se in quella circostanza i Vescovi hanno obbedito all'ingiunzione della Carmen, d'ora in poi, non sarà più possibile tale obbrobrio, perché saranno i Vescovi e, nella Parrocchia i Parroci, a decidere se accettare o meno il Cammino neocatecumenale, senza possibilità che ci siano pressioni o interferenze limitanti la loro autorità.

    Lo Statuto, nell’art. 11,4 ricorda che per l’approfondimento della Scrittura i neocatecumenali si avvalgono soprattutto "della lettura degli scritti dei Padri, dei documenti del Magistero, in particolare del Catechismo della Chiesa Cattolica" che il Papa Giovanni Paolo II, presentandolo l’11/10/1002, affermava "essere norma sicura per l’insegnamento della fede" e che perciò deve essere usato "come testo di riferimento sicuro e autentico per l’insegnamento della dottrina cattolica". Poiché lo Statuto all’art. 14,4 dice espressamente che "i neocatecumenali vengono gradatamente istruiti al culto eucaristico fuori della Messa, all’adorazione notturna, alla recita del Santo Rosario, e alle altre pratiche di pietà della tradizione cattolica" si chiede che vengano eliminate dal futuro Direttorio del Cammino Neocatecumenale le affermazioni fatte da Kiko circa la devozione al S. Cuore di Gesù, tanto raccomandata dai Papi e dall’attuale Pontefice. (cfr. Or pag. 115, 119; I Scrut pag. 119; II Scrut pag. 64).

    - IV -

    È auspicabile che nel Direttorio catechetico del Cammino Neocatecumenale, attualmente in fase di esame (e di correzione) presso le Congregazioni della Dottrina della Fede, dei Riti e dei Sacramenti, si mettano bene in evidenza natura e valore dei Sacramenti perché per quanto riguarda il sacramento della Penitenza nelle pagine delle catechesi del Cammino, dedicate a questo argomento (Or. da pag. 161 a pag. 205), non si parla mai della sua istituzione da parte di Gesù Cristo, né del sacerdote, ministro di questo sacramento, che in esso opera in "Persona Christi"; mentre si mette in risalto, come componente essenziale del sacramento, la presenza della Comunità (Or pag. 184).

    Si affermava inoltre che la confessione privata non ha alcun valore perché è un atto di religiosità naturale (Or pag. 184); che "la confessione del giorno" può trasformarsi in un tranquillante passeggero che non porta ad una autentica conversione (Or pag. 184-185); che la forza della celebrazione penitenziale fatta ogni tanto nel Cammino (Or pag. 195) ha lo scopo di chiamare alla conversione, (anche se poi in quella cerimonia non si confessa nessuno in particolare); che il rito della Penitenziale è una cerimonia nella quale il Presidente, cioè il presbitero, deve essere breve, non deve fare sermoni (Or pag. 204), e si stabilisce anche il modo con il quale i presbiteri devono amministrare il sacramento: "stando in piedi, al centro della assemblea, alla vista di tutti,"; ciò vale anche per i penitenti.

    Già è affermato chiaramente nello Statuto che:

  • il sacramento della Penitenza contribuisce in massimo grado a sostenere la vita cristiana per cui i catecumeni "sono educati ad accostarsi con assiduità al sacramento della Penitenza, secondo il rito della Chiesa, per la riconciliazione dei singoli penitenti" (art. 14);

  • (contrariamente a quanto detto nelle catechesi circa la "confessione del giorno"), i catecumeni saranno educati ad accostarsi con assiduità al sacramento della Penitenza, il cui rito è quello stabilito dalla Chiesa;

  • se anche nelle convivenze mensili del Cammino "si manifestano dai partecipanti neocatecumenali le eventuali loro difficoltà", deve esserci "il rispetto della libertà delle coscienze delle persone" (art. 15,2);

  • questo rispetto della coscienza e del foro interno dev’essere osservato anche negli scrutini che si fanno al termine di alcune tappe del Cammino (art. 19,2).

  • Speriamo che dopo l'approvazione dello Statuto venga osservato l'articolo 28,4 nel quale si dice che "durante gli scrutini di passaggio da loro guidati, (i N. C.) devono mantenere il massimo rispetto per gli aspetti morali della vita interna dei neocatecumenali che rientrano nel foro interno della persona".

    Lo "Statuto" infatti all'art. 15 afferma che "nelle convivenze…… si manifestano le eventuali difficoltà (?), nel rispetto della libertà delle coscienze delle persone"; e all'art. 19 che "gli scrutini aiutano i neocatecumenali nel loro cammino di conversione, nel rispetto della coscienza e del foro interno, secondo la normativa canonica".

    Le norme dello Statuto, annullano perciò gran parte del contenuto della lunga catechesi sul sacramento della Penitenza fatta per oltre trent’anni agli aspiranti neocatecumenali e annullano per sempre certi "scrutini" nei quali veniva distrutta completamente la personalità del soggetto e violata la sua privacy, perché i catechisti obbligavano i membri delle Comunità, in tanti modi e con insistenza martellante, a rivelare i segreti, anche i più intimi della loro vita, imponendo ad alcuni (rei di peccati particolari) penitenze speciali, assurde sia sul piano psicologico che morale perché rivelavano, a quanti venivano a conoscenza del fatto, l'esistenza in quella persona d’una situazione non conforme alla legge evangelica, ma che mai la Chiesa aveva voluto fosse resa di pubblico dominio.

    - V -

    Circa il sacramento dell'Eucaristia, la cui trattazione nei testi del Cammino va dalla pag. 287 alla pag. 335, lo Statuto ne parla all'art. 13,2,3,4, mentre altri accenni si trovano agli art. 8,2; 9,3; 10,4; 12,1,2,3 e 14,4.

    In particolare l'art 14,4 dice: "I catecumeni vengono gradatamente istruiti al culto eucaristico fuori della Messa, all'adorazione notturna, alla recita del Santo Rosario e alle altre pratiche di pietà della tradizione cattolica".

    Con questo articolo i neocatecumenali accettano la dottrina della Chiesa sulla presenza reale di Gesù nell'Ostia consacrata, anche finita la celebrazione della Messa, come è esplicitamente contenuto nel C.C.C. ai nn. 1378, 1379, 1380, 2096, 2097 e 2628.

    Questo è un fatto molto importante, perché accettano finalmente quell'insegnamento della Chiesa che per oltre trent’anni avevano negato nelle catechesi neocatecumenali: lo testimonia un testo chiarissimo contenuto nella catechesi sull'Eucaristia, fatta dalla Carmen, e riportato nel testo Orientamenti a pag. 330-331. Per evitare la consueta accusa di estrapolazione, riportiamo la pagina incriminata.

    "Il pane e il vino non sono fatti per essere esposti, perché vanno a male. Il pane e il vino sono fatti per essere mangiati e bevuti. Io dico sempre ai sacramentini che hanno costruito un tabernacoli immenso: se Gesù Cristo avesse voluto l'Eucaristia per stare lì, si sarebbe fatto presente in una pietra che non va a male. Il pane è per il banchetto, per condurci alla Pasqua.

    La presenza reale è sempre un mezzo per condurci al fine, che è la Pasqua. Non è un assoluto, Gesù Cristo è presente in funzione del mistero pasquale. Tutti i valori di adorazione e contemplazione che non sono alieni alla celebrazione del banchetto, sono stati tirati fuori dalla celebrazione come cose marginali. L'adorazione al Santissimo, per esempio. Come una cosa separata dalla celebrazione cominciano le famose devozioni eucaristiche: l'Adorazione, le genuflessioni durante la Messa ad ogni momento, l'elevazione perché tutti adorino".

    "L'adorazione e la contemplazione sono specifiche della Pasqua ma dentro la celebrazione, non come cose staccate……" (Or pag. 330-331).

    Altra negazione dei neacatecumenali è quella della Messa come "vero sacrificio espiatorio".

    La Messa, per i neocatecumenali è "il sacramento del passaggio di Gesù Cristo dalla morte alla risurrezione" (ivi, pag. 305), "L'Eucaristia è una proclamazione, un kerigma della Risurrezione di Gesù Cristo dalla morte" (ivi pag. 308); e la Messa è "solo un sacrificio di lode, una lode completa di comunicazione con Dio attraverso la Pasqua del Signore" (ivi pag. 322).

    Per la Carmen l'idea di Sacrifico nella Messa è stata introdotta dalla massa pagana che era entrata nella Chiesa tra il IV e l'VIII secolo. "Adesso questa gente che entra nella Chiesa torna a quello che già il popolo di Israele aveva superato e comincia a vedere nella liturgia cristiana i riti religiosi pagani ! (ivi pag. 320).

    "Quando la massa dl gente pagana viene alla Chiesa (IV-VIII sec), questa massa vede in fondo la liturgia cristiana con i suoi occhi religiosi: l'idea di sacrificio. C'è un completo retrocedere all'A.T. che era stato superato dallo stesso Israele…… Perciò quando nel medio evo si mettono a discutere del sacrificio, in fondo discutono di cose che non esistevano nella Eucaristia primitiva…… (ivi pag. 322)".

    "In questa epoca l’idea del sacrificio è intesa in senso pagano. Ciò che essi vedono ne la messa è che qualcuno si sacrifica, cioè il Cristo. Nell'Eucaristia vedono soltanto il sacrificio della croce di Gesù Cristo. E se oggi chiedete alla gente qualcosa a questo proposito, vi direbbe che nella messa vede il calvario" (ivi pag. 322).

    Ma accettando la presenza reale di Gesù nell’Eucaristia, terminata la celebrazione della Messa, si deve accettare anche l’idea di sacrificio perché la presenza reale di Gesù è quella nel Suo sacrificio. A seguito dello Statuto la Carmen deve anche cambiare certe affermazioni sulla natura dei sacramenti dei quali sembra non conoscere bene la dottrina insegnata dalla Chiesa.

    Infatti la Carmen dice che "Un sacramento è formato da due elementi: uno è il segno, esplicitazione del mistero, e l'altro, è l'efficacia del segno, che realizza quello che il segno significa" (ivi pag. 326), per i neocatecumenali "il sacramento autentico istituito ed inaugurato da Gesù Cristo come suo memoriale è la notte pasquale e come prolungamento e partecipazione di questa notte: la domenica" (ivi pag. 317).

    "Non si concepisce in alcun modo un rito individuale……. Perché il sacramento non è solo il pane e il vino ma anche l'assemblea; la Chiesa intera che proclama l'eucaristia. Non ci può essere eucaristia senza l'assemblea che la proclama. Non c'è Eucaristia senza assemblea. . . E da questa assemblea che sgorga l'Eucaristia". (ivi pag. 317).

    I neocatecumenali non accettano la parola "transustanziazione", pur essendo questa ritenuta dal C.C.C. n. 1376 l'espressione più conveniente ed appropriata per esprimere la conversione di tutta la sostanza del pane e del vino nel Copro e Sangue di Cristo. (ivi pag. 325).

    Per i neocatecumenali la caduta dei frammenti non deve preoccupare nessuno, perché: "non è questione di briciole o cose di questo tipo" (ivi pag. 329).

    Si potrebbero riportare altri testi, ma ci fermiamo qui. L'art. 14,4 dello Statuto ammette ormai "l'educazione graduale (?) al culto eucaristico", riconoscendo così quella presenza reale, anche dopo la celebrazione, che come abbiamo visto sopra, finora veniva negata.

    Confidiamo che nel Direttorio le espressioni sopra riportate (evidentemente contrarie alla Dottrina della Chiesa) non siamo ripetute.

    Anche perché, come viene affermato all'art 11,4 d'ora in poi nelle loro catechesi dovranno servirsi del Catechismo della Chiesa Cattolica che fino a questo momento hanno completamente ignorato.

    Rimane il problema di come potranno essere rimossi tanti errori, insegnati per tanti anni a milioni di persone, che hanno ricevuto questi insegnamenti, autorizzati dalla Chiesa.

    Alla fine di queste note ci sia consentito esprimere qualche dubbio.

    - Nello Statuto appena approvato…… all'articolo 1,1 e all'art. 2, si riporta, a conferma dell'approvazione pontificia del medesimo, quanto contenuto nella lettera inviata dal Papa a Mons. Cordes il 30 agosto 1990. Ma la frase citata non è completa. Infatti il testo pubblicato negli Acta Apostolicae Sedis il 3/12/1990 aggiunge:

    "La mente del Santo Padre, nel riconoscere il Cammino Neocatecumenale come valido itinerario di formazione cattolica, non è di dare indicazioni vincolanti agli Ordinari del luogo, ma soltanto di incoraggiarli a considerare con attenzione le Comunità Neocatecumenali, lasciando tuttavia al giudizio degli stessi Ordinari di agire secondo le esigenze pastorali delle singole diocesi".

    Ora le norme generali del Diritto Canonico ricordano che la citazione di un testo è valida solo quando si riporta il contenuto degli A.A.S. nella sua completezza. Meraviglia perciò che il Pontificio Consiglio dei Laici, nel consegnare il Decreto di approvazione dello Statuto del Cammino, non abbia riportato tutto il testo del documento pontificio del 1990; dal quale appare, con chiarezza, quello che ora viene stabilito nello Statuto: cioè che il Papa lascia i Vescovi liberi di decidere nei riguardi del Cammino Neocatecumenale secondo il loro giudizio e l’esigenze pastorali delle singole diocesi.

    La citazione incompleta del testo papale, fa sorgere dei dubbi sulla validità di certe approvazioni.

    - Poiché lo Statuto si fonda sul Direttorio, costituito dall’insieme dei volumi di Orientamenti alle équipes dei catechisti del Cammino Neocatecumenale, ci auguriamo che questi volumi non rimangano segreti come i precedenti, ma che vengano pubblicati quanto prima per poter constatare che le norme dello Statuto vengano realmente applicate. Ci meraviglia, nel frattempo, che sia stata concessa un’approvazione fondata su testi non ancora completamente esaminati.

    Quale urgenza, e quale bene comune, hanno potuto far dimenticare la necessità del completamento di quell'esame? Perché mai l'approvazione viene data, al modo calvinista, "ante praevisa merita?"

    Nel concludere queste mie osservazioni al Decreto di approvazione dello Statuto del Cammino Neocatecumenale, mi unisco alla gioia dei membri del Cammino per l’avvenuto riconoscimento del loro Statuto.

    Ritengo che sia giusto far festa "per questo fratello ritornato alla casa del Padre, per cui da morto è tornato in vita, e da perduto è stato ritrovato" (cfr Lc 15,31).

    Mi permetto di suggerire a questo fratello di imitare l'atteggiamento del personaggio della parabola, che una volta ritornato alla casa del Padre, si è sottomesso a Lui collaborando con l’altro fratello rimasto nella casa, disposto a considerarsi l'ultimo dei mercenari, e non "l'eletto", "chiamato a fondare di nuovo la Chiesa Santa di Dio" (Or I Scrut, pag. 49), ma cercando di collaborare silenziosamente e umilmente per l'estensione del suo Regno sulla Terra.

    Con questo augurio assicuro la mia continua attenzione perché le norme statutarie appena approvate rimangano ferme e sicure guide per la vita del Cammino e per il bene di tutta la Chiesa.

    29 luglio 2002 Don Gino CONTI

     

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    Pagina inserita 15 dicembre 2006