Giov 10,1

«In verità, in verità vi dico: chi non entra nel recinto delle pecore per la porta, ma vi sale da un'altra parte, è un ladro e un brigante.»

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Dialogo, riflessione comuni

Indice della Sezione:

:: [Testimonianze esterne]  -  [pagina 2]

:: [Testimonianze di sacerdoti]

:: [Testimonianze di ex appartenenti al CN  -  [pagina 2]

:: [Dialogo e riflessione comune]

Stralcio di un recente dialogo, che diviene 'testimonianza':

Mi piacerebbe approfittare di voi che avete esperienza del CN per capire meglio alcune testimonianze lette qui e là sul Cammino. A me molti anni fa è capitato di assistere ad una specie di confessione pubblica di una persona sola in una adunanza di preghiera di altro gruppo ecclesiale; la persona lo fece liberamente, per umiltà e senza che ne fosse richiesto né direttamente né indirettamente (dal contesto). Eppure io, sarà per mia debolezza spirituale, non ritengo utile per me conoscere le colpe (men che mai gravi!) degli altri, specialmente di quelli che conosco e ancor meno di parenti stretti.
Come si può gestire sul momento una situazione psicologicamente drammatica come questa, sia che ci si confessi o che si sentano gli altri confessarsi, e soprattutto come in un secondo momento questo si riflette dal punto di vista spirituale?

Di Robi 06 agosto, 2006 12:47

Le "esperienze", gli "scrutini" ovverosia le confessioni pubbliche (perché tali sono) teoricamente dovrebbero aiutare il neocatecumeno a realizzare la Kenosis, cioè spogliare se stessi da ogni forma di orgoglio e di idoli e prendere consapevolezza del proprio nulla.
Ma appunto in questa distruzione psicologica dell'individuo sta la grave aberrazione cui conduce il cnc: il nulla, il non essere appunto padroni di sé, la rinuncia ad ogni autocontrollo a favore del controllo esterno.
Personalmente ho assistito a qualcuna di queste "confessioni": non ne rifarei l'esperienza.

L'autoaccusa davanti agli altri ha inoltre una funzione ben precisa: quella di dimostrare che il Cammino fa cambiare radicalmente i cuori, fa "convertire". Se tu giungi ad autoaccusarti, mettendo in piazza le pieghe più intime del tuo privato, nella logica neocatecumenale, hai già rinunciato a te stesso e sei veramente nel Cammino con i suoi frutti straordinari.

L'autoaccusa in effetti non scaturisce da una ponderata volontà di rinunciare a se stessi bensì da un clima emotivamente drammatico creato ad arte lungo quasi tutte le tappe del cammino neocatecumenale.

Ti risulta, Robi, che Gesù abbia mai indotto qualcuno dei suoi discepoli, per non parlare delle folle, ad autoaccusarsi?

Di Francesco 06 agosto, 2006 14:16

No, non mi risulta, anzi mi sovviene Gv, 8,3 :
"Allora gli scribi e i farisei gli conducono una donna sorpresa in adulterio e, postala nel mezzo,
gli dicono: "Maestro, questa donna è stata sorpresa in flagrante adulterio.
Ora Mosè, nella Legge, ci ha comandato di lapidare donne come questa. Tu che ne dici?".
Questo dicevano per metterlo alla prova e per avere di che accusarlo. Ma Gesù, chinatosi, si mise a scrivere col dito per terra.
E siccome insistevano nell'interrogarlo, alzò il capo e disse loro: "Chi di voi è senza peccato, scagli per primo la pietra contro di lei".
E chinatosi di nuovo, scriveva per terra.
Ma quelli, udito ciò, se ne andarono uno per uno, cominciando dai più anziani fino agli ultimi. Rimase solo Gesù con la donna là in mezzo.
Alzatosi allora Gesù le disse: "Donna, dove sono? Nessuno ti ha condannata?".
Ed essa rispose: "Nessuno, Signore". E Gesù le disse: "Neanch'io ti condanno; và e d'ora in poi non peccare più".

Il comportamento di Gesù davanti al peccatore sulla pubblica piazza è quello... di chinarsi a scrivere per terra. Solo per perdonare si alza, ma quando Lui e il peccatore sono ormai soli.
C'è forse come una sorta di pudore, Lui ha orrore del peccato, ma ama il peccatore...
Credo che ci sia una dimensione psicologica ed una più prettamente spirituale nella confessione dei peccati. La psicologica ha a che fare credo con l'infrazione della legge umana e divina, forse con l'istanza chiamata superego e il senso di colpa, con l'accettazione sociale del comportamento deviante. La spirituale credo abbia a che vedere con una mancanza d'amore nei confronti di Dio e del prossimo: dovrebbe essere molto superiore, e qui solo Dio può intervenire personalmente, a partire dalla decisione del peccatore di convertirsi, solo per il tramite del ministero sacerdotale. Poi spetta alla libera iniziativa del peccatore sforzarsi di liberarsi della "passione", cioè del disordine che il peccato specie se ripetuto ha portato nell'uomo (e come è faticoso, lo so per esperienza!):sarebbero le "opere", tanto invise al protestantesimo, che si compiono guidati e sorretti dalla Grazia
Ma il presbitero NC dà l'assoluzione singolarmente o al gruppo? E vengono forniti consigli spirituali al penitente durante questo curioso penitenziale?
Mi pare che nel NC si lavori solo sul piano psicologico, e che manchi l'incontro con Gesù Cristo vivente, o sbaglio?

Di Robi 06 agosto, 2006 15:24

Non dimentichiamo il ruolo delle confessioni pubbliche che servono anche a legare indissolubilmente gli aderenti al cammino e alle loro comunità.
Confessando pubblicamente (sempre però in cerimonie neocat) i propri peccati si crea un senso di completa fusione con la comunità col gruppo, come si potrà lasciare un gruppo a cui si è rivelato tutto, anche i segreti più nascosti di sé?
Anche se questi discorsi non risuonano con la sensibilità di alcuni qui, io li ripeto perché sono indice di una possibile pericolosità di questo movimento: le confessioni pubbliche sono uno degli strumenti più diffusamente adottati nelle sette! È possibile che non ci si renda conto di come questo movimento cammini su un solco pericolosamente confinante con quello percorso già da tante sette con effetti ben poco positivi?
Purtroppo ho assistito anch'io ad una di queste "celebrazioni", sentire qualcuno confessare pubblicamente i propri adulteri di fronte anche a figli e familiari mi fece davvero uno strano effetto...
La cosa un po' perversa e che nel clima di esaltazione che accompagna tali celebrazioni il non avere niente da confessare può sembrare quasi una colpa, un indice di poca autenticità nel percorrere il "Cammino", insomma traete un po' voi le conseguenze sulla pericolosità di queste pratiche...

Di Gherardo 06 agosto, 2006 21:05

secondo me questo punto della confessione pubblica è molto importante, va contro la prassi attuale della Chiesa cattolica (cfr.: Catechismo della Chiesa Cattolica n. 1447) ed è un segno molto negativo per un gruppo chiuso di persone, credo possa avere effetti devastanti su chiunque. Inoltre solo Dio perdona i peccati ed ha affidato l'esercizio della riconciliazione al ministero apostolico cioè al sacerdote (CCC N. 1441 e 1442).
Chiedo scusa per le troppe domande, ma sto cercando di informarmi e di capire: per gli "adepti" NC penso ci sia poco da fare, ma si possono informare tutti gli altri...
Grazie per la collaborazione tua e di tutti.

Di Robi 06 agosto, 2006 21:44

L'intervento di Robi ci spinge a parlare con più completezza delle difformità che riguardano la Confessione o 'Sacramento della Riconciliazione'.

Parto dalle premesse contenute negli Orientamenti per le catechesi di Kiko, il cui testo è stato segreto per anni (il testo attualmente all'esame dei competenti Dicasteri Vaticani è stato faticosamente redatto dopo anni di concordate trattative con gli stessi e non corrisponde esattamente a quello originale), per poi sottolinearne le difformità, molto significative e preoccupanti

  1. l'uomo non può non fare il peccato perché è schiavo di Satana, che ne è il solo responsabile (Or, pag. 129);

  2. l'uomo non essendo libero non è neppure colpevole del peccato (Or, pag. 138; I Scrut, pag. 93);

  3. il sacramento della Penitenza, di cui non si dice mai essere stato istituito da Gesù Cristo appare solo dopo il sec. III. (Or, pag. 167);

  4. solo nel secolo XIII diventa importante la confessione dei peccati e l'assoluzione (Or, pag. 173);

  5. il sacramento della Penitenza è solo riconciliazione con la Chiesa (Or, pag. 173);

  6. e quindi non c'è bisogno di assoluzione ma basta sentirsi in pace e in comunione coi fratelli, per cui la confessione sacramentale è destinata a scomparire (Or, pag. 177);

  7. chi leggerà il Direttorio di Kiko non sentirà mai parlare di Gesù come fondatore della Chiesa, né del Capo che Egli avrebbe eletto, scegliendo Pietro e dotandolo di carismi e doni particolari;

  8. non si parlerà della istituzione dei Sacramenti da parte di Cristo né dalla loro natura e condizioni per la validità;

  9. si dirà che Gesù viveva splendidamente (I Scrut, pag. 107) avendo un manto così bello che neppure vollero dividerlo, che mangiava meravigliosamente, che non faceva sacrifici (II Scrut, pag. 142), che aveva a disposizione una villa splendida, quella di Betania, dove andava quando voleva;

  10. non si insegnerà più la cooperazione dell' uomo all'azione della grazia santificante;

  11. Tra i modi ricorrenti di vivere la "confessione" è quella coram populo dei propri peccati che caratterizza ogni passaggio e che indiscutibilmente è una scimmiottatura del sacramento vero della confessione.

A partire da quest'ultimo punto, si può senz'altro osservare che anche uno psicologo da quattro soldi rispetta i 'tempi' di una persona perché possa aprire il cuore e l'anima (chiamiamolo pure inconscio o anche quella parte consapevole che può essere problematica). E c'è un pudore grande in ogni persona nello 'scoprirsi'! Ma se facciamo fatica a farlo - quando facciamo sul serio - anche cuore a cuore con il Signore!

Esecrabili quelle corali proclamazioni di colpevolezza che sembrano giochi al massacro e quasi quasi viene il dubbio che qualcuno per non sentirsi da meno possa anche amplificare le proprie colpe.
Si può ragionevole pensare che è sano tutto questo?

Ricordo le raccomandazioni martellanti dei catechisti prima delle penitenziali con confessioni individuali: "Siate chiari e sintetici, non vi perdete in chiacchiere, confessate i vostri peccati con nome e cognome e non allungate il discorso inutilmente!". Ricordo il senso di vuoto che dopo tale esortazione provavi accostandoti al presbitero mentre l'assemblea cantava a squarciagola per coprire le parole, la paranoia di un dialogo che tutto poteva sembrare meno che riconciliazione con Dio e con i fratelli.

Non possiamo non riconoscere contrario agli insegnamenti della Chiesa quanto detto dai catechisti.

PRIMO, perché la confessione non è l'elenco dei peccati. Per confessarsi occorre innanzitutto scrutare dentro di sé e saper riconoscere cosa c'è dietro a quell'errore ricorrente (dico 'errore' anziché peccato, così attenuiamo anche un po' quella cupa atmosfera di colpevolezza, ma senza voler sminuire la responsabilità). E poi occorre guardare dentro di sé con gli occhi della misericordia di Dio : il Signore ha detto "non sono venuto per condannare, ma per liberare"! Certo poi occorre anche la buona volontà e l'aiuto del Signore, la preghiera, l'Eucarestia. Ma ogni confessione è sempre una tappa ulteriore nella conoscenza di noi stessi alla luce della Parola e dello sguardo del Signore.

SECONDO, perché non allungare il discorso, che invece significa tirar fuori i blocchi, i problemi, le angosce in maniera razionale e consapevole? È proprio questo che aiuta a crescere nella fede e come persone.
La confessione non è l'autoaccusa (ricordiamo chi è l'accusatore?) ma il discernimento sereno e consapevole della nostra realtà interiore che si traduce in comportamenti e la ricerca delle modalità per superare le difficoltà con la nostra buona volontà, i consigli che riceviamo dal sacerdote e l'indispensabile aiuto della Grazia.

Poi forse troppo spesso dimentichiamo e certo non ce l'insegnano i NC che la confessione oltre alla CONFESSIO VITAE (la individuazione delle difficoltà, delle cadute, ma anche delle conquiste con l'aiuto della Grazia della propria vita nella fede), in sostanza il bilancio della nostra fatica ma anche della nostra gioia di essere uomini e donne in cammino!! è anche la CONFESSIO LAUDIS, il riconoscimento e la lode per le meraviglie che il Signore ha operato e opera nella nostra vita!! Ed è infine CONFESSIO FIDEI, cioè della fiducia che riponiamo nel Signore che è un affidarsi, un corrispondergli...

la Chiesa non ha mai sollecitato, incoraggiato, concesso in alcuna forma di celebrazione (Non ne abbiamo riscontri nemmeno per la Chiesa delle Origini o - come qualcuno spesso impropriamente dice - per la Chiesa Primitiva) la confessione o la testimonianza corale, pubblica.
La Samaritana ritornando tra la sua gente dopo la guarigione ottenuta gratuitamente al pozzo di Sicar, grida la sua esperienza di fede, ma prima di essa ha ottenuto, in un solo attimo, la guarigione da parte di Gesù nella sua esperienza individuale e "segreta" con lui.

Ridurre, minimizzare, annacquare, mistificare (nel senso meno polemico possibile del termine: usare collateralmente o addirittura in sostituzione della confessione sacramentale una mistagogia della confessione sia in senso di pubblica testimonianza della propria fede sia in senso pedagogico per l'assemblea, per il gruppo) non è esattamente "cattolico". Per non parlare delle modalità con cui queste cose accadono, con le rovinose e dolorose conseguenze sottolineate da chi ne ha fatto esperienza.

Ricordiamo che lo stesso Giovanni Paolo II non perdeva occasione di "scendere" nel confessionale in San Pietro per esercitare questo ministero che insieme alla celebrazione del sacrificio eucaristico è cuore del ministero sacerdotale ordinato. Vi preghiamo di leggere le sue parole - ben lontane da quel che avviane nel segreto delle comunità NC - rivolte proprio ai neocatecumenali, nei brani che abbiamo stralciato dal suo discorso:

Stralci da un discorso di Giovanni Paolo II ai NC il 10 febbraio 1983.

" [...] Tenete sempre presente la solenne e vigorosa affermazione del Concilio Ecumenico Vaticano II: “La Chiesa ha sempre venerato le divine Scritture come ha fatto per il Corpo stesso di Cristo, non mancando mai, soprattutto nella Sacra Liturgia, di nutrirsi del Pane della vita dalla mensa sia della Parola di Dio che del Corpo di Cristo, e di porgerlo ai fedeli” (Dei Verbum, 21). Da Cristo Parola a Cristo Eucaristia, perché il Sacrificio eucaristico è la fonte, il centro e il culmine di tutta la vita cristiana.
Celebrate l’Eucaristia e, soprattutto, la Pasqua, con vera pietà, con grande dignità, con amore per i riti liturgici della Chiesa, con esatta osservanza delle norme stabilite dalla competente autorità, con volontà di comunione con tutti i fratelli.
[...]
Il ministero della Riconciliazione - questo dono mirabile della infinita misericordia di Dio - è affidato a voi, Sacerdoti. Siatene ministri sempre degni, pronti, zelanti, disponibili, pazienti sereni, attenendovi con fedele diligenza alle norme stabilite in materia dall’autorità ecclesiastica. I fedeli potranno così trovare in tale Sacramento un autentico segno e strumento di rinascita spirituale e di letificante libertà interiore.
E voi, fratelli tutti, celebrate il Sacramento della Riconciliazione con grande fiducia nella misericordia di Dio, in piena adesione al ministero e alla disciplina della Chiesa, con la confessione individuale, come ripetutamente raccomanda il nuovo Codice di diritto canonico, per il perdono e la pace dei discepoli del Signore e come annuncio efficace della bontà del Signore per tutti.
5. Lungo il vostro itinerario spirituale cercate di armonizzare le esigenze “catecumenali” con l’impegno della necessaria dedizione ai fratelli, alla famiglia, ai doveri professionali e sociali. Soprattutto non cedete alla tentazione di chiudervi in voi stessi, isolandovi dalla vita della Comunità parrocchiale o diocesana, giacché soltanto da un effettivo inserimento in quegli organismi più vasti possono derivare autenticità ed efficacia al vostro impegno apostolico.
Non voglio chiudere queste mie riflessioni senza ricordare a voi e alle Comunità che rappresentate quanto ho detto di recente in occasione della presentazione ufficiale dei nuovo Codice di diritto canonico: il cristiano deve disporre il proprio animo ad accoglierlo e a metterlo in pratica. Le leggi sono munifico dono di Dio e la loro osservanza è vera sapienza. Il diritto della Chiesa è un mezzo, un ausilio e anche un presidio per mantenersi in comunione col Signore. Pertanto le norme giuridiche, come anche quelle liturgiche, vanno osservate senza negligenze e senza omissioni.
Sono sicuro che le vostre Comunità, animate dal fervore di distinguersi nella celebrazione del Battesimo, dell’Eucaristia e della Penitenza, vogliano anche distinguersi, sotto la guida della Chiesa, in questo impegno di fedeltà alla disciplina comune."

Di Miriam

Amanuense ha detto: 

"Nella convocazione del 3 giugno scorso in Piazza San Pietro Kiko ha avuto a dire che la Chiesa si poggi su due pilastri: Pietro e Paolo: la giurisdizione e il Carisma, vale a dire Benedetto XVI e lui stesso"

A proposito delle due anime della Chiesa, a conferma di quanto dice Amanuense, vi trascrivo i seguenti post dal vecchio blog.
È superfluo precisarlo perché i post parlano da soli, ma il primo interlucutore, Agostino, è neocatecumenale, chi replica sono io...

# 315
Preciso.
In questo blog è difficile restare neutrali, forse perché è nato come luogo di incontro/scontro tra le "due anime" della Chiesa. La pietra è Pietro, e Pietro è il Papa, la solidità della Chiesa e della sua dottrina. Pietro è “il pescatore di anime”, colui che le raccoglie con la sua rete. Egli mostra ai cristiani le vie della Salvezza e apre loro le porte del Paradiso. Paolo ha la spada, la Chiesa militante, la Chiesa dello Spirito che soffia dove vuole, la spada, che è la Parola di Dio.
Di agostino (inviato il 12/05/2006 @ 19:42:45)
# 316
Preciso per due anime intendo: Petrina e Paolina.
Di agostino (inviato il 12/05/2006 @ 19:43:40)
__________
# 318
Per agostino e il suo post 316

La Chiesa non ha due anime, agostino, la Chiesa ha una sola anima perché Uno solo è il Signore. L'Apostolo Pietro, il Pescatore di uomini è il vicario di Cristo in terra e Paolo, l'Apostolo delle genti, tutt'al più è una colonna portante. E la Chiesa militante dello Spirito che soffia dove vuole, non è prerogativa di Paolo né di nessuno e, se la spada è la Parola di Dio, non esiste al mondo nessuno che la possiede. Esiste solo Uno, come Uno è il Signore e come Una è la Chiesa che ne è garante. Nell'oggi della nostra storia è Benedetto XVI e non c'è nessun altro che possa dire di incarnare l'Apostolo Paolo come anima numero due, perché anche lui, quando voleva dirimere controversie si rivolgeva a Pietro... e ha imparato tutto da Pietro e da Anania (che lo ha guarito dalla cecità)... non si è posto lui, come iniziatore, ma predicava Cristo e "Cristo crocifisso"
Di Mic (inviato il 12/05/2006 @ 20:06:42)

Di Mic

 

Stigmatizziamo:

Uso improprio di simboli ebraici
La Cannukkià, il candelabro a 9 luci, simbolo della vittoria su Antioco IV Epifane, diventa... >>>

Stranezze liturgiche
scoperte anche dal Web
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Appunti sulla mania dell'ebraismo del CNC
Chi aggiunge simboli esterni per "ravvivare" la forma religiosa crea "idolatria" >>>

Seminari del CNC
"Redemptoris Mater" 
Una seria minaccia per l'unità della Chiesa cattolica
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Commenti sullo Statuto
da parte di Don Gino Conti >>>

Puntualizzazioni
sul RICA, sui catecumeni e il "neocatecumenato" >>>

Inflazione del volto di Kiko nelle immagini di Cristo
Abbiamo notato con sconcerto ed inquietudine, nei dipinti dell'iniziatore del Cammino. >>>

Sono a comunicarvi le decisioni del S. Padre...
Abbiamo inserito il testo della Lettera del card Arinze, comparato con le nostre osservazioni...>>>

Reazioni alla lettera
. Notazioni di un  nostro collaboratore >>>
. Notazioni ulteriori >>>

Kiko va dal Papa a lamentarsi...
Abbiamo inserito, con commento, il testo della discorso di Kiko, P.za S. Pietro, 3 giugno 2006 >>>

Eucaristia, senso del peccato...
Occorre conoscere le difformità dagli insegnamenti della Chiesa... >>>

Sul Sacerdozio e sulla Riconciliazione...
Occorre conoscere le gravi storture introdotte dal Cammino... >>>

Principali difformità
della dottrina del Cammino dagli insegnamenti della Chiesa, in sintesi >>>

Aspetti critici
Sebbene goda del favore di molti ecclesiastici, il Cammino presenta aspetti problematici in campo, dottrinale, liturgico e pastorale... >>>

Manipolazione mentale
nel Cammino NC?
Viene indotto l'affidamento totale, cieco al cammino abbandonando ogni resistenza; la razionalità e il pensiero logico vengono, a volte anche esplicitamente, condannati come idoli. >>>

Relazione psichiatrica 
Il Prof. Antonio Picano, psichiatra presso l'Ospedale S. Camillo di Roma... >>>

Gergo neocatecumenale
Nei culti totalitari, l'ideologia è interiorizzata come "la verità"... >>>

Giovanni Paolo II e la
croce rovesciata disegnata da Kiko...>>>

Tentativi di dialogo
Alcuni saggi delle difficoltà di dialogo con gli aderenti al cammino NC >>>

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Per sdrammatizzare... «Cronache semiserie della pulce pellegrina»

Pagina inserita 13 luglio 2006