Giov 10,1

«In verità, in verità vi dico: chi non entra nel recinto delle pecore per la porta, ma vi sale da un'altra parte, è un ladro e un brigante.»

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Testimonianze di sacerdoti

Indice della Sezione:

:: [Testimonianze esterne]  -  [pagina 2]

:: [Testimonianze di sacerdoti]

:: Testimonianze di ex appartenenti al CN - [pagina 2]
  
:: [Dialogo e riflessione comune]

Naturalmente le testimonianze che pubblichiamo non sono esaustive, ma estremamente significative, in quanto riportano, di prima mano, il disagio, e anche la valutazione di sacerdoti venuti a contatto con il cammino neocatecumenale. Naturalmente ad esse vanno aggiunte le 'lettere ufficiali di Vescovi' pubblicate sul sito. Come tutte le testimonianze su questo sito, anche quelle pubblicate con pseudonimo sono riconducibili a persone pronte a renderne conto all'occorrenza.

Non avevo molta voglia di intervenire su questa discussione soprattutto perché c'è troppa tensione, troppa esasperazione dei concetti, però credo sia necessario puntualizzare alcune cose.

  1. La Chiesa non procede nel suo cammino dando bastonate a destra e a sinistra, perché, pur ribadendo i concetti di sempre, ha a cura la salus animarum e la pecorella smarrita si riporta all'ovile con fermezza delicata. Il buon pastore ne è l'esempio.

  2. Distinguerei sempre la "struttura" del cammino dagli aderenti. La struttura è iniqua (e non lo dico perchè i sacerdoti contano poco) nel suo porsi di fronte alla dottrina e agli stessi aderenti.

L'errore è stato compiuto negli anni andati da parte degli organi presposti a vigilare; le pressioni del segretario di JPII hanno fatto "approvare" gli statuti che in Segreteria di Stato volevano ancora differire; i Vescovi delle varie diocesi (Roma in primis) hanno sempre chiuso gli occhi per vari motivi...; i parroci non sempre hanno avuto la fermezza del no di fronte agli abusi soprattutto liturgici ecc.

Detto questo io direi che se si vuole uscire da questo circolo vizioso è necessario proseguire l'itinerario iniziato da questo Pontefice con degli aggiustamenti graduali ma fermi:

  1. Purificazione delle strutture: via il tripode come responsabile ultimo, purificazione se non eliminazione degli scrutini, modifica dei passaggi, revisione del potere del catechista ecc.

  2. Corpus dottrinale imposto dalla S. Sede che sia espressione della genuina tradizione apostolica e non di visioni eterodosse di Kiko e dei catechisti. Su di esso dovranno essere basati gli annunci, le catechesi, le monizioni ecc.

  3. Modifica delle varie celebrazioni liturgiche e inserimento graduale nella vita delle comunità parrocchiali.

Conosco diverse persone del cammino neocatecumenale (lo abbiamo nella parrocchia dove mi trovo attualmente) e le apprezzo come persone e dico che si meritano di più rispetto a quello che hanno ora.

Pur attirandomi le critiche di altri parroci, quando ero a Roma, ho fatto presente ai Vescovi di settore e agli altri parroci che se si continuava a lasciar fare al CNC si sarebbe avuta una chiesa parallela con alla fine una scissione.
Dio non voglia che capiti ciò.

Perciò suggerisco una maggiore serenità, sempre nella chiarezza però, nel far presenti gli errori.
Direi che il dito accusatore non dobbiamo infilarlo nell'occhio dell'accusato perché abbia a lamentarsi del dolore ricevuto e sia impedito di vedere bene ciò che gli viene rinfacciato.

Mi pare che alcuni abbiano dimostrato una certa disponibilità al confronto: non sprechiamo questa occasione!

Di Fra Efisio 15 maggio, 2007 21:32

Ciao a tutti, è un pezzo che non scrivo, ma ho sempre letto tutto, e soprattutto seguito quello che è accaduto nei giorni scorsi.

credo che si debba veramente parlare di apparente vittoria del maligno, il menzognero, per le menzogne e falsità, per le distorsioni e circonvenzioni che sono state attuate al family day e dintorni da parte di kiko e seguaci.

Apparente vittoria, perché sappiamo che la vittoria finale è di Cristo e della sua Chiesa!!!

Una seconda ed ultima considerazione: io credo che coloro che dicono che sono figli di catechisti, sempre dentro il cnc, non vedono nessuna cosa negativa nel cammino stesso, lo dicano in buona fede, perché non avendo mai frequentato la vera chiesa, non avendo mai avuto una pluralità di informazione e formazione, umana, sociale e cristiana, ma un appiattimento formativo neocatecumenale, non solo per la fede, ma in tutti gli ambiti della vita, non hanno alcun parametro di confronto. Sono inseriti nell'eresia e nell'errore, nella coercizione e nel plagio, ma non possono rendersi conto di tutto questo, perché non hanno nessun parametro di confronto.

Ho toccato con mano, come i neocat, soprattutto i figli giovani e adolescenti, ma anche i ragazzi e i bambini, non sanno stare insieme agli altri, sono pieni di problemi, ignoranti sulla comune prassi ecclesiale che si attua nelle parrocchie, avulsi da qualsiasi altro interesse (sport, scout, hobby, amicizie... una serata tra amici o una pizza...) perché il loro mondo si riduce alla comunità e alle sue pertinenze.

Quando qualcuno apre gli occhi, spesso eccede nel verso opposto: matrimoni combinati, spesso in età giovanissima - ergo - separazioni e divorzi; vita notturna, scarsa serietà e impegno al lavoro, tanto mi aiuta la comunità, figli come conigli, che crescono senza genitori perché impegnati in comunità, con nonni e baby sitter costrette a fare i genitori per la seconda volta, tossicodipendenza e alcolismo, e chi più ne ha, più ne metta... e poi hanno il coraggio di dire che loro salvano la famiglia e la chiesa, come si è visto al Family Day?

Che Dio ci salvi da questa manifestazione eretica e demoniaca.

Un Parroco del Nord 14 maggio, 2007 19:21

Statuti segreti, interpretazioni fuorvianti delle Scritture; rovesciamento della figura e del messaggio di Cristo; separatezza e segretezza delle assemblee rispetto alla vita normale delle parrocchie; abolizione blasfema dei simboli sacri come l'altare, il tabernacolo, l'ostia, la musica ed i canti della tradizione liturgica; proibizione di prassi tradizionali come l'inginocchiarsi, contemplare l'altare ed il Santissimo, prendere l'eucaristia sulla lingua; introduzione di simboli inventati o riscoperti dalla tradizione ebraica; predicazione elitaria e discriminatoria; oppressione e plagio psicologico tramite esami ed interrogatori pubblici; svuotamento delle personalità; provocazione di separazioni e crisi familiari ed introduzione di sposalizi endogamici; formazione di sacerdoti disobbedienti ai vescovi; costruzione di nuovi templi con simboli e spazi completamente reinventati rispetto alla tradizione monumentale cattolica.
Un terribile corpus di alterazioni e violazioni, eppure, non basta alla Congregazione per la Dottrina della Fede per dichiarare il Cammino Neocatecumenale fuori dalla Chiesa e dalla grazia di Dio. Si continua a tollerare, a lasciar crescere la mala pianta, a minimizzare, ad invitare alla comprensione e al dialogo mentre le coscienze dei credenti "normali" giorno per giorno finiscono in crisi in tutte le parrocchie dove è attecchito il cammino NC.
Riflettiamo: quando l'organismo si ammala, quando la cancrena colpisce un arto e minaccia di estendersi a tutto il corpo sano, cosa è ragionevole fare? Sperare in un cambiamento del batterio responsabile dell'infezione, il quale sta facendo solo quanto è nella sua natura malefica, oppure procedere per tempo con una massiccia dose di antibiotici e se del caso procedere ad una dolorosa quanto inevitabile amputazione?
Appare evidente che il movimento neocatecumenale ha conquistato protezioni ed appoggi nelle alte sfere vaticane, altrimenti per quello che predica e per quello che mette in atto sarebbe stato già da tempo SCOMUNICATO. Ed è gravissimo che sacerdoti, vescovi e finanche cardinali, legati al giuramento di fedeltà a Santa Madre Chiesa, la rinneghino nella sostanza e si mettano al servizio di un megalomane blasfemo che si propone apertamente come successore di Cristo sulla Terra. Se non sono questi i segnali della Bestia... Avete ragione ad invocare l'aiuto di Dio su questo blog, per noi tutti e per il Papa: si addensano nuvole nere come gli abiti, la barba caprina e le musiche incantatorie del falso profeta sulla Casa del Signore senza che nessuno che ne abbia il potere intervenga con decisione.
Publilio Siro scrisse: honesta turpitudo est pro causa bona. Solo che non è chiaro quale sarebbe per i neo-traditori di Cristo la "causa": la distruzione della Chiesa cattolica millenaria e la sua rigenerazione sotto tutt'altre specie e dogmi? Ma non è questo da sempre l'obiettivo principale del Grande Tentatore? il Signore aiuti tutti se chi ha facoltà di intervenire lascerà che gli eventi facciano il loro corso, come un destino ineluttabile, affidando unicamente all'intervento dello Spirito Santo la salvezza futura della Chiesa. il Signore non ha chiesto all'uomo di assistere passivo all'opera del Male nel mondo ma di contrastarlo, con il pensiero, la fede e l'azione da Lui ispirata.

Di Didimo 09 aprile, 2007 16:01

Viator l'ha giustamente evidenziato. Anche io quando ho ascoltato il passaggio del discorso del Papa sulla fede cristiana che nasce non dall'accoglienza di una dottrina ma dall'incontro con Cristo, ho avuto un sobbalzo. E' un messaggio evidente ed inequivocabile, il più forte finora pronunciato, rivolto principalmente ai neo-eretici. Esso, unitamente agli ultimi recenti interventi di Benedetto XVI, dimostra che il problema complessivo delle nuove eresie è sentito fortemente ed è all'attenzione del Santo Padre, il quale nel suo linguaggio conciso e significante, sta lanciando dei precisi avvertimenti che sono anche rassicurazioni per il restante popolo di Dio angosciato e confuso. Il Papa sempre più spesso ormai richiama al dovere dell'obbedienza, all'importanza della celebrazione rivolta a Dio, all'essenza della fede centrata sul messaggio di salvezza che ci proviene dalla morte e resurrezione di Gesù. Ora, occorre attenderne il decorso, vale a dire se questi ammonimenti confluiranno in una condanna papale netta e decisa dell'eresia neocatecumenale, come è auspicabile per la salvezza della Chiesa, oppure se la lobby ad essa alleata che alligna anche nelle gerarchie vaticane riuscirà ad impedire un pronunciamento del Santo Padre avverso la radicale e micidiale eresia di Francisco Arguello e adepti. Se questa lobby non prevarrà, l'ennesimo aggiustamento ad hoc degli statuti e catechesi sottoposti al vaglio della Congregazione e del Pontificio Consiglio non salverà il Movimento NC: troppi sconvolgimenti e stravolgimenti sono stati perpetrati alla teologia, al dogma, alla prassi liturgica. Troppe violazioni e danni sono stati arrecati alla vita e agli animi dei fedeli. Troppa superbia contro la Casa ed il popolo di Dio. Alla fine del quarantennale cammino, i capi neocatecumenali troveranno la giusta condanna, poiché si sono fatti servi del disegno demoniaco di scardinare la Chiesa dalle fondamenta. Dobbiamo tutti pregare per noi stessi e per il Papa, perché non sarà facile scacciare i neo-mercanti dal Tempio: ci vorranno grande determinazione, le nostre preghiere e l'aiuto del Signore. Una volta colpiti i capi e le loro blasfeme teorizzazioni, la misericordia divina aiuterà a ricondurre all'ovile le greggi smarrite a tutt'oggi plagiate e distolte dall'incantesimo eretico.

Di Didimo 09 aprile, 2007 19:31

Cari amici, è necessario fare chiarezza su una questione fondamentale. Il "cammino" Nc non si è perso strada facendo: è nato con cattive intenzioni sin dalle origini. E' questo il motivo degli statuti e catechesi a lungo secretati: ai suoi oscuri profeti serviva tempo per incardinare e sviluppare il movimento, per infiltrarlo capillarmente nella comunità dei fedeli. Sapevano benissimo che se le loro manipolazioni delle Scritture fossero state vagliate precocemente, avrebbero suscitato condanne ed opposizioni, tali da bloccare il "cammino" sul nascere. In questi lunghi decenni esso dunque si è sviluppato in sordina, diffuso ed infine consolidato così che oggi si può permettere di venire allo scoperto fino a sfidare apertamente l'autorità papale, potendo contare sulle schiere di sacerdoti e porporati che sono passati in buona o in cattiva fede dalla sua parte. Come ho accennato più innanzi in questo blog, l'esito dello scontro con i capi di questa eresia non è facile né scontato. Il Papa prima o poi dovrà affrontare la Bestia che si cela dietro il "cammino" guardandola in faccia, a rischio di minoranza o di solitudine giacché parecchi di quelli che lo circondano sono rimasti soggiogati dalle false opere profuse per gettare fumo nei loro occhi ed assopirne le coscienze. L'eresia neocatecumenale appare davvero la più grave minaccia alla nostra Chiesa dai tempi antichi. Una minaccia che non è arrivata dall'esterno, verso cui si era preparati - ateismi, rivoluzioni, globalismi e secolarizzazioni - ma è cresciuta e si è sviluppata subdolamente all'interno stesso della comunità dei credenti, sotto le mentite spoglie di un percorso salvifico che si è rivelato invece un cavallo di Troia, sulfureamente introdotto nella corpo stesso della Chiesa per stravolgerne i fondamenti teologici, la dottrina, i sacri simboli e le prassi liturgiche trasmessi per insegnamento e successione apostolica. Quando sono state distese davanti al Papa ed ai cardinali, come ultima tentatrice mercanzia, le cospicue adesioni e le nuove vocazioni - suscitate dal "cammino" grazie alle novità rituali ed alle magie scenografiche e coreografiche strategicamente architettate - le anime pie se ne sono rallegrate e sollevate, prendendole come esempio della bontà del Movimento ed una benedizione divina in un'epoca di crisi vocazionali, trascurando i segnali d'allarme lanciati da alcune vigili sentinelle . Non ci si è accorti che le prolificità famigliari, le nuove "vocazioni" ed i neo-missionari neocatecumenali spediti per il mondo non sarebbero stati messaggeri fedeli alla Chiesa di Cristo ma alfieri e legionari del verbo di Kiko, inviati a colonizzare e conquistare proseliti, nel disegno diabolico - vero obiettivo profondo e cuore nero di questa eresia - di allargare a dismisura la propria trama e sostituire gradualmente il "cammino" alla Chiesa stessa in ogni angolo della Terra...Appare questo il perverso disegno, il progetto diabolico di cui sono tappe più significative l'edificazione della "Domus Galilaeae" in Israele, l'alleanza tattica con l'ebraismo, il tentativo di appropriarsi del Cenacolo di Gerusalemme, uno dei luoghi maggiormente simbolici della cristianità, unitamente al reclutamento insistente di sacerdoti, vescovi e fedeli, portandoli a rinnegare il giuramento con Santa Madre Chiesa e con Cristo. Possiamo comprendere dunque il dilemma angosciante del Santo Padre: se arginare lo sgretolamento delle fondamenta cattoliche con un risoluto atto di scomunica - a causa delle ormai documentate, ripetute violazioni dogmatiche, dottrinali, morali e comportamentali del "cammino" neocatecumenale - ma rischiando di smarrire e confondere i più deboli e di spaccare trasversalmente l'unità dei cattolici, oppure attendere che lo Spirito del Signore illumini infine la mente vanagloriosa del falso profeta e dei suoi collaboratori, continuando nel frattempo a sorvegliarli ed ammonirli, in uno scenario gravido di minacce. Una scelta difficile, nel mentre una tremenda lotta si prospetta. Una lotta che non sarà combattuta alla luce del sole per la scaltrezza profonda dell'Avversario di sempre che si muove nell'ombra del "cammino" e che è il vero beneficiario della sua opera. Servirà un circuito virtuoso di preghiere intense, ma anche un sostegno concreto al Santo Padre, che dovrà poter contare sulla capacità di ciascuno di farsi sentinella, testimone e animatore di una cintura di difesa , che mobiliti quanti ad ogni livello di responsabilità, di estrazione pur nelle differenti appartenenze di Ordini e Movimenti, si uniscano nel far sentire forte e chiara la propria voce contro le aberrazioni sacrileghe, in difesa della Chiesa, dei suoi santi valori e della Parola divina. E' davvero l'ora di svegliare i dormienti, allertare le coscienze sopite, chiamare a raccolta i testimoni della fede, allargare la mobilitazione delle coscienze con tutti gli strumenti che oggi mette a disposizione la civiltà odierna per respingere il terribile attacco che il "cammino" ed il suo infido Alleato stanno portando al cuore della Santa Chiesa. Dobbiamo invocare l'aiuto dei grandi illuminati della Chiesa, affinché lascino gli eremi, i ritiri in cui si sono appartati e si facciano apostoli di una nuova urgente palingenesi , al fianco del Papa e al suo servizio, per compattare le file dei credenti fedeli a Cristo e scacciare dalla Casa di Dio questo morbo terribile che l'ha infiltrata e la sta inesorabilmente fiaccando. Il Signore accompagni il Santo Padre e dia forza in questa prova durissima che attende la Chiesa di Cristo ed i suoi figli.

Di Didimo 10 aprile, 2007 23:07

Rifacendomi agli ultimi post che ho letto, volevo farvi notare che i neocatecumenali, vivono talmente isolati la loro prassi teologica e liturgica che quando si tratta di partecipare a delle messe in compagnia di altri cristiani, sembrano fuori dal mondo, perché non sanno più partecipare ai riti consueti e normali di tutta la chiesa, non sanno più cantare i canti della tradizione e del repertorio italiano, che più o meno è simile in tutta Italia. Per di più, quando sono loro a guidare un'assemblea che prega, in realtà nessuno partecipa e segue la loro forma, troppo particolaristica ed avulsa da tutto e da tutti.

A me è capitate di partecipare ad un funerale di un giovane. chiesa e cortile davanti alla chiesa pieni di giovani, almeno un migliaio di persone e un prete del cammino (formato nei RM) e un solo neocatecumenale che ha monopolizzato la messa con le letture proclamate con quella pseudo retorica spagnoleggiante e con canti lunghissimi, che solo lui cantava, anzi urlava al microfono. nemmeno l'alleluia e il santo ha fatto che tutti potessero cantare.

Una volta han fatto una cosa del genere anche nella mia parrocchia, mentre io ero via, facendo esattamente il contrario di ciò che io avevo raccomandato al prete che mi sostituiva: l'hanno messo da parte, hanno tolto ciò che lui aveva preparato, hanno messo tutti i loro segni e hanno fatto un funerale che sembrava una carnevalata di cattivo gusto, tant'è vero che molti parrocchiani "normali", se se sono andati dopo un'ora di sceneggiata, cioè, a metà messa. Cose da pazzi!!!

Di Un Parroco del Nord 07 febbraio, 2007 20:22

Sono un sacerdote e voglio esporvi una mia esperienza.

In una recente riunione un “presbitero” della mia diocesi ha proposto di accogliere in Diocesi i “presbiteri” usciti dai Seminari Neocatecumenali, “Redemptoris Mater”, originari della nostra Diocesi. Naturalmente la proposta è stata subito caldeggiata da un altro “presbitero” che ha evidenziato l’opportunità di preferire dei conterranei ad elementi provenienti da altre Diocesi e soprattutto da altri continenti (la missionarietà non può che essere a senso unico!).

Qualcuno ha osservato che molti di questi presbiteri non sono nemmeno conosciuti dal loro parroco d’origine, perché prima di entrare nel Cammino non erano praticanti e poi sono vissuti sempre come estranei alla parrocchia, al punto che non hanno avuto la lettera di presentazione del loro parroco per entrare in seminario.

Anche un mio parrocchiano è entrato così in seminario, senza la mia lettera di presentazione. La prudenza umana mi avrebbe suggerito di non farla e di dissuadere l’interessato, che però è stato convinto di avere la vocazione da un altro mio parrocchiano laico, catechista nel Cammino. Il “giovane” non s’era sposato per gravi delusioni d’amore e, avvicinatosi al Cammino, in pochi mesi di formazione intensiva è stato indotto a lasciare tutto (lavoro, macchina, soldi, ecc.) per entrare in un Seminario Diocesano Missionario “Redemptoris Mater”, del Centro America. Già si sente di quella Diocesi, anche se vive separato dai seminaristi del Seminario Diocesano e da quelli del Seminario Interdiocesano. Un giorno andrà in “Missione” col permesso del Vescovo. Se dovrà chiedere il permesso al Vescovo, ciò significa che non il Vescovo ma qualcun altro deciderà chi, quando, dove inviare; cosa fare; quale dottrina insegnare; quali metodi usare, ecc. Il reale referente non è il Vescovo, ma Kiko che deciderà tutto (anche la funzione del “presbitero” che all’interno dell’équipe itinerante è una figura insignificante). Cosa annuncerà questo nuovo presbitero che si è formato sui testi (eretici) delle catechesi di Kiko?

Sebbene tanti Vescovi le permettano a cuor leggero, finora queste Catechesi di conversione non hanno avuto alcuna approvazione da parte della Congregazione per la Dottrina della Fede né (per quanto riguarda la Liturgia: è ancora in ballo la Lettera del card. Arinze a tutt'oggi disapplicata) dalla Congregazione per il Culto Divino e i Sacramenti né (per i religiosi) da quella del Clero, perché non riescono a inquadrare quei chierici religiosi che non si capisce bene a quale obbedienza appartengano.

Kiko dovrebbe correggere tanti errori dottrinali, accettare (non solo formalmente) le regole della Gerarchia cattolica e osservare le norme liturgiche legittimamente emanate dai Dicasteri competenti, ma è restio a cedere perché se si correggesse crollerebbe il suo “carisma” di profeta ispirato.

Tempo fa ho avuto notizia da persona seria e bene informata che diversi sacerdoti NC avrebbero intenzione di continuare il Cammino anche da soli, nel caso Kiko non si adeguasse alle richieste della Chiesa. Questa per me è stata una notizia molto bella perché ritengo che per i cristiani d’oggi, frastornati da una catechesi continua, subdola e antievangelica, sia assoluta-mente necessario un Cammino di fede. Ho saputo, inoltre, che un Vescovo del Perù (stimato ed elogiato da Kiko) ogni anno consacra una ottantina di nuovi presbiteri (in due turni).  Sono “giovani” del CNC: ragionieri, geometri, dottori, operai (non sposati), non necessariamente virtuosi (la cosa più importante nel Cammino non è quella di fare progressi nella virtù, ma dichiararsi sempre grandi peccatori) che arrivano in aereo e ripartono subito per i paesi di provenienza, dopo aver lasciato un ringraziamento concreto per così gran dono. Ricevuta la consacrazione presbiterale, questi giovani si mettono a disposizione del Cammino per la sua diffusione capillare nella Chiesa.

Mi chiedo cosa succederà quando questi “missionari” (“presbiteri vagantes”) chiederanno l’incardinazione nella loro Diocesi d’origine per un servizio nelle parrocchie, ma con la clausula di poter in ogni momento partire per la “missione”. Inseriti nel Clero diocesano, coprirebbero tante parrocchie “scoperte”, beneficiando del Sostentamento Clero e, nello stesso tempo, acquisterebbero un certo diritto di successione (garantito dai loro Statuti) per un altro presbitero NC.

Mi è capitato di leggere un catechismo per la preparazione dei bambini alla Prima Comunione usato da uno di questi presbiteri nella parrocchia a lui affidata. Trattasi d’un ciclostilato di 150 pagine, formato A4, contenente 11 storie e la catechesi sull’Eucaristia.

La prima parte, dedicata all'Antico Testamento con sottolineature del tutto sganciate dagli insegnamenti della Chiesa e finalizzate alla costruzione kikiana del cammino consta di ben 128 pagine, la seconda, dedicata all'Eucaristia consta di sole 20 pagine e non contiene insegnamenti, ma la semplice descrizione delle varie fasi e preghiere del rito.  Chi legge faccia le sue considerazioni.  Spero che ciò basti a mettere in guardia i responsabili delle catechesi nella Chiesa e i genitori che hanno i figli in situazioni analoghe e ai quali non vengono consegnati e spiegati testi della CEI. Se poi questo fosse il testo segreto (il canovaccio) cui devono ispirarsi tutti i catechisti NC, la cosa sarebbe davvero grave.

    Ben 15 “presbiteri” formati a questi insegnamenti sono pronti a rientrare in Diocesi per “rievangelizzare” le parrocchie che verranno loro assegnate. È forse questo il motivo per cui sono andati a formarsi nei “Seminari Missionari”? Se il Cammino continuerà a sfornare “presbiteri” con questo ritmo, in breve costoro occuperanno i punti chiave dell’evangelizzazione: uffici curiali, parrocchie cittadine, formazione dei chierici, dei giovani sacerdoti, dei catechisti, dei fidanzati, delle giovani coppie… e tutta la Diocesi diverrà neocatecumenale, vera espressione della chiesa (di Kiko)!

Don M.
25 novembre 2006

Subito, alla prima indicazione, risulta evidente il contrasto tra quanto proposto dal Servo di Dio Giovanni Paolo II nella Lettera Apostolica sul Giorno del Signore e quanto ora la Congregazione per il Culto Divino e la Disciplina dei Sacramenti chiede ai membri del CNC. Rivolto alla Chiesa universale, il Santo Padre chiedeva a tutti i Gruppi e Comunità di convergere la Domenica nell’unica Comunità parrocchiale. Secondo detta Congregazione sembra invece che per costoro sia sufficiente partecipare una volta al mese alla Santa Messa della comunità parrocchiale per dare testimonianza del loro inserimento nella parrocchia. Perché allora agli altri fedeli si impone ancora l’obbligo della partecipazione alla Santa Messa domenicale? Ci si potrebbe accontentare di una partecipazione solo mensile come per le Comunità Neocatecumenali che, secondo il pensiero di Kiko (espresso dal suo portavoce Giuseppe Gennarini) già lo fanno “dato che in occasione del Natale, dell’Epifania, della Missa in Coena Domini, della festa Patronale, dell’Immacolata e di molte altre solennità le comunità celebrano con tutta la parrocchia”. Con questa Lettera si vuole forse ufficializzare la presenza di un’altra chiesa dentro la Chiesa? La Lettera di Giovanni Paolo II (1990) aveva solo valore di esortazione ad accogliere benevolmente le CNC: non era affatto un’approvazione. Gli Statuti consegnati dal Prefetto del Consiglio per i Laici il 29 giugno 2002 sono stati dati ad esperimentum per cinque anni come una regola alla quale devono attenersi. Non sono approvazione delle catechesi di Kiko e di Carmen e nemmeno della prassi del CNC ma semplicemente una regolamentazione.

Le catechesi di Kiko e Carmen sono contenute nel Direttorio Catechistico del Cammino Neocatecumenale (circa 2800 pagine dattiloscritte in 13-14 volumi). Questo Direttorio è ancora al vaglio delle Congregazioni romane competenti, e non è stato ancora approvato perché inficiato da gravi errori teologici. Vescovi e parroci, dovrebbero esigere dai responsabili del Cammino tutte le catechesi, giacché i loro catechisti hanno guidato e guidano tutt’ora le Comunità secondo le suddette catechesi. Solo leggendole si renderanno conto dei tanti errori teologici! Come non chiederci perché mai Kiko, profeta ispirato, con tanta disponibilità di denaro, dopo 40 anni di evangelizzazione, non abbia ancora dato alle stampe le sue catechesi? Perché non possono essere di dominio pubblico? Perché le nega anche agli aderenti al Cammino?

Solo nel 1996 Giovanni Paolo II è venuto a conoscenza degli errori dottrinali presenti nelle catechesi del Cammino ed ha imposto ai responsabili di detto Cammino di rivederle e correggerle. Kiko però ha eluso l’ordine inserendo in nota alcuni articoli del Catechismo della Chiesa Cattolica.

Approfittando della proverbiale pazienza della Chiesa e facendo leva sul silenzio di tanti irresponsabili, in tutto questo tempo egli è riuscito a

  • crearsi una schiera di fedeli pronti a seguirlo in tutto e dappertutto;

  • può vantare la presenza del Cammino in 900 diocesi; 6000 parrocchie, con 18000 Comunità.

  • Ha fondato una sessantina di seminari di gran lusso (il mondo si conquista con l’estetica! Lo ha ripetuto anche davanti al Papa!) dove si sono formati alle sue dottrine oltre 1000 sacerdoti;

  • ha mandato più di 3000 ragazze in Conventi di clausura. In qualcuno di essi i catechisti già hanno dettato le catechesi dell’Annuncio e stanno trasformando dal di dentro la vita delle Comunità (anche quelle di antica e consolidata formazione);

  • ha inviato in “missione” migliaia di famiglie che devono testimoniare che la Chiesa cattolica è solo quella del CNC;

  • è riuscito nell’intento di conquistare alla sua causa moltissimi sacerdoti, Vescovi e diversi Cardinali i quali ora arrivano a negare l’evidenza di tante tragedie (financo suicidi) ripetutamente segnalate e documentate da testimonianze provenienti da ogni parte del mondo. Costoro (Cardinali, Vescovi e sacerdoti) possono forse ignorare queste tragedie maturate nel CNC , ma non possono permettere che si impartiscano catechesi inficiate da gravi errori dottrinali e, per questo motivo, non approvate dalla Chiesa. Tanta irresponsabilità non fa onore a chi ha assunto nella Chiesa l’onore e l’onere di guidare il gregge di Dio. Non possono nascondersi dietro silenzi o illudere la gente parlando bene di loro a Radio Maria o a Radio Vaticana (magari in polacco perché solo chi deve capire capisca).

Per il bene e la salvezza delle anime la Chiesa tutta nella sua Gerarchia (dal Papa all’ultimo sacerdote) dovrebbe prendersi a cuore la sete di verità e l’ansia di santità presenti nei fedeli e dare una risposta valida e corretta, senza ingannare o deludere alcuno e tanto meno permettere che lupi rapaci entrino nel suo gregge. Pertanto ogni parroco è responsabile della catechesi che si fa nella sua parrocchia e lui stesso dovrebbe farla agli adulti, usando naturalmente il Catechismo della Chiesa Cattolica.

Don Elio Marighetto
Ultimo aggiornamento ( 10 / 02 / 2006 )
 


 

- Congregazione per i Vescovi
- Congregazione per il Clero
- Congregazione per il Culto Divino e la Disciplina dei sacramenti
- Congregazione per la Dottrina della Fede
- Consiglio per i Laici

Nel pieno rispetto delle decisioni della Chiesa Ufficiale e per amore alla Chiesa stessa, sento il dovere, come Parroco da più di 30 anni, di offrire un mio contributo nella valutazione serena, ma altrettanto onesta riguardo la presenza del Cammino Neocatecumenale nelle Parrocchie.

Sono sei anni che il compianto Vescovo della Diocesi di Montepulciano-Chiusi-Pienza Mons. Alberto Giglioli mi ha mandato, come Parroco, nella Parrocchia di Chiusi Città in provincia di Siena per affrontare una situazione che, a suo parere, aveva assunto delle forme pericolose. Il pericolo stava nel fatto che da più di venti anni il Cammino Neocatecumenale aveva “costretto” i parrocchiani a non avere altre alternative se non quelle di seguire la mentalità, lo spirito, i riti del cammino stesso.

Il Parroco che mi ha preceduto, divenuto Presbitero del Cammino, aveva dato, con il tempo, ai componenti il Cammino la conduzione della Parrocchia in tutte le attività pastorali, catechistiche, sociali e amministrative. Tutto questo ha creato forti disagi, incomprensioni, divisioni che anche adesso permangono. Sottolineo che il Parroco precedente, che ha 77 anni, continua ad essere in questa Parrocchia Presbitero del Cammino.

La mia venuta, come Parroco, ha messo in risalto, purtroppo, la grande distanza e diversità che c’è tra il progetto di vita cristiana secondo le regole e le tappe dettate da Kiko e dai catechisti neocatecumenali e il progetto di vita parrocchiale che ha modalità, tempi e spirito completamente diversi.

Tutto questo non ha fatto altro che creare in questi sei anni imbarazzo, divisione, competizione che rischiano di affondare ogni tentativo di vita pastorale parrocchiale. Vorrei precisare che la presenza del Cammino, nonostante che da trenta anni siano state fatte catechesi in tutte le parrocchie della nostra Diocesi, è rimasta solamente in questa parrocchia...

Questa che sto facendo è, volutamente, una sintesi incompleta della situazione nella quale mi trovo a lavorare, perché l’unico motivo di questa lettera è quello di esprimere la mia opinione circa il modo di gestire l’esperienza neocatecumenale che senza dubbio pone seri interrogativi non solo ai Parroci, ma anche alla Chiesa Ufficiale che con gli Statuti ha offerto la possibilità di sperimentare questo tipo di maturazione cristiana. L’opinione che mi sono fatta è che la crescita secondo gli schemi, le regole, i riti e lo spirito del cammino neocatecumenale è assolutamente incompatibile con la crescita della Parrocchia.

Sono due realtà che hanno dei percorsi completamente diversi. Un ragazzo che decide di entrare in Seminario o in un Ordine religioso segue un percorso completamente diverso da quello che viveva in Parrocchia e la sua vita non è più sotto il controllo del Parroco ma dei suoi superiori. Così è per il cammino neocatecumenale: gli appartenenti a questa esperienza non possono ( per la natura stessa del Cammino) seguire le indicazioni del Parroco o di altre autorità che non siano i loro superiori e cioè i catechisti e il gruppo che li ha fondati.

È illusorio pensare che siano disposti a seguire il cammino pastorale della parrocchia secondo le indicazioni del Parroco. Sarebbe come svuotare o rendere ibrido il loro percorso che segue unicamente le tappe indicate dai loro fondatori.

La necessità di fare chiarezza non vuol dire demonizzare il Cammino Neocatecumenale, ma anzi offrirgli la possibilità di maturare il loro percorso in un luogo adatto che senza dubbio non può essere quello della Parrocchia. [Questo elimina il problema alla parrocchia, ma implicitamente significa approvarli e non garantire chi decide di aderire -ndr]. Finito il loro percorso, se i contenuti che hanno maturato nei vari anni seguono le indicazioni della Chiesa Ufficiale, possono essere presentati ai Parroci dal Vescovo in modo da poter offrire il loro servizio alle Parrocchie che lo richiedono.

Trovandosi un Parroco a convivere, nella stessa Parrocchia, con il cammino neocatecumenale è a mio parere e secondo la mia esperienza, fallimentare sia per l’uno che per l’altro. Anzi, a causa di questo " spirito concorrenziale " e di mancanza di unità, si corre il rischio di essere di scandalo per tutta la famiglia cristiana in quanto si impedisce allo Spirito Santo di riversarsi abbondante sulla vita di una porzione della Chiesa che è la Parrocchia...

Come ripeto, sono sei anni che vivo in questo forte disagio e mi sembra onesto presentare agli organi ufficiali della Chiesa questa difficoltà che mette a serio rischio il bene della comunità cristiana. Ciò, come ripeto, non vuol dire eliminare l’esperienza del Cammino Neocatecumenale, ma dargli la collocazione giusta in modo che possano crescere in serenità e in comunione sia coloro che fanno una scelta speciale sia quelli che continuano la loro vita seguendo la pastorale parrocchiale che normalmente viene fatta in tutte le parrocchie del mondo.

Mentre vi ringrazio per l’attenzione aggiungo a questa lettera alcune domande che un parrocchiano, Amministratore del Consiglio Affari Economici della Parrocchia nonché aderente fino a qualche tempo fa del Cammino Neocatecumenale, mi ha rivolto circa alcuni articoli dello Statuto del Cammino ai quali io non ho saputo rispondere e chiedo a voi la cortesia di un chiarimento in merito.

IL PARROCO Don Pierluigi Grilli
Chiusi, 19 – 08 - 2005

ciao a tutti... leggo con interesse (tempo permettendo) questo blog e il sito di riferimento. Io sono un sacerdote, un parroco, che dopo un normale trasferimento di parrocchia si è trovato i neocat "in casa".
Dire che sono una spina nella carne (per citare san Paolo) è un eufemismo. Desidero sapere se tra i lettori di queste pagine ci sono altri sacerdoti, se hanno il mio stesso problema e come lo affrontano.
È da quando sono parroco in questa parrocchia dov'è presente il cammino neocatecumenale che litigo con loro (i loro capi). All'inizio era quasi quotidiana la processione di gente del cammino, sempre diversa, per propinarmi la bontà dello stesso (cercano di prenderti per stanchezza), ma poi la cosa si è un po' allentata, davanti ai miei continui e fermi NO. poi, con l'inganno sono riusciti ad ottenere qualcosina (mi hanno mentito sulle vere intenzioni e motivazioni... com'è che si chiama il diavolo?) e, apriti cielo, ne ho viste di tutti i colori. Ora siamo ai ferri corti: io non li caccio, ma voglio metterli nella condizione che siano loro ad andarsene, attuando una politica di restrizione, divieti e proibizioni al loro modus celebrandi.
Il mio vescovo è al corrente di tutto, ma ha le mani "un po'" legate, e quindi non si sbilancia, anche se, da colloqui personali, non li può più sopportare.
Per quanto riguarda i documenti, i richiami, le lettere, non fanno né caldo né freddo, a loro. Pensate che un giorno, richiamando un loro prete a determinati doveri pastorali e liturgici, e sventolandogli sotto il naso il documento Redemptionis Sacramentum, con fare angelico e, contemporaneamente da sfot... mi ha risposto: "ma valà, non vuoi mica credere a tutte quelle cavolate li!".
Chiudo qui, mi attende il mio impegno sacerdotale, ma sono disposto a
portare testimonianze e aiuti a chi lo chiede.
Non sono di Roma, ma di una diocesi del nord Italia.
ciao

Di Newgold69 15 novembre, 2006 17:45

La seguente 'lettera aperta' è dell'aprile 2000, prima dell'approvazione degli statuti, ma mantiene inalterata tutta la sua validità

Sono appena uscito da una Parrocchia di Roma dove è stato celebrato il funerale di un santo sacerdote che il Signore ha chiamato a sé proprio il giorno di Pasqua. Fra le tante e bellissime cose che ho ascoltato sulla figura di quest'uomo di Dio, mi ha colpito la testimonianza di molte anime che hanno ricordato il lungo e vasto apostolato delle confessioni che egli, specie negli ultimi 12 anni della malattia che lo avrebbe portato lentamente e dolorosamente alla morte, aveva esercitato per lunghe ore, quasi quotidianamente, senza risparmiarsi mai, pur potendo addurre come scusante, l'aggravarsi continuo del suo male che gli impediva spesso anche di camminare.

Andava sempre ad ogni chiamata che gli veniva un po' da ogni parte, perché credeva profondamente al valore del Sacramento della Riconciliazione. Sapeva che le anime ne avevano bisogno, lo desideravano, lo aspettavano.

Attraverso quel Sacramento molte di esse hanno ritrovato la pace, la gioia di una riconciliazione sempre più profonda con il Signore. Hanno trovato la forza per lottare non solo contro le tendenze cattive, ma anche contro quelle imperfezioni che noi non consideriamo, ma che i santi cercano di eliminare con tutte le loro forze, per raggiungere quella purezza indispensabile necessaria per un grado maggiore di intimità col Signore.

E quando, dopo ore di confessionale, ritornava a casa stanco, quasi senza respiro, trovava ancora la forza di chiamare il confratello che gli aveva espresso il desiderio di confessarsi da lui!

Solo il sacerdote che ha quasi toccato con mano i miracoli che avvengono nel Sacramento della Riconciliazione, può dire quanta gioia inondi il suo cuore quando al termine di una giornata passata in confessionale, spesso stretto ed angusto, con poca aria, nel freddo o nel caldo soffocante, può chiudere gli occhi con la visione di tante anime che sono passate ai suoi piedi o sulle quali le sue mani sacerdotali si sono stese per effondere su di esse il Sangue purificante del Cristo crocefisso.

Solo chi ha fatto l’esperienza dei singulti e delle lacrime di tanti prodigi che, dopo anni di peccati, sono ritornati alla casa del Padre, può capire la gioia di questi ritorni di cui il sacerdote, per il potere di cui è stato investito con il Sacramento dell’Ordine, è stato il mezzo di cui si è servito il Signore.

Solo chi ha fatto l’esperienza del confessionale può provare la gioia di avere davanti anime che si accendono d’entusiasmo per l’avvento del Regno di Dio e diventano capaci di lasciare tutto per seguirlo con gioia dove Egli si degnerà di inviarle.

Solo chi ha fatto quest’esperienza avverte la sua piccolezza e grandezza insieme, nel vedere come Dio si serve di lui, per aiutare le anime a lasciarsi plasmare dal loro Signore.

Solo chi ha quest’esperienza capisce la fatica e l’umiliazione del prodigo, che pur confidando ancora nell’amore del Padre, ha paura di ritornare da lui, perché lacero, sporco, affamato, desideroso solo di uscire dall’inferno delle ghiande e dei porci in cui aveva sciupato tanti bene paterni e tanta parte della sua vita.

Solo chi ha l’esperienza del confessionale, sa accostarsi con tenerezza paterna ai piccoli, nei loro primi incontri con Gesù, ai giovani nelle ore tremende della prova; a quelli che cercano di meglio conoscere la volontà di Dio nel momento del dubbio; alle prostitute, agli assassini, che nel pianto cercano di lavare tanto sangue innocente calpestato o profanato.

Chi non ha fatto quest’esperienza non potrà mai parlare con profondità e con unzione di questo Sacramento di misericordia, di questa stupenda tavola di salvezza, la seconda, dopo il Battesimo, offerta dall’amore misericordioso di Dio a chi è di nuovo caduto nel mare del peccato.

I più grandi santi del nostro tempo non sono quelli che hanno fatto costruzioni grandiose o fondato organizzazioni, movimenti, associazioni di milioni di persone. Sono umili sacerdoti o religiosi, come P. Pio, e tanti altri, che hanno passato intere giornate in confessionale, ad accogliere pellegrini d’ogni parte del mondo, trasformando così quel confessionale in un pulpito, più famoso di quello di tante Cattedrali. Lì innumerevoli anime hanno trovato la luce e la forza per iniziare una nuova vita, quella dei figli di Dio.

Oggi, nella Chiesa cattolica, c’è qualcuno che vuol distruggere tutto questo!

Non avendo capito niente del mistero di grazia e di gioia contenuto in questo Sacramento, propone di ridurlo ad "un teatrino" di gesti, di modi, di riti, cui si cerca di dare un significato spirituale. Sta così nascendo, in certe parrocchie, un modo di confessarsi in cui scompare del tutto quel senso di misterioso raccoglimento che il penitente trovava nel confessionale, anche oggi se un po’ modificato nella sua forma esteriore. Scompare così la possibilità di un incontro che esce dallo schema di un atto burocratico, per diventare un incontro tra padre e figlio. Scompare la possibilità di poter versare le proprie lacrime, di dolore e di gioia, perché il luogo della tua confessione è lì, alla presenza di tutti, mentre un rumoreggiare assordante di chitarra e di suoni, impedisce un colloquio sereno.

Scompare il momento ineffabile di una parola dolce, rassenerante, che scende ad illuminare, a calmare, a rassicurare, a dare la pace tanto desiderata. Anche perché, si dice, il sacerdote, in quel momento non deve parlare. Egli dovrà soltanto recitare una formula su di un penitente che invece di aprire il suo animo dovrà soltanto dire: Padre, sono un peccatore!

Si distrugge così la possibilità di compiere verso il penitente un gesto simile a quello che il padre ha certamente fatto al prodigo nel momento del suo ritorno. Scompare la possibilità di una carezza al bambino, di una stretta di mano ad una giovane, di un sorriso d’incoraggiamento ad una ragazza, di un abbraccio, talvolta necessario, per chi ha bisogno di sentire, anche sensibilmente, di essere ritornato tra le braccia e nel cuore del padre.

A tutto questo porterà, come già porta, la "Penitenziale" ossia il Sacramento della Confessione voluto dal Cammino neocatecumenale.

A questo punto mi permetto di dire ai miei confratelli sacerdoti: non so come vi siate lasciare guidare da certe direttive che non sono certamente venute dalla Chiesa, ma da chi non ha l’esperienza del tormento e della gioia di un sacerdote che è chiamato da Cristo, e non dalla comunità, a perdonare i peccati dei propri fratelli! "Chi è mai costui che dice: ti sono rimessi i tuoi peccati". Meraviglia di chi crede. Gioia e tormento di chi è chiamato a rappresentare il Signore e a parlare in suo Nome.

Cari fratelli neocatecumenali, ricordate quanto insegna la Chiesa su questo argomento.

I fedeli non hanno bisogno di certi insegnamenti, né bastano i riti che voi proponete, per riconciliarsi con Dio.

Ricordate le migliaia di santi confessori, veri altoparlanti dello Spirito, che nel giorno stupendo della loro ordinazione sacerdotale hanno ricevuto – non alla comunità – il potere di aprire e chiudere le porte del cielo. Ad essi, come agli Apostoli, la sera di Pasqua, è stato detto: "Andate, a chi rimetterete i peccati saranno rimessi mentre a chi non li rimetterete, non saranno rimessi".

Questo è stato detto ai sacerdoti nel giorno in cui fu loro conferito quel sacerdozio ministeriale a cui voi non credete più. Ed è per questo Sacramento che essi diventano i collaboratori della salvezza di tante anime. Nelle loro mani consacrate dal sacro Crisma, Gesù ha messo il Suo Sangue versato per la salvezza di tutti.

Ai confratelli sacerdoti vorrei dire, concludendo: imitate il nostro S. Padre, il Papa, che, anche se vecchio, malato, ogni anno, scende a confessare in S. Pietro, per stimolare così, tutti i sacerdoti del mondo, a diventare gli amministratori del perdono divino.

Dopo le considerazioni sin qui esposte riguardanti il sacramento della Riconciliazione, mi sia consentito aggiungere ancora quelle riguardanti il mistero stupendo, centro della nostra fede e per noi sacerdoti, il dono più grande che abbiamo da Dio ricevuto, per il bene nostro e di tutta la Chiesa: "Il Santo Sacrificio della Messa".

Anche su questo punto – lo dico con profonda sofferenza – i fondatori del Cammino neocatecumenale, danno l’impressione di non aver capito nulla, o quasi, della ricchezza insondabile di questo mistero, che da 2000 anni è il centro e la sorgente della vita della Chiesa.

Anche se nelle catechesi del Cammino, si dà una spiegazione della parola chiave "memoriale", l’interpretazione è errata quando si afferma che:

la "Messa è sacramento del passaggio di Gesù Cristo dalla morte alla Risurrezione" (Or pag. 305);

la Messa è stata voluta da Gesù Cristo "come suo memoriale" (Or pag. 317);

il "memoriale che Egli ci lascia è il suo Spirito risuscitato dalla morte" (Or pag. 326);

"le idee di sacrificio (però inteso in senso pagano) sono state introdotte, non da Gesù stesso nel giorno della istituzione dell’Eucaristia, ma tra il IV e VII secolo, sotto l’influenza dei popoli pagani che allora entravano nella Chiesa" (Or pag. 322).

Avvertiamo una profonda sofferenza quando sentiamo, nelle loro catechesi, negare alla Messa il valore di "Sacrificio". Così a pag. 321 di Or. Si dice: "Nella Eucaristia tu non offri nulla… e l’idea di offerta è legata ad una mentalità pagana".

Con queste parole manifestate, cari fratelli, di non aver compreso quale sia l’essenza del sacrificio. Il massimalismo che sta alla base della vostra cultura biblica, vi impedisce di conoscere il senso vero del messaggio contenuto nella Parola di Dio. Per questo non comprendete perché Gesù sia arrivato a dare la sua vita sulla croce, come appare dalle espressioni paurose della pag. 333 di Orientamenti: "Forse che Dio ha bisogno del Sangue del Figlio suo, del suo sacrificio per placarsi? Ma che razza di Dio abbiamo fatto? Siamo arrivati a pensare che Dio placava la sua ira nel sacrificio di Suo Figlio alla maniera degli dei pagani. Per questo gli atei dicevano: che tipo di Dio sarà quello che riversa la sua ira contro suo Figlio sulla croce? … E chi poteva rispondere?"

Con queste affermazioni dimostrare di rifiutare quanto lo stesso Gesù ha detto la sera di Pasqua ai due di Emmaus "stolti e tardi di cuore nel credere alla parola dei profeti. Non bisognava che il Cristo sopportasse quelle sofferenze per entrare nella sua gloria?" (Lc 24,25), e quello che ripeteva agli Undici nel cenacolo: "Così sta scritto: il Cristo dovrà patire e risuscitato dai morti il terzo giorno" (Lc 24,46).

Le parole delle vostre catechesi dimostrano che non solo non è stato capito il senso della morte di Cristo sulla croce, ma anche che non avete compreso l’esigenze dell’Amore.

Forse questa incapacità proviene, specie per chi le ha pronunciate per primo, dalla mancanza di un’esperienza personale di un vero amore umano, come ebbe ad esprimersi una madre di famiglia dopo aver letto queste espressioni esclamò: ma queste sono le frasi di una persona celibe, complessata e che mai ha conosciuto il vero amore!

Sarebbe bastato ricordare la legge dell’amore, contenuta nelle parole di Gesù: "Nessuno ha un amore più grande di questo: dare la vita per i propri amici" (Gv 15,13).

Gesù con la sua morte di croce diventa il modello di tanti genitori che per amore dei figli sono capaci, come i martiri della fede, di dare con gioia la vita per il bene di quelli che amano.

La mancanza di questa esperienza esistenziale che si avverte nelle vostre catechesi, rende logica la conclusione che poi portate anche sul piano della fede. La morte di Cristo, voi dite, non è un sacrificio. Dopo questa affermazione è logico concludere che anche la Messa non è un sacrificio! (Or pag. 322).

Con questa catechesi, cari fratelli, voi distruggete il cuore della fede della Chiesa, riducendo la S. Messa solo ad una celebrazione conviviale nella quale, chi crede riceve, comunicandosi, il Corpo di Cristo, mentre chi non crede partecipa ad una cena di fraternità che serve a rinsaldare le amicizie tra i partecipanti.

Ma non basta! Da quanto voi dite, non esiste più la presenza reale di Cristo nell’Eucaristia. Se non ritenete che ciò avvenga per le parole della consacrazione, che operano la "transustanziazione del pane e del vino nel Corpo e nel Sangue di Cristo, chi lo rende presente nell’Eucaristia? Forse voi, con la vostra presenza alla celebrazione? (cfr Or pag. 317). Voi dimostrate di non credere certamente a questa presenza finita la celebrazione della Messa. Già durante la sua celebrazione non vi inginocchiate mai alla consacrazione, e poi, finita la Messa fate lo stesso davanti ad un Tabernacolo. Ed allora i Templi cattolici diventano non più il luogo di raduno di un’assemblea orante davanti al Signore, presente sotto le specie consacrate, ma il luogo di un raduno, pieno di rumori, di suoni, di chitarre, di danze giustificate con l’aggettivo "davidiche"!

Hanno ragione gli orientali quando dicono che noi europei sappiamo parlare di Dio, ma non sappiamo più adorarlo!

Quando le idee che voi diffondete nelle vostre catechesi diventeranno, come voi sperate, patrimonio comune dei cattolici, le nostre Chiese, costruite con i sacrifici e le lacrime di tanti poveri nel corso della storia, diventeranno il luogo in cui essi non entreranno più per "guardare a Lui, Gesù, e per farsi guardare da Lui", come diceva il vecchietto di Ars, al Santo Curato.

Non saranno più il luogo dove il cielo si unisce alla terra.

Spariranno tante Associazioni nate per onorare l’Eucaristia. Sparirà la presenza toccante di innumerevoli anime, consacrate e non, che per ore o per giorni interi si fermano ad adorare Gesù eucaristia solennemente esposto, perché credono fermamente in Lui presente nell’Ostia consacrata, mentre per voi sarebbe meglio che nell’ostensorio ci fosse una pietra che non va a male, come accade invece per il pane che si corrompe (Or pag. 329).

Se le chiese saranno ridotte come voi sognate, da chi andranno a chiedere la forza di resistere quanti si sentono oppressi dal peso della croce? A chi chiederanno il conforto per asciugare le lacrime che segnano tante ore della loro vita?

Sparirà, se Cristo non è più presente nell’Ostia (terminata la Messa), quell’amore che ha spinto tanti umili cristiani, a fare delle nostre Chiese quei capolavori di arte che il mondo anche non credente ammira! Forse senza volerlo si prepara la strada percorsa già dal primo popolo di Dio, che avendo rifiutato Cristo Signore, ha finito per vedere, al posto di un Tempio ormai per sempre distrutto, elevarsene un altro dedicato ad un Dio fatto a misura d’uomo!

Distrutto il concetto di sacrificio redentore, da chi ci verrà la salvezza di cui abbiamo bisogno? Voi rispondete: solo dalla Resurrezione di Cristo (Or pag. 138, 140 e 322) "quello che ci giustifica non è la morte, ma la resurrezione".

Nelle nostre Chiese spesso domina un grande Crocefisso che ricorda agli uomini sia l’amore infinito di Dio verso di loro, sia la gravità del peccato per la cui remissione Egli è morto sulla croce. Con le vostre catechesi state distruggendo nel popolo cristiano una devozione fondamentale: quella a Gesù Crocefisso. E voi per primi lo dimenticate, tanto che non celebrate il giorno santissimo del Venerdì santo. La morte di Gesù vi interessa poco. Celebrate invece con grande sollennità, anche … culinarie, la Resurrezione del Signore.

Ad un Vescovo che un giorno chiedeva ad una bambina perché Gesù, nonostante l’invito dei suoi amici, non fosse sceso dalla croce, essa ha risposto: "perché se Gesù fosse sceso dalla croce mio nonno che da anni vive inchiodato ad una carrozzella non avrebbe più motivo per accettare la sua croce e sarebbe un disperato".

Tolto il Crocifisso, cari fratelli neocatecumenali, che cosa offrirete ai tanti sofferenti della terra? Solo la speranza della Resurrezione? Ma l’uomo ha bisogno, anche, di vedere che Cristo, il Divino Maestro, lo ha preceduto in tutto, anche nella via del dolore più ingiusto ed atroce. Questo voi non lo dite perché il vostro fondatore ha detto e ripetuto più volte che Gesù non è venuto per darci l’esempio che dobbiamo imitare (cfr. Or pag. 125, 127; Shema pag. 59).

Diteci allora, chi dobbiamo prendere come modello di vita!

Ancora: che cosa diventa la S. Messa che voi negate essere la ripresentazione del Sacrificio del Calvario? Solo un banchetto concluso da una danza che voi chiamate "davidica"?

Se voi negate la "transustanziazione", perché è una parola giuridica, chi consacrerà il pane e il vino, l’assemblea dei presenti alla celebrazione eucaristica, o i sacerdoti dei quali però non riconoscete il sacerdozio ministeriale distinto essenzialmente da quello comune dei fedeli, come insegna la Chiesa?

Tutto questo insegnamento fa sorgere in noi una domanda angosciante: come mai, tanti sacerdoti per i quali la S. Messa è il centro della loro vita e la sorgente del loro impegno apostolico, ritengono per buoni gli errori che abbiamo appena elencato? C’è veramente da chiedersi come mai tanto fumo di satana come lo chiamò Paolo VI, è entrato nella Chiesa di Dio? Nonostante questo noi crediamo al trionfo finale della verità. Ma quanto sangue, quante lacrime, quante sofferenze produrranno le idee che certi pseudoapostoli stanno diffondendo nella Chiesa del nostro tempo. Ci addolora il fatto che troppi pastori hanno occhi e bocche chiuse, mentre dovrebbero urlare, come i cani di guardia del gregge di Dio di cui parlano i Profeti (Gre 25,34; Giol 1,13; Is 13,6).

Viene da pensare che il loro silenzio sia motivato da scarsa conoscenza dei problemi delle pecorelle affidate alle loro cure, o da preoccupazioni simili a quelle che nel corso dei secoli hanno spinto diversi Pastori a preoccuparsi più di se stessi che delle anime loro affidate. Il profeta Isaia (62,6) prometteva, in nome di Dio, "custodi e sentinelle che per tutto il giorno e tutta la notte non taceranno mai".

"Padre santo, per la dolorosa passione del Tuo Figlio, abbi misericordia di noi e del mondo intero". E’ l’invocazione che S. Faustina Kowalska, la prima santa del grande Giubileo del 2000, trasmette al mondo dopo averla ricevuta dallo stesso Divino Maestro.

Preghiamo, aspettando con fiducia, l’ora di Dio, pronti a dare, con la sua grazia, la testimonianza della speranza a cui siamo stati chiamati.

Don Gino CONTI
26 aprile 2000

(Or per "Orientamenti alle equipes di catechisti per la fase di conversione"; Shema per "Orientamenti alle équipes di catechisti per lo Shema")

 

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Pagina inserita 13 luglio, aggiornata 25 novembre 2006